Cade un mito della Psicologia forense: l’affidamento alternato fa bene ai figli dei separati

Un avamposto importante conquistato nel nome dei figli.

Un evento molto importante, quasi di portata epocale, si è verificato nell’ambito delle audizioni della Commissione Giustizia del Senato relative al DDL 957 per la riforma dell’affido condiviso.

Il Collegio Nazionale degli Ordini degli Psicologi ha infatti depositato un documento innovativo nel quale esprime un parere assolutamente positivo nei confronti delle cure paritetiche e dell’affido alternato.

Il documento cita innanzitutto due importanti ricerche, ovviamente estere dato che in Italia l’affido alternato non è mai stato utilizzato su larga scala. Queste hanno evidenziato non solo una sostanziale innocuità ma addirittura importanti benefici sui minori derivanti dalla custodia alternata.

Cade così, di fronte alle più autorevoli acquisizioni scientifiche, un primo paradigma ideologico dietro al quale la nostra magistratura (seguita da tanta avvocatura) si è trincerata da decenni: “l’affido alternato è nocivo, è destabilizzante”.
Chissà cosa diranno ora il Prof. Carlo Rimini, la Prof.ssa Ferrando, il Sottosegretario Casellati, l’Associazione italiana dei Magistrati per i Minorenni e la Famiglia, l’avvocato Gassani, le Camere Minorili Penali, l’Organismo Unitario dell’Avvocatura, l’AIAF che, spingendosi su un terreno scientifico a loro non congeniale, ultimamente si erano espresse contro l’alternanza.

Il dramma derivante dalla grossa difficoltà con cui il magistrato medio italiano (dotato giuridicamente ma a differenza del collega anglosassone spesso digiuno di basi e mentalità scientifica) tende ad acquisire nel proprio lavoro le informazioni provenienti dai laboratori e dagli operatori scientifici non è nuova: i “geni della violenza” sono arrivati come motivo di attenuante in un Tribunale italiano 15 anni dopo l’esordio statunitense e il test del DNA oltre 4 anni dopo l’esordio britannico.

Il Collegio Nazionale cita poi, a supporto della necessità di un coinvolgimento paterno promosso anche dalle leggi, uno straordinario studio epidemiologico pubblicato nel 2007 sulla rivista degli Acta Pediatrica e già divulgato da Vittorio Vezzetti nel 2009 sulla prestigiosa Rivista della Società italiana di pediatria preventiva e sociale. Qui il contributo paterno, concettualizzato come Tempo di coabitazione, Impegno e Responsabilità ha dimostrato con validazione statistica (nella rivisitazione di 24 studi longitudinali svolti in 4 Continenti) di  essere in grado di ridurre i problemi psicologici nelle giovani donne, di ridurre il disagio comportamentale e la delinquenza nei ragazzi, di migliorare lo status economico dei minori, di migliorare lo sviluppo cognitivo.

Cade così un altro mito della Psicologia forense espresso dalla frase “quello che conta non è la quantità ma la qualità”, dietro alla quale CTU e magistrati si sono spesso nascosti al momento di definire diritti di visita di poche ore al mese. Invece la ricerca medica internazionale ha studiato e definito l’importanza della variabile Tempo (quindi la quantità) smentendo il vetusto assioma. Anche perchè è difficile fornire buona qualità se si ha a disposizione una quantità di tempo spesso ridicola e in condizioni ostili.

Con buona pace della maggior parte degli operatori del Diritto il Collegio Nazionale degli Psicologi ha fornito un parere chiaro e scientificamente inoppugnabile sui benefici dell’alternato e delle cure paritetiche. Dietro a cosa si nasconderanno ora i nostri amici magistrati per continuare a emettere i soliti provvedimenti sbilanciati che finio a luglio campeggiavano su un facsimile di proposta suggerito dal sito del Ministero della Giustizia?

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Leggi anche L’Ordine Nazionale degli Psicologi favorevole al vero affido condiviso

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4 risposte a Cade un mito della Psicologia forense: l’affidamento alternato fa bene ai figli dei separati

  1. Dario Tonna scrive:

    Che brutta esperienza. Esco dall’udienza al tribunale dei Minori di Milano dove, con la mia ex compagna e i rispettivi avvocati, abbiamo presentato un’accordo congiunto contenente il nostro progetto di affido congiunto con i relativi tempi di collocazione per nostro figlio di 5 anni e mezzo. E’ stata una doccia fredda.
    Il nostro progetto, messo in pratica un anno fa, prevede che nostro figlio stia: lunedì e martedì dalla mamma, mercoledì e giovedì dal papà, fine settimana alternati.
    In caso di malattia starà comunque con la mamma.
    Prima di procedere in questa direzione abbiamo sostenuto per 6 mesi un perscorso di mediazione famigliare presso uno studio specializzato e valutato la nostra scelta consultando anche una psicologa infantile.
    Da un anno stiamo applicando questo progetto e ci riconosciamo il lui, tutti e tre. Con gli strumenti di valtazione che abbiamo come genitori qualsiasi e con l’accortezza di monitorare e coinvolgere in questa esperienza chi ci circonda: scuola, parenti, amici. Nessun campanello di allarme ad oggi è suonato.
    Abitiamo nella stessa città, a poche centinaia di metri di distanza.
    Abbiamo inserito nell’accordo che ci impegniamo a mantenere questa organizzazione logistica che è comunque stabile.
    Il giudice che abbiamo incontrato ci ha detto che questo accordo è improponibile al Tribunale è che verrebbe al 99% respinto. Che i figli devono avere una casa di riferimento, che non sappiamo i rischi a cui potrebbe andare incontro il nostro bambino perchè lui non sa esprimersi.
    Tutto da rifare. Un anno e mezzo di sacrifici, lavoro su di noi come singole persone, lavoro con specialisti, valutazioni, scelte. E adesso? Possibile che in un anno e mezzo mediatori, psicologi, avvocati non sapessero? Il Giudice ci ha rinviato, dicendoci di presentarci con una proposta accettabile. Qual’è? Collocazione di nostro figlio presso un solo genitore, la madre però. Suddivisione dei tempi di visita/permanenza anche paritari ma una casa di riferimento, niente bambini con la valigia. E il progetto di bigentorialità dove finisce? Se qualcuno leggendo avesse informazioni da darmi sarei molto grato di condividerle. Grazie,

  2. NANDO scrive:

    you tube: 22 09 2011 abuso sul minore vittorio vezzetti (palermo)

  3. roberta bevilacqua scrive:

    Ma meno male che c’è ancora qualche giudice intelligente perché francamente avevo ormai perso le speranze visto quello che succede!

  4. Antonio scrive:

    gentile Roberta Bevilacqua
    mi dispiace leggere altrove delle tue disavventure, deve essere veramente duro da ingoiare. Ne sanno qualcosa i milioni di genitori separati messi in condizioni difficilissime.
    Penso di parlare a nome di quasi tutti quando dico che combatterei contro qualsiasi ingiustizia nei confronti di un rapporto figlio-genitore, che sia commessa ai danni del rapporto con la mamma o ai danni di quello con il papà, che sia commessa dai tribunali o dai servizi sociali.
    Non possiamo permettere alle istituzioni di violentare i nostri figli a nome di una loro ideologia senza alcuna prova scientifica.
    Nel tuo caso, e sottolineo che ogni caso è diverso e cambia radicalmente anche da un giorno all’altro e soprattutto con il passare degli anni, non posso commentare, oltre a chiederti per il bene psicologico ed emotivo di tuo figlio di favorire ove possibile ogni momento che suo figlio potrà passare con suo padre (anche se a volte è un uomo che vorresti strangolare!)

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