Federica Puma, c’era una condanna penale per sottrazione di minore

Otto mesi di reclusione e’ la condanna inflitta a Federica Puma per aver commesso il reato di sottrazione di minore essendo fuggita di casa insieme alla figlia di 7 anni, sottraendo quindi quest’ultima al padre.

Del caso di Federica Puma avevamo parlato qui.

La vicenda va avanti dal 14 dicembre del 2011, quando la bambina su richiesta dei servizi sociali e’ stata affidata alla casa famiglia di Roma. I genitori separati sono da anni in conflitto.

Federica Puma e’ stata condannata il 7 giugno scorso dal giudice della nona sezione penale del tribunale di Roma, Ettore Pedicini ma del provvedimento giudiziario si è avuta notizia solo oggi 4 luglio.

Da tempo Federica Puma si batte per riavere la figlia anche con manifestazioni ed una petizione firmata da migliaia di persone.

http://www.agi.it/cronaca/notizie/201207041659-cro-rt10190-bambina_contesa_la_mamma_condannata_a_8_mesi_di_reclusione

http://www.centriantiviolenza.eu/dirittoeminori/pages/bambina-allontanata/

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23 risposte a Federica Puma, c’era una condanna penale per sottrazione di minore

  1. Simona scrive:

    incredibile. Questo è un caso emblematico, il padre dipinto come un mostro che se ne sta riservato e in silenzio, la madre condannata per aver impedito i rapporti con il padre in un processo… quindi ritenuta colpevole in sede penale da una giustizia normalmente di manica larga con le giovani donne… e se ne va a giro per tv a fare la vittima. Non è possibile andare avanti così’, le televisioni perché hanno ignorato che la signora era sotto processo?

  2. Trovo discutibile il vostro sostenere la collocazione di un minore in una struttura protetta in caso di divorzio conflittuale.
    In che modo il minore è tutelato dalla pratica di allontanarlo da entrambi i genitori nel caso in cuio uno dei genitori richieda l’affido esclusivo?
    Come mai, nel caso di Federica Puma, il minore non è stato affidato al padre, che sembrerebbe l’altro soggetto offeso dal reato di sottrazione di minore?
    Il collocamento di un minore in una struttura protetta è forse proposto come arma dissuasiva contro coloro che agiscono presso i servizi sociali segnalando un comportamento pregiudizievole da parte di un genitore verso il figlio?

  3. Sono per l’affido ai servizi sociali -precisando: affido a personale estremamente competente dei Servizi Sociali, qualora se ne trovasse- nel caso di minore vittima di conflittualità genitoriale esacerbata.

    Il problema è nella nostra ipocrisia: se vediamo due genitori con un’arma vera in pugno, pensiamo tutti che il minore corre un gravissimo pericolo e riteniamo l’allontanamento dai suoi genitori un obbligo -non una scelta- da eseguire con immediatezza.

    Quando l’arma non è di ferro, ma di parole e comportamenti -tutti sappiamo che la conflittualità giudiziaria è gravemente lesiva- facciamo gli scandalizzati.

    La conflittualità tra genitori per l’affido del minore ha effetti tragici sul bambino, e il bambino deve esserne protetto.
    Chiaro che occorrono adeguati accertamenti al fine di rintracciare le reali responsabilità e strumentalizzazioni, ma domande come quella sua sono fuorvianti -estremamente fuorvianti, direi- perché generalizzando un problema danno la forza a stereotipi inconsistenti.

    Segnalare un comportamento pregiudizievole è un obbligo a tutela del minore.
    Aggiungendo però che tra i comportamenti più pregiudizievoli per i minori, a mio avviso degno di sospensione della potestà genitoriale, vi è la produzione di false accuse contro l’altro genitore.

    Dr. Gaetano Giordano

  4. Roberta Sibaud scrive:

    L’Avvocato Giuseppe Lipera, legale della Signora Puma, ha così
    commentato la condanna:
    “In effetti c’è poco da dire.
    Una sentenza di primo grado, ancora soggetta a gravame e poi ancora a
    ricorso in Cassazione, è giuridicamente tam quam non esset, cioè una
    cosa che non esiste.
    Per di più, conoscendo a fondo i fatti e le vere risultanze
    processuali oggettive, posso affermare, con estrema tranquillità e
    convinzione, che essa è una sentenza tanto ingiusta quanto errata.
    Il Giudice certamente ha sbagliato.
    La povera Federica, allora peraltro giovanissima, non aveva altre
    strade: il compagno le intimò di andarsene da casa, con fare da
    ripudio, perché non sopportava i pianti della neonata né tollerava che
    la giovane madre la consolasse o la cullasse, pena minacce di morte.
    “Falla schiattare!” le disse.
    A quel punto la giovane madre fu costretta ad andare via, ma non fuggì
    perché chiese aiuto ai Carabinieri della vicina stazione che gli
    consigliarono, anche loro, di andarsene.
    Quando lui sopraggiunse, nella stazione dei CC di Trastevere, ebbe
    addirittura ad aiutarla a salire sul taxi con la neonata.
    E tutto questo, provato nel processo, dimostra che la giovane Federica
    Puma ebbe a sottrarre la minore al padre?
    Ma per favore, finiamola e siamo seri!
    Stiamo parlando di una sentenza di primo grado che sarà sicuramente
    ribaltata e che provoca solo sconcerto!
    Attendo, nei modi e termini di legge, di presentare atto di appello
    motivatissimo e sono sicuro che la Corte di Appello di Roma
    ristabilirà verità e Giustizia.”
    http://www.informazione.it/c/F83E5836-9E95-464E-8E89-26E967919178/Caso-Federica-Puma-bambina

  5. Romina scrive:

    Non esiste avvocato che dia torto al proprio cliente, si tratterebbe di infedele patrocinio.

  6. Dott. Giordano,
    Lei parla spesso di conflittualità: Il termine “conflitto” deriva dal latino conflictum , da confligere, che letteralmente significa “scontrarsi”. “Scontrarsi”, però, significa “incontrare qualcuno”. Siamo sempre stati abituati a considerare il conflitto come un combattimento, uno scontro, un’opposizione, sottolineandone più l’aspetto del “contrasto” piuttosto che quello dell’”incontro” e quindi del “cambiamento” che inevitabilmente un conflitto comporta. L’incontro con l’altro è alla base della “relazione”, dal latino res + azione, che significa “portare qualcosa insieme che non è più soltanto l’Io o il Tu ma il NOI”.
    Due persone che si separano spesso sono andate molto oltre il conflitto, e sono arrivate ad una profonda incomunicabilità in cui non vi sono più certezze condivise sulle quali costruire un dialogo costruttivo. Non credo sia corretto parlare di “armi” contro il minore, perché non c’è la volontà di procurare danno in questi casi, ma c’è solo dolore, che ha bisogno di tempo e di cure per essere digerito. Non credo che la scelta più onesta in questi casi sia paventare l’allontanamento del minore dalla famiglia, che non solo non tutela il minore (già vittima dell’ansia da disgregazione, rischia, vedendosi allontanato dagli affetti, di colpevolizzarsi ulteriormente per una situazione che già di per sé genera sensi di colpa), ma non aiuta neanche i genitori a ricostruire un dialogo, visto che li precipita in una nuova e più grande spirale di dolore.
    Si, l’affido ai servizi sociali a me suona come una minaccia: “risolvete i vostri problemi o vi togliamo i bambini”, una minaccia che troppo spesso non si accompagna a nessun tentativo di comprensione: quali sono i problemi? Quali sono gli strumenti più idonei a risolverli?
    Spesso, dietro la totale incapacità di comunicare, si nascondono patologie. Ed è questo che sostiene la signora Puma, che il marito sia malato, particolare che questo articolo non cita affatto.
    D’altra parte, ci sono gli estremi per sospettarla, una patologia, visto che il signore in questione non chiede la bambina in affido esclusivo, come farebbe qualunque padre amorevole, bensì vorrebbe darla in adozione.
    L’affido esclusivo, comunque, non pone come condizione l’esclusione di un genitore, che può continuare a vedere i propri figli, ma stabilisce che uno dei genitori è più idoneo dell’altro a prendere decisioni riguardo il benessere del minore, e nel caso ci fosse in ballo una patologia non vedo cosa ci sia di aberrante in una madre che fugge di casa per proteggere se stessa e la figlia dagli attacchi d’ira di un uomo che non è “cattivo”, ma semplicemente anch’egli vittima, del suo male.
    In conclusione, quello che non mi è piaciuto dell’articolo, è che ha riportato solo parte dei fatti, e questi fatti li ha strumentalizzati a sostegno di una teoria, presentando la signora Puma come una madre vendicativa che vuole sottrarre la figlia ad un povero padre indifeso. E anche raccontata così, la storia scricchiola, visto che rimane incomprensibile come mai, nel caso di una madre vendicativa che fugge sottraendo un minore, la soluzione migliore sia l’affidamento ad una struttura piuttosto che al povero padre deprivato dei suoi diritti.
    Non trovo neanche corretto il suo tono velatamente ironico – “precisando: affido a personale estremamente competente dei Servizi Sociali, qualora se ne trovasse” – che mira ad instillare il sospetto che l’unica persona veramente competente sia Lei.

  7. Gentile e chiarissima Signora Chiara,
    La ringrazio sentitamente della lezione che mi ha dato.
    Ho preso appunti, e ora studierò l’etimologia del “conflitto”.
    Nel caso scoppi la III Guerra Mondiale sarà mia cura segnalare ai Potenti della Terra la sua teoria, in modo che il Mondo possa validamente giovarsene.

    Per quanto riguarda la sua ipotesi che l’affido del bambino ai servizi in caso di eccessività conflittualità genitoriale sia una minaccia, le do ragggione (ci metto tre “g” così è più contenta. Le do una ragggione sostenuta, insomma).

    Però per il bambino è una sicurezza: di non essere sconvolto dal conflitto.
    E siccome io prediligo una logica puerocentrica alle esigenze narcisistiche e onnipotenti dell’adulto, che vuole star tranquillo e tranquillizzato a spese delle tragedie del figlio, insisto nella mia ipotesi.

    Morale: che l’adulto la percepisca come una minaccia non me ne può importare niente. Anche perché quello è un adulto terribilmente infantile: dovrebbe percepire come minaccia la sofferenza che crea al figlio, e invece evidente/mente non gliene frega niente, del fatto che il figlio sia minacciato da un conflitto.

    Adesso le do, gratis, una piccola consulenza: l’idea che io “miri ad instillare il sospetto che l’unica persona veramente competente sia io” è un processo alle intenzioni.

    In psicologia è definibile, in questo caso, come “proiezione”.

    La “proiezione” è un meccanismo di difesa arcaico e primitivo che consiste nell’attribuire all’altro sentimenti o caratteristiche propri. E’ cioè una dissimulazione di un contenuto positivo o negativo che l’individuo dovrebbe riconoscere ma che rifiuta perché il contenuto è immorale o inaccettabile oppure di un contenuto inconscio non riconosciuto.
    Ergo: pensi a sé stessa, e non venga ad attribuire a me intenzioni sue. Altrimenti mi metto io a fare lo pissicologo con lei. E sicuramente ci riesco meglio.

    Le do una prescrizione, ora: mi scriva una risposta tutta arrabbiata, e di almeno venti righe.
    Mi raccomando: arrabbiata, e minimo di venti righe.

    Quando avrà fatto il compito, le darò il voto e se sarà fatto bene mi congratulerò pure con lei.

    Buon week end!

  8. Gent.mo Dott. Giordano,
    e di cosa mi dovrei arrabbiare? Se mi arrabbiassi ogni volta che qualcuno fa dell’ironia per sminuire le me opinioni, avrei dimenticato come si sorride anni fa.
    Io non proietto proprio niente, ma grazie per la precisa definizione.
    Io analizzo il linguaggio che Lei usa, e credo che molti potranno confermarLe che l’incipit di questo Suo intervento “Nel caso scoppi la III Guerra Mondiale sarà mia cura segnalare ai Potenti della Terra la sua teoria, in modo che il Mondo possa validamente giovarsene” è chiaramente sarcastico e quindi vuole significare, letteralmente, qualcosa come “quanto è poco significativo ciò che scrive, signora mia”.
    Beh è la sua opinione, e conta poco quanto la mia.
    Quello che conta, invece, è che la minaccia è un reato, e non è tanto ininfluente in ambito giuridico il fatto che un adulto, per quanto preda di esigenze narcisistiche, venga minacciato. La rimando per questo al codice penale.
    Sul fatto che un minore vada allontanato dai genitori nel momento in cui fra i due genitori v’è conflitto”per proteggerlo” dal conflitto stesso, La prego di riascoltare le urla della piccola Beatrice mentre implora la mamma di riportarla a casa.
    E di tenere conto del fatto che dalla convenzione di New York del ’91 è prassi il riconoscimento del diritto del minore, capace di formarsi un’opinione, di esprimerla liberamente in qualunque materia, dovendosi dare alle opinioni del fanciullo il giusto peso relativamente alla sua età e maturità.
    Ci sono parecchi punti oscuri in questa vicenda, che non si possono liquidare con un generico “è il bene della bambina”. L’unico “abuso” ascrivibile alla signora sembra la sottrazione di minore, avvenuta sette anni fa, sette anni in cui però i servizi sociali hanno ritenuto di tutelare la bambina dal padre attraverso gli incontri protetti.
    Il padre prospetta di dare in adozione la bambina e si configura un reato di abuso nei termini di grave trascuratezza verso la bambina, mentre nel padre un alto grado di anaffettività. C’è una madre che viene descritta come amorevole negli anni precedenti a questa inaspettata svolta…
    E chi parla di bussiness delle case-famiglia.
    C’è poco da ironizzare, Dott. Giordano.

  9. Bravissima!
    Trentadue righe circa, considerando tutti gli a capo.

    Le do:
    10 per l’interpretazione della mia interpretazione

    4 però per il concetto di minaccia: lei parla di un reato, io di una disposizione di legge a favore dei minori.
    Se il genitore conflittivo e lesivo se ne sente minacciato, mi fa piacere.
    Come mi fa piacere che il pedofilo si senta minacciato dagli strali della legge!
    O secondo lei questo è un reato?

    10 per la difesa della Mamma. La Mamma è sempre la Mamma!
    3 per l’analisi del linguaggio: il non verbale non lo ha ascoltato, e come fa a fare l’analisi?

    10 per le Urla della Bambina. In storie come questa non mancano mai. Ne ho sentite tante anche io.

    Per il resto, veda lei.

    Sono sicuro che questa volta non mi risponderà!!!

  10. Tullio scrive:

    Smentita Ufficiale partecipazione evento del 6/07/2012 “Una meta per la libertà”
    Numerosi comunicati stampa hanno abusivamente affermato, contro verità, dunque, la presenza del Sig. Bova alla manifestazione “Una Meta per la Libertà” presso il Cus Roma in via Tor di Quinto, evento organizzato a sostegno del caso di mamma Federica Puma. Il Sig. Bova, nel pieno rispetto delle finalità dell’evento, prende le distanze dagli organizzatori della manifestazione e dalla manifestazione stessa che tramite uffici stampa ha millantato la sua presenza ed adesione senza che ne fosse stato informato ed invitato a partecipare. Da sempre Bova tiene fede agli impegni presi con particolare riferimento alle tematiche sociali nel momento in cui viene contattato ed invitato ad un evento, cosa che in questa circostanza non è mai accaduta.

    http://a2.sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc6/251933_245773822207021_1926176172_n.jpg

  11. Tullio scrive:

    Questa della Sig.ra Puma sembra una vicenda costellata di menzogne cui hanno vergognosamente prestato il fianco giornaletti e qualche rete televisiva nazionale. Una storia vergognosa e piena di bugie sparse al pubblico come verità

    https://www.facebook.com/OfficialSiteRaoulBova/posts/10151026062212766

  12. aldo scrive:

    queste sono le ultime sentenze che la dicono lunga di come dovrebbe la magistratura italiana comportarsi.
    Tribunale di Varese, Sezione I, del 03.02.2011 specifica che “l’art. 8 della Cedu, imponendo il rispetto della vita familiare, obbliga le autorità nazionali a tutelare i rapporti tra i membri di famiglia e, in caso di disgregazione del nucleo familiare, a garantire il diritto di visita del genitore non collocatario. Tale diritto di visita ovviamente va bilanciato essendo preminente l’interesse del minore soprattutto là dove si tratti di assumere misure coercitive. Nell’ambito di queste valutazioni, è però essenziale che i provvedimenti del giudice siano caratterizzati dalla tempestività della loro esecuzione. Inoltre, la mancanza di collaborazione dei parenti separati non dispensa le autorità competenti dall’adottare tutte le misure possibili per mantenere i legami familiari, misure che devono essere tali da assicurare al genitore di poter effettivamente godere del suo diritto di visita”.

  13. Ci tengo a sottolineare che non ho mai inteso parlare di archetipi, ma della signora Puma e della sua bambina, due persone in carne ed ossa, e di un caso concreto.
    Ho espresso i miei dubbi sul fatto che questa donna in particolare possa rientrare nelle categoria di “genitore confliggente”, intesa come una persona che mossa solo dal rancore e per desiderio di vendetta verso l’ex partner si muova per vie legali allo scopo di troncare ogni rapporto figlio-genitore, poiché in questo particolare caso, il padre sembra escludersi da sé da ogni rapporto, richiedendo addirittura per la figlia l’adottabilità.
    Aggiungo che è molto difficile, dal punto di visto empatico, sentirsi solidali con un genitore che valuti come necessaria la segregazione della figlia; forse un “professionista” può reputare di dover rimanere insensibile al pianto disperato di una bambina, ma che lo rimanga un genitore…
    Ma le mie domande circa questi particolari del caso non citati negli articoli ad esso relativi sono state abilmente eluse. Come in realtà è stata abilmente elusa ogni altra domanda sul caso in oggetto, ad esempio il perché, come è prassi ormai, il Tribunale non tenga conto del parere del minore.
    Per rispondere al Dott. Giordano, per quanto le mie interpretazioni possano essere imprecise visto che non dispongo del “non verbale”, azzardo ancora che Lei appare molto immaturo dileggiando una persona che con civiltà esprime una opinione diversa dalla sua.
    E Le faccio notare che i suoi colleghi, quando parlano in veste professionale, come qui
    http://www.lavalledeitempli.net/2012/06/30/limportanza-del-legame-caso-federica-puma-di-irene-grado/
    citano fonti, ricerche scientifiche, dati, mentre Lei rimane autoreferenziale: “Se il genitore conflittivo e lesivo se ne sente minacciato, mi fa piacere”, e questo non la fa apparire neanche molto professionale.

  14. Giacomo T. scrive:

    Come commento generale, secondo me la soluzione ottimale non è né la casa protetta né l’affido ai Servizi Sociali.

    Infatti, nel caso di genitori davvero pericolosi per i figli, i Servizi non hanno di fatto alcuna possibilità di intervento. Perché mai chi viola la legge dovrebbe dare ascolto ai Servizi? Guardate ad esempio questo altro caso: una donna che si è messa a denunciare a vuoto i Servizi Sociali

    http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_16/showXhtml.Asp?idAtto=54232&stile=6&highLight=1

    Vista la falsa accusa di pedofilia, il contenuto abnorme dell’interrogazione parlamentare ed il tentativo di negare che l’alienazione genitoriale è un abuso sull’infanzia, mi aspetto che ci sia dietro un certo avvocato già coinvolto in vicende che hanno devastato bambini innocenti.

    Secondo me la soluzione migliore per i bambini è l’affido a parenti del genitore alienato.

  15. Egregia dr.ssa Lo Scalzo,

    mi perdoni, sic, mi perdoni, sic & sic, mi perdoni mi perdoni & ancora sic, se non ho citato bibliografia scientifica.

    Qui, non l’ho citata.
    Perché qui, se devo discutere con lei, la prendo come divertissment simpatico, sbizzarrendomi un po ‘ a farla irritare (vedo che ci riesco bene: è arrivata all’offesa …parapsicologica).

    Non mi metto certo a perder tempo per mostrare a lei la bibliografia scientifica.

    Le dirò una frase che confermerà i suoi sospetti sulla mia autoreferenzialità, mon cherie, visto che adora trovare le prove per essere aggressiva e offensiva.

    Allora: la bibliografia sono io.

    Se lei cerca su Google “mobbing genitoriale” vedrà un mucchio di citazioni.
    Sia che mi siano attribuite, sia che siano copiate senza citare l’autore, in ogni articolo o intervento che parla di mobbing genitoriale ci sono frasi e concetti presi dai miei articoli.

    Faccia la prova: selezioni qualche frase di qualche articolo e guardi se prima o poi non porta -il più delle volte copiata per intero- a quanto ho scritto io su Psychomedia in tema di mobbing genitoriale, alienazione genitoriale, e conflittualità nelle separazioni. Ho scritto su un mucchio di aspetti del problema, e in un mucchio di riviste scientifiche.
    Ho scritto anche un articolo che -tutti preferiscono dimenticarlo perché dimostra la mia terribile indipendenza concettuale- mi attirò un bel po’ di antipatie dalle associazioni di padri separati: fu pubblicato -NEL 2004- nel numero 18 della Newsletter della Associazione Italiana di Psicologia Giuridica. si intitolava: “Le associazioni di genitori separati”, per il quale alcuni presidenti DI ALLORA di alcune associazioni di padri volevano predisporre adeguate vendette; http://www.aipgitalia.org/media/pdf/Newsletter18.pdf

    Psychomedia, invece, è una Rivista Specialistica, come tale regolarmente registrata in Tribunale.

    E’ fra LE PRIME OTTO-DIECI AL MONDO IN CAMPO SPECIALISTICO PSICHIATRICO PER NUMERO DI CONTATTI GIORNALIERI.
    E’ diretta da uno specialista e ha un comitato scientifico che vaglia gli articoli.

    Per Psychomedia io dirigo e coordino l’Area “Disagio familiare, Separazioni e Affido dei Minori”
    http://www.psychomedia.it/pm/grpind/sepindx1.htm

    Lì trova un bel po’ di miei articoli (regolarmente citati, o copiati, o clonati in un mucchio di altri siti senza attribuirmi nulla).
    Sul “Mobbing Genitoriale”, tema ormai citatissimo in una infinità di siti, sono il primo ad avere scritto, nel 2004. Probabilmente l’unico, con produzioni originali, anche se lo vedo citato un mucchio di volte.
    Amen, dunque, alla autoreferenzialità.
    Se devo parlare seriamente ad un pubblico di specialisti, tiro fuori dell’ottima bibliografia, e pubblico anche colleghi – ovviamente anche chi ha opinioni diverse dalla mia.
    Ma se devo giocare a postare i commenti in risposta a lei, mi scusi, non mi ci impegno proprio, a cercar rigore scientifico e letteratura di riferimento.
    Mi fa piacere per la Valle dei Templi che pubblica articolo di così alto Grado e grado, ma io qui non mi ci impegno proprio.
    Mi diverto, pur scrivendo cose abbastanza pensate e valutate, e basta.
    Se vuole dell’ottima bibliografia, c’è, dunque.

    Sono io e quello che ho raccolto io.
    Vada e legga, poi discutiamo.

    Buona settimana!

  16. Caso Federica Puma madre di Beatrice
    ho letto alcuni commenti su Federica, prima di parlare pero’ andate a vedere i documenti che trovate online. Disconoscimento della figlia da parte del padre naturale quando ancora doveva nascere Beatrice, padre che preferisca darla in adozione piuttosto che alla mamma la bambina e’ stata rinchiusa in una casafamiglia nuova dove i minori devono rimanere almeno un anno (beatrice non ha subito nessuna condanna eppure le e’ stata inflitta la pena del carcere per almeno un anno). Commentate con cognizione di causa per favore qui c’e’ in gioco una bambina di 7 anni e sentite la telefonata della piccola.

  17. sabrina scrive:

    dietro le leggi, le sentenze ci sono persone, e le persone credo possano sbagliare…
    io non sono dottoressa, non sono psicologa e la mia visione è questa… vedo una mamma normale, come tante altre che usa ogni mezzo per cercare di risolvere nel più breve tempo possibile una situazione di disagio per sua figlia… probabilmente mi assalirete perchè parlo di disagio ma credo non ci sia un termine più adatto… penso che nessuna bambina faccia i salti di gioia a vedere il suo mondo stravolto… questa bimba ha cambiato scuola, amicizie, maestre e tutte le figure di riferimento… mi spaventa pensare a quello che prova… mi auguro che vengano prese le giuste decisioni perchè qui si parla di una bimba e questa esperienza potrebbe segnarla a vita…

  18. Vorrei chiarire un punto.
    Della storia di Federica Puma non so nulla e i miei commenti non si riferiscono in alcun modo a quella vicenda.

    La mia lunga esperienza mi dice che per avere un’opinione credibile e seria bisogna conoscere accuratamente tutta la vicenda, e dalle fonti dirette.

    Ripeto: della storia di Federica Puma non so nulla e i miei commenti non si riferiscono in alcun modo a quella vicenda.

  19. Elizabeth scrive:

    Avendo dei nipotini piccoli, non posso partecipare all’evento, ma sono molto addolorata da sette mesi per questa creatura e al posto della madre andrei dal presidente della Repubblica e mi legherei davanti a lui finché non mi rimetta in braccio la mia bambina! Complimenti a voi che avete organizzato questo evento di Rugby, perché in Italia non possano più succedere queste coro pietose. Per questa bambina e per tutti gli altri!

  20. Caterina Montalbano scrive:

    Io lascerei soltanto parlare la bambina. E mi sembra inequivocabile la sua disperazione e il suo desiderio di tornare dalla mamma. Credo che una bimba di 7 anni sia capace di esprimere la sua volontà e che necessariamente questa volontà DEBBA essere rispettata. RESTITUITE LA BAMBINA ALLA MADRE!!! BASTA!

  21. gieffeemme scrive:

    Sono un padre separato conflittuale e la mia ex é sicuramente, secondo il mio giudizio una che fa PAS, e tante volte ho sinceramente pensato “quella la strozzo” (assicuro che sono una persona molto pacifica)…sa dr Giordano perché non lo faccio? Ma perché mio figlio rimarrebbe senza nessuno in quel caso. Inoltre lavoro da anni con i servizi sociali e conosco la realtà delle comunità…e penso che un genitore naturale “difettoso”, se non é gravemente pericoloso, sia meglio di qualunque comunità…e persino degli affidi. HO lavorato nel campo degli affidi…ed anche lì mi creda é difficile assicurare che un affidatario sia di sicuro migliore dell’alienato. Piuttosto che in una comunità preferisco che mio figlia perda me, e le assicuro che lui é il bene più prezioso della mia vita.

  22. Gian J. Morici scrive:

    Pur leggendo gli scritti del Dr Giordano e i commenti postati, ho preferito finora evitare d’intervenire, essendo l’editore di uno di quelli che il sig. Tullio definisce “giornaletti che hanno vergognosamente prestato il fianco…”.
    Tra tutti i commenti che ho letto – alcuni anche ben articolati e pregevoli – ne ho individuati due, che, a mio modesto avviso, sono sufficienti a porre una pietra tombale sulla querelle:

    1) “Gaetano GIORDANO:
    Vorrei chiarire un punto.
    Della storia di Federica Puma non so nulla e i miei commenti non si riferiscono in alcun modo a quella vicenda.
    La mia lunga esperienza mi dice che per avere un’opinione credibile e seria bisogna conoscere accuratamente tutta la vicenda, e dalle fonti dirette.”

    2) “gieffeemme:
    Sono un padre separato conflittuale e la mia ex é sicuramente, secondo il mio giudizio una che fa PAS, e tante volte ho sinceramente pensato “quella la strozzo” (assicuro che sono una persona molto pacifica)…sa dr Giordano perché non lo faccio? Ma perché mio figlio rimarrebbe senza nessuno in quel caso. Inoltre lavoro da anni con i servizi sociali e conosco la realtà delle comunità…e penso che un genitore naturale “difettoso”, se non é gravemente pericoloso, sia meglio di qualunque comunità…e persino degli affidi. HO lavorato nel campo degli affidi…ed anche lì mi creda é difficile assicurare che un affidatario sia di sicuro migliore dell’alienato. Piuttosto che in una comunità preferisco che mio figlia perda me, e le assicuro che lui é il bene più prezioso della mia vita”.

    Orbene, come trovarsi in disaccordo con il Dr Giordano il quale ammette di non conoscere nulla della storia di Federica Puma e di non poter dunque esprimere alcun parere? Nella qualità di editore del “giornaletto”, tengo a precisare che nulla avremmo pubblicato di questa vicenda, se non ci fosse stata fornita adeguata documentazione comprovante la capacità genitoriale della Sig. Puma, attestata nel corso degli anni da più CTU, perizie, testimonianze ecc.
    Tutti atti in nostro possesso, di alcuni dei quali si può prender visione sul sito (http://www.lavalledeitempli.net/).
    Riguardo al Signor – e permettetemi di dirlo che lo è realmente -gieffeemme, ho solo un piccolo rimprovero da muovere: non essersi firmato con il proprio nome per esteso.
    Un Uomo, un Padre, che con il Suo commento ha dato una lezione di vita, di amore paterno, di onestà e di intelligenza a tutti noi, me compreso, trovo non sia giusto rimanga nell’anonimato.
    Il Suo nome, le Sue conclusioni, meriterebbero ben altre citazioni.
    A voi le conclusioni.
    Cordiali saluti
    Gian J. Morici

  23. Giovanna scrive:

    se si tratta di PAS di grado lieve, sono gli stessi esperti a non raccomandare protezioni forti. Ma se un bambino è vittima di PAS di grado grave, magari operata da una pedo-calunniatrice che assume negazionisti di questo abuso sull’infanzia per continuare a praticarlo, allora il bambino va salvato ad ogni costo

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