Diritto & Rovescio

...Le più sorprendenti sentenze

Sessismo giudiziario

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La legge è uguale per tutti a parità di sesso. Altrimenti si applica la pratica femminista a favore di donne e madri

 

Nazifemminismo: ragazza 21-enne fa incarcerare il papà disoccupato per avere il mantenimento

Sunday, December 23rd, 2012

Ha 50 anni ed è rimasto senza lavoro. Riesce a sopravvivere con il sostegno dei servizi sociali ma non ce la fa più a pagare l’assegno di mantenimento della figlia 21enne avuta dalla prima moglie. Per la legge però è inadempiente e quindi scatta la condanna: due mesi e venti giorni per violazione degli obblighi di assistenza familiare. E’ l’incredibile storia accaduta a Trento. L’uomo, ex autista di professione, ha un’altra bambina di 11 anni avuta dal secondo matrimonio. Disoccupato, da un anno non riesce più a versare i 250 euro alla figlia più grande. Ora il ‘paradosso’ della sentenza del Tribunale.

Il dramma dell’uomo, secondo quanto riportato dal Corriere del Trentino, era iniziato nell’aprile del 2010 quando, dopo anni di duro lavoro come autista, aveva perso l’impiego. Si era trovato a cinquant’anni disoccupato. Un colpo durissimo per lui, ma si era comunque rimboccato le maniche, anche per la sua figlioletta di soli undici anni, e aveva ricominciato a cercare un lavoro. Ma la crisi economica non aiuta e neppure l’età. Il cinquantenne si sarebbe trovato le porte chiuse da numerose ditte a cui si era rivolto e così aveva iniziato a fare piccoli lavoretti per recuperare qualche euro. Ma i soldi non erano comunque sufficienti per vivere.

Nel luglio del 2010 era stato costretto a chiedere un primo prestito al fratello perché gli avevano tagliato la corrente e l’acqua in casa perché non aveva pagato le bollette. Una situazione di disperazione che ha spinto l’uomo a chiedere aiuto ai Servizi sociali. I servizi passano 650 euro al mese per sedici mesi e poi si deve attendere altri otto mesi per prendere di nuovo qualche euro. La cifra, comunque, non basta a coprire tutte le spese e quindi il cinquantenne spesso deve ricorrere a prestiti; è impossibile per lui, quindi, versare la quota anche alla figlia maggiore.

Ma non è l’ex moglie a pretendere i soldi. La donna infatti non avrebbe mai preteso soldi da lui, ma essendo a sua volta in difficoltà economiche si sarebbe limitata a chiedere aiuto ai Servizi sociali. La Provincia di Trento nei casi in cui un genitore non versa l’assegno di mantenimento per i figli anticipa la somma disposta dal Tribunale, salvo poi rifarsi sul genitore inadempiente.

Nel momento in cui la donna ha chiesto i soldi al Servizio sociale è partita in automatico la procedura, quindi la richiesta di denaro al cinquantenne e poi la segnalazione che ha portato alla denuncia penale. E tutto questo nonostante l’uomo riesca a sopravvivere solo grazie al sussidio dei Servizi sociali. In udienza l’ex compagna ha spiegato al giudice che non vuole soldi dal suo ex, ma questo non lo ha salvato dalla condanna.

Fonte: http://affaritaliani.libero.it/sociale/a-21-anni-chiede-assegno-papa-disoccupato-condannato-al-mantenimento220212.html

Titolo originale: Trento/ A 21 anni chiede l’assegno di mantenimento: il papà disoccupato condannato a pagare

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La donna con l’amante va mantenuta, il marito a cui prudono le corna può essere denunciato

Monday, December 17th, 2012

I giudici hanno sancito che chiunque cerchi di impedire con l’uso della forza che il proprio compagno porti l’amante nella casa coniugale incorre in un reato penale. Anche qualora faccia uso di un atteggiamento violento per l’umiliazione subita o per «contrastare la condotta moralmente riprovevole» del proprio compagno.

Così Angelo, un cittadino romano che aveva cercato di impedire che sua moglie Stefania entrasse in casa con il proprio amante, si è visto confermare la condanna per «violenza privata» dai magistrati della Suprema corte. In un altro caso, i giudici hanno decretato che picchiare l’amante integra il reato di maltrattamenti in famiglia. E può costare la custodia cautelare in carcere. È successo lo scorso marzo a un 41enne di Messina, finito dietro le sbarre per avere alzato le mani su una donna con la quale intratteneva una relazione clandestina.

Ma c’è di più: perché il marito cornuto oltre al danno può subire anche la beffa finale. Con la benedizione del codice civile. La Cassazione ha stabilito che una donna che decida di fuggire con l’amante non perde il diritto di essere mantenuta dal marito.

In particolare, se la donna decide anche temporaneamente di andare a vivere con l’altro, in caso di divorzio al coniuge può essere chiesto di partecipare al soddisfacimento delle sue necessità. Senza dimenticare che è vietato offendere l’amante del proprio compagno – pena risarcimenti salatissimi – e che è assolutamente consentito raccontare bugie per difendere l’amante e il suo onore.

Fonte: http://www.ilgiornale.it/interni/altro_che_sfasciafamiglie_i_giudici_sdoganano_lamante/06-11-2011/articolo-id=555482-page=0-comments=1

Sentenze del genere rischiano di aumentare il numero di omicidi familiari e di tentare le donne al divorzio con grave danno per i figli.

Commenti dei lettori:

  • Ma questi pseudomagistrati chi c…. rappresentano ? in che mondo vivono ?? Faccio un appello alle loro mogli: approfittatene.
  • ma chi sono pochi giudici da emettere queste sentenze per poi essere in milioni di Persone a essere colpite ????
  • Continuate a dar retta a questi soggetti effeminati se non femmine direttamente, IO la giustizia so dove sta di casa e non mi servono questi cialtroni ! Dopo la beffa la faccio IO allo Stato, perchè dopo il gesto mi faccio pure mantenere ! Ingiustizia per ingiustizia meglio quella mia che almeno segue una certa logica maschile ! (il maschilista)
  • E se quei giudici fossero malati di mente? Allora urge la riforma della magistratura. Previa riforma del CSM.
  • E’ assurda questa sentsnza,io dovrei acconsentire di far entrare in casa mia la moglie con il suo amante e strare anche zitto,magari offrendogli anche un liquorino.Ma a che punto siamo arrivati,la magistratura sta entrando anche nelle mura domestiche e dice come ci si deve comportare.Non sto capendo più nulla.A quando ci diranno cosa bisogna indossare?.Premetto uno/a della sua vita la può gestire come vuole,senza recare danno agli altri,perciò se portare in casa l’amante farà sentire male l’altro coniuge e avrà crisi esistenziali come si comporterà la magistratura qualore il tradito farà denuncia per danno esistenziale?
  • La sinistra ha creato un clima di sfascio della famiglia. Unioni di femmine e di maschi deviati fra loro e adesso irregolari sono riconosciuti come legittimi malgrado il disordine sociale che vengono a generare. Ve la immaginate l’amante trans che pretende di entrare a pieno titolo nella casa di questo o di quel Presidente di importanti istituzioni politiche ,politiche giudiziarie o amministrative? La sinistra,prima ancora di prendere in mano il timone dello stato,già produce danni irreparabili alla società e segnatamente all’istituto familiare.
  • non fa altro che confermare la tendenza politica della magistratura in genere..!!!! E’ dalla sinistra che sono sempre state proposte, inoltrate e difese tutte quelle idee destinate a sfasciare la famiglia come normalmente dovrebbe essere.
  • I giudici italiani mi sembrano i corruttori di una civilta’ pulita e onesta. Stanno operando in modo che la famiglia sia distrutta in tutti sensi e la morale non possa essere piu’ applicata. Per quest giudici la religione non esiste . Esiste vincitrice l’immoralita’ e tra non molto questi immorali potranno uccidere ed essere assolti con diabgoloche giustificazioni ! Ma chi ci salvera?!?
  • oh bella !…volete dire che quello stesso “giudiciume”, che spende scandalizzato centinaia di milioni per indagare i sollazzi privati di un ricchissimo scapolo, adesso viene a dirci che se rientrando a casa dopo una dura giornata di lavoro troviamo la “dolce meta`”intenta in esercizi acrobatici sul lettone dobbiamo munirci di coperta ed accomodarci sul divano pronti a preparare la colazione per tutti…complimenti vivissimi !!!.
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Non pagare la prostituta è stupro. Non pagare il dentista va bene.

Sunday, December 16th, 2012

L’evidente assurdità di una legge che dilatando abnormemente il concetto di stupro tutela le prostitute prima che i lavoratori onesti  è frutto delle leggi femministe anti-uomo, ed ha conseguenze paradossali:  se l’uomo avesse pagato la prostituta e solo dopo la avesse rapinata, non sarebbe stata violenza sessuale ma un reato minore.   Eppure la prostituta avrebbe perso più soldi.

Mentre in rete girano immagini che incitano all’odontofobia, serio problema che colpisce molte persone, che fanno le femministe?  Chiedono nuove leggi contro i maschi.

 

 

 

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Mantenimento diretto dei figli: se donna sì, se uomo no. Un esempio di sessismo giudiziario in violazione dell’art. 3 della Costituzione?

Thursday, December 13th, 2012

Coniuge in difficoltà? L’ospitalità dei figli lo esenta dal mantenimento

Il coniuge separato che versa in una condizione di debolezza economica può assolvere ai suoi obblighi di genitore offrendo ospitalità ai figli senza dover pagare l’assegno di mantenimento. Lo sancisce la Cassazione (sentenza 15565/11).

Il caso
La suprema Corte ha bocciato il ricorso di un abruzzese separato dalla moglie nell’aprile 2006, padre di due ragazzi, che chiedeva di ripristinare il mantenimento anche a carico della ex consorte in favore dei figli.
Secondo la Cassazione «il mantenimento cui ciascun genitore è tenuto verso i figli, può ritenersi assolto dal genitore dotato di reddito proprio con cui i figli non convivono, mediante gli adempimenti connessi all’ospitalità da parte dello stesso genitore non convivente in occasione del diritto di visita».
In precedenza, il Tribunale di Lanciano, modificando le condizioni di separazione, aveva disposto l’affidamento dei figli a entrambi i genitori, con collocazione abituale presso la casa del padre e il diritto-dovere della madre di avere con sè i figli secondo determinate modalità.
A carico della madre era stato stabilito un assegno di 400 euro mensili a titolo di concorso nel mantenimento.
Assegno revocato dalla Corte d’appello dell’Aquila, sulla base delle difficoltà economiche in cui versa la donna. Da qui il ricorso in Cassazione volto a ripristinare il concorso al mantenimento a carico della ex. La Suprema Corte ha respinto il ricorso dell’ex coniuge sottolineando che i colleghi di merito «con adeguata motivazione» hanno preso atto del fatto che la donna si trova «in una situazione economica che non le consente, oltre all’assolvimento del mantenimento diretto dei figli quando sono presso di lei, il versamento anche di un contributo ulteriore in favore del padre».

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Che vergogna!

Come si può definire diversamente un tale scempio del Diritto?

Due pesi e due misure, come troppo spesso accade nel nostro Paese

Visto che chi dovrebbe versare un contributo è la madre, caso atipico, la Cassazione si arrampica sugli specchi per giustificare la revoca dell’assegno.

Oltretutto nel caso specifico si trattava di un assegno modesto, 200 euro per ogni figlio.

A ruoli invertiti, si chiede agli ermellini quante volte abbiano preso decisioni analoghe nei confronti di un padre.

Da notare la perla della Suprema Corte: «(…) non le consente (…) il versamento anche di un contributo ulteriore in favore del padre».

Nei confronti di un padre, anche se pesantemente indigente, non sono ammesse deroghe al versamento in quanto la somma erogata è un diritto inalienabile dei figli; diritto inalienabile che curiosamente sparisce quando a versare dovrebbe essere la madre, in tal caso infatti l’assegno diventa “a favore del padre”

In questi giorni si aggrava la posizione del Maresciallo Fabrizio Adornato, padre separato di Genova in sciopero della fame, a Roma per protestare contro l’accanimento giudiziario che lo costringe a vivere sotto la soglia di povertà.

Non ottiene alcuna risposta dal CSM, dalle Procure presso le quali ha sporto innumerevoli denunce, dal Presidente della Repubblica al quale ha rivolto diversi appelli.

E’ disposto a proseguire ad oltranza, fino a morire letteralmente di fame in mezzo alla strada, tanto non ha altra via d’uscita: è la stessa fine alla quale il sistema lo ha condannato togliendogli il diritto ad una vita dignitosa.

È poco lungimirante, Fabrizio Adornato

Per risolvere velocemente la situazione sarebbe stato sufficiente mascherarsi da donna; una parrucca, un po’ di trucco et voilà, l’assegno è revocato come per miracolo.

Ce ne sono tanti come Fabrizio Adornato, decine di migliaia.

Non tutti emergono, non tutti hanno la forza di umiliarsi pubblicamente, la maggior parte sceglie di rimanere nell’ombra cercando di sopravvivere, elemosinando comprensione e un rigurgito di dignità.

È un problema emergente che le associazioni di categoria denunciano da anni. Ultimamente sono arrivate le conferme statistiche anche da parte della Caritas, che assiste con un pasto caldo migliaia di padri separati ed ha sensibilizzato alcune amministrazioni comunali a studiare ammortizzatori sociali per quella che è ormai riconosciuta come categoria di “nuovi poveri”.

Ignorati dalla Giustizia, pronta a schierarsi solo quando l’indigenza si tinge di rosa.

Una proposta: non potrebbe, la Cassazione, esaminare i casi che le vengono sottoposti senza conoscere il genere delle parti?

Dati oscurati, la decisione viene presa in punta di Diritto, a prescindere dalla considerazione che possa penalizzare un padre o una madre.

Poi a sentenza emessa – solo a sentenza emessa – vengono aggiunte le generalità delle parti.

Siamo sicuri che, se fosse stato utilizzato questo metodo, le sentenze di Cassazione degli ultimi 20 anni non sarebbero profondamente diverse?

Alla faccia della Certezza del Diritto.

Che vergogna!

FN

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Pater semper certum est, mater numquam: lo stupro della paternità

Monday, December 3rd, 2012

Una volta si usava dire che la madre è sempre certa, il padre mai.

Oggi è vero l’opposto: le leggi femministe consentono alle madri di sbarazzarsi dei figli, evitando di riconoscerli, o anche abortendoli.   Allo stesso tempo gli uomini sono obbligati a mantenere i figli, ovvero a dare soldi alla madre perché ne faccia quello che vuole.

Si chiama “interesse superiore del minore” e consente qualunque cosa:

Usare i papà come bancomat ed i bambini come carte bancomat è un vero e proprio stupro.

Infatti, lo stupro una volta obbligava la donna a dedicare la vita al figlio di chi la aveva violentata, impedendole di avere una famiglia o magari obbligando una intera famiglia ad accogliere il bambino.  Per questo motivo originale, lo stupro è entrato nell’immaginario collettivo come reato grave.

Oggi che usa darla liberamente, le conseguenze di uno stupro sono quasi solamente psicologiche.

Mentre le femministe impongono condanne pesantissime e cercano di dilatare il concetto di violenza sessuale fino al ridicolo, mentre denunciare falsi stupri pare oramai una moda, la gravità originale del reato di stupro la subiscono invece gli uomini grazie alle leggi femministe: lo stupro della paternità.

 

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Coppia accusata di pedofilia: lui in carcere, lei a casa con il bambino

Saturday, December 1st, 2012

Grottesco esempio di femminismo giudiziario, ovvero di come a parità di reato le donne ricevono pene più miti degli uomini:

«La corte ha deciso la carcerazione preventiva per Alin Sav, 27 anni, rinviato a giudizio per stupro e produzione di materiale pedopornografico.  L’uomo, con la moglie anche lei rinviata a giudizio, ha corrotto una bambina di 13 anni con la quale hanno fatto sesso.   La moglie, Catalina Sav, sarà processata in stato di libertà perché ha un figlio di 3 anni del quale deve prendersi cura»

Secondo certa giustizia la legge in vigore è «la mamma è sempre la mamma» e non c’è nulla di male a lasciare con un bambino una donna accusata di pedofilia, o una donna autrice di false accuse di pedofilia.

http://vilo13.blogspot.ro/2012/10/violam-impreuna-dar-platim-separat.html#

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Babbomat non paga il mantenimento. Il giudice lo assolve: è diventato donna

Monday, November 26th, 2012

Non ha pagato gli alimenti alla moglie e alla figlia per almeno due anni.

Ma, nonostante l’accusa di “violazione degli obblighi di assistenza familiare”, il giudice monocratico Antonietta Crobu ha deciso di assolvere l’imputato perché durante l’udienza di ieri il suo legale è riuscito a dimostrare i motivi dell’impossibilità sul pagamento: dopo la separazione dalla moglie, l’uomo ha scelto di cambiare sesso.

E con l’intervento chirurgico sono nati i primi problemi. Dopo aver pagato con puntualità gli assegni di assistenza familiare per più di tre anni con l’operazione l’imputato ha iniziato ad avere difficoltà a trovare lavoro.

http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/278800

E se ora la moglie facesse l’operazione opposta e diventasse uomo, spetterebbe a lei pagare il mantenimento?

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Cassazione: assegno di divorzio anche alla ex che lavora. Alé

Sunday, November 25th, 2012

Un lavoro durato mesi da parte dell’Istat, Caritas, Ministero del Lavoro e Federazione Italiana degli Organismi per le Persone senza Dimora: è l’identikit dei nuovi senzatetto.  Oltre agli “storici” homeless finiscono per la strada anche uomini e padri separati che devono passare gli alimenti alla moglie e ai figli e avendo solo un reddito modesto o discontinuo non possono permettersi una casa propria.  Per continuare la pratica, mai approvata in alcuna legge democraticamente votata, che la donna ha “diritto” al mantenimento del tenore di vita goduto durante il matrimonio.  Pagato con la povertà dell’uomo, visto che la separazione aumenta le spese.     Se la Cassazione stabilisse che la donna deve darla all’ex con la stessa frequenza goduta in costanza di matrimonio si parlerebbe di ingiustizia maschilista.  E invece…

Ha diritto all’assegno di divorzio da parte dell’ex marito anche la donna che lavora se durante il matrimonio il tenore può essere definitivo di “media agiatezza”. Lo chiarisce la Corte di Cassazione con sentenza n. 28824, depositata il 27 dicembre 2012. Secondo quanto scrive la prima sezione civile della Corte, non servono indagini particolarmente approfondite, basta conoscere i redditi. Infatti, l’assegno divorzile trova il suo presupposto nella inadeguatezza dei mezzi economici (comprensivi di redditi, cespiti patrimoniali e ogni altra utilità di cui può disporre) dal coniuge richiedente e specificamente nella insufficienza dei medesimi a consentirgli un tenore di vita analogo a quello avuto in costanza di matrimonio e nell’esigenza di un tendenziale ripristino della precedente condizione di equilibrio. Secondo la ricostruzione della vicenda che fa la Corte, l’uomo aveva proposto ricorso per sostenere la non indispensabile erogazione dell’assegno di divorzio: la donna lavorando percepiva un proprio reddito che gli permetteva di mantenere lo steso tenore di vita tenuto in costanza di matrimonio. Non era quindi necessario un ulteriore assegno di mantenimento. Veniva poi eccepita la mancanza della prova relativa al tenore di vita precedentemente tenuto, sia sulle possibilità di continuare a mantenerlo dopo il divorzio solo con le proprie disponibilità economiche. Investita della questione, la Corte ha però rigettato il ricorso dell’uomo convalidando la decisione della Corte territoriale che ha correttamente valutato il divario tra i reddiri dei due coniugi ed ha stabilito che l’assegno divorzile deve essere comunque corrisposto in quanto esso trova il suo presupposto nell’inadeguatezza dei mezzi economici del coniuge richiedente e specificamente nella insufficienza dei medesimi a consentirgli un tenore di vita analogo a quello avuto in costanza di matrimonio e nell’esigenza di un tendenziale ripristino della precedente condizione di equilibrio. Il divario delle capacità reddituali tra i due ex coniugi, concretamente accertato è, infatti, tale da non consentire uno status economico uguale a quello tenuto in costanza di matrimonio.

Tratto da: Cassazione: assegno di divorzio anche alla ex che lavora
(Fonte: StudioCataldi.it)

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Donna condannata a 6 anni cerca di evitare il carcere: “ho una figlia”

Monday, July 16th, 2012

Mentre femministe e calunniatrici firmano petizioni per levare i bambini ai papà accusati di violenza — accuse false nell’80% dei casi — per I.M., condannata in via definitiva a 6 anni e 6 mesi per le violenze del G8 di Genova, è stata sospesa la carcerazione in quanto ha una figlia piccola.

È conseguenza delle scandalose leggi femministe finalizzate ad impedire che donne criminali finiscano in galera ed a far condannare uomini innocenti, tanto che solo il 4% dei carcerati oggi sono donne.

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Avvocato, se mio marito è disoccupato in caso di separazione dovrò mantenerlo?

Saturday, May 5th, 2012

no: se lei è una mamma si prende la casa dei suoceri, si fa mantenere i figli, e dimostra che l’ex marito deve trovarsi un lavoro.

Ecco la discussione completa:

Sono sposata con rito religioso da tre anni e ho un bambino di due anni. Siamo in regime di separazione dei beni. Mio marito è disoccupato mentre io ho un impiego statale. Abitiamo in casa di mio suocero (mia suocera è deceduta). Abbiamo deciso per incompatibilità di carattere di fare la separazione consensuale. Mi chiedo dovrò dare un assegno di mantenimento a mio marito (disoccupato per sua scelta)? Inoltre considerato che la casa dove abitiamo è per un terzo di mio marito, dovrò lasciare l’abitazione?

L’obbligo di contribuire al mantenimento del coniuge economicamente più debole dopo la separazione è previsto dalla legge, ma non nel caso in cui la condizione di inferiorità di risorse dipenda da scelta del coniuge stesso e vi sia invece una sua precisa capacità lavorativa. È abbastanza raro che una moglie venga condannata a mantenere il marito, anche se in alcuni casi da me seguiti devo dire che mi è capitato di assistervi, anche se sempre per importi molto contenuti. In ogni caso, nella tua situazione per affrontare una eventuale richiesta di mantenimento da parte di tuo marito dovrebbe essere sufficiente dimostrare la sua capacità lavorativa e la presenza di occasioni di lavoro, anche se queste ultime dipendono molto dal contesto sociale in cui si vive e dalla situazione economica attuale che come è noto non è particolarmente favorevole.

Ad ogni modo, se, come dici, siete orientati verso una soluzione di tipo consensuale, anche questo aspetto lo dovrete concordare, non è che lo potrete andare a discutere davanti al giudice, se presentata un ricorso insieme ogni condizione dovrà essere già definita. Quindi ti conviene innanzitutto «negoziare» con tuo marito, poi vedi che piega prende la cosa e puoi agire in base a quello.

Per quanto riguarda la casa, quello è attualmente un problema. Essendoci un minore di mezzo ed ottenendone tu probabilmente la collocazione in via principale, la casa dovrebbe essere assegnata a te. Però ultimamente, parlo di una sentenza della Cassazione di luglio 2010, la giurisprudenza ha cambiato orientamento rispetto alla casa concessa in comodato dai suoceri al figlio per adibirla a casa familiare e ha detto che i suoceri conservano il diritto di richiederla indietro; di questa sentenza parlo più diffusamente nel mio libro; è ancora presto per dire se questa sentenza farà stato, anche se mi pare che una pronuncia conforme successiva ci sia già stata, ragione per cui attualmente c’è una situazione di incertezza, potresti trovare un giudice che ti consente di continuare ad abitare nella casa o viceversa.

Naturalmente, in caso di perdita della casa probabilmente verrebbe meno anche il tuo eventuale onere al mantenimento di tuo marito, per necessità economiche tue dal momento che pagare un affitto con lo stipendio di un impiego statale incide piuttosto pesantemente sulle risorse che si hanno a disposizione. In conclusione, comunque, anche sulla casa il consiglio è quello di negoziare, coinvolgendo, se del caso, anche il proprietario, in modo da trovare un assetto il più soddisfacente possibile per tutti per la famiglia dopo la separazione.

Fonte: http://blog.solignani.it/2011/05/17/se-mio-marito-e-disoccupato-in-caso-di-separazione-dovro-mantenerlo/

 

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