Il primo sito web in Italia sul femminismo e le sue degenerazioni

Primo Piano

25 novembre? Giornata della violenza femminista o “contro la violenza sulle donne”?

«Le donne diffidino di questo tipo di manifestazioni, perché se una manifestazione contro la violenza produce violenza… ci hanno anche aggredito fisicamente»

ha detto la ministra Giovanna Melandri dopo aver partecipato il 25 novembre 2007 a Roma all’unica recente manifestazione femminista. Molte donne come la ministra ci andarono in buona fede, credendo fosse una manifestazione contro la violenza. In fin dei conti, il 25 novembre doveva essere la “giornata internazionale contro la violenza sulle donne”.

Certo, potevano capire subito la realtà, dagli slogan misandrici e violenti “un uomo morto non stupra”, “Corteo separatista, il maschio serve solo come camionista” che era una manifestazione contro gli uomini. Potevano capire da “lo stupratore non bussa, ha le chiavi di casa” che era una manifestazione contro la famiglia. Potevano capire da “grazie mamma di avermi fatto lesbica” che dietro c’erano le lesbiche femministe separatiste. Non le donne normali interessate a manifestare contro la violenza, quella vera che in Italia uccide 600 uomini e 100 donne ogni anno.

Anche i giornali di sinistra si resero conto dell’anormalità di tutto ciò.

La Repubblica riferisce che le donne normali provarono a protestare contro la “scelta sessista e separatista” delle organizzatrici di escludere gli “Siamo qui, contente di partecipare e di manifestare per una cosa molto seria. Ma che tutto questo sia appaltato a una banda di separatiste sessiste non ci sta bene” e che la violenza separatista degenerò in attacchi contro giornalisti, fotografi e musicisti senegalesi, cacciati per il solo fatto di essere uomini. Le donne normali tentarono inutilmente di proteggerli.

Le violenze contro i giornalisti uomini causarono la clamorosa interruzione della diretta televisiva su La7 (nel video).

Gad Lerner titola “ma chi sarebbero queste femministe che menano?”.

La giornalista del Giornale titola “femministe violente”:

Prima hanno cacciato dal corteo le «fasciste» Stefania Prestigiacomo e Mara Carfagna. Poi se la sono presa con alcuni giornalisti che stavano facendo il loro lavoro, ritenuti colpevoli del fatto di appartenere al sesso maschile, allontanandoli ad urla e spintoni dal corteo. E per concludere hanno zittito tre rappresentanti del governo: Barbara Pollastrini (Pari opportunità), Giovanna Melandri (Sport), Livia Turco (Salute) chiamandole «vendute». Chiamato in causa pure Walter Veltroni al grido di «razzista, razzista».

L’anno successivo le donne normali avevano capito, e la manifestazione raccolse la partecipazione di solo poche migliaia di femministe, che accusarono di violenza sulle donne anche il Papa, il Presidente del Consiglio e vari ministri e ministre.

Il 25 novembre 2010 la violenza esplode in “India: passeggere metro picchiano uomini” [video] e le femministe italiane titolano “Donne in rosa con bastone insieme”.

Su varie pagine web tutto ciò fu definito nazi-femminismo. Come davanti al nazismo, ci dobbiamo chiedere: perchè?

L’allarme sociale creato nel 2007 ingigantendo a dismisura le violenze subite dalle donne, con partiti di sinistra che diffondevano balle stratosferiche quali “la violenza maschile è la prima causa di morte”, fu un tentativo di contrastare la appena varata legge sull’affido condiviso? Se così è, se questo ha portato donne suggestionabili a sfasciare le loro famiglie con false accuse, ad andare ad arricchire i centri femministi, e tutto ciò ha rovinato l’infanzia a decine di migliaia di bambini, questo progetto fu allora un crimine contro i bambini.

Fonti:

  • http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/cronaca/violenza-donne/corteo/corteo.html
  • http://www.ilgiornale.it/interni/femministe_violente_anche__ministre_ds_cacciate_corteo/25-11-2007/articolo-id=222973
  • http://www.gadlerner.it/2007/11/24/ma-chi-sarebbero-queste-femministe-che-menano.html
  • http://www.corriere.it/cronache/07_novembre_24/violenza_donne_corteo_8f6a15d2-9a87-11dc-a3e4-0003ba99c53b.shtml
  • http://violenza-donne.blogspot.com/2008/11/blog-post.html con video
  • http://www.femmina100x100.altervista.org/NAZI-LESBO-FEMMINISTE.html
  • http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/cronaca/donna-crocifissa/giornata-violenza/giornata-violenza.html

Immagini tratte da notiziari giornalistici diffusi su internet.

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Andres Breivik fa il saluto nazi-femminista

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“Maschilisti di merda”

Metto subito le mani avanti, non per toccare le tette a qualcuna come molti di voi maiali stanno pensando, ma, per affermare che non sono maschilista e che anzi odio il maschilismo, ciò non vuol dire però che approvi il femminismo… moderno naturalmente. Tutti i principi di base del femminismo erano validi e lo sono tuttora, però basta! Basta con questa lotta tra sessi per stabilire chi sia il migliore. Non esiste bianco senza nero, yin senza yang, uomo senza donna.

Odio le donne che affermano la loro superiorità nei confronti degli uomini perché diventano stronze, arroganti e volgari come gli uomini che affermano propria superiorità.

Non sopporto quelle che dicono di poter fare tutto da sole (compresi i figli). Mi devi spiegare come cazzo fai a fare un figlio se non ci metti gli spermatozoi: o adesso oltre al latte in polvere…

E se poi ti nasce un figlio maschio cosa fai? Lo ammazzi?

E poi basta per tutta questa pubblicità per ogni cazzata! A me, e non solo, della prima donna gommista o della prima donna idraulico non me ne frega niente (per quest’ultima cazzata ringrazio Simone).

Sono convinto che più di tanto non si possa chiedere.

In Italia non abbiamo bisogno di altre leggi, anzi. Abbiamo bisogno piuttosto di far applicare le leggi che abbiamo e magari abolirne qualcuna.

Anche per questo motivo, allo stato attuale delle cose, vorrei rinascere cento volte uomo; ci sono meno rotture di coglioni (anche se da donna rompersi i coglioni immagino sia difficile).

Quello che c’è da sconfiggere veramente al giorno d’oggi secondo me siamo noi stessi.

È inutile che le madri si lamentino e che poi continuino a insegnare a cucire, a stirare e a pulire prevalentemente alle bambine e che, per contro, dicano ai bambini di giocare a fare il meccanico (o un qualsiasi altro mestiere considerato tipicamente maschile).

Quando poi saranno adulti lui anche con tutta la buona volontà non saprà mai fare un cazzo in casa, ragion per cui lei si incazzerà rinfacciandogli continuamente che mentre lui si gratta le palle lei deve lavare, stirare, pulire, cucinare.

E non sia mai che lui si azzardi a fare qualcosa, perché al primo errore (anche il più banale o ingenuo) lei gli porterà via, con un gesto fulmineo, la scopa e non certo per riporla nell’apposito sgabuzzino…

Vorrei chiudere questa carrellata di minchiate assolutamente inutili (anche se prima di mettermi a scrivere mi sono documentato per la prima volta in vita mia) con il capitolo sulla libertà sessuale.

Guai a nominare i casini (nel senso di pierferdinando casini) e la loro riapertura davanti a una femminista! “I maschi sono tutti porci” “Maschilisti di merda” “I soliti uomini” “Come al solito ragionate più con l’uccello che col cervello” “L’utero è mio e lo gestisco e io” “Non esiste più la mezza stagione” “Sono sempre i migliori che se ne vanno” “Si stava meglio quando si stava peggio”… ma soprattutto “Pensa che umiliazione per una donna”.

Allora io mi immagino una comunissima puttana (“non se hai presente una puttana ottimista e di sinistra?” l.d.) su i un marciapiede vicino al suo bel bidone in fiamme, vestita con un caldissimo filo interdentale a metà gennaio che passeggia nervosamente e pensa “Però come sono emancipata: altro che riaprire le case chiuse”.

E poi chi ha detto che devono essere esclusivamente per uomini i casini?

Per non parlare poi della TV e i media in genere e dei commenti che si sentono su calendari e quant’altro. “È un’offesa per tutte le donne” “I maschi sono tutti porci” “Maschilisti di merda” “I soliti uomini” “Come al solito ragionate più con l’uccello che col cervello” “L’utero è mio e lo gestisco e io” “Non esiste più la mezza stagione” “Sono sempre i migliori che s ne vanno” “Si stava meglio quando si stava peggio” “Un tempo si faceva il pane in casa”. Allora ( e giuro che poi la smetto):

primo

non ti obbligo certo io a metterti nuda per la pubblicità o per uno stacchetto alle 7 di sera; ti pagano! Lo farei io per molto meno ma non mi caga nessuno;

secondo

lo vorreste un corpo come quello di chi fa i calendari!

terzo

… oops scusate devo lasciarvi sta per tornare mia moglie e vuole trovare la cena pronta prima di buttarsi sul divano con una birra per guardare la partita.

*

*

n.b. Tutto quanto espresso nelle righe precedenti è frutto di una mente malata (la mia naturalmente). È quindi del tutto inutile intentare una causa legale; si dispensa pertanto chiunque dall’adire le vie legali.


😉

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Le femministe e il dono dell’ubiquità. Se non si trovano vittime in Italia, c’è il mondo intero a cui attingere.

Una delle necesità pressanti del femminismo nostrano (ma non solo!) è quella di poter disporre di vittime femminili “maschio-aggredite”. Ne servono sempre tante e pare che ultimamente, stante il fatto che la luce dei riflettori mediatici italiani si è accesa su numerosi casi di uomini vittime di violenza di genere, il fabbisogno di questo tipo di vittime sia in crescita esponenziale.

Eh già… diversamente come si potrebbe pensare di poter conservare i tanto faticosamente “acquisiti” diritti femminili, il famigerato diritto sessuato al femminile ?

Attualmente la politica della “grande sorella” italiana è travolta dalla denuncia delle disumane condizioni in cui si trovano a vivere spesso gli uomini che nel corso della loro vita abbiano dovuto fare i conti con una separazione coniugale.

I padri separati per il femminismo italiano sono asfissianti (oltre che asfittici loro stessi ndr) e allora come poter fare per cercare di limitare la loro richiesta di vera parità e di messa al bando del nazifemminismo (leggasi pure “politiche attente ad un solo genere”) ?

La soluzione adottata sembra essere quella di cercare le vittime (rigorosamente femmine aggredite da maschio!!!) dove queste ci sono o dove ancora nessuno si è permesso di metterne in dubbio l’autenticità.

Va di gran moda il Messico con Ciudad Juarez dove muoiono solo le donne, anche se nessuno più ci crede.

Ma il repertorio vittimistico delle sorelle spazia per necessità tutti gli angoli del globo terrestre. Afghanistan, Russia, New York dove pulsa il cuore del comitato Cedaw e via per l’Australia e poi di nuovo giù verso le località più inesplorate dell’Africa equatoriale dove nel Congo si scopre esistere anche lo stupro telepatico.

Ma che fatica è diventato oggi essere femminista!

Non sarebbe forse meglio chiudere in fretta questa ideologia ormai totalmente sganciata dalla realtà ?

 

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Quel centro antiviolenza è “cosa nostra”. Lo affermano gruppi femministi.

Ma la Provincia di Viterbo non ci sta e replica: “da mesi a Erinna sanno che da dicembre avremmo provveduto attraverso gara pubblica e sapevano che i soldi li avrebbero presi tutti.

Nella giornata di oggi, dopo la sommossa partita dal web alla notizia che il centro antiviolenza di Viterbo (fino ad ora gestito da un’associazione femminista che si occupa di violenza sulle donne) chiuderebbe, la Provincia di Virerbo ha convocato una conferenza stampa per spiegare la situazione.

Sappho e Erinna

Il problema, ancora una volta, sembra essere quello della mistificazione delle informazioni da parte di gruppi femministi che, col probabile intento di mantenere nell’ambito esclusivo del “proprio” associazionismo la gestione di questa risorsa pubblica, raccontano una verità completamente diversa da quella riferita dalle fonti ufficiali.

In sostanza il centro antiviolenza di Viterbo non chiuderà ma, secondo una normativa che prevede il bando pubblico per l’appalto della gestione dello stesso, semplicemente non vedra’ rinnovata automaticamente e in modo esclusivo, la convenzione triennale.

La “verità” raccontata dai gruppi femministi, invece, era quella secondo la quale la Provincia di Viterbo vorrebbe chiudere un centro. In realtà l’amministrazione ha solo deciso che d’ora in poi i fondi pubblici verranno assegnati dopo un regolare bando pubblico come previsto dalla normativa recente.

Con l’auspicio che prevalga la linea del sociologo prof. Amendt http://www.centriantiviolenza.it/the_truth_archives/focolai-di-misandria/, riportiamo le dichiarazioni rese in conferenza stampa dalla Provincia di Viterbo e, piu’ sotto, il testo di uno scritto femminista fatto “girare” da una pagina fb di nome “Fab(b)rica delle Donne”.

Palazzo Gentili – Meroi: “Scaduta la convenzione si va a un bando pubblico”

La Provincia non chiude Erinna

di Giuseppe Ferlicca

– La Provincia non vuole chiudere Erinna, semmai tenta di dare un taglio alle polemiche.

Marcello Meroi

Quindicimila euro palazzo Gentili li ha già erogati, e l’altra metà sono stati stanziati con delibera dello scorso otto giugno. Arriveranno a giorni. Per il futuro, si va a bando pubblico, come prevede la legge. E non più “alla buona”.

Dopo la sommossa partita dal web alla notizia che l’associazione che si occupa di violenza sulle donne chiude, stamani, convocazione lampo di una conferenza stampa in Provincia per spiegare la situazione. “Erinna – dice Meroi – svolge un ottimo lavoro e con l’ente ha una convenzione triennale, usufruendo di fondi propri della Provincia, visto che non può accedere ai 40mila euro regionali, riservati ad associazioni che possono anche ospitare le donne”.

Mancando il requisito di residenzialità, nel 2006 la Provincia ha deliberato uno stanziamento proprio. “Non contesto il metodo – osserva Meroi – noi abbiamo già versato 15mila euro e altrettanti arriveranno a giorni, la delibera è dell’8 giugno e mediamente occorre un mese prima dell’accreditamento. Non è una cosa decisa oggi o ieri”.

Totale trentamila euro. Gli ultimi, perché scaduta la convenzione, d’ora in poi si cambia. Per Erinna e per tutti gli altri contratti. “C’è una delibera dello scorso dicembre – precisa Meroi – in cui abbiamo deciso come ogni richiesta di contributo debba andare tramite bando pubblico. E’ la legge a stabilire che non è più possibile rinnovare contratti in scadenza automaticamente. Tutto questo scandalo per il fatto che un ente pubblico che gestisce soldi pubblici, voglia affidarli con criteri pubblici, mi sembra molto strana.

Noi non vogliamo chiudere Erinna. Abbiamo detto esattamente il contrario. L’associazione può partecipare e non so se ci saranno altri soggetti che vorranno concorrere. E’ un percorso trasparente.

Il rinnovo automatico non è possibile. Tra l’altro, i responsabili di Erinna sono al corrente da mesi di questa situazione”.

Il bando tenterà d’assegnare i 40mila euro regionali per associazioni che avessero eventualmente la possibilità di ospitare donne in difficoltà, mentre rimangono i 30mila euro della Provincia per le altre che non hanno il requisito della residenzialità.

“Noi potremmo scegliere chi ci piace – dice ancora Meroi – invece ci penserà una commissione a decidere. Se sarà Erinna, tanto meglio. Non potevamo rinnovare l’intesa, avremmo rischiato d’incorrere nei ricorsi da parte di altre associazioni”.

Da domani un percorso trasparente e fino a oggi: “Quei fondi – sottolinea l’assessore Paolo Bianchini – sono stati dati alla buona dall’amministrazione Mazzoli.

La nostra amministrazione indice una gara pubblica e subito arrivano decine di comunicati, una levata di scudi. Finora i soldi sono stati erogati senza vedere se sul nostro territorio esistono altre realtà che possono averne comunque diritto.

Alla Provincia interessa che il servizio sia svolto, non chi lo svolge.

Da mesi a Erinna sanno che da dicembre avremmo provveduto attraverso gara pubblica e sapevano che i soldi. Li avrebbero presi tutti.

A chi si è sollevato contro questa decisione, Linda Natalini, Daniela Bizzarri giusto per dirne due, mi chiedo se avrebbero fatto la stessa battaglia per un’associazione di diversa connotazione. Non credo che ci sarebbe stata questa levata di scudi.

Ripeto. A noi interessa più il beneficiario del gestore. Di questo ci preoccupiamo”.

La polemica è piaciuta poco anche al presidente Meroi che delle decine d’interventi critici verso la Provincia, salva soltanto quello di Alessandro Mazzoli, ex presidente.

“Ho apprezzato la sua correttezza istituzionale – spiega Meroi – ha dimostrato come si possano dire certe cose in modo limpido e rispettoso. Conosce i problemi e parla con cognizione di causa”.

Sul resto, rimangono i dubbi. “Una polemica così concentrata – sostiene Meroi – mi fa nascere qualche dubbio sulla sua spontaneità. Sembrava coordinata. Sarà una malignità”.

[Fonte http://www.tusciaweb.eu/2011/07/la-provincia-non-chiude-erinna/]

 

Il centro "Erinna"

 

Di seguito la nota dal titolo: “il Centro Antiviolenza ERINNA è costretto a chiudere”

Il Centro Antiviolenza Erinna è costretto a chiudere: la Provincia di Viterbo ha revocato la convenzione, lasciando un territorio come Viterbo e provincia privo di qualsiasi tipo di struttura in grado di dare aiuto, sostegno e accoglienza alle donne vittime di maltrattamenti, stalking e violenza.

Dietro la fredezza della notizia e delle parole c’è un mondo fatto di volontarie che si sono spese con grande sacrificio per ridare dignità e speranza a donne che a loro si sono rivolte per uscire dalla disperazione e dall’annientamento della violenza e con loro i minori, figlie e figli di queste donne, ai quali con altrettanta violenza viene condizionata la crescita e il futuro.

E tutto questo sembra ancora più assurdo perchè il Centro Erinna, oltre ad essere “l’unico” è anche “unico” nella capacità di inclusione, sostegno, accoglienza ed ha ottenuto risultati eccellenti.

Ci domandiamo perchè non sia stata mantenuta la convenzione almeno fino allla sua naturale scadenza e perchè nel frattempo non si siano attivate le procedure per il rinnovo, come se il problema della violenza non riguardasse, se non in maniera marginale, il nostro territorio.

In questo c’è sicuramente un atteggiamento trasversale della politica che considera sempre quello che riguarda la condizione femminile un problema marginale e che è purtroppo frutto di una non cultura tutta italiana nei confronti delle donne, di cui la violenza, in tutte le sue forme, ne è l’espressione estrema.

La violenza sulle donne ha una sua precisa collocazione: è violenza di genere, è sopraffazione, è distruzione fisica e morale, è volontà di annientamento ed è per questo che occorrono per affrontarla persone preparate culturalmente e psicologicamente come lo sono le volontarie del Centro Erinna.

Inoltre l’Associazione Erinna è un centro di cultura di genere e formazione molto importante: promuove corsi di formazione e di informazione per adulti e nelle scuole, ha scritto e pubblicato il libro “Al centro le donne”, ricerca e studio dello stato della violenza sulle donne nella Provincia di Viterbo, che abbiamo presentato a Fabrica di Roma lo scorso anno per la Giornata Internazionale contro la violenza alle donne e i cui proventi sono stati devoluti interamente al Centro.

Senza il centro ci sentiamo tutte più scoperte, più sole e faremo tutto il possibile perchè la Provincia riveda questa sua incredibile decisione che offende, per la sua mancanza di valutazione dei bisogni e delle esigenze del territorio, la cittadinanza tutta e la dignità delle donne.

L’Associazione Fab(b)rica delle donne aderisce al gruppo FB “ERINNA NON DEVE CHIUDERE: difendiamo il centro antiviolenza della Provincia” di cui condivide metodi e finalità e chiede a tutte le sue simpatizzanti ed associate di iscriversi per sostenere le iniziative che verranno intraprese al fine di bloccare la chiusura definitiva del centro.

[Fonte http://www.facebook.com/notes/fabbrica-delle-donne/il-centro-antiviolenza-erinna-%C3%A8-costretto-a-chiudere/10150254773477768]

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Il femminismo ha reso le donne infelici ?

Uno di questi giorni, le donne dovranno decidere una volta per tutte cos’è che vogliono esattamente. In seguito potranno fare a tutti noi un gran favore dicendo, in modo chiaro, ciò che hanno deciso di volere. E una volta fatto questo, potrebbero coprirsi di gloria tenendo fede a quello che hanno detto.

In altre parole, è giunta l’ora che le donne – e specialmente le loro auto-proclamate portavoci – inizino a comportarsi come adulti completamente maturi e come cittadini. O è questo chiedere troppo ? A quanto pare lo è.

Un sondaggio pubblicato questa settimana ci dice che le donne oggi sono ben lontane dell’essere felici e desiderano di poter vivere come facevano le loro madri e nonne – non essere costrette a lavorare così tanto e poter spendere più tempo con i loro figli.

Il fatto è che, se le donne riusciranno ad avere tutto, lo sforzo e il peso molto probabilmente gli romperanno la schiena.

Il sondaggio, Il Paradosso del Declino della Felicità Femminile, riferisce che le donne di ogni età e fascia di reddito sono meno felici delle donne di 40 anni fa e meno felici degli uomini di oggi.

Nonostante la liberazione sessuale e maritale, l’aumento considerevole di opportunità di carriera e di guadagno, i privilegi legati all’istruzione e la completa demolizione delle convenzioni inibitorie che limitavano la libertà delle donne nel passato, le donne di oggi descrivono se stesse come aventi una bassa sensazione di ‘soddisfazione di vita e di benessere’.

Bè, gli uomini potrebbero sentirsi autorizzati a rispondere: benvenute nel mondo reale, dolcezze.

Ciò di cui vi state lamentando è quella stessa vita che voi avete promosso e celebrato quando vi stavate pavoneggiando cantando ‘le sorelle lo stanno facendo per loro stesse’.

Una reporter donna ha spiegato perfettamente il problema illustrato in questa ricerca, dicendo: “E’ come se, in qualche modo, abbiamo avuto tutto e poi abbiamo scoperto che non era esattamente quello che volevamo”.

Questo è esattamente quello che ho predetto – contro un torrente di denigrazioni e derisioni da parte delle femministe – per più di 20 anni.

Il mio libro, “Niente Più Guerra Fra i Sessi: Il Fallimento del Femminismo”, è stato non solo la prima critica radicale, egualitaria e progressista dell’ideologia femminista (l’ultima e la più resistente delle false fedi secolari del ventesimo secolo, come il Marxismo dal quale ha preso i suoi principi fondamentali).

Il libro analizzava anche in dettaglio le conseguenze intollerabili che sarebbero risultate per le donne se a queste fosse stato richiesto di contribuire sia con un notevole contributo monetario ai guadagni della famiglia e, allo stesso tempo, essere le uniche responsabili, o anche solo le principali responsabili, per l’accudimento dei figli.

E’ stato ovvio per me, negli ultimi 25 anni, che la parità sociale e politica delle donne (che sostengo sinceramente e senza riserve) non avrebbe potuto funzionare a meno che gli uomini non diventassero ‘pari’ come genitori all’interno delle mura domestiche.

Ottenere tutto quanto ? Donne come Madonna e Angelina Jolie sono le più privilegiate, le più viziate e assecondate donne nella storia dell’umanità.

L’egoista, presuntuoso, antimaschile e rapace femminismo del tipo ‘dobbiamo-avere-tutto’ dei Cosmopolitans [Ndr. rivista americana per femmine], è sempre stato una ricetta che caricava le donne di un peso insopportabile, di uno stress intollerabile, di un fallimentare tentativo di riuscita afflitto da senso di colpa e auto-colpevolizzazione, e alla fine, di una situazione completamente miserabile.

Il fatto è, signore, che se riuscirete ad avere tutto, lo sforzo e il peso molto probabilmente vi romperanno la schiena.

Prima di simpatizzare con questa triste condizione, però, dovremmo forse ricordare a noi stessi della moltitudine di benefici senza precedenti, di benedizioni e vantaggi che sono stati rovesciati sulle donne moderne che adesso stanno frignando per la miseria della loro ‘soddisfazione di vita’.

Sono diventate le donne più privilegiate, viziate e assecondate nella storia dell’umanità. Sono le prime a vivere le loro intere vite senza la minaccia della guerra o di calamità. Sono le prime donne mai nate che hanno potuto controllare e regolare la loro fertilità con completa affidabilità, e sono le prime ad avere i mezzi e il diritto di scegliere un aborto se hanno fatto un errore o hanno cambiato idea sulla gravidanza.

Sono le prime ad essere state liberate da ogni restrizione per quel che riguarda il vestiario o il modo di comportarsi, e le prime per le quali non esiste alcun limite riguardante le altezze a cui potrebbero aspirare in qualsiasi carriera – sia essa in politica, servizio pubblico, commercio, nell’arte e nello sport.

Questo non lo pensereste mai se date ascolto alle femministe, ma la verità è che ognuno di questi benefici sono stati portati avanti e assicurati alle donne dagli uomini.

Motivati dalla coscienza e dal desiderio di giustizia e parità, furono principalmente gli uomini che rivoluzionarono la posizione delle donne. Già vedo la vostra mandibola cadere a terra dinanzi a questa precisa idea, ma se non ci credete, ponetevi queste domande: quante donne deputate sedevano nei banchi della House of Commons [Ndr. il parlamento britannico] quando, con una maggioranza di due a uno, il Parlamento passò la legge con la quale nel 1918 estendeva il diritto di voto alle donne ? Risposta: manco una.

Chi fu responsabile per l’Abortion Act del 1967, e il Divorce Reform Act del 1960 ? Uomini. Chi trasformò in legge l’Equal Opportunities Act e il Sex Discrimination Act ? Uomini.

Nonostante ciò le donne della nostra epoca hanno vissuto tutta la loro vita con la convinzione assoluta di essere parte di una oppressa classe di vittime che hanno dovuto lottare eroicamente per la libertà contro una società crudelmente organizzata dagli uomini per il beneficio degli uomini (‘Le donne sono i negri del mondo’, come disse una volta quell’incorreggibile sciocca di Yoko Ono).

Questa è una colpa imperdonabile del femminismo. Di tutti i danni alla nostra epoca prodotti da quella perniciosa e velenosa ideologia, nessuna è stata più dannosa di questa assurda bugia – che gli uomini opprimono le donne per preservare il proprio potere.

La palese verità degli ultimi 200 anni è che gli uomini volevano un cambiamento per le donne tanto quanto lo volevano per loro stessi.

E’ per il motivo che tutti quanti continuano a dare credito a questa finzione femminista che non riusciamo a riconoscere le disparità e gli svantaggi degli uomini nella vita familiare. Non viene nemmeno segnalato nel nostro barometro sull’ingiustizia che gli uomini sposati non hanno ancora diritti automatici come genitori.

In modo simile, dato che supponiamo che tutta l’ingiustizia di genere e di disuguaglianza si trovi nella posizione delle donne, non siamo in grado di riconoscere le disparità che affliggono gli uomini nel divorzio.

Sondaggio dopo sondaggio, gli uomini si lamentano per le richieste lavorative e sperano di poter avere più tempo da passare con i loro figli. Nonostante ciò la legge continua a discriminare contro i padri nel concedere tempo dal lavoro per la cura dei bambini.

E nemmeno riteniamo una ingiustizia intollerabile e una disparità il fatto che agli uomini venga ancora richiesto di lavorare cinque anni in più delle donne prima di poter chiedere una pensione statale (è così tipica la capacità delle femministe di alterare la verita che Germaine Greer una volta descrisse questa disparità come un vantaggio per gli uomini).

Gli uomini non lo dicono generalmente, ma la realtà è che le cose non sono completamente meravigliose nemmeno per noi. La differenza e che noi non pensiamo di avere un diritto divino di incolpare le donne per questo.

[ FONTE: Daily Mail ]

 


 

[ TRADUZIONE: Antifeminist.altervista.org ]


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Le sorelle insegnano ai papa’ come riprendersi ruolo e dignita’

Le femministe sono un problema? No problem…

Dovete terrorizzarle ancora ed ancora e distruggerle come potere, finchè anche l’ultima loro voce verrà azzittita… allora avrete distrutto il nucleo della sorellanza, la norma lesbosessuale… e questo sarà il vostro contributo alla storia del mondo.


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Del resto a noi riusci’ con voi maschietti….

“Dobbiamo terrorizzarli ancora ed ancora e distruggerli come potere, finchè anche l’ultima loro voce verrà azzittita… allora avremo distrutto il nucleo della famiglia, la norma eterosessuale… e questo sarà il nostro contributo alla storia del mondo” —Françoise d’Eaubonne, 1974

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Femminismo, ideologia dell’odio. Parola di femminista?

Facendo accuse a vanvera si rischia di cascare nel ridicolo… Sul gruppo facebook “no alla violenza sulle donne” compariva la frase

“questo lo stereotipo di una nazi-femminista. Dobbiamo riuscire a terrorizzarle…”.

e subito alcune femministe dedicavano una pagina web a denunciare il clima di odio:

femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2010/09/06/una-normale-giornata-di-istigazione-allodio-contro-le-donne/

Sorpresa, la frase era solo una parodia dell’ideologia femminista:

“Dobbiamo terrorizzarli ancora ed ancora e distruggerli come potere, finchè anche l’ultima loro voce verrà azzittita”. Françoise d’Eaubonne

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Sindrome di Alienazione Genitoriale: femministe contro Gardner & Gardner

Facendo accuse a vanvera Buy Ampicillin si rischia di cascare nel ridicolo… Le femministe sono oggi impegnate nella triste causa di poche madri separate: impedire che i bambini vengano protetti dall’abuso dell’alienazione genitoriale, negandone l’esistenza ed attaccando il prof. Gardner, lo psichiatra che descrisse questo fenomeno come sindrome, accusandolo di essere un pedofilo! Si tratta di un argomento serio ed importante, con contorni da barzelletta:

1) Il 14 aprile 2010 la rivista “Evolution” pubblica un articolo scientifico dal titolo “A Model of Genomic Imprinting in the Social Brain: Juveniles”:

http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1558-5646.2010.01015.x/abstract

uno degli autori ha come cognome Gardner, ma si tratta solo di una omonimia.

2) L’articolo viene divulgato, e, come spesso accade, i giornalisti non capiscono molto di argomenti scientifici, e preferiscono sottolinearne gli aspetti più appetibili per i lettori:

http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/_Egoisti__per_via_materna/1344621

Viene intervistato Gardner, che chiarisce che l’espressione “antagonismo genitoriale” va intesa nel senso del gergo scientifico: è un conflitto genetico che avviene all’interno di tutti noi. Nulla a che vedere con le madri separate! Avviene negli organismi diploidi a livello degli alleli, come studiato da Trivers (conflitto genitori/discendenza) e Haig (kinship theory). Ovviamente il titolo “Egoisti per via materna” va inteso in senso evoluzionistico, e non come differenza genetica fra uomini-altruisti e donne-egoiste, ma..

3) Lo leggono le femministe impegnate nella loro crociata contro il Gardner psichiatra e vanno in bestia col Gardner biologo:

http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2010/09/05/perche-repubblica-sdogana-una-ricerca-che-legittima-lincesto

A loro dire, si tratterebbe di una scienza misogena nazista piantata nel petto delle donne! Non potevano mancare le insinuazioni di pedofilia campate per aria: «una “ricerca” che legittima l’incesto»!!

Vedremo se il Gardner biologo ci riderà sopra o ribatterà alle accuse femministe come fece il Gardner psichiatra:

http://www.fact.on.ca/Info/pas/misperce.htm

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Dal libro ” La rabbia e l’orgoglio”, Oriana Fallaci parla alle femministe

“Alle cicale di sesso femminile ossia alle femministe di cattiva memoria, invece, qualcosa da dire ce l’ho. Giù la maschera, false amazzoni. Ricordate gli anni in cui anzchè ringraziarmi d’avervi spianato la strada cioè d’aver dimostrato che una donna può fare qualsiasi lavoro come un uomo o meglio d’un uomo, mi coprivate di insulti (ma che strano, non erano le femministe a dire che loro sono autonome e fanno tutto meglio dell’uomo?)

Ricordate gli anni in cui, anzichè portarmi ad esempio, mi definivate sporca-maschilista?

(in effetti, se non la pensi come loro sei maschilista quindi nemico. Tipico delle zeccacce comuniste, le odio sempre di più), e mi lapidavate perchè avevo scritto un libro dal titolo “Lettera ad un bambino mai nato”

(ma dove sarebbero le posizioni maschiliste? Quelle parlano senza mettere in moto il cervello, ammesso che ne abbiano uno)

? <<quel libro durerà una sola estate>>

(Peccato che è uno dei libri più venduti in circolazione, come tutte le opere della Fallaci, del resto)

. Ed anche: <<quella ha l’utero nel cervello>>

(Invece era meglio se le vostre madri non ce l’avessero avuto per niente)

Ebbene, dov’è finito il vostro livoroso femminismo? Dov’è finita la vostra presunta bellicosità

(Oriana, dimentichi che sono sempre i maschietti quelli che portano le guerre)

?. Com’è che sulle sorelle afghane, sulle creature assassinate seviziate umiliate dai maiali-maschilisti con la sottana e il turbante

(I quali attraggono molte femministe, gli islamici in fondo sono un pochettino patriarcali, a detta loro)

, imitante il silenzio dei vostri ometti? Com’è che non organizzae mai un’abbaiatina dinanzi all’ambasciata dell’Afghanistan o dell’Arabia Saudita o di qualche altro paese musulmano

(Ma no, dai, è l’uomo occidentale il vero oppressore, sono dei santi questi musulmani)

? vi siete tutte innamorate del fascinoso Osama Bin Laden

(Temo proprio di si)

, dei suoi occhiacci da torquemada, vi attira quello che sta sotto la sua sottanaccia? Lo trovate romantico, sognate d’esser stuprate da lui

(Dato che molte donne sposano musulmani, direi di si)

? Oppure delle sorelle mussulmane non ve ne importa un accidente perchè le considerate inferiori

Ma come, non erano le femministe le grandi generose, le multiculturaliste fautrici del “siamo tutti uguali, il mondo è la mia patria”?)

In tal caso, chi è razzista qui: io o voi

(la risposta mi pare ovvia)

? La verità è che non siete nemmeno cicale

(non siete neanche donne in realtà, siete solo dei maschi mancati, la famosa invidia del pene vi assale spesso)

. siete e siete sempre state galline cui riesce soltanto starnazzar nel pollaio

(E a recriminare diritti quando vi fa comodo, mai doveri: i doveri non esistono)

, coccodè coccodè

(mi meraviglio della tua reazione, io a queste le avrei tirato un sonoro sganascione)

O parassite

(Come le ex mogli che succhiano soldi all’ex sfigato di turno)

che per tentar d’emergere avete avuto bisogno d’un uomo che vi tenesse per mano

(alla faccia del “sto bene da sola”)

Col che chiudo il discorso”

http://web2.venet.net/libridelponte/det-articolo.asp?ID=141

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Negare la misandria per poter continuare ad esercitarla. L’importante è che gli uomini non se ne accorgano.

Il comportamento diffuso oggi nelle donne è quello di negare il femminismo misandrico riservandolo, eventualmente, alle manifestazioni di 30 anni fa quando l’avversione all’uomo maschio sarebbe esplosa e sarebbe stata giustificata dalle necessità di dare forza alla richiesta di emancipazione femminile.

In tanti non vogliono riconoscere che le manifestazioni femministe erano solo la punta di un iceberg e che queste si nutrivano di un odio con radici ben più profonde.

La storia ci racconta che la rivoluzione femminista non avvenne nelle piazze. La rivoluzione, invece e contrariamente a quanto affermato, è avvenuta nel quotidiano e sui giornali tramite la propaganda e il passaparola.

Quando le donne arrivarono a ciò a cui legittimamente aspiravano, ossia il riconoscimento di diritti soggettivi in quanto persone e la parificazione dei diritti civili tra uomini e donne, le manifestazioni di piazza pian piano scomparvero. Ma non scomparve – e tuttora persiste – la propaganda attraverso i media e il passaparola con insistenti messaggi orientati alla sottomissione morale del maschio.

Le donne oggi negano il femminismo e la misandria come ideologia dominante e praticata ovunque perchè così gli uomini non si accorgono e non prendono coscienza della loro condizione.

Oggi le femmine non hanno nessuna intenzione di rinunciare al loro “potere morale”.

“Basta che gli uomini non se ne accorgano”.

Questa è la parola d’ordine.

(altro…)

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Bimbi abbandonati dai genitori. Padre arrestato, la madre no.

I carabinieri hanno arrestato ad Alcamo, in provincia di Trapani, Ilie Olariu, 29 anni, romeno, per abbandono di minori e maltrattamenti. La moglie, O.P.R., 21 anni, anche lei romena, è stata denunciata per gli stessi reati ma non è stata arrestata, anche se i bambini sono stati affidati ad una comunità per minori e il reato ipotizzato è identico.

La mattina dello scorso 5 agosto una pattuglia dei carabinieri noto’ due bambini molto piccoli, nudi e scalzi, in prossimità del corso Generale de Medici. pills online without prescription I bambini, che hanno 9 mesi e 2 anni e mezzo, piangevano.

Il padre e la madre hanno spiegato che erano usciti mentre i bambini dormivano e di aver domenticato la porta di casa aperta. I bambini sono stati affidati prontamente ai servizi sociali del comune di Alcamo per essere successivamente ospitati in una comunità per minori.

[Fonte: adiantum.it]

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False accuse. Cosa sono e come funzionano

Alla faccia del negazionismo nazi-femminista!

Sono molte le storie denunciate ieri al convegno dove Alessio Saso (ospite il consigliere comunale Giuseppe Murolo) ha presentato un disegno di legge regionale a sostegno dei padri separati.

La tecnica è quasi sempre uguale. Denunciare prima della separazione il marito per percosse e minacce, anche se non sono vere. Scrivere qualche sms alle amichette con finte richieste di aiuto. Mettersi d’accordo con loro per le testimonianze in tribunale. Addirittura quelle più determinate arrivano ai casi di autolesionismo per provare le violenze subite in casa. Poi basta un avvocato senza tanti scrupoli e desideroso di riempirsi il portafoglio e il gioco è fatto. I giudici non vanno tanto per il sottile e nella maggioranza dei casi danno ragione alle donne. Salvo poi ricredersi ma dopo anni e lunghe battaglie a colpi di carte bollate. Il marito e padre, quindi, viene sbattuto via da casa, anche se è di sua proprietà, e viene costretto a versare gli alimenti che oggi partono da un minimo di 400 euro al mese anche se lei lavora e guadagna più di lui. Spesso cornuti, quasi sempre mazziati. Sono molte le storie denunciate ieri al convegno dove Alessio Saso (ospite il consigliere comunale Giuseppe Murolo) ha presentato un disegno di legge regionale a sostegno dei padri separati. L’incontro è stato moderato dal caporedattore del Giornale Massimiliano Lussana. In Liguria la maggiore parte sono quarantenni, benestanti, con una dignitosa professione, un figlio e il mutuo della casa da pagare. Il numero delle separazioni sono in aumento, mentre il numero dei divorzi ha subìto una leggera flessione.
«La mia storia – dice Mauro Rossello dell’associazione savonese – è una delle poche andate a lieto fine. Con mia moglie ci siamo separati consensualmente e abbiamo ottenuto l’affidamento congiunto. La nostra bimba ha capito. Tuttavia a Savona i giudici non applicano per niente l’affidamento condiviso. È una situazione che non va bene. Così come per la maggiore parte dei nostri associati. Un caso per tutti. Lui architetto di Finale Ligure. Lei avvocato di 41 anni. Lui torna a casa e trova una ditta di trasloco. La moglie senza dargli spiegazioni gli dice vattene via. Lui non reagisce. Scopre poi una serie di tradimenti. E si vede arrivare, poco prima della richiesta di separazione, una denuncia per percosse. Adesso lui è costretto a pagare gli alimenti e non può vedere il figlio. Assurdo e tutto con il beneplacito dei giudici».
«Ho 42 anni – racconta Paolo, dipendente pubblico, residente a Quarto – mi sono sposato a 30 anni dopo un paio di anni di fidanzamento. Abbiamo avuto un bambino dopo un anno e ci siamo separati dopo 7 anni. Lei aveva una relazione con un collega in ufficio, pure lui sposato, che ho scoperto controllando sms e telefonate a ore tarde e il sabato e la domenica quando non si potevano vedere. Lei mi ha denunciato per percosse. Ha inviato sms alle amiche con finte richieste di aiuto. Si è messa d’accordo con loro per testimoniare il falso in tribunale. I giudici non ci hanno pensato un attimo. Sono stato costretto a lasciare casa mia e a versare 400 euro a lei con un mutuo per la casa di 500 euro nonostante lei guadagnasse più di me, 1300 euro contro i miei 1100. Sopravvivo chiedendo prestiti agli amici e abitando con i miei genitori. Dopo alcuni anni sono riuscito a ottenere di vedere mio figlio e sta venendo a galla la verità sulle bugie della mia ex moglie, ma ho dovuto soffrire e lottare. Tutto con l’assenso dei giudici. Non è giusto. Nessuno delle istituzioni mi ha mai dato una mano. Anzi, esattamente il contrario».

di Fabrizio Graffione

[Fonte: http://www.ilgiornale.it/genova/se_subire_e_sempre_padre_separato/16-02-2008/articolo-id=241777-page=0-comments=1]

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Femministe insultano Il Fatto Quotidiano

….non basta aver ragione. Per cambiare qualcosa bisogna che anche gli altri nella società lo sappiano. Credo infatti che il principio secondo cui bisogna conoscere per deliberare sia il principio fondante di ogni democrazia. E noi, qui in Italia, conosciamo molto poco.

Inviata da me (tale Simona Tabucchi n.d.r.) il 06.07.2010 alle 16’47
Caro Gomez, Lei e la sua categoria siete dei gran paraculi.
Basta con questa giostra di articoli e di presa per i fondelli. Anche se non leggiamo Il Fatto siamo persone intelligenti sa? Anzi più intelligenti della media, proprio perchè non ci facciamo abbindolare, nè da Fini, nè dallla carta stampata, nè da Lei.

Aveo già letto la’rticolo della Vezzoli, mia amica e ora leggo la sua deplorevole risposta.

Fini è un grande giornalista, uno politicamente scorretto, ma deve essere libero senza se e senza ma. E poi forse grazie ai suoi articoli deliranti e misogini (aggettivi decisamente miei) si comincia a muovere qualcosa nel dibattito sulla questione femminile. Insomma, alle donne serve che qualcuno le prenda a calci per parlare di sé e per rendersi conto di quanto siano disprezzate (e temute) da un non piccolo numero di uomini in carriera, che magari hanno paura di essere scalzati.

Ah si? Allora per parlare di razzismo cosa dobbiamo fare? Pubblicare un articolo scritto dal demente di turno che dica che i negri puzzano, o che gli ebrei sono usurai? Ma Lei ci fa o ci é?

E soprattutto si sta per aprire -udite udite- un blog. Ebbene si, grazie agli insulti di Fini, Il Fatto aprirà un bellissimo blog dedicato alla battaglia per la dignità femminile e per il rispetto dei generi. Quindi ringraziamo Massimo Fini, che tra un insulto, un’istigazione allo stupro e una pippa dietro una siepe ci sta aprendo un mondo telematico meraviglioso.

A me viene in mente solo una parola: paraculi.

E’ ben comodo dire che sotto sotto quegli articoli deliranti avete fatto nascere un dibattito.
Di queste cose le donne dibattono da anni e certo non sentivano il bisogno di sentirsi dare (di nuovo) delle streghe isteriche da un maschio per andare avanti.

Quindi: doppiamente BOCCIATI, lei, Fini ed il quotidiano.

Simona Trabucco

Rispota ricevuta sempre il 06.07.20101 alle 17’30
Gentile Simona,

so per certo che le donne – ma non tutte – di queste cose dibattono da anni. Ma lo fanno in associazioni, incontri e quant’altro. Anche perché purtroppo non è più stagione di femminismo di massa e di manifestazioni. Adesso invece a causa dell’articolo di Fini – che molti lettori, anche donne non hanno colto, secondo me sbagliando, come sessista -lo fanno in rete centinaia di migliaia di persone. Non ho la pretesa di avere sempre ragione. Sbaglio e sbaglio spesso soprattutto da quando, come accade da un mese a questa parte, dormo 4 ore per notte, per far decollare questo sito senza padroni (a oggi siamo dopo sole due settimane on line il quinto sito italiano dopo repubblica, corriere, sole e stampa). Lo faccio però sempre e solo con la mia testa.

Accetto tutte le critiche anche gli insulti. Ma lei rifletta su questo punto: non basta aver ragione. Per cambiare qualcosa bisogna che anche gli altri nella società lo sappiano. Credo infatti che il principio secondo cui bisogna conoscere per deliberare sia il principio fondante di ogni democrazia. E noi, qui in Italia, conosciamo molto poco.

Questa insomma è, pure se da fastidio, va presa come un’occasione. Perché, le assicura da uomo, che gli uomini che la pensano come Fini sono tantissimi. Solo che non escono mai allo scoperto. Anche per questo delle donne nel nostro paese se ne parla così poco.

senza paraculaggine

Peter Gomez

(la nota prosegue con la promessa di ulteriori missive……. n.d.r.)

[Da una nota diffusa su internet con privacy pubblica: http://www.facebook.com/notes/simona-trabucco/lo-scambio-che-eufemismo-con-lincompreso-gomez-che-continua-spudoratamente-a-far/403471727723]

[Il Fatto Quotidiano http://www.ilfattoquotidiano.it]

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E’ “diffamazione” di STATO e campagna d’ODIO contro gli Uomini

E’ quanto si apprende leggendo alcuni post di gruppi femministi – estremi nelle loro affernmazioni e nella loro presunta appartenenza ideologica -come, ad esempio, nel post sottostante.

In effetti sembrerebbe trattarsi di una vergognosa campagna diffamatoria RIVOLTA contro il nostro paese in cui i dati relativi ad episodi di violenza maschili (che ornai sappiamo come se usati fuori da ogni criterio di rigore scientifico possano permettere di dire qualsiasi cosa) vengono NUOVAMENTE PIEGATI AL SERVIZIO DELL’IDEOLOGIA.


NOI RITENIAMO IL POST INTITOLATO

“i dati europei che dicono che l’italia è al primo posto per quantità di violenze maschili e domestiche”

messo in rete in 8 lingue da

Femminismo a Sud (Visionabile qui!)

DIFFAMATORIO per

LO STATO ITALIANO

oltre che FACENTE PARTE DI

UNA CAMPAGNA D’ODIO

contro gli Uomini del nostro paese.

In realtà, l’Italia è fra i paesi europei più sicuri

secondo le statistiche internazionali

riconosciute anche oltre Oceano:

http://it.wikipedia.org/wiki/Stupro#Statistiche_internazionali


STATISTICHE INTERNAZIONALI CHE

VEDONO L’ITALIA TRA I PAESI PIU’

SICURI PER LE DONNE

ANCORA UNA VOLTA, E COME SE ANCORA NON NE AVESSIMO ABBASTANZA, ASSISTIAMO AD UNA STRUMENTALIZIONE DI DATI MANIPOLATI AD HOC PER CREARE ALLARME NEL NOSTRO PAESE


SAREBBE ANCHE GIUNTO IL MOMENTO DI NON TERRORIZZARE ULTERIORMENTE LE DONNE CHE HANNO IL SANTO DIRITTO DI USCIRE DI CASA SENZA LA SOGGEZIONE DI ESSERE IN UN BRONX EUROPEO APPENA APERTO L’USCIO DI CASA.

TUTTO QUESTO NON CI APPARTIENE E PRENDIAMO LE DISTANZE DA QUANTO PUBBLICATO ED AFFERMATO RITENENDOLO FALSO E TENDENZIOSO.

ANCHE QUESTO TENTATIVO DI INNESCARE

PSICOSI COLLETTIVE CHE TERRORIZZANO

LE DONNE TUTTE

E’ UNA GRAVE FORMA DI

VIOLENZA SULLE DONNE


NOI NON VOGLIAMO

ESSERNE COMPLICI

Si Amoxil Online prega dare massima diffusione a questo comunicato


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I ripensamenti del movimento femminista (ma non in Italia)

Sesso libero, pillola, aborto Il grande freddo

L’insospettabile quotidiano comunista Liberation ha aperto un vivace dibattito sulla crescente “allergia” delle francesi tra i 25 e i 35 verso la pillola anticoncezionale – «rimettendo in discussione il suo aspetto dogmatico» – a favore di metodi più naturali. Catherine El Mghazli, membro del movimento francese per la pianificazione familiare, afferma che il ricorso a questi metodi (pur in una chiave contraccettiva) sarebbe dettato dalla «moda ecologica del momento».

Il sorprendente confronto avviene in un periodo nel quale si ricordano i 50 anni della pillola anticoncezionale, un anniversario che ha rappresentato per molte ex femministe l’occasione di un ripensamento. Un’interessante rivisitazione della rivoluzione sessuale, che alcune protagoniste di allora guardano ormai con disincanto, e talora con sincero pentimento. Comincia a farsi strada l’idea che la pillola abbia creato l’illusione effimera di una libertà sessuale senza conseguenze e di un’affettività senza impegni, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.

Persino un’eroina della rivoluzione sessuale come Shere Hite – autrice del celebre The Hite Report on Female Sexuality (1976), best seller in 29 Paesi – si è pubblicamente ricreduta in una recente intervista al Times: «Ricordo quando cominciai a prendere la pillola – afferma – ricordo di quanto fossi eccitata per il fatto di poter controllare la mia sessualità; ricordo l’incontenibile entusiasmo delle donne attorno a me che si sentivano finalmente libere di poter esprimere la propria sessualità senza lo spettro dell’aborto». E continua: «Anche se c’erano voci femministe fuori dal coro, come quella di Barbara Seaman, che mettevano in guardia circa gli effetti collaterali della pillola, parlando di infarto, ictus, cancro, trombosi, nessuno sembrava ascoltarle. Tanto appariva allettante l’idea del sesso libero». «Oggi – confessa l’ex pasionaria – mi pento profondamente di quei giorni. È stato meraviglioso ma orribile».

Prima di lei anche l’attrice ribelle Jane Fonda, tra le icone del femminismo militante, ha personalmente sperimentato come sia crollato il mito della «liberazione delle donne», arrivando poi alla riscoperta della fede. «Ho incontrato la grandezza dell’universo cristiano abbastanza recentemente – ha dichiarato l’attrice – e sono rimasta colpita da quanta ignoranza ci sia a riguardo, ignoranza che fino a qualche anno fa era patrimonio anche della sottoscritta. Nessuno come Cristo ha saputo celebrare la grandezza delle donne».

Ma non basta. Lorraine Murray, giornalista e autrice di Confessions of an Ex-Feminist, proprio negli anni ’70 incontra a scuola il movimento di liberazione femminile, cui aderisce al grido di «free love», amore libero. Dopo essere caduta in quella che lei ha definito la «prima grande bugia» – ovvero la banalizzazione del sesso vissuto senza alcuna responsabilità – incappa anche nella «seconda grande bugia», diretta conseguenza della prima: la «soluzione alternativa» alla pillola. E così conosce la tragica esperienza dell’aborto, che la segnerà per sempre. Ma proprio attraverso quel «punto di sutura eternamente mal cucito», come direbbe Charles Péguy, passerà per Lorraine la vera liberazione dall’inganno ideologico, e l’incontro con la fede: «Guardando in un’immagine sacra lo sguardo amorevole della Vergine Maria verso il Figlio che teneva tra le braccia – spiega – sono riuscita improvvisamente a scorgere tutta l’ingannevole mistificazione dell’ideologia femminista: strappare un figlio a una madre genera sempre conseguenze devastanti per entrambi».

Dell’esperienza di queste tre donne colpisce l’intelligenza order antibiotics online di una ragione umana che non si lascia intrappolare dal preconcetto, ma che si apre alla realtà fino al coraggio di riconoscere l’errore.
È davvero deprimente, di converso, dover constatare che mentre altrove è vivace e aperto il confronto sulla mitologia della rivoluzione sessuale e dei suoi derivati – pillola, aborto, instabilità dei legami – in Italia tutto ciò resti ancora un inviolabile tabù, un granitico totem ideologico che incombe sul panorama culturale. Le intellettuali nostrane che si ergono come epigoni di un femminismo d’antan talora col loro tetro dogmatismo appaiono come figure patetiche. Un connubio malinconico di amarcord e settarismo, che non concede il minimo spazio concettuale al dubbio o all’autocritica.

Gianfranco Amato
[Fonte avvenire.it 24/06/2010]
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Separazioni e divorzi in Italia “scanditi” da leggi di genere

Video-Documentario sul nazifemminismo in Italia

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