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Nazifemminismo: ragazza 21-enne fa incarcerare il papà disoccupato per avere il mantenimento

Sunday, December 23rd, 2012

Ha 50 anni ed è rimasto senza lavoro. Riesce a sopravvivere con il sostegno dei servizi sociali ma non ce la fa più a pagare l’assegno di mantenimento della figlia 21enne avuta dalla prima moglie. Per la legge però è inadempiente e quindi scatta la condanna: due mesi e venti giorni per violazione degli obblighi di assistenza familiare. E’ l’incredibile storia accaduta a Trento. L’uomo, ex autista di professione, ha un’altra bambina di 11 anni avuta dal secondo matrimonio. Disoccupato, da un anno non riesce più a versare i 250 euro alla figlia più grande. Ora il ‘paradosso’ della sentenza del Tribunale.

Il dramma dell’uomo, secondo quanto riportato dal Corriere del Trentino, era iniziato nell’aprile del 2010 quando, dopo anni di duro lavoro come autista, aveva perso l’impiego. Si era trovato a cinquant’anni disoccupato. Un colpo durissimo per lui, ma si era comunque rimboccato le maniche, anche per la sua figlioletta di soli undici anni, e aveva ricominciato a cercare un lavoro. Ma la crisi economica non aiuta e neppure l’età. Il cinquantenne si sarebbe trovato le porte chiuse da numerose ditte a cui si era rivolto e così aveva iniziato a fare piccoli lavoretti per recuperare qualche euro. Ma i soldi non erano comunque sufficienti per vivere.

Nel luglio del 2010 era stato costretto a chiedere un primo prestito al fratello perché gli avevano tagliato la corrente e l’acqua in casa perché non aveva pagato le bollette. Una situazione di disperazione che ha spinto l’uomo a chiedere aiuto ai Servizi sociali. I servizi passano 650 euro al mese per sedici mesi e poi si deve attendere altri otto mesi per prendere di nuovo qualche euro. La cifra, comunque, non basta a coprire tutte le spese e quindi il cinquantenne spesso deve ricorrere a prestiti; è impossibile per lui, quindi, versare la quota anche alla figlia maggiore.

Ma non è l’ex moglie a pretendere i soldi. La donna infatti non avrebbe mai preteso soldi da lui, ma essendo a sua volta in difficoltà economiche si sarebbe limitata a chiedere aiuto ai Servizi sociali. La Provincia di Trento nei casi in cui un genitore non versa l’assegno di mantenimento per i figli anticipa la somma disposta dal Tribunale, salvo poi rifarsi sul genitore inadempiente.

Nel momento in cui la donna ha chiesto i soldi al Servizio sociale è partita in automatico la procedura, quindi la richiesta di denaro al cinquantenne e poi la segnalazione che ha portato alla denuncia penale. E tutto questo nonostante l’uomo riesca a sopravvivere solo grazie al sussidio dei Servizi sociali. In udienza l’ex compagna ha spiegato al giudice che non vuole soldi dal suo ex, ma questo non lo ha salvato dalla condanna.

Fonte: http://affaritaliani.libero.it/sociale/a-21-anni-chiede-assegno-papa-disoccupato-condannato-al-mantenimento220212.html

Titolo originale: Trento/ A 21 anni chiede l’assegno di mantenimento: il papà disoccupato condannato a pagare

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Donna scappa con 20enne, la corte: il marito la mantenga! Alé

Saturday, December 22nd, 2012

È senz’altro un comportamento grave e contrario al dovere di fedeltà quello della moglie che abbandona il tetto coniugale per fuggire con un palestrato ventenne. Tuttavia se poi il marito perdona il tradimento, e il matrimonio riprende il suo corso regolare, in caso di divorzio, lui non pu• rifiutarsi di staccare l’assegno di mantenimento. Lo sottolinea la Cassazione che ha confermato il diritto di una signora di Lecce ad essere mantenuta dall’ex marito nonostante, per sei mesi, lo avesse platealmente abbandonato per vivere pienamente la passione per un ragazzotto. Infatti la Suprema Corte – con la sentenza 25560 – ha respinto le proteste di Giuseppe, che non voleva assolutamente versare tutti i mesi 200 euro alla ex Antonella, alla quale corrispondeva anche altri 220 euro per le spese della loro figlia minore.

L’uomo, senza successo, ha fatto presente che nel 1994 lei lo aveva piantato per correre dietro a un ventenne, circostanza che aveva portato alla crisi del loro rapporto conclusosi nel 2000 davanti al giudice della separazione. La Cassazione gli ha replicato: non ti resta che pagare, dal momento che «c’era stato il tentativo di riconciliazione che escluderebbe l’efficacia esclusiva dell’infedelta» nella rottura del matrimonio, poiché «nonostante l’esperienza extraconiugale vissuta dalla moglie, avevi mandato avanti il matrimonio per altri sei anni». Dunque dalla ‘fuitinà della consorte – che non ha portato subito «all’ineludibile corollario» della rottura del matrimonio – non ci si può aspettare alcun diritto all’esenzione dell’assegno di mantenimento. Nemmeno in nome della tolleranza dimostrata.

FONTE: http://www.leggo.it/archivio.php?id=96999

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Pensionato disperato: 80 anni, 740€ di pensione: deve pagarne 640 in mantenimenti

Tuesday, December 18th, 2012

La sinistra caduta nel femminismo e nel suo parassitismo è ormai il primo nemico dei lavoratori:

Da due anni era costretto a vivere con cento euro mese perché doveva versare parte della sua pensione, 150 euro a testa, ai due figli di 34 e 49 anni che abitavano con la madre dalla quale si era separato. Ma da questo mese, un 80enne siciliano non avrà più questo obbligo perché il tribunale di Termini Imerese ha accolto il suo ricorso.

Dei suoi 740 euro di pensione da bidello, secondo quanto riporta il Giornale di Sicilia, l’uomo ne defalcava ben 640: somme derivanti dal recupero dei soldi che precedentemente non aveva versato ai suoi familiari nonostante una precedente sentenza lo obbligasse a farlo. Adesso dovrà solo dare l’assegno di mantenimento alla moglie: circa 200 euro.

Oltre ad erogare questi soldi il pensionato era stato costretto dal tribunale nel 2009 ad abbandonare la sua casa in seguito alla richiesta di separazione avanzata dall’ex moglie “per infedeltà coniugale”, accusa sempre respinta dal coniuge.

“In questi anni – ha raccontato l’uomo – per sopravvivere ho chiesto aiuto a una signora che mi ha preso in casa e alla quale davo 500 euro al mese per tenermi con lei. Ma dal 2010 non ho potuto più pagare questo affitto. Ma per fortuna non sono stato sbattutto in mezzo alla strada”. Ora l’uomo pensa di chiedere l’assegnazione di una stanza nella casa dove abita l’ex moglie. “Anche se dovessi stare in uno sgabuzzino – dice – per me andrebbe bene”.

http://qn.quotidiano.net/cronaca/2012/06/03/723170-palermo-dava-meta-pensione-ai-figli-adulti.shtml

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Assegno alla moglie divorziata se l’ex marito vince al Superenalotto

Tuesday, December 18th, 2012

L’ex marito che vince alla lotteria deve mantenere la moglie da cui è separato da molti anni. La Corte di cassazione, con la sentenza 3914, prende alla lettera la formula di rito “nella buona e nella cattiva sorte” e la estende anche ai coniugi divorziati. Gli ermellini decidono di far partecipare l’ex famiglia alla fortuna toccata al marito che, ormai separato da tempo, aveva vinto al Superenalotto un miliardo e 800 milioni insieme alla sua nuova compagna. La Suprema corte avalla quanto avevano già deciso i giudici di merito che, in sede di divorzio, avevano stabilito, a carico del ricorrente, l’obbligo di corrispondere un assegno mensile di 115 euro alla ex moglie e di 500 euro al figlio maggiorenne ma non ancora autonomo. Contributo che era certamente alla portata dell’uomo grazie all’incasso della schedina vincente. Non è d’accordo il ricorrente che si rivolge alla Cassazione, cercando in tutti i modi di evitare il mantenimento. Secondo l’ex marito, i giudici di merito, si erano concentrati sulla sua fortuna al gioco, invece di considerare la sfortuna che aveva sul lavoro e nella salute, visto che le sue precarie condizioni non gli permettevano di svolgere alcuna attività.

Un altro tentativo il ricorrente lo fa ricordando al Supremo collegio che, proprio in base alla sua giurisprudenza, sulla determinazione dell’assegno divorzile pesano solo gli incrementi delle condizioni patrimoniali che derivano in qualche modo da un prevedibile sviluppo dell’attività svolta durante il matrimonio. Infine la difesa chiede che vengano tenute in considerazione le testimonianze con cui gli amici, ovviamente del ricorrente, indicavano nella nuova compagna l’unica vincitrice dell’ingente somma. Nulla riesce però a distogliere gli ermellini dall’intenzione di allinearsi a quanto stabilito dal Tribunale e dalla Corte d’Appello. Il collegio di piazza Cavour non rinnega il consolidato principio in base al quale sarebbe esclusa la possibilità, di valutare, ai fini dell’adeguamento dell’assegno, «i miglioramenti che scaturiscano da eventi autonomi non collegati alla situazione di fatto e alle aspettative maturate nel corso del matrimonio e aventi carattere di eccezionalità, in quanto connessi a circostanze ed eventi del tutto occasionali  e imprevedibili». Tuttavia l’indirizzo enunciato non vieta che il miglioramento imprevisto possa essere considerato, non per aumentare l’assegno ma per contribuire al mantenimento di una ex moglie che non lavora e un figlio che ha ancora bisogno di sostegno. L’esiguità della cifra dovuta all’ex dimostra che i giudici non hanno tenuto conto della vincita ma solo del tenore di vita dei coniugi durante il matrimonio.

di Patrizia Maciocchi – Il Sole 24 Ore

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Una donna denuncia il nazi-femminismo: calunnie femministe e pedofile

Monday, December 17th, 2012

Sono una donna, compagna di un uomo separato … il mio compagno non è un misogino, non crede affatto che le donne siano tutte streghe, ma al contrario ritiene che l’attuale legislazione favorisca spesso conportamenti disonesti da ambo le parti. Lui stesso, prima di conoscermi, ha frequentato donne separate con storie anche dolorose alle spalle che ora si trovano a dover lottare per arrivare a fine mese con mutui da pagare ed ex mariti che non versano un euro perché lavorano in nero e nessun giudice si preoccupa di verificare come facciano a girare su auto costose e permettersi viaggi che le loro ex mai potranno sognarsi.

Lui guadagna più della sua èx, non perché uomo ma perché di mestiere fa il medico, mentre lei è un’impiegata, diplomata, con posto fisso, che guadagna molto più di me, che, pur avendo una laurea, sono precaria.
A chi dice, generalizzando, che le donne (tutte? perché siamo tutte uguali?) non vogliono farsi mantenere, vorrei far sapere che lei ha chiesto il mantenimento non solo per la loro bambina ma anche per se stessa, ma per fortuna le è stato negato. Almeno questo.
Non potendo raccontare tutta la vicenda processuale e privata per ovvi motivi mi limito a soffermarmi su alcune questioni spinosissime di cui spesso si discute qui ed altrove.

Lei si è innamorata di un altro, lo ha tradito e lasciato (avendo prima l’accortezza di ripulire il conto corrente in comune), ma sebbene lo sappiano tutti, amici e parenti (tanto che gli danno del cornuto alle spalle e non solo), non è stato possibile dimostrarlo.
Al contrario, lei, che alla separazione pensava da tempo e si presentata preparatissima, si è procurata testimoni pronti a dichiarare che lui è un violento. Siete liberissimi di non credermi, ma lui non è un violento, la violenza fisica, verbale e psicologica non gli appartiene, e queste accuse sono servite a lei per fargli firmare, ob torto collo, una consensuale totalmente iniqua.
Queste accuse sono false, ma se qualcuno qui si permette di accostare queste due paroline, “false accuse”, rischia il linciaggio.
E vi dico anche altro: tutte le volte che lui si rifiuta di sottostare alle sue richieste economiche (quando lei, ad esempio, cerca di farsi pagare la palestra per sè, caricandone le spese su quella di sua figlia, e non ci riesce perché lui proprio fesso non é), lei si vendica non facendogli vedere la figlia ed è, tempo fa, arrivata a fargli sapere, con un tono che sa di minaccia, che la piccola ha un’irritazione genitale, facendogli intendere che potrebbe arrivare anche ad accuse più pesanti.

Altra questione controversa riguarda la casa coniugale, da lui comprata con i soldi del suo lavoro e con quelli dei suoi genitori, che hanno fatto sacrifici per poi veder tornare a casa loro un figlio al quale era stato tolto tutto, soldi e affetto. Ma il dolore di questa madre sembra non contare nulla.
Il giudice ha stabilito che una bambina di appena 3 anni ha il diritto di continuare a vivere in quella casa per non subire altri traumi dovuti al cambiamento delle proprie abitudini.
Quella casa è stata quindi data alla madre della bambina per il bene esclusivo della bambina, e lei, in quella casa ha fatto entrare tre uomini diversi, senza chiedersi se fosse un bene per la bambina.
Lui ha sopportato questo a lungo, perché non se la sentiva di mandarle i carabinieri a casa, ma quando le ha fatto capire che aveva intenzione di agire per vie legali lei è rimasta incinta del suo attuale convivente, così nessun giudice manderà mai via da quella casa il padre del nascituro, perché è chiaro che ora c’é anche questo bimbo da tutelare.
E, ancora una volta, per il supremo interesse dei bambini, saranno tutelati gli interessi della madre.
L’avvocato del mio compagno gli ha chiaramente detto che l’unica cosa che lui potrebbe ottenere è di poter respingere la sua richiesta di un aumento degli alimenti, che puntualmente è arrivata, tra l’altro anticipata dalla stessa bambina che un giorno ha detto al padre che, poiché è in arrivo il fratellino, la mamma ha bisogno di più soldi.

Per legge, se lui supera il suo stipendio base, sul quale è stato fissato il mantenimento deve corrispondere un terzo di questi guadagni. Lui non vive certo di stenti, ma non ha il tenore di vita di un medico, che invece, sempre per legge, la bambina ed indirettamente la madre, devono mantenere. Tra il mutuo della casa coniugale che ancora paga, l’affitto della casa in cui vive, le spese per la bimba e le spese legali, sono anni che, esclusa la settimana che passa fuori con sua figlia, non si concede una vacanza. A lui piace viaggiare, il suo sogno sin da bambino è visitare il Giappone, ma non è mai riuscito a mettere da parte i soldi necessari per farlo. Potrebbe fare straordinari, aumentando i turni di notte, un bell’impegno visto che già così, per dividersi tra me, la bimba, la madre anziana che ha bisogno di lui, a mala pena gli resta il tempo per dormire, ma (e sono d’accordissimo) non lo fa perché di regalare altri soldi all’ex proprio non gli va.
Sempre la legge stabilisce che un viaggio non è necessario ma è considerato un lusso, i motivi per guadagnare di più senza essere tenuto a dare parte del proprio guadagno all’ex, sono altri, ad esempio se noi decidessimo di avere un figlio, a lui sarebbe consentito fare straordinari perché ci sarebbe un altro bimbo da mentenere e tutelare.
La rabbia ed il rancore non nascono dalla vacanza negata ma dal fatto che a lui non venga riconosciuto appieno il diritto di rifarsi una nuova vita, che debba essere sempre considerato come colui che ha l’obbligo di provvedere al mantenimento di qualcuno, che sia la figlia avuta dal precedente matrimonio o un ipotetico figlio che potrebbe avere con la sua nuova compagna.

Fonte: http://treguadigenere.wordpress.com/2012/05/13/svelare-fraintendimenti-dissolvere-lodio/

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La donna con l’amante va mantenuta, il marito a cui prudono le corna può essere denunciato

Monday, December 17th, 2012

I giudici hanno sancito che chiunque cerchi di impedire con l’uso della forza che il proprio compagno porti l’amante nella casa coniugale incorre in un reato penale. Anche qualora faccia uso di un atteggiamento violento per l’umiliazione subita o per «contrastare la condotta moralmente riprovevole» del proprio compagno.

Così Angelo, un cittadino romano che aveva cercato di impedire che sua moglie Stefania entrasse in casa con il proprio amante, si è visto confermare la condanna per «violenza privata» dai magistrati della Suprema corte. In un altro caso, i giudici hanno decretato che picchiare l’amante integra il reato di maltrattamenti in famiglia. E può costare la custodia cautelare in carcere. È successo lo scorso marzo a un 41enne di Messina, finito dietro le sbarre per avere alzato le mani su una donna con la quale intratteneva una relazione clandestina.

Ma c’è di più: perché il marito cornuto oltre al danno può subire anche la beffa finale. Con la benedizione del codice civile. La Cassazione ha stabilito che una donna che decida di fuggire con l’amante non perde il diritto di essere mantenuta dal marito.

In particolare, se la donna decide anche temporaneamente di andare a vivere con l’altro, in caso di divorzio al coniuge può essere chiesto di partecipare al soddisfacimento delle sue necessità. Senza dimenticare che è vietato offendere l’amante del proprio compagno – pena risarcimenti salatissimi – e che è assolutamente consentito raccontare bugie per difendere l’amante e il suo onore.

Fonte: http://www.ilgiornale.it/interni/altro_che_sfasciafamiglie_i_giudici_sdoganano_lamante/06-11-2011/articolo-id=555482-page=0-comments=1

Sentenze del genere rischiano di aumentare il numero di omicidi familiari e di tentare le donne al divorzio con grave danno per i figli.

Commenti dei lettori:

  • Ma questi pseudomagistrati chi c…. rappresentano ? in che mondo vivono ?? Faccio un appello alle loro mogli: approfittatene.
  • ma chi sono pochi giudici da emettere queste sentenze per poi essere in milioni di Persone a essere colpite ????
  • Continuate a dar retta a questi soggetti effeminati se non femmine direttamente, IO la giustizia so dove sta di casa e non mi servono questi cialtroni ! Dopo la beffa la faccio IO allo Stato, perchè dopo il gesto mi faccio pure mantenere ! Ingiustizia per ingiustizia meglio quella mia che almeno segue una certa logica maschile ! (il maschilista)
  • E se quei giudici fossero malati di mente? Allora urge la riforma della magistratura. Previa riforma del CSM.
  • E’ assurda questa sentsnza,io dovrei acconsentire di far entrare in casa mia la moglie con il suo amante e strare anche zitto,magari offrendogli anche un liquorino.Ma a che punto siamo arrivati,la magistratura sta entrando anche nelle mura domestiche e dice come ci si deve comportare.Non sto capendo più nulla.A quando ci diranno cosa bisogna indossare?.Premetto uno/a della sua vita la può gestire come vuole,senza recare danno agli altri,perciò se portare in casa l’amante farà sentire male l’altro coniuge e avrà crisi esistenziali come si comporterà la magistratura qualore il tradito farà denuncia per danno esistenziale?
  • La sinistra ha creato un clima di sfascio della famiglia. Unioni di femmine e di maschi deviati fra loro e adesso irregolari sono riconosciuti come legittimi malgrado il disordine sociale che vengono a generare. Ve la immaginate l’amante trans che pretende di entrare a pieno titolo nella casa di questo o di quel Presidente di importanti istituzioni politiche ,politiche giudiziarie o amministrative? La sinistra,prima ancora di prendere in mano il timone dello stato,già produce danni irreparabili alla società e segnatamente all’istituto familiare.
  • non fa altro che confermare la tendenza politica della magistratura in genere..!!!! E’ dalla sinistra che sono sempre state proposte, inoltrate e difese tutte quelle idee destinate a sfasciare la famiglia come normalmente dovrebbe essere.
  • I giudici italiani mi sembrano i corruttori di una civilta’ pulita e onesta. Stanno operando in modo che la famiglia sia distrutta in tutti sensi e la morale non possa essere piu’ applicata. Per quest giudici la religione non esiste . Esiste vincitrice l’immoralita’ e tra non molto questi immorali potranno uccidere ed essere assolti con diabgoloche giustificazioni ! Ma chi ci salvera?!?
  • oh bella !…volete dire che quello stesso “giudiciume”, che spende scandalizzato centinaia di milioni per indagare i sollazzi privati di un ricchissimo scapolo, adesso viene a dirci che se rientrando a casa dopo una dura giornata di lavoro troviamo la “dolce meta`”intenta in esercizi acrobatici sul lettone dobbiamo munirci di coperta ed accomodarci sul divano pronti a preparare la colazione per tutti…complimenti vivissimi !!!.
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Disoccupato chiede mantenimento a ex moglie: arrestato

Sunday, December 16th, 2012

Quando un uomo disoccupato chiede soldi alla ex moglie si chiama “estorsione”.

Quando è la donna a chiedere soldi si chiama “mantenimento”.

«E’ stato bloccato dai Carabinieri con in mano la busta contenente 200 euro appena ricevuta dall’ex moglie, ultimo atto di una estorsione di denaro, con minacce più o meno velate, che andava avanti da anni. L’uomo, un colombiano di 42 anni, residente a Verona, disoccupato, dopo l’arresto e l’udienza di convalida, è stato rimesso in libertà con l’obbligo di non avvicinarsi più all’ex moglie.

I Carabinieri di Legnago sono intervenuti dopo che la donna aveva trovato il coraggio di sporgere denuncia, raccontando che l’ex marito dopo averla costretta a pagargli il mutuo dell’auto si era fatto nuovamente sotto per ottenere un “aiuto” mensile di 500 euro, in virtù del fatto che lei aveva un lavoro fisso. Già nel 2005 era stato deferito alle autorità giudiziarie, sempre su denuncia dell’ex consorte, perché avanzava “pretese assistenziali”.

Un provvedimento di divieto ad avvicinarsi alla parte offesa é stato emesso dall’autorità giudiziaria veronese anche nei confronti di un uomo di Legnago che da qualche mese aveva preso di mira con minacce, offese ed aggressioni una concittadina.»

Fonte: http://www.tgverona.it/index.cfm/hurl/contenuto=326655/cronaca/estorce_denaro_a_ex_moglie_arrestato.html

Titolo originale “Estorce denaro a ex moglie, arrestato”

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Mantenimento diretto dei figli: se donna sì, se uomo no. Un esempio di sessismo giudiziario in violazione dell’art. 3 della Costituzione?

Thursday, December 13th, 2012

Coniuge in difficoltà? L’ospitalità dei figli lo esenta dal mantenimento

Il coniuge separato che versa in una condizione di debolezza economica può assolvere ai suoi obblighi di genitore offrendo ospitalità ai figli senza dover pagare l’assegno di mantenimento. Lo sancisce la Cassazione (sentenza 15565/11).

Il caso
La suprema Corte ha bocciato il ricorso di un abruzzese separato dalla moglie nell’aprile 2006, padre di due ragazzi, che chiedeva di ripristinare il mantenimento anche a carico della ex consorte in favore dei figli.
Secondo la Cassazione «il mantenimento cui ciascun genitore è tenuto verso i figli, può ritenersi assolto dal genitore dotato di reddito proprio con cui i figli non convivono, mediante gli adempimenti connessi all’ospitalità da parte dello stesso genitore non convivente in occasione del diritto di visita».
In precedenza, il Tribunale di Lanciano, modificando le condizioni di separazione, aveva disposto l’affidamento dei figli a entrambi i genitori, con collocazione abituale presso la casa del padre e il diritto-dovere della madre di avere con sè i figli secondo determinate modalità.
A carico della madre era stato stabilito un assegno di 400 euro mensili a titolo di concorso nel mantenimento.
Assegno revocato dalla Corte d’appello dell’Aquila, sulla base delle difficoltà economiche in cui versa la donna. Da qui il ricorso in Cassazione volto a ripristinare il concorso al mantenimento a carico della ex. La Suprema Corte ha respinto il ricorso dell’ex coniuge sottolineando che i colleghi di merito «con adeguata motivazione» hanno preso atto del fatto che la donna si trova «in una situazione economica che non le consente, oltre all’assolvimento del mantenimento diretto dei figli quando sono presso di lei, il versamento anche di un contributo ulteriore in favore del padre».

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Che vergogna!

Come si può definire diversamente un tale scempio del Diritto?

Due pesi e due misure, come troppo spesso accade nel nostro Paese

Visto che chi dovrebbe versare un contributo è la madre, caso atipico, la Cassazione si arrampica sugli specchi per giustificare la revoca dell’assegno.

Oltretutto nel caso specifico si trattava di un assegno modesto, 200 euro per ogni figlio.

A ruoli invertiti, si chiede agli ermellini quante volte abbiano preso decisioni analoghe nei confronti di un padre.

Da notare la perla della Suprema Corte: «(…) non le consente (…) il versamento anche di un contributo ulteriore in favore del padre».

Nei confronti di un padre, anche se pesantemente indigente, non sono ammesse deroghe al versamento in quanto la somma erogata è un diritto inalienabile dei figli; diritto inalienabile che curiosamente sparisce quando a versare dovrebbe essere la madre, in tal caso infatti l’assegno diventa “a favore del padre”

In questi giorni si aggrava la posizione del Maresciallo Fabrizio Adornato, padre separato di Genova in sciopero della fame, a Roma per protestare contro l’accanimento giudiziario che lo costringe a vivere sotto la soglia di povertà.

Non ottiene alcuna risposta dal CSM, dalle Procure presso le quali ha sporto innumerevoli denunce, dal Presidente della Repubblica al quale ha rivolto diversi appelli.

E’ disposto a proseguire ad oltranza, fino a morire letteralmente di fame in mezzo alla strada, tanto non ha altra via d’uscita: è la stessa fine alla quale il sistema lo ha condannato togliendogli il diritto ad una vita dignitosa.

È poco lungimirante, Fabrizio Adornato

Per risolvere velocemente la situazione sarebbe stato sufficiente mascherarsi da donna; una parrucca, un po’ di trucco et voilà, l’assegno è revocato come per miracolo.

Ce ne sono tanti come Fabrizio Adornato, decine di migliaia.

Non tutti emergono, non tutti hanno la forza di umiliarsi pubblicamente, la maggior parte sceglie di rimanere nell’ombra cercando di sopravvivere, elemosinando comprensione e un rigurgito di dignità.

È un problema emergente che le associazioni di categoria denunciano da anni. Ultimamente sono arrivate le conferme statistiche anche da parte della Caritas, che assiste con un pasto caldo migliaia di padri separati ed ha sensibilizzato alcune amministrazioni comunali a studiare ammortizzatori sociali per quella che è ormai riconosciuta come categoria di “nuovi poveri”.

Ignorati dalla Giustizia, pronta a schierarsi solo quando l’indigenza si tinge di rosa.

Una proposta: non potrebbe, la Cassazione, esaminare i casi che le vengono sottoposti senza conoscere il genere delle parti?

Dati oscurati, la decisione viene presa in punta di Diritto, a prescindere dalla considerazione che possa penalizzare un padre o una madre.

Poi a sentenza emessa – solo a sentenza emessa – vengono aggiunte le generalità delle parti.

Siamo sicuri che, se fosse stato utilizzato questo metodo, le sentenze di Cassazione degli ultimi 20 anni non sarebbero profondamente diverse?

Alla faccia della Certezza del Diritto.

Che vergogna!

FN

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Professione divorzio. Alé.

Monday, December 10th, 2012

 

20 milioni di sterline dal primo divorzio, dieci dal secondo, sette al terzo, tre dal quarto. Al quinto divorzio aveva chiesto sette milioni di sterline, ma un giudice ha fermato la divorziatrice seriale Susan Dean Nicholson Lilley Sangster Crossley.

Chissà se è scesa in piazza per difendere la Dignità della Donna…

[Fonte: http://www.ilgiornale.it/interni/professione_divorzio/22-12-2007/articolo-id=229373-page=0-comments=1]

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Mantenimento? No, schiavitù femminista

Saturday, December 8th, 2012

Il Tribunale di Ascoli Piceno decide che anche se l’ex marito ha una busta paga da 1.000€ dovrà pagarne 1.100 alla ex. Ciò indipendentemente dalla documentazione reddituale prodotta

 

Sempre più spesso capita di assistere a vicende curiose, ma quando è invece un Tribunale l’artefice di pronunce alquanto singolari, tali da destare curiosità e perplessità, la voglia di parlarne è talmente tanta che non serve essere giuristi per comprendere le “birichinate” di un giudice.

A decidere è il Tribunale di Ascoli Piceno, che con la sentenza n. 312/2012 definisce giuridicamente una controversia familiare basando le proprie convinzioni su un principio tanto comico quanto azzardato.

La vicenda vede coinvolto un padre separato che, pur avendo presentato una documentazione fiscale attestante un reddito mensile di circa 1.000 euro (come da busta paga), si è visto obbligato ad un assegno di mantenimento di 1.100 euro mensili in favore della ex moglie, la quale peraltro è titolare di un reddito autonomo ammontante a 456 euro mensili. Secondo il Tribunale la donna, data l’età, non può avere prospettive di miglioramento della sua situazione occupazionale, mentre il reddito documentato dal marito non sarebbe credibile in virtù del tenore di vita che la coppia avrebbe avuto in passato.

Pertanto il Giudice stabilisce che se il tenore di vita antecedente alla separazione dei coniugi era “dignitoso” e confermava una condizione economica facoltosa, i modelli unici e qualsivoglia altra documentazione della situazione reddituale, debitamente presentati in giudizio, non sono idonei a dimostrare le reali risorse patrimoniali ed economiche della coppia.

La decisione del Tribunale di Ascoli Piceno non può non lasciare perplessi: perché prendere in esame soltanto la situazione patrimoniale della coppia in costanza di matrimonio, senza tener minimamente conto della presente situazione reddituale, e cosa ancor più grave, senza interessarsi alle condizioni di vita dell’ex marito?

Il Giudice non può infatti limitarsi a considerare soltanto il reddito emergente dalla documentazione fiscale prodotta, ma è obbligato a tenere altresì conto degli altri elementi di ordine economico, o comunqueapprezzabili in termini economici, diversi dal reddito dell’onerato, suscettibili di incidere sulle condizioni delle parti, dovendo, in caso di specifica contestazione della parte, effettuare i dovuti approfondimenti – anche attraverso indagini di polizia tributaria – rivolti a un pieno accertamento delle risorse economiche dell’onerato.

Nel caso de quo l’organo giudicante, senza alcun accertamento ulteriore, obbliga lo sfortunato ex coniuge ad un mantenimento superiore al reddito dimostrato. In sostanza, il Giudice ha fatto finta che la coppia non si fosse mai separata, valutando solamente la situazione reddituale in costanza di matrimonio, ed ha fatto finta di non sapere che i redditi da lavoro autonomo, come quello documentato dalla signora, spesso, ma non sempre, possono nascondere anche fardelli di elusione fiscale che necessitano di una verifica più attenta.

Alla faccia del buon senso!

Non è affatto semplice comprendere quali siano i criteri adottati dai diversi Tribunali italiani per definire la misura dell’assegno di mantenimento in caso di separazione, dal momento che la normativa vigente riconosce all’organo giudicante un ampio spazio di discrezionalità circa la quantificazione dello stesso. In mancanza di criteri legali risulta evidente la necessità che ogni decisione venga assunta caso per caso.

Tuttavia ciò porta a vicende assurde come quella descritta sopra.

La necessità di adottare un criterio base, fondato anche su calcoli aritmetici, per evitare orientamenti discordanti, ha indotto alcuni tribunali a ricorrere a fogli di calcolo.

Un modello per il Calcolo dell’Assegno di Mantenimento (MoCAM) è stato elaborato dal Dipartimento di Statistica dell’Università di Firenze, e viene applicato dal tribunale di Firenze. Si tratta di un sistema di calcolo che si propone un obiettivo dichiarato: «l’ammontare complessivo degli assegni deve essere tale da consentire ai due nuclei familiari che risultano dalla separazione di avere lo stesso tenore di vita, in modo che il danno economico derivante dalla separazione sia equamente ripartito tra i due genitori e ai figli sia garantito un tenore di vita equilibrato durante il tempo di convivenza con l’uno o l’altro dei genitori».

Forse questo potrebbe rappresentare un significativo passo in avanti per i padri separati, sempre più spesso annoverati tra i nuovi poveri, che affollano le mense di beneficenza e che si riducono a vivere in automobile, entrando in una spirale da cui è difficilissimo, se non impossibile, uscire. E in Italia, dati alla mano, sono quasi un milione quelli già precipitati nella miseria.

Fonte: Seleenia Ragusa, giurista, su

http://www.leggioggi.it/2012/07/03/mantenimento-no-grazie-voglio-la-tua-vita

Titolo originale: “Mantenimento? no grazie… voglio la tua vita”.

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