“Feminazi” è un portmanteau dei termini femminismo e nazismo, reso popolare dal giornalista Rush Limbaugh [1,2] e coniato da Tom Hazlett, professore di economia alla Università di California a Davis. Il dizionario inglese [3] e spagnolo [4] oggi definisce “feminazi” come:
feminazi: una femminista militante o radicale, percepita come intollerante verso le idee altrui.
Nel dizionario italiano già esiste il termine biofemminismo [5], definito come:
biofemminismo: concezione che sostiene la superiorità biologica della donna sull’uomo.
Ma è più chiaro utilizzare anche in italiano il termine nazi-femminismo, così come è preferibile chiamare Hitler nazista piuttosto che bio-germanista.
Il nazi-femminismo tratta le questioni di genere allo stesso modo in cui il nazismo trattava le questioni razziali: per loro non esistono persone buone o malvagie ma solo donne e uomini: le prime da aiutare anche quando criminali, ed i secondi da colpire.
Il nazismo proclamava i tedeschi vittime degli ebrei in modo da poterli odiare e colpire. Allo stesso modo il nazi-femminismo proclama le donne vittime degli uomini, inventando termini quali “femminicidio” per definire quel 20% degli omicidi nei quali la vittima è un essere umano di sesso femminile, e falsificando le statistiche arrivando a sostenere falsità assurde quali “la violenza maschile è la prima causa di morte per le donne”.
Molte feminazi sono lesbiche separatiste; secondo la loro ideologia la famiglia deve essere distrutta: aborto, divorzio, false accuse, bambini chiusi in centri femministi, bambini alienati, bambini esposti a materiale sessuale in modo da costruire calunnie pedofile.
Il nazismo ha tentato di coprire i propri crimini con il negazionismo dei lager; il nazi-femminismo tenta di coprire gli abusi pedo-criminali compiuti sui bambini con il negazionismo dell’alienazione genitoriale: la spietatezza con la quale rapiscono bambini coinvolgendoli in calunnie contro i propri papà plagiandoli fino a far loro odiare il genitore assente basta da sola a giustificare il “nazi”.
Le stesse parole di molte ideologhe femministe, inneggiando alla superiorità femminile ed allo sterminio maschile, ricordano l’ideologia nazista:
«La proporzione di uomini deve essere ridotta e mantenuta al 10% circa della razza umana». Sally Miller Gearhart.
«Dobbiamo solamente tenere un gruppetto di donatori in una fattoria per lo sperma». Rosie DiManno
«Il maschio è un aborto che cammina, abortito allo stadio genetico. Essere maschio è essere deficiente, emozionalmente limitato: la mascolinità è una malattia di deficienza e i maschi sono storpi emotivi». Valerie Solanas, ideologa femminista ed assassina, in “Società per l’eliminazione degli uomini” (SCUM)
«la terra deve essere decontaminata. L’evoluzione porterà ad una drastica riduzione del numero di maschi». Mary Daly
«voglio vedere un uomo picchiato a sangue e con un tacco a spillo conficcato nella sua bocca, come una mela nella bocca di un porco». Andrea Dworkin
«Non voglio mettermi nella condizione di spiegare a un bambino maschio di 9 anni il perchè io sono convinta che sia OK per le bambine di indossare magliette che rivelino la loro superiorità nei confronti dei bambini maschi». Treena Shapiro
«Noi siamo, come genere, infinitamente superiori agli uomini». Elizabeth Cady Stanton
«I maschi sono il prodotto di un gene danneggiato». Germain Greer
«Uno degli impliciti, seppur non ammessi, pilastri del femminismo è stato un fondamentale disprezzo per i maschi». Wendy Dennis
[1] Rush H. Limbaugh, The Way Things Ought to Be, Pocket Books, 1992.
[2] http://en.wikipedia.org/wiki/Feminazi.
[3] http://en.wiktionary.org/wiki/feminazi.
[4] http://es.wiktionary.org/wiki/feminazi.
[5] Dizionario della Lingua Italiana, Hoepli editore.
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