Ragazza allontanata dalla famiglia ritorna a casa dopo un anno

Una ragazza di 14 anni inizia con le compagne di scuola un gioco pericoloso… riferisce ad un parroco (che all’interno della scuola tiene corsi sul disagio giovanile) qualcosa di troppo grande e di cui non è in grado di comprenderne le conseguenze. Lo fa in modo confuso e frammentario, raccontando di improbabili atti di libidine dei fratelli e del padre in auto durante un viaggio di famiglia, alla presenza della madre che però non si accorge di nulla e pertanto viene da subito scagionata dalla stessa minore.

Il servizio sociale parte lancia in resta, e relaziona il tribunale dei minori proponendo l’immediato allontanamento della minore ed il collocamento in casa famiglia. Il P.M *** del tribunale di *** legge gli atti, e giudica le dichiarazioni di *** non attendibili, perciò si oppone all’allontanamento, ma emette comunque un decreto di presa in carico della minore da parte del servizio sociale per l’accertamento delle sue condizioni psico-fisiche. E qui che accade l’incredibile, un vero delirio di onnipotenza. L’assistente sociale, di concerto con una psicologa, ignora tale disposizione sull’allontanamento, non essendo stata in grado di capire ciò che un P.M. ha invece perfettamente compreso, ed agisce arbitrariamente nonostante il decreto parli chiaro: la minore non deve essere allontanata. Invece, *** viene lo stesso prelevata dalla scuola in assenza della forza pubblica, che naturalmente non è chiamata in causa, e vengono solo successivamente relazionate al P.M. le “gravissime motivazioni” renderebbero necessaria la sottrazione.

Trascorrono così 12 mesi, durante i quali il contatto da parte della minore con i propri genitori viene totalmente precluso. Nel contempo la causa avviata per le presunte molestie viene archiviata nel dicembre 2011 poiché il fatto viene ritenuto insussistente. Ma questo non è sufficiente all’ assistente sociale, la quale continua a non permettere incontri con i genitori. Nell’aprile 2012, a seguito di alcuni colloqui con gli assistenti sociali – che, si noti, nel frattempo non hanno avviato alcun percorso di sostegno ai genitori – viene finalmente concessa una visita in spazio protetto per la madre e successivamente in data da stabilirsi per il padre.

*** esce dalla comunità e torna a casa manifestando la ferma volontà di restarvi; è una ragazza completamente diversa da quando ha lasciato casa, ora fuma, si è tinta i capelli e si è fatta due pearcing sul viso, precocemente adultizzata dalla permanenza in una comunità che avrebbe dovuto sostituire la famiglia nella sua educazione e preservarne l’adolescenza. Già precedentemente chiamata in causa dai genitori, l’associazione Pronto Soccorso Famiglia di Antonella Flati (che ha già risolto casi di arbitraria sottrazione denunciato pubblicamente alcune case famiglia) ha preso in carico la vicenda contro l’abuso perpetrato dal servizio sociale, e oggi, sebbene volontariamente e senza alcun decreto del giudice, la ragazza 15enne ha fatto rientro, con determinazione, dentro le proprie mura domestiche. Inoltre, sembra che l’associazione P.S.F. avesse avviato, su richiesta dei genitori, una vera e propria attività investigativa che ha portato alla scoperta, documentata con filmati che riprodurrebbero le ragazze ospiti della casa famiglia, accompagnate in locali notturni pesantemente truccate, abbigliate con minigonne e calze a rete.

Sorge spontaneo a questo punto chiedersi…chi è questa assistente sociale che ha deciso, ignorando le disposizioni di un decreto, di sottrarre una ragazzina al proprio nucleo familiare inibendo gli incontri, escludendo anche i fratelli ed i nonni da sempre partecipi alla vita di *** per ben 12 mesi ? Non è un magistrato, è una impiegata del comune, ma a quanto pare…lo può fare!  L’assistente sociale ha avuto dunque ragione sul decreto del giudice, dimostrando un potere a cui nemmeno i giudici minorili osano opporsi….è possibile quindi, ci si chiede, che ora il servizio sociale sia diventato un organismo dotato del potere di decidere della vita di un minore e della sua famiglia al pari del del tribunale?

I genitori, molto provati dalla privazione della propria figlioletta per un così lungo periodo sono in attesa del termine di questa vergognosa storia e sperano che la ragazzina possa restare  definitivamente in famiglia.

Fonte: http://www.adiantum.it/public/2952-cinisello-balsamo,-ass.-psf–il-servizio-sociale-si-sostituisce-al-tribunale–.asp#.T6FqZj0ljn0.facebook

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