Nel 1993 Lorena Gallo in Bobbitt evirò il marito addormentato e tentò di difendersi accusandolo di violenza: lui venne riconosciuto innocente; lei non punibile in quanto mentalmente insana e temporaneamente incapace di intendere. Se la cavò con 45 giorni in un Centro di Igiene Menale.
Le femministe la nominarono vittima e scrissero del suo “forte e coraggioso atto di auto-difesa femminista. Tornando da una conferenza femminista in Europa, assicuro i lettori [del New York Times] che Lorena ha galvanizzato il movimento femminista in tutto il mondo”. Prima del verdetto la National Feminist Association dichiarò alla stampa che, in caso di condanna, 100 americani innocenti sarebbero stati castrati. Alcune femministe vendevano magliette con la scritta “vendetta – quanto è dolce” e placche “Lorena Bobbitt chirurgo capo”.
La commentatrice Ms. Charen scrisse: “se le femministe ribollono di odio contro gli uomini, è evidente che la loro politica sconfina nella patologia. Vedere la mutilazione di un uomo come un atto politico merita essere etichettato politica dell’odio”.
La reazione depravata e moralmente grottesca delle femministe pose fine al mito del femminismo buono.
Nel 1997 l’ex signora Bobbitt venne arrestata in quanto i vicini chiamarono la polizia denunciando che stava assaltando la propria madre [fonte]. Oggi gestisce una organizzazione per donne vittime di violenza domestica (www.lorenasredwagon.com), si presenta come vittima innocente, cita le statistiche femministe secondo cui una donna su tre verrebbe abusata, progetta di costruire un centro anti-violenza “Lorena’s house”, e chiede soldi
Letto :2046