L’inferno del padre separato (senza diritti) — Corriere della Sera Veneto


Mai avrei immaginato di dover descrivere la mia nuova vita: quella del padre separato. Perlomeno non in questi termini. Di certo non pensavo sarei entrato in un girone infernale, in cui io e mia figlia che al tempo aveva 10 anni siamo stati spinti. Una storia che, a posteriori, avrei scoperto simile a tante altre di padri come me.

Una storia in cui la separazione da consensuale diventa causa e in cui mi son ritrovato ben presto a dover dimostrare di essere un buon genitore, mentre una donna lo è evidentemente per definizione. Oltre a questo il Giudice sentenziò che, oltre a mia figlia io debba mantenere anche la ex, donna che lavora, e mica casalinga, mica disoccupata. Un contratto a tempo indeterminato. Io sono un impiegato di banca con uno stipendio normale.

“Signor Sgorlon, lei lavora in banca, si faccia trasferire, vicino casa per risparmiare le spese…”

Sono schifato, che giustizia è mai questa che permette violenze psicologiche sui nostri figli, che saccheggia patrimoni perché qualcuno (sempre la donna) deve mantenere il suo tenore di vita, mentre qualcun altro (sempre l’uomo) viene mandato sul lastrico. Quale giustizia se ti sbattono fuori casa tua senza darti possibilità concrete di rifarti una vita?

In questa distruzione di affetti e legami, scopro che la legge  sull’affido condiviso (54/2006) viene sistematicamente disattesa dalla magistratura che l’ha stravolta e non la applica. La legge mette al centro i figli: prevede che abbiano il diritto di frequentare entrambi i genitori per lo stesso tempo, ma per un giudice 5, 6 giorni al mese con il padre sono un corretto bilanciamento. Sempre loro, i figli, devono essere accuditi e mantenuti da entrambi i genitori:in una parola il mantenimento deve essere diretto, l’assegno sparisce se non in casi di effettiva disparità di reddito. Eccoli qua, i nostri Giudici ci fanno sempre pagare assegni che, calcolati sul nostro 730 e non sui bisogni dei figli, altro non sono che redditi mascherati ed esentasse a favore della madre che non deve rendicontare le spese a fine mese.

La legge invece, non prevede invece nessun Genitore collocatario prevalente. Questa figura che i giudici hanno tirato fuori dal cilindro, non ha nulla a che vedere con il ‘condiviso’. Ma questa ‘figura’ ha il beneficio della casa coniugale per un tempo indefinito. L’usufrutto è legato all’indipendenza dei figli, non alla loro maggiore età. E questo privilegio viene sempre assegnato alle donne, indipendentemente da chi sia il proprietario dell’immobile.

Ed ecco la crisi che aggrava situazioni difficili, padri separati che frequentano i ‘ristoranti’ della Caritas, che non arrivano a fine mese tra mantenimenti affitti e nuove spese. Perché il mantenimento va pagato sempre e comunque,anche se ci sono problemi di lavoro. E bisogna  sperare che la ex non perda il suo di lavoro, perché la sua cassa integrazione siamo noi.

E attorno a noi c’è il silenzio.

I diritti di coppie di fatto,gay, carcerati, immigrati sono sui giornali tutti i giorni, noi siamo invisibili. Mentre Grillo urla in tv del diritto alla casa per tutti,per noi basta una riga di una sentenza per cancellare questo diritto. Anche se è casa nostra. La casa con tutti gli arredi è assegnata alla donna, mentre l’uomo deve uscire in 30 giorni,con i soli effetti personali. Siamo centinaia di migliaia, in aumento vertiginoso. Non si tratta di casi umani, ma di un vero caso, è un’emergenza sociale.

Donne che rivendicate i vostri diritti ogni 8 marzo e manifestate per la vostra dignità ad ogni piè sospinto, riflettete: quale dignità può rivendicare una donna che vive alle spalle di un uomo anche quando potrebbe lavorare e mantenersi?

Giudici. Le sentenze di separazione che scrivete o frettolosamente omologate, nulla hanno a che vedere con la legge. Rileggete ogni tanto l’articolo 3 della costituzione, ma soprattutto fate il vostro lavoro cioè applicate e fate rispettare la legge. La legge 54/2006 va applicata, non discussa tantomeno snaturata. La legge la fanno i miei rappresentanti in Parlamento. Voi siete funzionari dello stato, in ultima analisi anche nostri dipendenti.

Politici non vi chiedo nulla, negli ultimi anni avete dato uno spettacolo mediamente indecente. L’antipolitica l’avete fatta voi. Facciamo solo un accordo commerciale:do il mio voto a chi si prende carico dei miei diritti. Voglio un Tremaglia per i padri separati. Credetemi, il bacino elettorale è enorme

Fonte: http://nuovistilidivita.corrieredelveneto.corriere.it/2012/03/15/linferno-del-padre-separato-senza-diritti/#more-144

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One Response to L’inferno del padre separato (senza diritti) — Corriere della Sera Veneto

  1. Jan says:

    Questo viene capito da pochissimi. E’ bene tirar fuori ciò che viene nascosto … presto tutta questa sofferenza sparirà … ne sono sicuro

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