La famiglia

Esiste un controllo del movimento femminista o neofemminista che lo modella e manipola a proprio piacimento per i propri scopi e che lo sta ravvicinmando sempre di più all’ideologia nazifascista badando bene di non rassomigliarle esteticamente ed esteriormente ma di applicarne gran parte delle ideologie.

La struttura familiare al centro della società è un punto di contatto che fa decisamente pensare ad una connessione tra il neofemminismo e il nazifascismo, giacchè attaccando e partendo da esso si può ampiamente influenzare efficacemente una società, sia che essa sia occidentale o orientale.

L’idea della famiglia come la sintetizzazione di un sistema produttivo e riproduttivo controllato era presente nelle idee del nazifascismo, che presentava l’idea di massimizzare la produzione di un nucleo familiare, ponendo come punto cardine il padre che produce la ricchezza finanziaria e la fedeltà allo stato sia in pace che in guerra, rappresentandosi come un fuhrer casalingo (fuhrer significa condottiero, quindi assumendo il ruolo di guida familiare), indi ponendo la prole come il futuro produttivo e fedele del paese e la madre come meccanismo di riproduzione della ricchezza proletaria.

Con la disfatta dei regimi e l’avanzamento della società verso idee più liberali ed anche libere, col cambiamento dei consumi e delle produttività il modello della famiglia patriarcale al quale si appoggiava il movimento nazifascista non resiste più in occidente e la sua struttura si trasforma, ma in una cosa non muta, ovvero la presenza della madre.

Per quanto la società possa cambiare e influenzarsi e gli elementi di una famiglia intercambiarsi, la posizione della madre come riproduttrice non muta e mantiene il modello ad un punto certo. I padri possono cambiare e andarsene o può succedergli qualcosa e anche i figli cambiano e possono andarsene ma le madri restano, ed è su di esse che si può ricominciare a formulare un’idea di controllo del nucleo familiare.

Ecco quindi l’idea di trasferire l’importanza della struttura familiare su di loro, fomentando la loro assenza dalle cariche decisionali e facendo credere che il padre sia ancora il punto nevralgico dell’intera struttura, trasferendo in loro la convinzione del dover reggere per importanza l’intera gestione.

Si parte col far indossare i pantaloni alla madre e si passa a farli indossare alla figlia, fomentando sempre di più l’idea che non ci siano diritti di espressione alcuni per il genere femminile, ostentando l’idea che la loro libertà è oppressa da un sistema reazionario all’ascesa femminista e che ciò sia causa del fatto che al potere sono ammessi solo gli uomini.

E poi da lì tutto il resto lo conoscete bene, e su questo io ragiono chiedendomi come si muove chi controlla il malapensiero femminista, come lo fomenta, come fa in modo che gli uomini non desiderino reagire ad esso e verso cosa va.

E’ indubbio che esiste qualcosa di più grosso che 4 galline che sbraitano battutine sui maschi ed è indubbio che le galline sono molte più che 4, ma è nel dubbio se le galline sappiano contare e abbiano scoperto di essere una moltitudine.

Gli opportuni ricollegamenti con il nazifascismo e con il controllo dei media li esporremo più avanti…