Stefano Ciccone: chi era costui?

Quando la stampa cattolica vuole sentire un parere autorevole su famiglia, questione maschile etc, intervista il Papa, o almeno il Cardinale Bertone.

La stampa della sinistra femminista intervista Stefano Ciccone.

Ciccone: chi era costui?

Un politico che ha militato in vari partiti di estrema sinistra (PdUP, PCI, Rifondazione, SeL) noto per aver fondato una associazione detta “Maschile Plurale” che, contrariamente a quanto il nome potrebbe suggerire, porta avanti le istanze del femminismo.

Ed infatti, ad un convegno finalizzato a negare che alienare i bambini contro un genitore è un abuso sull’infanzia, una femminista ha detto pubblicamente che tali associazioni “maschili” sono in realtà da loro “promosse”, ma che pochi aderiscono

«noi abbiamo favorito come Centro Donna il nascere di questo gruppo che fa capo a Maschile Plurale, vorremmo che aderissero uomini, che siano in grado di contribuire al nascere di una nuova cultura di una nuova moralità.  Abbiamo accolto al Centro Donna che ha favorito le associazioni di uomini che vogliono fare percorsi di riflessione su se stessi.. e quei pochi…»

Ed infatti sul sito web di Maschile Plurale ritrovamo le istanze di quel femminismo ormai abbandonato dalle donne, e dominato dalla componente lesbica:

«Maschile plurale partecipa dalla sua costituzione al Coordinamento Campania Rainbow, un cartello di associazioni che lavorano alla promozione e alla tutela dei diritti delle persone gay, lesbiche, transessuali, transgender, queer, intersessuali e etero-differenti»

Ci occupiamo di Ciccone perché un sito femminista ha pubblicato un interminabile saggio in cui Ciccone parla male di vere associazioni di uomini (Uomini BetaMaschiSelvatici, Uomini3000, …), di associazioni a tutela dell’infanzia che denunciano i crimini del femminismo (GESEF)…

… e parla male anche di questo sito, che avrebbe “clonato” un sito femminista.

Che??

C’è un altro sito web con nome “comunicazionedigenere”.

Ma i contenuti sono del tutto opposti!

E così, perdendosi fra tonnellate di parole erudite, Ciccone manca l’unico punto importante: le femministe pretendono di parlare a nome delle donne, ma le donne rifiutano il femminismo.

Ed infatti, quando ci sono due siti web con nome simili ma contenuti diversi — uno femminista ed uno no — quello femminista viene ignorato e rifiutato.  Consideriamo ad esempio i gruppi Facebook con titolo “No alla violenza sulle donne”:

Pur avendo tante persone, fondi pubblici, appoggio di istituzioni, quote rosa, appoggio di politici, quotidiani di partito etc, i siti femministi vengono ignorati o quasi.

Invece, chi non ha nessun appoggio politico ha avuto l’onore di mezzo milione di iscritti, 40 milioni di contatti secondari, 500 milioni di visualizzazioni all’anno.

Invece di criticare gli altri, gli intellettuali del femminismo dovrebbero prendere atto che internet ha permesso la libera circolazione delle idee e reso inutile il dipingere una realtà fittizia sulla stampa di partito.

 

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