Femminismo giudiziario: la pussy pass

Uno studio del governo degli Stati Uniti ha portato alla luce una realtà allarmante su come le donne vengano “discriminate positivamente” nelle aule dei tribunali, vedendosi comminare pene più leggere degli uomini per lo stesso reato.  Il Bureau of Justice Statistics (il dipartimento del governo USA che si occupa delle statistiche in ambito giudiziario) ha scoperto che in media le mogli che uccidono i mariti ricevono condanne di 10 anni più corte rispetto ai mariti che uccidono le mogli (6 anni di carcere per le mogli, e ben 16.5 anni per i mariti).

Quando l’assassino è il marito solamente nel 1.4% dei casi viene assolto, mentre quando l’assassina è la moglie la percentuale sale al 12.9%. Percentuali simili si trovano anche per quanto concerne la libertà condizionata: la ricevono l’1.6% dei i mariti che uccidono la moglie, e ben il 16.0% delle mogli che uccidono il marito.

Una simile disparità di trattamento avviene in tutto l’Occidente: quando è Lui ad uccidere la sentenza è sempre più pesante di quando invece è Lei ad uccidere (anche la condanna morale della società è più pesante quando è un maschio ad uccidere. Espressioni quali “mostro” e simili vengono sempre e solo affibbiate ai maschi assassini, e mai alle femmine assassine).

Il grafico sopra presentato mostra come ai maschi vengano in genere comminate pene più pesanti rispetto alle femmine (per lo stesso crimine). I motivi di tale disparità di trattamento sono molteplici e ognuno di essi meriterebbe ben più di due righe per esser compreso a fondo. Lo studio del Governo Americano, a commento di tale grafico recita:

“L’analisi dei dati e dei casi giudiziari suggerisce che le attitudini paternalistiche dei giudici verso le donne possano risultare nel ritenere le donne più vulnerabili e degne di comprensione, e in definitiva meno responsabili degli uomini (Nagel & Johnson, 1994; Segal, 2000; Schazenbach, 2004).”

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