USA: polemica sull’opportunità del voto alle donne

La dichiarazione di Janis Lane, ex manager e figura politica di rilievo:

«Il nostro paese andrebbe meglio se fossero solo gli uomini a votare.  Non c’è niente di peggio di un gruppo di donne piene di odio.  Sono diaboliche quando attaccano le persone»

L’attuale modello di democrazia vuole essere il più possibile inclusivo, e così il voto venne prontamente esteso alle donne poco dopo che gli uomini ebbero conquistato il suffragio universale.

Esiste tuttavia una diffusa insoddisfazione rispetto a tale scelta.

Da un lato, le donne tendono a votare partiti (solitamente di sinistra) che garantiscano “diritti” quali aborto ed assistenza statale — in sostanza vogliono che lo Stato faccia da marito.   L’alto indebitamento pubblico è arrivato ad un punto di crisi che rende insostenibile tale pratica.  Ma soprattutto tale pratica ha portato alla crisi della famiglia, con effetti sociali disastrosi sui bambini e quindi sulle future generazioni.

Dall’altro lato tante donne, appena elette, si occupano solo di moltiplicare privilegi femminili (mantenimenti, quote rosa, favoritismi nei concorsi pubblici, minori tasse…) portando avanti una guerra di genere.  Le più spietate femministe arrivano addirittura a cercare di impedire la protezione dei bambini dall’abuso dell’alienazione genitoriale, credendo che ne siano in massima parte colpevoli le donne.    Le grandi leader come Maragaret Thatcher e le leader capaci come Angela Merkel rimangono più l’eccezione che la regola, per cui gli elettori, sia uomini che donne, preferiscono votare per uomini avvezzi invece a pensare al bene comune di uomini e donne.

Parte del problema forse deriva dal fatto che tante associazioni femminili e femministe sono state più o meno nascostamente fondate e guidate da partiti ex-comunisti con lo scopo di attirare il voto femminile, ma portando nel femminismo l’abitudine alla totale falsificazione della realtà che caratterizzava giornali comunisti quali la Pravda.

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