
“Fagli desiderare di essere morto”? Per il pubblico ministero era assolutamente cruciale non suscitare animosità rivolgendosi ad una giuria tradizionale di 12 uomini e donne, poiché dava per scontato la loro favorevole complicità ai palesi pregiudizi, esistenti nel sistema giudiziario, nei confronti dei maschi.
Si noti, inoltre, come l’avvocata elenca i “bambini” ultimi tra gli interessi degli uomini, promuovendo il mito popolare che i padri separati si disimpegnano facilmente dai loro figli.
In realtà, la perdita da parte dei padri della tutela dei loro figli procura ai bambini tremenda angoscia. Qui sta il paradosso: sappiamo che l’unico fattore – il più importante – di predizione di criminalità per i ragazzi e di bassa autostima per le ragazze, che portano entrambi ad una serie di fallimenti sociali, è la mancanza di un padre nella loro vita. Tuttavia, non c’è ancora stato un gesto significativo di volontà politica per portare più equilibrio nella custodia dei figli nelle separazioni.
Oggi il diritto di famiglia negli Stati Uniti ed in Canada continua a proporre l’opzione alle donne di “fargli desiderare di essere morto”. Le donne vincono l’affidamento esclusivo nel 90% dei contenziosi. I padri non affidatari sono percepiti come delle macchine da soldi con occasionali privilegi di babysitting. Le madri possono non rispettare le ordinanze giudiziali e ostacolare i regimi di visita godendo di impunità, ma i padri sono immediatamente e in modo sproporzionato criminalizzati se non rispettano un assegno di mantenimento, che molto spesso è oneroso (le madri non devono render conto delle spese). I trafficanti di cocaina condannati – metà dei quali, ironia della sorte, sono cresciuti senza padre – trascorrono da 20 a 30 giorni di carcere; un padre in ritardo con l’assegno trascorre tutti i 30 giorni.
Facendo eco al destino di tutte le rivoluzioni politiche, la riforma del patriarcato cominciò come una campagna per la parità; poi il pendolo oscillò troppo lontano, fino al rigido “politicamente corretto”, che ha portato alla soppressione delle eresie e alla colpevolizzazione generale degli Altri (gli uomini), rei del ritardo nella realizzazione dell’Utopia.
Il sistema del diritto di famiglia è ora sistematicamente colonizzato dalle femministe radicali. Il loro obiettivo è la completa autonomia delle donne (tranne per quanto riguarda il sostegno finanziario), tramite la progressiva eclissi dell’influenza giuridica degli uomini negli ambiti in cui colpiscono gli interessi di “identità” delle donne, compresi i bambini. Perciò la questione dell’affidamento è diventata la prima linea nella guerra fra i sessi.
Senza voler dare un elenco esaustivo, il femminismo radicale è sostenuto da collettivi dei diritti sociali nelle alte cariche della giurisprudenza (il femminismo passa al setaccio gli studi culturali e delle scienze umane in generale); da dipartimenti di studi sulla donna (in realtà centri di reclutamento e di formazione ideologica di femministe); da associazioni di femministe sovvenzionate, politicamente potenti, che estendono la loro strategia su tutta la gamma di cause per le donne; da primi ministri e ministri della giustizia accondiscendenti, e da una massa di giudici ideologicamente aggressivi, i cui archivi giuridici, contenenti sentenze irte di pregiudizi soggettivi sul sesso, screditano la loro vocazione e mettono in discussione la stessa nozione di uguaglianza di fronte alla legge.
Per illustrare, solo alcuni esempi:
il presidente della Corte Suprema del Canada, Beverley McLachlin:
Dobbiamo essere pro-attivi nella riorganizzazione della famiglia canadese
Gli uomini non hanno diritti, solo responsabilità
La custodia condivisa è un tentativo dei maschi di proseguire il dominio sulle
femmine
Il giudice può trattare i genitori in maniera non paritaria e negare loro le libertà e i diritti civili fondamentali, a patto che le loro motivazioni siano buone
I loro sforzi non sono stati vani. “Le femministe hanno radicato la loro ideologia nella Corte Suprema del Canada, hanno messo al bando tutte le opinioni contrarie“, afferma l’avvocata e sostenitrice dei diritti civili Eddie Greenspan. Il liberale MP Roger Galloway, che nel 1998 ha presieduto la Relazione della speciale Commissione Speciale per l’Affidamento e le visite dei minori, ha commentato che “la giustizia, se si verifica in una causa di divorzio, è soltanto accidentale”.
Si tratta di un procedura consolidata. Le elite come l’associazione “Condizione della Donna” scrivono la sceneggiatura. i servizi sociali “tuttofare” la leggono, poi chiedono al minore in un colloquio di valutazione (a me letto da una relazione trascritta): “Qual è la cosa migliore e la cosa peggiore di non aver più tuo padre che vive con voi [a casa]?” La cosa migliore? perché questa domanda suggestiva?
Fortunatamente i bambini non leggono o non si curano delle sceneggiature femministe; come ‘cosa peggiore’, quella bambina pre-adolescente rispose: “Non ho un padre“.
E la ‘cosa migliore’? “Nulla“.
Titolo originale: Ideology trumps equality
National Post, Barbara Kay, Wednesday, June 21, 2006
Fonti: http://www.canadiancrc.com/Newspaper_Articles/Nat_Post_Ideology_trumps_equality_21JUN06.aspx
http://www.genitorisottratti.it/2010/05/lideologia-trionfa-sulla-parita.html
Number of View :1981