Chiudono i centri antiviolenza: l’Italia non ha bisogno di “gulag”

Uno dopo l’altro chiudono finalmente i battenti i centri antiviolenza femministi sparsi su tutto il territorio nazionale.

Soffocate dai debiti per i provvidenziali tagli ai finanziamenti, vedremo presto scomparire quelle strutture tipicamente anti-uomo (agli uomini era impedito anche il solo accesso) che in Germania, il sociologo Gehrard Amendt, professore all’Università di Brema ove dirige l’Istituto di ricerca sui rapporti fra i generi e le generazioni (Instituts für Geschlechter- und Generationenforschung), in un suo saggio apparso su Die Welt con titolo originale Why Women’s Shelters Are Hotbeds of Misandry, definì veri e propri covi di misandria.

Ma Gerard Amendt non è stato il solo ad indagare su cosa si nascondesse dietro a strutture pagate con i soldi dell’intera popolazione italiana e riservate solo a meta’ di essa (rigorosamente di sesso femminile!) e per chi volesse approfondire le proprie conoscenze su queste realta’ finalmente in rapido smantellamento (non solo in Italia!), consigliamo la lettura dei seguenti articoli:

Centri Antiviolenza: ne la parla la fondatrice Erin Pizzey
Inchiesta sui rifugi per donne. Centri antiviolenza o supermarket di divorzi e false accuse?
Centri anti-violenza: copertura per odiare gli uomini

Da Die Welt: “Perchè i rifugi per donne sono focolai di misandria”

La protezione di cui le donne non hanno bisogno

Bambini raccontano di violenza subita in centro anti-violenza

Padre chiede aiuto a centro anti-violenza e subisce false accuse

Centro femminista aiuta madre violenta ad abusare della figlia

In sostanza, quello che era stato annunciato lo scorso novembre nella conferenza stampa pubblica presso la Casa Internazionale delle donne di Roma da parte dell’Associazione nazionale femminista D.i.re (Donne in rete contro la violenza) che gestiva 58 centri antiviolenza in Italia, sta diventando una realtà.

Nel futuro abbiamo bisogno di sostituire i centri femministi con centri di supporto per famiglie con conflitti violenti. Centri che potranno essere gestiti sia da uomini che da donne ben preparati e che cooperino sulla base dell’etica professionale, intervenendo durante le crisi familiari violente.

Il supporto e la terapia devono semplicemente essere liberi da ideologie politiche, come deve essere nelle società democratiche.

Ci sono centri che hanno superato l’ideologia, ma del resto lo stesso nome di “rifugi per donne” implica l’adesione disastrosa e incondizionata di queste strutture ormai del passato all’ideologia del femminismo radicale, dove le relazioni fra uomini e donne erano state cristallizzate nel loro status di uomo violento e donna vittima. Secondo questa cultura fortemente discriminante sulla base del genere delle persone, le donne sono sempre state considerate innocenti a prescindere e gli uomini sempre colpevoli a prescindere.

Tali centri hanno cercato ed esasperato la distruzione della comunicazione fra i membri della coppia come progetto politico.

Finalmente ce ne libereremo.

 

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