Diario segreto di una nazi-femminista

Un uomo è stato riconosciuto innocente e risarcito per 5 anni di carcere quando il diaro segreto della misandrica che lo aveva fatto incarcerare per stupro con la sua sola parola è finito su internet ed all’attenzione dei giudici [Fonte]:

«Mi sento un po’in colpa per averlo fatto incarcerare, ma la sua mancanza di rispetto per le donne è terribile.  Ricordo quanto poco ci rispettava… pensa che le donne siano oggetti sessuali. È un tale imbroglione. Voleva Holly e me mentre era fidanzato.  L’ho accusato perchè era la goccia che ha fatto traboccare il vaso.  E perchè ho sempre voluto qualcosa di forte nella mia vita.  Altrimenti mi annoio.  Bisogna cambiare, sono stanca di uomini che si approfittano di me… e di me che gliela do.  Non sono una ninfomane come tutti pensano.  Non sono abbastanza forte da dire di no.  Sono stanca di essere una puttana. Basta.

Ieri sono andata da due avvocate per denunciarlo civilmente.  So che è sbagliato, ma che altro posso fare? Normalmente non sono una persona cattiva, ma mi ha fatto arrabbiare.  Se sono vendicativa, peggio per lui.  Probabilmente mi sentirò in colpa, un giorno.

Parlando di soldi, lo denuncio. Ho bisogno disperato di soldi. La mia coscienza mi ha impedito di farlo, ma devo pagare un debito e farò quello che serve

Cinque anni di galera.

Una persona è stata umiliata e sequestrata in carcere, ha perso il lavoro, gli studi, una carriera nello sport. La nazi-femminista non ha ricevuto nessuna punizione. La società, preparata ad affrontare la violenza incarcerando un uomo sulla sola base della parola di una puttana, sta solo ora sviluppando gli anti-corpi per i reati nazi-femministi.

La violenza di genere è la calunnia femminista.

2 Responses to Diario segreto di una nazi-femminista

  1. Flavio Zabini says:

    Vedete, non è tanto grave che esistano donne sì perfide e false da accusare un uomo innocente per vendetta, denaro o altro motivo. Come esistono uomini tanto malvagi e violenti da stuprare esistono, per simmetria, anche donne siffatte, essendo la nequitia equamente distribuita fra i due sessi.
    Grave è che esistano stati democratici e repubblicati sedicenti “di diritto” pronti a considerare “normale” il condannare un cittadino, innocente sino a prova contraria, sulla sola parola dell’accusa, anche prima e anche senza riscontri oggettivi o testimonianze terze della presunta violenza.
    A me non si gela il sangue nel leggere il diario. Si gela nell’apprendere (dal sito inglese), che la prima corte lo aveva stralciato dalle prove da presentare ai giurati con la motivazione secondo cui il “valore probatorio” di tali rivelazioni autobiografiche sarebbe stato superato dal rischio di “influenzare negativamente l’immagine della teste”. Il tutto conformemente alle leggi per cui “non si può mettere in dubbio la credibilità di una donna che denuncia violenza indagando sulla sua reputazione”.

    Ecco perchè certi movimenti femministi devono essere arrestati con ogni mezzo se inneggiano all’applicazione integrale di tali modi di procedere anche in Italia. Ecco perchè certe femministe debbono essere trattate come istigatrici a crimini contro l’umanità quando diffondono l’idea che “una vittima di violenza non deve essere sottoposta a interrogatori volti a verificarne l’attendibilità perchè sarebbe come violentarla ancora” (notare il ragionamento circolare del considerare già vittima di violenza la denunciante sulla base della sua stessa denuncia di cui si dovrebbe vaglire l’attendibilità: “non si deve più verificare che questo è vero, perchè….è vero”) e che “non si può rischiare di rovinare la reputazione o la privacy di una donna per difendere uno stupratore” (come se fossimo nell’Ottocento delle spose vergini, come se non fossimo in uno stato di diritto in cui nessuno può avere la reputazione menomata solo per certi comportamenti non condivisi da certe morali e in cui a chi accusa spetta l’onere della prova).
    Ma poi, della “reputazione” e della “tutela psicologica” di chi stiamo parlando?
    Se stiamo parlando di una vera vittima, le verifica può solo dimostrarne la sincerità, e quindi gettare ulteriore discredito sull’accusato e comprensione sull’accusatrice. Se stiamo parlando di una stronza mentitrice, è invece giusto che la sua “reputazione” sia distrutta, se non per contrappasso con quello che ha fatto alla reputazione dell’uomo accusato ingiustamente, almeno per salvare altri innocenti da altre possibili accuse. Quanto alla psiche di una che prima agisce da puttana e poi racconta di essere stata stuprata, non serve tutelarla al processo, perchè evidentemente aveva già problemi in partenza.
    E comunque: è più a rischio la psiche di un innocente che subisce il trauma (materiale, economico, mentale e a volte pure fisico, date le leggi anacronistiche fra carcerati contro i “violentatori”) del carcere e della gogna mediatica (e della perdita di fiducia di amici e conoscenti, o comunque della prospettiva della distruzione della propria vita come la si conosceva e amava e di ogni residua speranza di felicità), o di una ragazza che, in ogni caso, può starsene seduta sul banco dell’accusa e fregarsene del mondo?
    Comunque, in uno stato di diritto nessuna reputazione e nessuna privacy può essere considerata preminente rispetto al rischio di condannare un innocente, quindi una scrupolosa verifica al di là di ogni dubbio, e senza riguardo per alcuna ideologia, dell’attendibilità oggettiva e soggettiva della parola dell’accusa (ivi comprendendo le sue abitudini sessuali, suoi atteggiamenti abituali e le sue qualità morali) deve essere assolutamente presente (e non avere la minima possibilità logica di essere interpretabile altrimenti), se la valutazione di veridicità della deposizione della presunta vittima è decisiva per l’esito del processo.
    Se poi mancano riscontri oggettivi, per me si dovrebbe assolvere comunque (unus testis nullus testis), ma qui servirebbe cambiare il Codice Rocco fascista…

  2. giovanni says:

    Flavio ha ragione al 100%…

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