Imponiamo per legge quote rosa nelle coppie gay

Nichi Vendola dice che, se andasse al governo, imporrebbe sia quote rosa che matrimoni omosessuali.

Senza rendersi conto di aver detto un contro senso.

Il matrimonio omosessuale è giustificato in base all’ideologia “del genere” secondo cui uomini e donne sono intercambiabili.

Le quote rose vengono formalmente giustificate in base all’ideologia opposta, dicendo che uomini e donne non sono intercambiabili, e che quindi entrambi i generi dovrebbero essere per legge rappresentati, sottraendo la scelta agli elettori.

Le due cose stanno assieme, sebbene logicamente incoerenti, solo perché femministe e lesbiche vogliono poltrone rosa ed hanno formato un’alleanza politica con i movimenti gay.

L’articolo completo di Marco Faraci:

Nel corso del dibattito tra i candidati premier del centro-sinistra, Nichi Vendola ha più volte ribadito l’importanza che ha per lui un determinato concetto di “parità di genere”.
Per il leader di SEL la differenza tra uomini e donne rappresenta un fondamento della società ed un suo eventuale governo si impegnerebbe a riconoscerla ed a promuoverla in modo attivo, attraverso politiche di azione positiva miranti a realizzare una “democrazia paritaria”.

Dalle sue parole, il governatore della Puglia sembra iscriversi ad una visione ontologica della differenza di genere, secondo cui le donne sono portatrici di valori, percezioni e sensibilità specifiche che arricchiscono la società proprio in quanto specifiche del genere femminile.
E’ la visione filosofica e sociale del femminismo della differenza, quella corrente di pensiero che alla valenza universale e neutra del concetto di umanità preferisce anteporre un dualismo sessuato, una dialettica tra un soggetto femminile ed un soggetto maschile biologicamente, spiritualmente e simbolicamente diversi.

Secondo alcuni – e Vendola è tra questi – il riconoscimento della differenza di genere passa da politiche che prevedano che il contributo “originale” delle donne sia rappresentato in modo paritetico nei contesti sociali, economici e politici, in quanto qualsiasi consesso privo della presenza diretta delle donne risulterebbe monco, parziale e culturalmente più povero.
Insomma, per Nichi Vendola uomini e donne sul piano giuridico e politico non sono uguali e quindi formalmente intercambiabili. Al contrario, per dirla alla tunisina, uomini e donne sono “complementari” e nessuna istituzione politica o civile può dirsi compiuta se non include sia gli uni che gli altri.

Contro questa visione di genere, che deriva dalla biologia conseguenze di carattere legale ed istituzionale, abbiamo già scritto tante volte. Oggi, tuttavia, vale la pena porre l’attenzione sul pulpito dal quale viene la predica, per cercare di spiegare al governatore della Puglia le effettive implicazioni che un’adesione coerente alla teoria della differenza sessuale porta con sé anche su aspetti che pure a lui stanno piuttosto a cuore.

La questione, caro Vendola, è abbastanza semplice.
Se riteniamo che la differenza tra uomini e donne sia un dato ontologico ed ineludibile che deve essere riconosciuto nel governo, nelle giunte regionali e nei consigli di amministrazione, come si può desiderare, allora, che una famiglia, che si dica tale, debba prescindere da esso?
Se l’inclusione dei due sessi come “portatori di differenza” per te è un fine in sé, come puoi permetterti di contestare la “superiorità intrinseca” del matrimonio eterosessuale? Perché se c’è nella Storia un’istituzione che, con tutti i suoi limiti, è sempre stata fondata sulla parità numerica di genere, è proprio quella.
Forse, per un minimo di coerenza, non dovresti lasciare solo Carlo Giovanardi nella sua battaglia per le quote rosa nel matrimonio – nella sua battaglia perché in ogni coppia di sposi nessun sesso sia rappresentato meno del 50%.
Dai su, Nichi, battiti per le “quote rosa nelle coppie gay”… suona così “figo”! Potresti aprire la nuova frontiera mondiale del politicamente corretto!

La continuità tra valore della differenza sessuale in senso “femminista” ed in senso “conservatore” è tutt’altro che un paradosso, al punto ad esempio che non molto tempo fa diverse esponenti del femminismo della differenza hanno giudicato positivamente certe posizione ratzingeriane sulla diversità tra i sessi.
E di conseguenza è tutt’altro che una provocazione affermare che dalle politiche “essenzialiste” per l’eterogeneità di genere alla delegittimazione morale dell’omosessualità il passo è breve.

Questa riflessione è particolarmente cogente per quanto riguarda il problema dell’accesso alla possibilità dell’adozione.
Nei fatti, una delle argomentazioni che più di frequente sono portate contro il diritto degli omosessuali a crescere bambini è che la coppia gay sia in qualche modo “incompleta” e pertanto incapace di assolvere in modo pieno la funzione genitoriale.
Il punto, secondo molti, è il diritto indisponibile del bambino ad avere due genitori di sesso diverso, affinché ciascuno sia in grado di portargli il proprio specifico peculiare di sensibilità. In quest’ottica, solo la presenza simultanea di una figura maschile e di un una figura femminile è in grado di garantire al bambino una cornice di stimoli ben bilanciata, permettendogli uno sviluppo equilibrato dal punto di vista emozionale, sessuale e relazionale.

Come può fare a crescere un bambino senza l’amore specifico che può dare una mamma? Questo “stesso” amore non lo può dare un papà che darà un amore altrettanto importante, ma diverso. Se accettiamo la visione biologica ed “essenzialista” del genere, è chiaro che una famiglia omosessuale non possiede il necessario requisito di “diversità” che fa la forza della famiglia eterosessuale.
Poi, se invece vale che in tutti noi ci sono yin e yang – se tutti possiamo tirare fuori il nostro lato maschile o femminile alla bisogna – questo vale sì per i genitori, ma allora vale anche, perché no, per manager e politici, per cui viene meno la necessità delle quote rosa.
Insomma se accanto al papà può sedere un “mammo”, anziché una mamma, cosa c’è di male che accanto ad un assessore sieda un “assessoro” anziché un “assessora”?

In definitiva, caro Vendola, occorre decidersi: o uomini e donne sono fungibili o non sono fungibili.
Ritenere che uomini e donne siano intercambiabili nel rapporto biologico, emozionale ed educativo con un bambino e che cessino di essere intercambiabili quando parlano di urbanistica, mobilità e turismo rappresenta un’acrobazia intellettuale abbastanza spericolata.
Non è possibile, obiettivamente, essere “ciechi” rispetto al sesso di due aspiranti genitori ed al tempo stesso guardare nelle mutande di assessori e consiglieri di amministrazione per vedere se hanno i genitali giusti.

Ammettilo, Nichi. Su questa cosa della diversità di genere ti sei tirato una bella zappa sui piedi e hai tradito in profondità un’importante rivendicazione di principio del movimento omosessuale, quella che non deve essere il sesso anagrafico a determinare i diritti civili, sociali e politici di una persona.
Ripensaci – che tanto prima di diventare premier ne avrai il tempo.

http://www.libertiamo.it/2012/11/16/differenza-di-genere-a-nichi-per-lennesima-volta-ma-che-stai-a-di/

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