In due diverse trasmissioni l’avvocato che difende un ragazzo accusato di aver stuprato una ragazza ha reso noto nome e cognome anche della accusatrice, sollevando un vespaio di polemiche: è giusto rendere pubblico il nome di chi denuncia di essere stata stuprata?
Come principio generale sì. Molte accuse sono solo calunnie femministe, più devastanti degli stupri, e occorre proteggere non le calunniatrici ma le vittime.
Un esempio per tutti.

Il papà che ha passato 3 anni in galera lontano dalla sua famiglia per via di una calunnia femminista
Una donna denunciò di essere stata sequestrata e stuprata dal signor Warren Blackwell (nella foto con la moglie).
Senza nessuna prova oggettiva, l’uomo, incensurato, passò più di 3 anni in carcere, allontanato da sua moglie e dai suoi figli. Si chiama “inversione dell’onere della prova” ed è una delle leggi anti-uomo ottenuta dalle femministe per calunniare gli uomini.
Fino a quando un poliziotto si decise ad indagare scoprendo che la donna aveva già falsamente accusato di stupro 7 uomini, fra cui suo padre, il primo marito, il secondo marito, un bambino (!), e che si era procurata da sola le ferite.
Abominio giudiziario possibile grazie alle leggi femministe inglesi che proibiscono di rendere pubblici i nomi delle accusatrici, in maniera che le calunniatrici possano colpire uomini a ripetizione.
La vera vittima è stata così liberata.
Alla fine Lord Campbell-Savours, approfittando dell’immunità parlamentare, se ne è fregato delle leggi femministe e per proteggere gli uomini e le famiglie ha svelato pubblicamente il nome della donna: Shannon Taylor.
Fonti: http://www.dailymail.co.uk/news/article-1287534/Innocent-Warren-Blackwell-served-3-years-false-rape-claim-fantasist.html
http://www.dailymail.co.uk/news/article-404898/Man-freed-serial-rape-accuser-remains-anonymous.html
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