La Vita è Bella

“La vita è bella” racconta la storia di un papà che, prigioniero in un campo di concentramento nazista con il piccolo figlio, riesce a fargli credere che è solo un gioco, in cui alla fine si vince un carro armato.

Ogni anno 30,000 bambini italiani vengono privati dei loro papà e resi prigionieri di un alienante mondo di odio femminista, dove i loro papà sono falsamente descritti come cattivi e “la vita è brutta”.

4 Responses to La Vita è Bella

  1. Sonia says:

    Vi spacciate come quelli del fiocco blu, contro ogni tipo di violenza, contro la stupidità. Però, da quello che vedo e leggo, siete “quelli dell’altra parte”, quelli che sostengono i padri “vittime” delle separazioni. Allora vorrei dire la mia. Faccio finta che non ci sia la chiesa o la politica dietro ai paroloni “figli separati” e pongo qualche domanda: è peggio una coppia che si separa o una che continua a convivere nella miseria dell’odio reciproco? I figli sono comunque in mezzo. E questi padri a cui vengono TOLTI i figli… ma lo sapete che la maggior parte degli uomini si ricorda di avere un figlio solo quando non ce l’ha più intorno a “rompere”? E allora giù a piangere perchè i bambini non ci sono più… gli stessi che, qualche mese prima, urlavano e bestemmiavano perchè i bambini facevano confusione e non si riusciva a seguire la partita… gli stessi che si son sempre fatti gli affari propri anteponendo lo stadio, la palestra, gli amici e quant’altro alla propria famiglia… e poi, un bel giorno, si svegliano perchè non trovano più il letto caldo e i mocciosi in giro per casa. E allora schiere di cristiani benpensanti pronti ad aiutarli, poverini… Io non odio gli uomini ma so di cosa parlo e faccio le debite distinzioni. Ho coppie di amici separate i cui figli crescono serenamente frequentando entrambi i genitori a piacemento e senza regole imposte dal tribunale e ho davanti al naso esempi di coppie scoppiate in cui una madre da i numeri pensando di avere solo diritti e nessun dovere e, nell’altro caso, un padre che si arrampica sui vetri per togliere la patria potestà alla ex moglie solo perchè questa si è rifatta una vita con un altro uomo. E quindi? Le crociate sono sbagliate a priori. Che siano contro i padri, contro le madri o contro le separazioni. Bisognerebbe mettere da parte i pregiudizi e guardare al bene dei più indifesi, prima di tutto, a prescindere dalla religione e dalle convinzioni ideologiche. I padri separati non sono tutti dei santi… come le madri separate non sono tutte stronze. Vediamo di finirla con questi luoghi comuni e cominciare a portare rispetto a chi soffre in situazioni tutt’altro che facili. Perchè se è vero che il femminismo è superato, è vero anche che a pagare di più e per tutto sono sempre le donne. Anche grazie a chi le dipinge come inguaribili stronze. Parlate di misandrismo? Non dimenticatevi della misoginia. Per favore.

  2. KOCISS says:

    Ancora una volta ripetiamo che solo in alcuni casi la responsabilita’ di separazioni che creano vittime tra i padri e quasi sempre tra i figli sono il risultato di leggi SBILANCIATE basate sulla separazione vista come conflitto tra genitori. Leggi che creano disuguaglianza e conflitto a loro volta. Esiste un largo dibattito su questi temi che trattiamo e che sono condivisi dalla maggior parte del paese fatta eccezione per gruppi estremisti di femministe OPPORTUNISTE che strumentalizzano qualsiasi questione al fine di mantenere iniqui privilegi che non sono basati ne’ su un principio di uguaglianza né, tantomeno, su l’interesse superiore dei minori.
    Spero di essere stato chiaro. Grazie.

  3. Flavio Zabini says:

    Cara Sonia, io non dimentico le menzogne.
    Tu dici, sfruttando le frasi fatte della demagogia femminista (la stessa che chiama misoginia la mancanza di idolatria della donna o la presenza di critiche contro l’ideologia politicamente corretta quando questa cozza contro ogni ragione, ogni logica, ogni etica ed ogni buon senso), che “le donne pagano di più per tutto”.
    E questo è falso in generale, dato che, a parità di reato le donne hanno pene minori, a parità di accettazione sociale e desiderabilità amorosa possono scegliersi un lavoro più comodo o confacente alle loro inclinazioni (al contrario dell’uomo il quale senza una “posizione”, senza il lavoro cui sacrificarsi, resta puro nulla socialmente trasparente e negletto dal sesso opposto) e a parità di civiltà muoiono di meno sul lavoro (chissà mai perchè…).
    Ed è falso soprattutto nel particolare della discussione. Per via di leggi a senso unico (su aborto, divorzio e violenza sessuale) a pagare con sentimento, denaro, salute e carcere sono quasi sempre gli uomini, come fatti e sentenze ed esperienze dimostrano (per non dire dei suicidi amorosi quasi totalmente a nostro carico, ma ciò dipende dalla natura e non dalla legge).

    Basta solo questa tua menzogna per definire il livello di credibilità del resto delle tue argomentazioni/esperienze e soprattutto la serietà con cui tu e le tue simili d’occidente dovreste essere prese quando parlante di “parità”.
    Chiamami pure misogino, ma è questa costante tendenza a mentire credendosi nel vero (e solo perchè la propaganda mediatica dalla scuola alla pubblicità passando per la cultura ufficiale ripete sempre le stesse menzogne) a rischiare, ai miei occhi, di far apparire saggia la scelta dei grandi fondatori di città e civiltà (Greci, Romani, Indiani, Persiani indoeuropei in genere, patriarcali per definizione), i quali, nelle cose pubbliche, ritenevano saggio non permettere alle donne di aprire bocca. Quando non bastano ragione, logica, buon senso ed evidenza, vi deve pur essere la forza.

    Non sono un padre separato, quindi quanto dico non può rovinare l’immagine di questo sito. Sono solo un uomo che non si sposerà mai. Materialmente, tengo alla mia libertà e ai miei beni e idealmente preferisco lasciar perire questo occidente che contribuire a perpetuarlo in balia del femminismo.

    P.S.
    E dire che da piccolo, ingenuo sostenitore della parità, ero avverso al “maschilismo”. Mi state aprendo gli occhi. Un tempo non avrei mai pensato di arrivare a dire qualcosa di travisabile come volontà di riduzione della libertà della donna (continuerei a non volerlo dire, ma ho troppi esempi concreti che mi spingono a dirlo).

    P.P.S.
    Mi formo con nome e cognome veri, perchè quando si dice il vero non si deve temere nulla neppure da dio. Figuriamoci dalle donne e da questa società di giullari politicamente corretti e cavalier serventi con la toga…

  4. Flavio Zabini says:

    Per finire (mi ero “formato” anzichè “firmato”) dico quanto sarebbe ovvio, ma le consimili di Sonia vorrebbero travisare per resentarmi come il “misogino che vede tutte le donne come streghe”.
    Io non sostengo che tutte le donne siano stronze o che lo siano in misura qualitativamente o quantitativamente maggiore degli uomini.
    La stronzaggine è equalente distribuita per natura in ambo i generi (ahimè).
    Dico solo che diverso è l’effetto sociale del fare lo stronzo o la stronza, almeno attualmente.
    Quando lo fa un uomo, viene stoppato da leggi (femmniste) e costumi (cavallereschi), quando lo fa una donna viene lasciata agire impunemente, o perchè, per armi naturali, lo può fare sottobanco o usando interposta persona, o perchè, per armi culturali, può usare a proprio vantaggio leggi a senso unico su aborto, divorzio e violenza sessuale.

    Quindi non odio le donne, ma dico solo che viviamo in un mondo che rischia di concedere alle più perfide fra esse di permettersi di tutto (compreso accusare falsamente), mentre il contrario non vale. Per via della progressiva abolizione della presunzione di innocenza e dell’insistente allargamento dei “concetti” di violenza/molestia, qualunque donna può mandare in galera qualunque uomo per qualsiasi motivo, sulla sola parola, anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze della presunta violenza, anche (“grazie” alla decantata legge sullo stalking) per fatti del tutto normali (come telefonare ad un’amica, aspettarla sottocasa o tentare di riallacciare un rapporto) e passibili di sanzione penale solo secondo il giudizio a posteriori e a discrezione della presunta vittima, anche per atti non aventi in sè nulla di oggettivamente violento o molesto (nè tantomeno di minaccioso) ma definiti tali dalla denunciante perchè aventi la sola “colpa” di di esprimere disio naturale per il corpo della donna e di non essere a posteriori da lei graditi (dalla stessa che però prima li ha implicitamente indotti, o addirittura socialmente pretesi, come nel caso del corteggiamento). Poi si dice che i ragazzi non vogliono più corteggiare! Per forza: oltre al rischio di essere naturalmente delusi o intenzionalmente feriti (esistente in verità anche per le donne, ma ad esse spesso evitato dall’obbligo riversato sugli uomini di fare la prima mossa), di non essere apprezzati o di sperimentare l’irrisione al disio, l’umiliazione pubblica e privata, l’inappagamento degenerante in ossessione, il disagio da sessuale ad esistenziale, ora vi è pure il rischio del carcere o comunque delle spese processuali e dei guai connessi ad un’accusa.

    Che esistano persone tanto perfide da accusare falsamente per vendetta o altro è purtroppo nell’ordine delle cose (come lo è che esistano uomini tanto malvagi da uccidere per qualsiasi motivo o da stuprare). Non è nell’ordine delle cose di uno stato di diritto che un cittadino possa finire in galera con la sola parola dell’accusa. Ciò significa permettere alle persone false di nuocere, come se uno stato non avesse leggi contro la violenza e l’omicidio e permettesse a stupratori e assassini di infierire sulle vittime.
    Se si nega l’evidenza (e gli esempi di questo blog sono eloquenti, se per caso non bastassero quelli evidenti a chi sappia leggere le notizie di cronaca di là dalla patina giornalistica pro-femminile) è inutile discutere.

    Pace e bene

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