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Nazifemminismo: ragazza 21-enne fa incarcerare il papà disoccupato per avere il mantenimento

Sunday, December 23rd, 2012

Ha 50 anni ed è rimasto senza lavoro. Riesce a sopravvivere con il sostegno dei servizi sociali ma non ce la fa più a pagare l’assegno di mantenimento della figlia 21enne avuta dalla prima moglie. Per la legge però è inadempiente e quindi scatta la condanna: due mesi e venti giorni per violazione degli obblighi di assistenza familiare. E’ l’incredibile storia accaduta a Trento. L’uomo, ex autista di professione, ha un’altra bambina di 11 anni avuta dal secondo matrimonio. Disoccupato, da un anno non riesce più a versare i 250 euro alla figlia più grande. Ora il ‘paradosso’ della sentenza del Tribunale.

Il dramma dell’uomo, secondo quanto riportato dal Corriere del Trentino, era iniziato nell’aprile del 2010 quando, dopo anni di duro lavoro come autista, aveva perso l’impiego. Si era trovato a cinquant’anni disoccupato. Un colpo durissimo per lui, ma si era comunque rimboccato le maniche, anche per la sua figlioletta di soli undici anni, e aveva ricominciato a cercare un lavoro. Ma la crisi economica non aiuta e neppure l’età. Il cinquantenne si sarebbe trovato le porte chiuse da numerose ditte a cui si era rivolto e così aveva iniziato a fare piccoli lavoretti per recuperare qualche euro. Ma i soldi non erano comunque sufficienti per vivere.

Nel luglio del 2010 era stato costretto a chiedere un primo prestito al fratello perché gli avevano tagliato la corrente e l’acqua in casa perché non aveva pagato le bollette. Una situazione di disperazione che ha spinto l’uomo a chiedere aiuto ai Servizi sociali. I servizi passano 650 euro al mese per sedici mesi e poi si deve attendere altri otto mesi per prendere di nuovo qualche euro. La cifra, comunque, non basta a coprire tutte le spese e quindi il cinquantenne spesso deve ricorrere a prestiti; è impossibile per lui, quindi, versare la quota anche alla figlia maggiore.

Ma non è l’ex moglie a pretendere i soldi. La donna infatti non avrebbe mai preteso soldi da lui, ma essendo a sua volta in difficoltà economiche si sarebbe limitata a chiedere aiuto ai Servizi sociali. La Provincia di Trento nei casi in cui un genitore non versa l’assegno di mantenimento per i figli anticipa la somma disposta dal Tribunale, salvo poi rifarsi sul genitore inadempiente.

Nel momento in cui la donna ha chiesto i soldi al Servizio sociale è partita in automatico la procedura, quindi la richiesta di denaro al cinquantenne e poi la segnalazione che ha portato alla denuncia penale. E tutto questo nonostante l’uomo riesca a sopravvivere solo grazie al sussidio dei Servizi sociali. In udienza l’ex compagna ha spiegato al giudice che non vuole soldi dal suo ex, ma questo non lo ha salvato dalla condanna.

Fonte: http://affaritaliani.libero.it/sociale/a-21-anni-chiede-assegno-papa-disoccupato-condannato-al-mantenimento220212.html

Titolo originale: Trento/ A 21 anni chiede l’assegno di mantenimento: il papà disoccupato condannato a pagare

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Guarda con insistenza una donna in treno. Condannato a 10 giorni di arresto

Tuesday, December 18th, 2012

Nota bene: L’immagine dello sguardo è tratta da internet e non ha attinenza con la vicenda. Invitiamo le signore che possano sentirsi turbate a leggere la stessa notizia dal sito del Corriere, da cui abbiamo tratto il testo e che non contiene alcuna immagine potenzialmente lesiva del benessere psicologico del gentil sesso.


LECCO – Dieci giorni di arresto e una multa di quaranta euro. È questa la condanna decisa dal giudice Paolo Salvatore per un trentenne di Mandello del Lario (Lecco). L’accusa? Aver guardato con troppa insistenza una donna che si trovava nello stesso scompartimento del treno. Stando alla denuncia della diretta interessata, una signora 55enne, quegli sguardi sarebbero stati così insistenti e impertinenti da costituire una molestia. L’imputato si è difeso sostenendo di non aver potuto fare a meno di guardarla, per la posizione in cui si trovava e per il posto occupato. Il giudice alla fine ha deciso per una condanna, quasi simbolica, in quanto la pena rientra nell’indulto, ma l’imputato è apparso deciso a insistere per vedere riconosciuta la sua buona fede e la sua difesa ha annunciato appello.

«IMPUGNEREMO LA SENTENZA»– «In questi casi vanno valutate le circostanze dell’accaduto. La ressa della stazione, la quantità di persone sul treno – ha commentato l’avvocato che difende il trentenne condannato-. Il mio assistito non poteva comportarsi diversamente e lungi da lui l’intenzione di molestare la signora. Il mio assistito peraltro ha sempre mantenuto una condotta rispettabilissima ed è assolutamente incensurato. Impugneremo la sentenza e ci batteremo per ottenere giustizia».

«INOPPORTUNO E FASTIDIOSO» – Secondo l’accusa l’ uomo aveva guardato con troppa insistenza la donna che era seduta davanti a lui in uno scompartimento del treno regionale Sondrio-Lecco-Milano. Il giorno prima, aveva raccontato la signora, il trentenne si era seduto vicino a lei, dopo averle fatto spostare il cappotto. Un po’ troppo vicino, secondo la donna. E il giorno dopo, ancora, l’aveva guardata a lungo durante il tragitto. Tra i due non ci sarebbe stato alcuno scambio di parole, né di complimenti né tentativi di corteggiamento. Ma la 55enne aveva comunque ritenuto inopportuno e fastidioso il comportamento dell’uomo, tanto di denunciare la cosa ad un agente della polizia ferroviaria una volta scesa dal treno. Il giorno successivo alcuni agenti avevano anche effettuato accertamenti. Vestiti in borghese avevano seguito il trentenne durante il viaggio verso Milano e non avevano visto nulla di strano. Ma la denuncia per molestie era stata ormai presentata. Il caso è approdato davanti al giudice Paolo Salvatore ed è andato a sentenza. La difesa attenderà che vengano depositate le motivazioni per avere un quadro più completo, ma è decisa a fare appello.

 

Fonte: http://www.corriere.it/cronache/08_aprile_17/sguardo_treno_condanna_634efb44-0caa-11dd-aecb-00144f486ba6.shtml

 

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La donna con l’amante va mantenuta, il marito a cui prudono le corna può essere denunciato

Monday, December 17th, 2012

I giudici hanno sancito che chiunque cerchi di impedire con l’uso della forza che il proprio compagno porti l’amante nella casa coniugale incorre in un reato penale. Anche qualora faccia uso di un atteggiamento violento per l’umiliazione subita o per «contrastare la condotta moralmente riprovevole» del proprio compagno.

Così Angelo, un cittadino romano che aveva cercato di impedire che sua moglie Stefania entrasse in casa con il proprio amante, si è visto confermare la condanna per «violenza privata» dai magistrati della Suprema corte. In un altro caso, i giudici hanno decretato che picchiare l’amante integra il reato di maltrattamenti in famiglia. E può costare la custodia cautelare in carcere. È successo lo scorso marzo a un 41enne di Messina, finito dietro le sbarre per avere alzato le mani su una donna con la quale intratteneva una relazione clandestina.

Ma c’è di più: perché il marito cornuto oltre al danno può subire anche la beffa finale. Con la benedizione del codice civile. La Cassazione ha stabilito che una donna che decida di fuggire con l’amante non perde il diritto di essere mantenuta dal marito.

In particolare, se la donna decide anche temporaneamente di andare a vivere con l’altro, in caso di divorzio al coniuge può essere chiesto di partecipare al soddisfacimento delle sue necessità. Senza dimenticare che è vietato offendere l’amante del proprio compagno – pena risarcimenti salatissimi – e che è assolutamente consentito raccontare bugie per difendere l’amante e il suo onore.

Fonte: http://www.ilgiornale.it/interni/altro_che_sfasciafamiglie_i_giudici_sdoganano_lamante/06-11-2011/articolo-id=555482-page=0-comments=1

Sentenze del genere rischiano di aumentare il numero di omicidi familiari e di tentare le donne al divorzio con grave danno per i figli.

Commenti dei lettori:

  • Ma questi pseudomagistrati chi c…. rappresentano ? in che mondo vivono ?? Faccio un appello alle loro mogli: approfittatene.
  • ma chi sono pochi giudici da emettere queste sentenze per poi essere in milioni di Persone a essere colpite ????
  • Continuate a dar retta a questi soggetti effeminati se non femmine direttamente, IO la giustizia so dove sta di casa e non mi servono questi cialtroni ! Dopo la beffa la faccio IO allo Stato, perchè dopo il gesto mi faccio pure mantenere ! Ingiustizia per ingiustizia meglio quella mia che almeno segue una certa logica maschile ! (il maschilista)
  • E se quei giudici fossero malati di mente? Allora urge la riforma della magistratura. Previa riforma del CSM.
  • E’ assurda questa sentsnza,io dovrei acconsentire di far entrare in casa mia la moglie con il suo amante e strare anche zitto,magari offrendogli anche un liquorino.Ma a che punto siamo arrivati,la magistratura sta entrando anche nelle mura domestiche e dice come ci si deve comportare.Non sto capendo più nulla.A quando ci diranno cosa bisogna indossare?.Premetto uno/a della sua vita la può gestire come vuole,senza recare danno agli altri,perciò se portare in casa l’amante farà sentire male l’altro coniuge e avrà crisi esistenziali come si comporterà la magistratura qualore il tradito farà denuncia per danno esistenziale?
  • La sinistra ha creato un clima di sfascio della famiglia. Unioni di femmine e di maschi deviati fra loro e adesso irregolari sono riconosciuti come legittimi malgrado il disordine sociale che vengono a generare. Ve la immaginate l’amante trans che pretende di entrare a pieno titolo nella casa di questo o di quel Presidente di importanti istituzioni politiche ,politiche giudiziarie o amministrative? La sinistra,prima ancora di prendere in mano il timone dello stato,già produce danni irreparabili alla società e segnatamente all’istituto familiare.
  • non fa altro che confermare la tendenza politica della magistratura in genere..!!!! E’ dalla sinistra che sono sempre state proposte, inoltrate e difese tutte quelle idee destinate a sfasciare la famiglia come normalmente dovrebbe essere.
  • I giudici italiani mi sembrano i corruttori di una civilta’ pulita e onesta. Stanno operando in modo che la famiglia sia distrutta in tutti sensi e la morale non possa essere piu’ applicata. Per quest giudici la religione non esiste . Esiste vincitrice l’immoralita’ e tra non molto questi immorali potranno uccidere ed essere assolti con diabgoloche giustificazioni ! Ma chi ci salvera?!?
  • oh bella !…volete dire che quello stesso “giudiciume”, che spende scandalizzato centinaia di milioni per indagare i sollazzi privati di un ricchissimo scapolo, adesso viene a dirci che se rientrando a casa dopo una dura giornata di lavoro troviamo la “dolce meta`”intenta in esercizi acrobatici sul lettone dobbiamo munirci di coperta ed accomodarci sul divano pronti a preparare la colazione per tutti…complimenti vivissimi !!!.
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La presunzione di innocenza vale anche per gli uomini?

Monday, December 17th, 2012

1) Uomo condannato.  Un uomo è stato condannato per minacce perché avrebbe detto alla ex moglie “ti ammazzo”.   Incredibilmente l’unica “prova” in tal senso contro l’uomo era la parola della accusatrice!  Inutilmente l’uomo si era lamentato del fatto che i Giudici avessero preso per buona la testimonianza della sua ex che si era costituita parte civile contro di lui quando erano in fase di separazione e dunque in “conflitto di interesse”.  La Corte di Cassazione, nel confermare la condanna nella sentenza 46542 , coglie l’occasione per ricordare che le dichiarazioni della persona offesa, che si costituisce parte nel processo, sono escluse soltanto nel rito civile mentre sono ammesse in quello penale.

2) Donna assolta.  Una donna separata è stata assolta dal grave reato di aver impedito ai figli di passare le vacanze con il loro papà violando una sentenza che riconosceva tale diritto (art. 388 c.p.). Sebbene l’ex avesse avuto agevolmente la possibilità di venire a conoscenza ed accertare da sé tale provvedimento, la Corte di Cassazione (6987/11) la ha assolta ritenendo che tale reato  possa ritenersi realizzato solo all’esito del compimento di una formale notificazione (che nel caso di specie non era ancora arrivata).

Questo tipo di distonia giudiziaria viene segnalata in manifestazioni di papà separati

 

Le notizie sono riportate su:

http://www.diritto24.ilsole24ore.com/guidaAlDiritto/penale/sentenzeDelGiorno/2011/12/reato-dire-alla-moglie-ti-ammazzo-se-la-parola-suscita-timore.html

http://consulenzapenale.net/130-reati-in-generale/40-ex-coniuge-ottiene-laffido-del-bimbo-per-le-vacanze-natalizie-viene-impedito-quando-e-reato

 

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Non pagare la prostituta è stupro. Non pagare il dentista va bene.

Sunday, December 16th, 2012

L’evidente assurdità di una legge che dilatando abnormemente il concetto di stupro tutela le prostitute prima che i lavoratori onesti  è frutto delle leggi femministe anti-uomo, ed ha conseguenze paradossali:  se l’uomo avesse pagato la prostituta e solo dopo la avesse rapinata, non sarebbe stata violenza sessuale ma un reato minore.   Eppure la prostituta avrebbe perso più soldi.

Mentre in rete girano immagini che incitano all’odontofobia, serio problema che colpisce molte persone, che fanno le femministe?  Chiedono nuove leggi contro i maschi.

 

 

 

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Disoccupato chiede mantenimento a ex moglie: arrestato

Sunday, December 16th, 2012

Quando un uomo disoccupato chiede soldi alla ex moglie si chiama “estorsione”.

Quando è la donna a chiedere soldi si chiama “mantenimento”.

«E’ stato bloccato dai Carabinieri con in mano la busta contenente 200 euro appena ricevuta dall’ex moglie, ultimo atto di una estorsione di denaro, con minacce più o meno velate, che andava avanti da anni. L’uomo, un colombiano di 42 anni, residente a Verona, disoccupato, dopo l’arresto e l’udienza di convalida, è stato rimesso in libertà con l’obbligo di non avvicinarsi più all’ex moglie.

I Carabinieri di Legnago sono intervenuti dopo che la donna aveva trovato il coraggio di sporgere denuncia, raccontando che l’ex marito dopo averla costretta a pagargli il mutuo dell’auto si era fatto nuovamente sotto per ottenere un “aiuto” mensile di 500 euro, in virtù del fatto che lei aveva un lavoro fisso. Già nel 2005 era stato deferito alle autorità giudiziarie, sempre su denuncia dell’ex consorte, perché avanzava “pretese assistenziali”.

Un provvedimento di divieto ad avvicinarsi alla parte offesa é stato emesso dall’autorità giudiziaria veronese anche nei confronti di un uomo di Legnago che da qualche mese aveva preso di mira con minacce, offese ed aggressioni una concittadina.»

Fonte: http://www.tgverona.it/index.cfm/hurl/contenuto=326655/cronaca/estorce_denaro_a_ex_moglie_arrestato.html

Titolo originale “Estorce denaro a ex moglie, arrestato”

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Mantenimento diretto dei figli: se donna sì, se uomo no. Un esempio di sessismo giudiziario in violazione dell’art. 3 della Costituzione?

Thursday, December 13th, 2012

Coniuge in difficoltà? L’ospitalità dei figli lo esenta dal mantenimento

Il coniuge separato che versa in una condizione di debolezza economica può assolvere ai suoi obblighi di genitore offrendo ospitalità ai figli senza dover pagare l’assegno di mantenimento. Lo sancisce la Cassazione (sentenza 15565/11).

Il caso
La suprema Corte ha bocciato il ricorso di un abruzzese separato dalla moglie nell’aprile 2006, padre di due ragazzi, che chiedeva di ripristinare il mantenimento anche a carico della ex consorte in favore dei figli.
Secondo la Cassazione «il mantenimento cui ciascun genitore è tenuto verso i figli, può ritenersi assolto dal genitore dotato di reddito proprio con cui i figli non convivono, mediante gli adempimenti connessi all’ospitalità da parte dello stesso genitore non convivente in occasione del diritto di visita».
In precedenza, il Tribunale di Lanciano, modificando le condizioni di separazione, aveva disposto l’affidamento dei figli a entrambi i genitori, con collocazione abituale presso la casa del padre e il diritto-dovere della madre di avere con sè i figli secondo determinate modalità.
A carico della madre era stato stabilito un assegno di 400 euro mensili a titolo di concorso nel mantenimento.
Assegno revocato dalla Corte d’appello dell’Aquila, sulla base delle difficoltà economiche in cui versa la donna. Da qui il ricorso in Cassazione volto a ripristinare il concorso al mantenimento a carico della ex. La Suprema Corte ha respinto il ricorso dell’ex coniuge sottolineando che i colleghi di merito «con adeguata motivazione» hanno preso atto del fatto che la donna si trova «in una situazione economica che non le consente, oltre all’assolvimento del mantenimento diretto dei figli quando sono presso di lei, il versamento anche di un contributo ulteriore in favore del padre».

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Che vergogna!

Come si può definire diversamente un tale scempio del Diritto?

Due pesi e due misure, come troppo spesso accade nel nostro Paese

Visto che chi dovrebbe versare un contributo è la madre, caso atipico, la Cassazione si arrampica sugli specchi per giustificare la revoca dell’assegno.

Oltretutto nel caso specifico si trattava di un assegno modesto, 200 euro per ogni figlio.

A ruoli invertiti, si chiede agli ermellini quante volte abbiano preso decisioni analoghe nei confronti di un padre.

Da notare la perla della Suprema Corte: «(…) non le consente (…) il versamento anche di un contributo ulteriore in favore del padre».

Nei confronti di un padre, anche se pesantemente indigente, non sono ammesse deroghe al versamento in quanto la somma erogata è un diritto inalienabile dei figli; diritto inalienabile che curiosamente sparisce quando a versare dovrebbe essere la madre, in tal caso infatti l’assegno diventa “a favore del padre”

In questi giorni si aggrava la posizione del Maresciallo Fabrizio Adornato, padre separato di Genova in sciopero della fame, a Roma per protestare contro l’accanimento giudiziario che lo costringe a vivere sotto la soglia di povertà.

Non ottiene alcuna risposta dal CSM, dalle Procure presso le quali ha sporto innumerevoli denunce, dal Presidente della Repubblica al quale ha rivolto diversi appelli.

E’ disposto a proseguire ad oltranza, fino a morire letteralmente di fame in mezzo alla strada, tanto non ha altra via d’uscita: è la stessa fine alla quale il sistema lo ha condannato togliendogli il diritto ad una vita dignitosa.

È poco lungimirante, Fabrizio Adornato

Per risolvere velocemente la situazione sarebbe stato sufficiente mascherarsi da donna; una parrucca, un po’ di trucco et voilà, l’assegno è revocato come per miracolo.

Ce ne sono tanti come Fabrizio Adornato, decine di migliaia.

Non tutti emergono, non tutti hanno la forza di umiliarsi pubblicamente, la maggior parte sceglie di rimanere nell’ombra cercando di sopravvivere, elemosinando comprensione e un rigurgito di dignità.

È un problema emergente che le associazioni di categoria denunciano da anni. Ultimamente sono arrivate le conferme statistiche anche da parte della Caritas, che assiste con un pasto caldo migliaia di padri separati ed ha sensibilizzato alcune amministrazioni comunali a studiare ammortizzatori sociali per quella che è ormai riconosciuta come categoria di “nuovi poveri”.

Ignorati dalla Giustizia, pronta a schierarsi solo quando l’indigenza si tinge di rosa.

Una proposta: non potrebbe, la Cassazione, esaminare i casi che le vengono sottoposti senza conoscere il genere delle parti?

Dati oscurati, la decisione viene presa in punta di Diritto, a prescindere dalla considerazione che possa penalizzare un padre o una madre.

Poi a sentenza emessa – solo a sentenza emessa – vengono aggiunte le generalità delle parti.

Siamo sicuri che, se fosse stato utilizzato questo metodo, le sentenze di Cassazione degli ultimi 20 anni non sarebbero profondamente diverse?

Alla faccia della Certezza del Diritto.

Che vergogna!

FN

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Mantenimento? No, schiavitù femminista

Saturday, December 8th, 2012

Il Tribunale di Ascoli Piceno decide che anche se l’ex marito ha una busta paga da 1.000€ dovrà pagarne 1.100 alla ex. Ciò indipendentemente dalla documentazione reddituale prodotta

 

Sempre più spesso capita di assistere a vicende curiose, ma quando è invece un Tribunale l’artefice di pronunce alquanto singolari, tali da destare curiosità e perplessità, la voglia di parlarne è talmente tanta che non serve essere giuristi per comprendere le “birichinate” di un giudice.

A decidere è il Tribunale di Ascoli Piceno, che con la sentenza n. 312/2012 definisce giuridicamente una controversia familiare basando le proprie convinzioni su un principio tanto comico quanto azzardato.

La vicenda vede coinvolto un padre separato che, pur avendo presentato una documentazione fiscale attestante un reddito mensile di circa 1.000 euro (come da busta paga), si è visto obbligato ad un assegno di mantenimento di 1.100 euro mensili in favore della ex moglie, la quale peraltro è titolare di un reddito autonomo ammontante a 456 euro mensili. Secondo il Tribunale la donna, data l’età, non può avere prospettive di miglioramento della sua situazione occupazionale, mentre il reddito documentato dal marito non sarebbe credibile in virtù del tenore di vita che la coppia avrebbe avuto in passato.

Pertanto il Giudice stabilisce che se il tenore di vita antecedente alla separazione dei coniugi era “dignitoso” e confermava una condizione economica facoltosa, i modelli unici e qualsivoglia altra documentazione della situazione reddituale, debitamente presentati in giudizio, non sono idonei a dimostrare le reali risorse patrimoniali ed economiche della coppia.

La decisione del Tribunale di Ascoli Piceno non può non lasciare perplessi: perché prendere in esame soltanto la situazione patrimoniale della coppia in costanza di matrimonio, senza tener minimamente conto della presente situazione reddituale, e cosa ancor più grave, senza interessarsi alle condizioni di vita dell’ex marito?

Il Giudice non può infatti limitarsi a considerare soltanto il reddito emergente dalla documentazione fiscale prodotta, ma è obbligato a tenere altresì conto degli altri elementi di ordine economico, o comunqueapprezzabili in termini economici, diversi dal reddito dell’onerato, suscettibili di incidere sulle condizioni delle parti, dovendo, in caso di specifica contestazione della parte, effettuare i dovuti approfondimenti – anche attraverso indagini di polizia tributaria – rivolti a un pieno accertamento delle risorse economiche dell’onerato.

Nel caso de quo l’organo giudicante, senza alcun accertamento ulteriore, obbliga lo sfortunato ex coniuge ad un mantenimento superiore al reddito dimostrato. In sostanza, il Giudice ha fatto finta che la coppia non si fosse mai separata, valutando solamente la situazione reddituale in costanza di matrimonio, ed ha fatto finta di non sapere che i redditi da lavoro autonomo, come quello documentato dalla signora, spesso, ma non sempre, possono nascondere anche fardelli di elusione fiscale che necessitano di una verifica più attenta.

Alla faccia del buon senso!

Non è affatto semplice comprendere quali siano i criteri adottati dai diversi Tribunali italiani per definire la misura dell’assegno di mantenimento in caso di separazione, dal momento che la normativa vigente riconosce all’organo giudicante un ampio spazio di discrezionalità circa la quantificazione dello stesso. In mancanza di criteri legali risulta evidente la necessità che ogni decisione venga assunta caso per caso.

Tuttavia ciò porta a vicende assurde come quella descritta sopra.

La necessità di adottare un criterio base, fondato anche su calcoli aritmetici, per evitare orientamenti discordanti, ha indotto alcuni tribunali a ricorrere a fogli di calcolo.

Un modello per il Calcolo dell’Assegno di Mantenimento (MoCAM) è stato elaborato dal Dipartimento di Statistica dell’Università di Firenze, e viene applicato dal tribunale di Firenze. Si tratta di un sistema di calcolo che si propone un obiettivo dichiarato: «l’ammontare complessivo degli assegni deve essere tale da consentire ai due nuclei familiari che risultano dalla separazione di avere lo stesso tenore di vita, in modo che il danno economico derivante dalla separazione sia equamente ripartito tra i due genitori e ai figli sia garantito un tenore di vita equilibrato durante il tempo di convivenza con l’uno o l’altro dei genitori».

Forse questo potrebbe rappresentare un significativo passo in avanti per i padri separati, sempre più spesso annoverati tra i nuovi poveri, che affollano le mense di beneficenza e che si riducono a vivere in automobile, entrando in una spirale da cui è difficilissimo, se non impossibile, uscire. E in Italia, dati alla mano, sono quasi un milione quelli già precipitati nella miseria.

Fonte: Seleenia Ragusa, giurista, su

http://www.leggioggi.it/2012/07/03/mantenimento-no-grazie-voglio-la-tua-vita

Titolo originale: “Mantenimento? no grazie… voglio la tua vita”.

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Separazione: lei torna da mammà al paesello, lui non riavrà i figli

Thursday, December 6th, 2012

Cassazione: i figli vanno considerati bagagli al seguito della madre; padre rileva solo se paga lautamente.
Lei porta via i figli dal loro «habitat» per portarli al paesello d’origine, un «contesto arcaico e rurale». A lui non basta giocare la carta dello sradicamento della prole per ottenere l’affido dei minori e la revoca dell’assegno di mantenimento. La scelta, osservano i giudici, è compiuta nell’interesse dei figli: l’affidataria cerca nella famiglia d’origine, residente nelle campagne del Sud, quel sostegno anche economico che l’esiguo contributo a carico dell’ex coniuge da solo non è in grado di assicurare. È quanto emerge da unasentenza pubblicata il 19 maggio 2011 dalla prima sezione civile della Cassazione.
Confermato l’affidamento dei figli alla signora, nonostante il trasferimento da un ridente cittadina balneare del Centro come Senigaglia a una ruspante e piccola località pugliese. Sarà pure “arretrato” il contesto sociale meridionale in cui dovranno ambientarsi i figli, ma certo è che nulla si può rimproverare alla signora: ha dimostrato di saper fare il ruolo di madre e decide di tornare al paese d’origine perché là ha i genitori che possono prendersi cura dei bambini, mentre i 200 euro al mese che le passava l’ex marito non bastano di certo.
Doppia batosta per lui: il mantenimento aumenta a 450 euro mensili perché l’onerato ha finito di pagare il mutuo, diventando proprietario dell’ex casa coniugale. Incensurabile la motivazione della decisione di merito, censurata per la (presunta) mancata comparazione fra i contesti sociali di vita dei figli prima e dopo il trasferimento voluto dalla madre.
C’è urgente bisogno di una riforma per avere un vero affido condiviso che protegga il diritto dei bambini ad avere entrambi i loro genitori.

La notizia della sentenza della Corte di Cassazione è data su http://www.cassazione.net/separazione-lei-torna-da-mamma-al-paesello-lui-non-riavra-i-figli-p3380.html ed il testo è tratto da http://www.genitorisottratti.it/2011/05/cass-se-la-madre-vuol-farsi-mantenere.html?spref=fb

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Spremuto come un limone, anche se mia figlia convive con me – di Sergio

Thursday, December 6th, 2012

Padre deve dare alla ex soldi per il mantenimento della figlia… che ha scelto di vivere con il padre: tutela dell’infanzia o tutela della femminista separata?

“Sono una testimonianza vivente della malagiustizia familiare…Prima io e la mia famiglia abbiamo sempre accudito i miei figli con cure attenzioni e denaro, messo su casa grazie a me e alla mia famiglia etc etc etc

Dopo la separazione mi hanno sbattuto fuori di casa appena costruita e con mutuo in corso di circa 1100.00 euro mensili in più un bel mantenimento di 800.00 euro mensili e anche la beffa di 2 pomeriggio a settimane alterne e un week end a settimane alterne. Inutile dire che mi dovevo pagare affitto di un´altra casa come tutti…

Ora dopo 3 anni e 1/2 la situazione è questa: mi hanno ridato la casa in condizioni pietose, ci vorranno 3 mesi di lavoro per rimetterla in ordine e si sono portati via tutto quello che gli pareva, dico si sono perchè parlo della mia ex e del suo compagno (prima amante) che da subito è entrato in casa mia e viveva tranquillamente con i miei figli come fosse casa sua.

Mia figlia ha scelto di vivere con me e mio figlio con la mamma, ma nonostante tutto viene da pensare che ognuno si mantenga il figlio che vive a casa propria…

NO ! SBAGLIATO ! Io devo sempre versare 400.00 euro alla mia ex ! Ma a me chi mi aiuta con mia figlia ? Forse che mia figlia visto che abita con il papà E´ DI SERIE B ?

Ma la chicca è arrivata dopo che mia figlia si è trasferita da me (circa 2 mesi fa) perchè dopo qualche giorno mi è arrivato un precetto di 29.000.00 euro in quanto la mia ex ha reclamato al tribunale 3 anni di mantenimento e spese varie SENZA ALCUNO STRACCIO DI DOCUMENTO !!!

Quindi care ex basta che andate dal tribunale e scrivere che il vostro ex marito non vi ha mai passato un cent e il gioco è fatto !

Semplice no ?”

Fonte: http://www.adiantum.it/public/2462-spremuto-come-un-limone,-anche-se-mia-figlia-convive-con-me—di-sergio.asp

 

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