Quell’incapacità di sopportare il nazi-femminismo

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Un blog vicino al femminismo moderato ospitato dal Corriere della Sera parla di “tragedie della follia” e di uomini che si suicidano:

«Ma ci sono anche uomini vittime degli abbandoni: sono quelli che, nel rispetto della legge e per la vendetta di mogli incattivite, si riducono in miseria e depressione dopo una separazione. Sono quelli della mensa dei poveri, quelli che muoiono in un garage, quelli privati della gioia di vedere i loro figli. Non mi riferisco a persone disturbate o malvagie, ma a quei ex-mariti-padri normali, che non ammazzano nessuno e che sottostanno a decisioni superficiali di giudici e servizi sociali abilitati a disporre della vita altrui.»

L’autrice accomuna i due problemi, ma manca il rapporto causa/effetto fra i due fenomeni.

Perché il 93% dei suicidi post-separazione sono uomini?   Non per via di una debolezza intrinseca dell’uomo (come vorrebbero insinuare le femministe), ma per via delle ingiustizie femministe.

Nei casi normali il 74% delle separazioni sono chieste da donne, che solo nel 4% dei casi pagano assegni di mantenimento, mentre nell’87% dei casi ottengono della casa coniugale in nome dei figli.  Secondo una prassi giuridica mai votata democraticamente, la donna ha “diritto” al mantenimento del tenore della vita goduto durante il matrimonio.  A spese dell’uomo, che magari anziano o malato o addirittura handicappato, finisce per strada.

Nei casi anormali, spietate avvocate femministe aiutano le donne a divorziare con false accuse di violenza domestica e addirittura di pedofilia, devastando ed alienando i bambini ed arrivando a negare che questo è un abuso sull’infanzia.  Un Pubblico Ministero ha dichiarato che per un uomo «è più facile uccidere la moglie che venire a capo di un divorzio difficile»

Gran parte delle “tragedie della follia” sono reazioni a questo fenomeno, detto NAZIFEMMINISMO.

La regina Maria Antonietta tentò di fuggire da questa porta. Arrestata, il 21 gennaio 1793 finì ghigliottinata in Place della Concorde. Va considerata come violenza o come giustizia?

Il giudice che nel dubbio condanna l’uomo senza prove, magari solo perché una calunniatrice lo accusa, lo fa credendo di proteggere la donna, ma magari ne sta firmando la condanna a morte.  Perché l’uomo che crede nella giustizia e si convince di non di poterla avere in tribunale puo’ finire per farsela da solo.

E così, da due decenni l’unica tipologia di omicidio in aumento è quella delle tragedie familiari, spesso in concomitanza di sentenze percepite come ingiuste riguardante l’affidamento dei figli. Tragedie bollate superficialmente come “tragedie della follia” e usate dalle nazifemministe per attaccare gli uomini, chiedendo leggi ancora più femministe che porteranno inevitabilmente ancora a maggiori tragedie.

Vogliono che una semplice (e non verificata!) accusa basti ad impedire anche il falso affido condiviso e a sbattere l’uomo in prigione prima del processo, nel quale venga quindi applicata il principio dell’inversione dell’onere della prova.

Nei paesi dove le femministe hanno ottenuto questi abomini giuridici le violenze sono aumentate del 50%.

Eliminare il femminismo e le sue ingiustizie e le sue calunnie significa eliminare le tragedie causate da queste odiatrici di uomini, per il bene di tutti: donne, uomini e bambini.

 

Non date retta agli uccelli troppo furbi

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Primavera.  Un pappagallo di nome Marzia sale in cima all’albero e dice che è ridicolo volare a sud, che si tratta solo di un istinto atavico del passato retrogrado da cui occorre liberarsi, condendo i suoi discorsi con argomenti sofisticati.

Estate. Gli uccelli tonti non capiscono, e gli uccelli furbi capiscono che è meglio fingere di aver capito per non rischiare di sembrare uccelli tonti.

Autunno.  Gli uccelli tonti volano a sud, venendo derisi dagli uccelli furbi.   Arriva il freddo, ed alcuni uccelli furbi esprimono qualche dubbio “forse volare a sud è una tradizione che ha un qualche valore”, venendo derisi dagli uccelli ancora più furbi.

Inverno.  Arriva la neve e gli uccelli furbi crepano dal freddo.

Nazifemminismo e false accuse: ne parla GenioDonna.

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GenioDonna, testata giornalistica centrata sulle pari opportunità, rompe il velo in un articolo che tratta di un problema sociale che investe oltre due milioni di famiglie italiane: quello delle cattive separazioni.  Scrive il giornalista:


E quando non si percepisce la luce oltre il tunnel non può che salire la tensione, persino tra persone che si amano o si sono amate.

E che poi magari si ritrovano in tribunale, vittime (o peggio complici) di due estremi opposti che finiscono per toccarsi: il veteromaschilismo di giudici che non si sono mai occupati dei loro figli e non capiscono perché un papà dovrebbe essere ancora interessato ai suoi dopo che ha rotto con la moglie, e il cosìdetto nazifemminismo (così chiamato nei vari blog e gruppi nati di recente su internet, ma un grecista lo definirebbe “sindrome di Medea”), quello che non disdegna nemmeno le false accuse di abusi, su se stesse e sui minori, per distruggere l’ex marito.

(Fonte: Geniodonna n. 27/28, pag. 21.  Gennaio/febbraio 2012.  Link, grassetto e immagine aggiunti da noi).

A qualcuno dà fastidio il vocabolo “nazifemminismo”, termine di indubbia efficacia, ormai comunemente usato per denotare chi costruisce o sostiene false accuse finalizzate ad impadronirsi di bambini anche a costo di alienarli, poi tentando di negare che questo è un abuso sull’infanzia, anche diffamando il prof. Gardner che già nel 1985 portò questo abuso all’attenzione dell’opinione pubblica.   Il giornalista elabora:

Mentre scrivevo quell’articolo pensavo innanzi tutto a una bambina di cui non conosco neanche il nome, coperto dal segreto professionale dell’allora responsabile del Servizio tutela minori di Como, che me ne parlò sei anni fa: una bambina che frequentava la scuola d’infanzia, mi disse, e che secondo la madre aveva subito un abuso dal papà. “Noi abbiamo fatto tutte le verifiche e possiamo escluderlo con certezza – mi confidò la dottoressa – ma l’avvocatessa della mamma ha fatto ricorso e il giudice ci chiede di riesaminare la bambina. Sa tutto questo quanti anni di psicoterapia costerà a quella bambina quando diventerà ragazza?”. E siccome non mi capacitavo di simili denunce strumentali tra persone che i figli dovrebbero averli fatti per amore, pensò la presidente dell’associazione Mamme separate a spiegarmi che casi del genere non sono infrequenti perché all’odio della parte in causa si sovrappone la strategia di avvocati che in questo modo riescono a fare ottenere subito casa e mantenimento alle loro assistite, dal momento che il presunto orco viene allontanato dal giudice con un provvedimento cautelare.

Articolo completo [fonte]:

Non voglio pensare che “femminismo”, termine e concetto in cui credo, si riduca a sinonimo di cieco odio antimaschile

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Mentre il femminismo nero è perso nel negazionismo di abusi sull’infanzia diffamando psichiatri morti e strumentalizzando donne morte, diamo voce ai richiami alla ragione di una donna che si batte contro ogni abuso sull’infanzia: la dott. Yasmin Abo Loha, coordinatrice in Italia dei programmi ECPAT


«Sorelle, una riflessione: forse nello stroncare a prescindere si cade nell’errore.

La PAS purtroppo esiste, non è l’invenzione di un povero pazzo come voi vorreste insinuare.  In tutto il mondo gli studi di Gardner hanno trovato riscontro a livello universitario, in Italia sono stati approfonditi da una moltitudine di accademici ambosessi, da Guglielmo Gullotta (TO) ad Isabella Buzzi (MI), da Vittorio Vezzetti (VA) a Loretta Ubaldi (RM).

La vostra analisi della PAS, inoltre, parte da un presupposto falso: il bambino che rifiuta di incontrare il padre perché dal padre è stato abusato, dovrebbe essere costretto ad incontrarlo forzatamente se solo questi dichiarasse che è la madre a “programmarlo”.

Ma stiamo scherzando?

Sorelle, ma dove avete letto Gardner ?

La PAS non ha nulla a che vedere con gli abusi sessuali. Il condizionamento del figlio avviene gradatamente attraverso la riscrittura dei ricordi, la complicità indotta dal genitore programmante, la denigrazione continua del genitore bersaglio e l’applicazione sistematica di caratteristiche negative ad ogni sua iniziativa.

L’obbiettivo è quello di generare nei bambini programmati il rifiuto di frequentare il genitore bersaglio, anche senza che sia mai stata presentata alcuna denuncia per abusi sessuali.

Il genitore “programmante” considera i figli un proprio possesso esclusivo, non vuole che l’ex coniuge abbia alcun ruolo nel processo di crescita, quindi condiziona i figli a rifiutare gli incontri per poi dire “io non mi oppongo, sono loro che non vogliono andare dal padre”.  Egli rifiuta di riconoscere un particolare: ha lavorato nell’ombra mesi, a volte anni, per raggiungere il risultato voluto. A volte si può innescare il processo contrario: il genitore programmante ha bisogno di trovare uno straccio di motivazione al rifiuto dei figli, quindi insinua la più turpe delle accuse.

In ogni caso, il più grande atto di disinformazione è insinuare che per il padre sia sufficiente dire “c’è la PAS” per togliere i figli alla madre. La PAS, se c’è, deve essere diagnosticata da un consulente nominato dal Tribunale.  Non si tratta quindi di uno strumento dato ai padri pedofili/aguzzini per continuare ad abusare dei propri figli.

È falso, sfacciatamente falso, vergognosamente falso.

Si tratta di predisporre i dovuti accertamenti (ad opera di personale appositamente formato) per evitare che un genitore consideri i figli una proprietà da togliere all’altro, e per raggiungere il suo scopo sia disposto a tutto, anche a violentare emotivamente i figli stessi.

Indurre all’odio verso un genitore è un abuso nei confronti dei figli, vogliamo riconoscerlo?

Sorelle, la PAS non si è mai occupata di pedofilia, come mai questa forzatura così accanita? Ho tutta la letteratura scientifica di Gardner in lingua originale, se può servire consultiamola insieme, punto per punto.  Come mai la sequela di informazioni distorte, denigratorie, inventate ? Come mai lo spettro della pedofilia viene fato aleggiare su ciò che non vi piaccia, dall’affido condiviso alla PAS ?  Come mai questa maniacale ricerca del legame con la pedofilia, tirato a forza su  argomenti con i quali non nulla ha a che fare?

Questa sessualizzazione forzata per generare terrore, questa fobia per il sesso è di stampo clericale, non certo di sinistra. Sembra di sentir parlare Ratzinger…

Inoltre, in merito all’allontanamento dei figli dal genitore violento…  sacrosanto, ma quando il genitore violento è la madre ?  Qualcuna di noi può sostenere che nessuna madre abbia mai fatto del male, fisicamente ed emotivamente, ai propri figli? Tutte le ricerche mondiali dimostrano il contrario.  Secondo Bunny Sewell “in tutto il mondo l’82% delle persone subiscono la loro prima esperienza violenta per mano di una donna”.  Per un caso che emerge ce ne sono mille che rimangono nel silenzio delle mura domestiche, milioni di casi di violenza quotidiana dei quali non si saprà mai nulla.

Ridurre il problema al facile teorema donna-buona/uomo-cattivo appare limitativo, colpevolmente miope, gravemente fuorviante. “Noi siamo il Bene, loro il Male”, “Noi l’amore, loro l’odio”….Anche questo non è di sinistra, sembra di sentir parlare l’omino di Arcore.  Io non mi sento ne’ fragile, ne’ indifesa, ne’ tantomeno alla mercè del mio compagno che ho scelto solo per il gusto perverso di avere un criminale in casa.

Non voglio pensare che “femminismo”, termine e concetto in cui credo, si riduca a sinonimo di cieco odio antimaschile.

Pensiamoci, Vi prego, per non prestare il fianco a facili contestazioni.»

[Fonte]

25 novembre: da giornata “contro la violenza sulle donne” a giornata della violenza femminista

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«Le donne diffidino di questo tipo di manifestazioni, perché se una manifestazione contro la violenza produce violenza… ci hanno anche aggredito fisicamente»

ha detto la ex-ministra Giovanna Melandri dopo aver partecipato il 25 novembre 2007 a Roma all’unica recente manifestazione femminista.  Molte donne come la ministra ci andarono in buona fede, credendo fosse una manifestazione contro la violenza. In fin dei conti, il 25 novembre doveva essere la “giornata internazionale contro la violenza sulle donne”.

Certo, potevano capire subito la realtà, dagli slogan misandrici e violenti “un uomo morto non stupra”, “Corteo separatista, il maschio serve solo come camionista” che era una manifestazione contro gli uomini.   Potevano capire da “lo stupratore non bussa, ha le chiavi di casa” che era una manifestazione contro la famiglia.  Potevano capire da “grazie mamma di avermi fatto lesbica” che dietro c’erano le lesbiche femministe separatiste.  Non le donne normali interessate a manifestare contro la violenza, quella vera che in Italia uccide 600 uomini e 100 donne ogni anno.

Anche i giornali di sinistra si resero conto dell’anormalità di tutto ciò.

La Repubblica riferisce che le donne normali provarono a protestare contro la “scelta sessista e separatista” delle organizzatrici di escludere gli uomini “Siamo qui, contente di partecipare e di manifestare per una cosa molto seria. Ma che tutto questo sia appaltato a una banda di separatiste sessiste non ci sta bene” e che la violenza separatista degenerò in attacchi contro giornalisti, fotografi e musicisti senegalesi, cacciati per il solo fatto di essere uomini. Le donne normali tentarono inutilmente di proteggerli.

Le violenze contro i giornalisti uomini causarono la clamorosa interruzione della diretta televisiva su La7 (nel video).

Gad Lerner titola “ma chi sarebbero queste femministe che menano?”.

La giornalista del Giornale titola “femministe violente”:

Prima hanno cacciato dal corteo le «fasciste» Stefania Prestigiacomo e Mara Carfagna. Poi se la sono presa con alcuni giornalisti che stavano facendo il loro lavoro, ritenuti colpevoli del fatto di appartenere al sesso maschile, allontanandoli ad urla e spintoni dal corteo. E per concludere hanno zittito tre rappresentanti del governo: Barbara Pollastrini (Pari opportunità), Giovanna Melandri (Sport), Livia Turco (Salute) chiamandole «vendute». Chiamato in causa pure Walter Veltroni al grido di «razzista, razzista».

L’anno successivo le donne normali avevano capito, e la manifestazione raccolse la partecipazione di solo poche migliaia di femministe, che accusarono di violenza sulle donne anche il Papa, il Presidente del Consiglio e vari ministri e ministre.

Il 25 novembre 2010 la violenza esplode in “India: passeggere metro picchiano uomini” [video] e le femministe italiane titolano “Donne in rosa con bastone insieme”.

Su varie pagine web tutto ciò fu definito nazi-femminismo. Come davanti al nazismo, ci dobbiamo chiedere: perchè?

L’allarme sociale creato nel 2007 ingigantendo a dismisura le violenze subite dalle donne, con partiti di sinistra che diffondevano balle stratosferiche quali “la violenza maschile è la prima causa di morte”, fu un tentativo di contrastare la appena varata legge sull’affido condiviso?  Se così è, se questo ha portato donne suggestionabili a sfasciare le loro famiglie con false accuse, ad andare ad arricchire i centri femministi, e tutto ciò ha rovinato l’infanzia a decine di migliaia di bambini, questo progetto fu allora un crimine contro i bambini.

[da http://wwwcentriantiviolenza.eu/ilfemminismo ]

 

Wikipedia e la trans femminista perversa

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Uno si aspetterebbe che la voce enciclopedica “Sindrome di Alienazione Genitoriale” (PAS) fosse scritta da stimati esperti in psicologia infantile e giuridica.

Non su wikipedia, l’“enciclopedia libera” scritta dagli utenti, dove tale voce è invece bloccata per un anno e quindi non modificabile dagli utenti sul testo di una  femminista transgender queer pervers*: cliccare sul link per verificare che così tale utente si auto-definiva nella sua propria home-page.

Secondo wikipedia transgender significherebbe transessuale e/o travestito e/o genderqueer;  queer significherebbe “frocio” e “strambo”; pervers* sta per perversa o perverso.  Il vezzo di rendere le parole “transessuali” mediante il simbolo *, insieme allo stesso nome utente, lo ritroviamo su un blog dedito alle tematiche del lesbo-femminismo radicale.  Per esemplificare riportiamo alcuni titoli di tale blog:

Tale sito femminista ha una intera sezione dedicata a quello che di fatto è un tentativo di negare che la PAS è un abuso sull’infanzia.

Finché ciò accade su un blog femminista un lettore capisce che potrebbe trattarsi della strana opinione di una PutaTransFemQueer.

Se invece wikipedia blocca la voce sulla PAS, ed addirittura la discussione dietro tale voce, sull’opinione di una trans femminista, gli utenti presumibilmente non notano ciò e credono che si tratti di una voce enciclopedica.

Come può una enciclopedia che si pubblicizza come “libera” e chiede finanziamenti pubblici operare in tale maniera?

Numerosi altri utenti di wikipedia hanno lamentato su internet altri casi in cui è stata fatta prevalere l’opinione di questa stessa trans-femminista:

Quali sono i rapporti fra tale trans e gli amministratori di wikipedia?

Wikipedia si cautela avvertendo che non garantisce la qualità dell’informazione, e che i propri contenuti potrebbero essere illegali, ma tale avvertimento generico non basta a scongiurare il pericolo che un genitore disturbato possa praticare l’abuso della PAS ai figli dopo aver letto wikipedia senza aver capito che la voce relativa non è enciclopedica, bensì è dominata dall’opinione personale di una trans femminista.

Chiediamo un intervento urgente degli amministratori di wikipedia in italiano interessati alla credibilità di wikipedia ed al benessere dei bambini.

 

Sindrome di Alienazione Genitoriale (PAS), abuso sull’infanzia

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La PAS è un disturbo di cui sono vittima soprattutto i bambini coinvolti in una separazione conflittuale fra i loro genitori: quando uno dei due (genitore alienante), accecato dall’odio verso l’altro, manipola il figlio e condiziona le cure genitoriali a che il bambino condivida l’odio e partecipi alla campagna di denigrazione, l’istinto di sopravvivenza del bambino lo porta a soffocare il proprio naturale affetto verso il genitore alienato, arrivando a perdere il contatto con la realtà per sposare attivamente la follia del genitore alienante.

Tale disturbo può permanere in età adulta, rendendo impossibile al giovane adulto di costruire una propria famiglia ed avere fiducia nel prossimo; l’essere stati premiati in gioventù per aver esibito odio verso un genitore buono può portare a devianze psicopatiche.

Non si parla di PAS quando il rifiuto verso un genitore è motivato da sue reali mancanze o peggio.

L’unico modo efficace di proteggere i bambini vittima di PAS di grado grave (o di grado medio in peggioramento) è l’allontanamento urgente dal genitore alienante, per venire affidati al genitore alienato; se necessario previo un periodo di cure.  Al fine di ridurre tale periodo, esperti americani stanno sviluppando percorsi per il recupero rapido dei bambini che hanno subito l’abuso della PAS.

Sebbene alcuni casi di PAS siano evidentissimi (bambini sottratti da un genitore ed in seguito a ciò osservati dai Servizi durante anni di separazione dal genitore alienato), esistono avvocati e medici che arrivano a tentare di negare la PAS.

Per avere qualche chiarimento, riportiamo un’intervista alla Dott.ssa Sonia Mancini, psicologa dell’età evolutiva:

Dott.ssa, cosa è la sindrome da alienazione parentale e quanto è diffusa nel nostro Paese?

La Sindrome di Alienazione Parentale (PAS) è una delle forme di abuso cui si sta recentemente prestando attenzione. Negli ultimi anni, nei casi di separazione e/o divorzio, si incontrano sempre più spesso bambini che rifiutano uno dei loro genitori senza una causa apparente, limitandosi ad esprimere dei sentimenti negativi, spesso di ostilità e di odio nei suoi confronti. La sua manifestazione principale, infatti, risulta essere la campagna di denigrazione rivolta contro un genitore, allo scopo di ottenere che il figlio si rifiuti di frequentarlo.

Va precisato che il termine “alienante”, riferito al genitore, è da intendersi in un duplice effetto: il genitore alienante aliena (rende estraneo) l’altro genitore al bambino, ma aliena anche il bambino a se stesso, abusando del suo potere psicologico per distruggere l’immagine dell’ex coniuge che il bimbo si è formato nel tempo, per sostituirla ed imporgli la propria.

Gli scopi del genitore programmatore o alienante sono molteplici: spesso la motivazione è quella di ottenere l’affidamento esclusivo del figlio o di ottenere concessioni economiche; non è poi da escludere che la controversia tra i due ex coniugi possa essere un modo per mantenere un legame tra i due: molto spesso la programmazione si verifica in situazioni di gelosia a causa della nuova condizione sentimentale dell’ex coniuge. Non sempre il genitore alienante inventa volontariamente accuse infondate per raggiungere obiettivi personali, ma può anche essere convinto della necessità di limitare la relazione del figlio con l’altro genitore, anche in buona fede, sulla base dei propri vissuti e delle proprie difficoltà psicologiche che tende a proiettare sul bambino.

 

Come si manifesta?

Quando il genitore alienante ostacola costantemente la relazione del figlio con l’ex coniuge, con il passare del tempo il bambino riceve il messaggio, non detto esplicitamente, ma comunque molto chiaro, che un genitore è superiore all’altro. I bambini più piccoli sono i più vulnerabili di fronte a questo messaggio, e tendono ad accettarlo senza spirito critico o di contraddizione, facendo proprie le idee e gli affetti del genitore alienante.

Un figlio che vive in un’atmosfera di rabbia e di rifiuto finirà per assorbire ed adottare questo contesto. È comprensibile come il suo bisogno di sicurezza, la sua situazione di dipendenza e la paura di perdere anche il genitore con cui vive lo spingano ad identificarsi con quest’ultimo e a schierarsi dalla sua parte. La conseguenza importante è che il genitore alienante forza il bambino a scegliere i suoi genitori, e ciò è in opposizione diretta con il benessere emotivo del bambino.

 

Il bambino ha sempre un ruolo “passivo”?

Quello che differenzia una PAS da un semplice “lavaggio del cervello”, è il fatto che il bambino diventa egli stesso protagonista della campagna di denigrazione ed è proprio questa combinazione di comportamenti che legittima una diagnosi di PAS. Sebbene la manipolazione abbia origine dal genitore, infatti, il figlio rappresenta una parte attiva nella campagna di denigrazione che spesso supera i comportamenti e le aspettative del genitore alienante stesso. Come conseguenza di queste dinamiche i bambini, difatti, imparano a manipolare, non solo per ottenere un vantaggio, ma per sopravvivere. Diventa esperto prima del tempo per decifrare l’ambiente emotivo in cui vive, immergendosi nelle menzogne, ma è importante sottolineare che resta pur sempre una vittima dell’abuso psicologico a cui è stato sottoposto.

 

Cosa può fare l’altro genitore per recuperare il rapporto con il figlio?

Sono molte le tecniche messe in atto dal genitore alienante al fine di “sgenitorializzare” l’ex coniuge, ad esempio chiamandolo per nome; manifestando comportamenti intrusivi durante le giornate che il minore trascorre con l’altro genitore magari telefonando in continuazione; impedendo all’ex coniuge di entrare in casa e costringendolo ad aspettare il figlio in auto suonando il clacson per avvisare del suo arrivo; imponendo al figlio il cognome del nuovo partner; metacomunicando sull’altro genitore in modo paradossale creando delle modalità a doppio legame che confondono il minore rendendolo anche più suggestionabile.

La reazione inevitabile che si innesca nel genitore bersaglio è quella di rabbia e collera che, rendendosi visibile agli occhi del figlio, rischia di alimentare ulteriormente la convinzione che il genitore alienante abbia ragione nel ritenerlo responsabile del proprio malessere, avvalorando la campagna di denigrazione.

Nei casi in cui una presunta PAS sia in corso è necessario, e di vitale importanza, che il genitore bersaglio si rivolga ad un esperto delle relazioni genitoriali, affinché venga sostenuto e supportato nel non lasciarsi confondere dall’ostilità del figlio. Il genitore bersaglio dovrebbe essere rassicurato in modo tale da poter modulare le proprie reazioni e acquisire strategie di relazione che lo aiutino a riequilibrare l’immagine che il figlio sta lentamente costruendosi, senza cadere nella trappola di commettere il medesimo errore del genitore alienante, ovvero quello di programmare il figlio contro di lui. Un atteggiamento di questo tipo potrebbe compromettere seriamente non solo la relazione tra di loro, ma determinare drammatiche conseguenze nella già fragile e minata psiche del bambino.

Nella fase di recupero del rapporto occorre evitare le probabili provocazioni, le estenuanti polemiche e focalizzare piuttosto l’interesse soprattutto nel rievocare i periodi in cui il loro rapporto era sereno.

 

In che modo è possibile porre rimedio a tale sindrome, sia con riferimento al figlio che al genitore “manipolatore”?

Gli effetti sulla personalità del bambino sono devastanti e potrebbero avere un serio impatto lungo tutto il percorso della sua vita, per molti esperti pari alla gravità di un abuso sessuale. Il bambino impara a non fidarsi delle proprie percezioni e dei propri sentimenti e dipende, nel bene e nel male, dal genitore che lo programma e lo manipola. Diventa indeciso e fragile, con la conseguente disistima e mancanza di fiducia in se stesso, con incapacità a sviluppare la propria individualità e la propria autonomia. Dal momento che ha fatto l’esperienza che l’amore e il contatto affettivo possono essere abusati e possono servire a controllare e manipolare, avrà difficoltà più tardi ad ammettere l’intimità e la vicinanza, per paura di diventare nuovamente vittima di manipolazioni distruttrici dell’identità. Ne conseguono problemi relazionali che dipendono da un comportamento eccessivamente sospettoso e sequestrante da un lato, ed esageratamente distante e inavvicinabile dall’altro.

Tenuto conto di tutte queste drammatiche conseguenze, è importante che l’Alienazione Genitoriale sia riconosciuta e diagnosticata il prima possibile, con il contributo di tutte le parti in causa (genitori, giudici, psicologi, servizi sociali, avvocati) responsabili della tutela e del benessere psichico del bambino. La diagnosi di PAS è principalmente riservata ai professionisti del campo psicologico e psichiatrico che intervengono come esperti del Tribunale. Per poter intervenire è necessario che esista una sinergia tra sistema giudiziario e gli psicologi che operano in ambito forense.

Nessuna delle due discipline, giuridica e psicologica, può efficacemente e significativamente intervenire sulla situazione in maniera autonoma.

Quale modello per l’Italia? Il femminismo buono di Vezzetti ed il femminismo cattivo di Faldocci

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Il pediatra e scrittore Vittorio Vezzetti ha descritto in un libro di successo ed in audizioni al Senato l’esperienza scandinava in materia di affido condiviso: tutelando il diritto dei bambini a venire accuditi direttamente da entrambi i genitori (e quindi doppia residenza e mantenimento diretto) si è abbattuta la conflittualità fra gli ex coniugi, con soddisfazione non solo dei papà e delle mamme che possono emanciparsi costruendo una propria carriera lavorativa.

Ma soprattutto dei bambini, come dimostra lo studio in merito pubblicato su una delle più importanti riviste pediatriche mondiali [1], finalizzato a verificare se il coinvolgimento paterno (concettualizzato come tempo di coabitazione,impegno e responsabilità) abbia influenze positive sullo sviluppo della prole.  Gli studiosi hanno analizzato retrospettivamente 24 studi svolti in 4 continenti diversi e con durate dai 10 ai 15 anni. La conclusione è che, dopo aver depurato i dati da variabili socioeconomiche, in 22 studi su 24 si è avuta l’evidenza degli effetti benefici derivanti dal coinvolgimento di ambedue le figure genitoriali. In particolare si è visto che il coinvolgimento del padre migliora lo sviluppo cognitivo, riduce i problemi psicologici nelle giovani donne, diminuisce lo svantaggio economico e la delinquenza giovanile, riduce lo svantaggio economico nei ragazzi.  Tale affermazione è stata scientificamente validata con intervallo di confidenza statistica del 99.5%.

Un vero affido condiviso è inoltre un importante fattore di prevenzione dell’Alienazione Genitoriale, nella quale il genitore prevalente fa il lavaggio del cervello al figlio fino a fargli odiare l’altro genitore, compiendo un vero e proprio stupro psichico.

*   *   *

femministaPurtroppo per i bambini italiani, in Italia ha preso campo il femminismo metaforicamente simboleggiato dall’avvocata d’assalto Vajassa Faldocci, la quale prosaicamente sostiene che la donna preferisce intascare mantenimenti e farsi assegnare case per sé e per i figli piuttosto che lavorare, rendendo florida la sua attività professionale di “divorzista nel campo delle false accuse di violenza domestica”.

Con questo femminismo dell’odio di genere, dal 1975 ad oggi in Italia l’affido aprioristico alla madre è salito fino al 92%, mentre la percentuale di donne nelle professioni e nella vita pubblica è rimasta bassa.

Ma soprattutto, tale pratica ha devastato generazioni di bambini: su un milione di bambini italiani coinvolti in separazioni, 200mila risultano affetti da disturbi psicologici o psichiatrici: una incidenza del 130% maggiore che nei bambini non coinvolti in separazioni.  Che la colpa sia non della separazione, ma del sistema che la gestisce, è confermato dal fatto che tale incremento non si verifica nei paesi a noi vicini, che avendo introdotto il divorzio fin dal 1792 hanno imparato a tutelare i bambini: basta passare dalla Sardegna alla Corsica ed i bambini affetti da tali problemi si dimezzano.

Dove il femminismo cattivo varca il confine della criminalità è con il sistema delle false accuse, ovvero delle calunnie pedo-femministe.  Le cifre sono allucinanti: ogni 100 accuse di pedofilia contro padri separati, 92 sono false, ed causano ai bambini una devastazione pari a quella degli abusi realmente esperiti, come rivelato nello studio scientifico “Disturbi psicopatologici e fattori di stress in procedimenti penali relativi all’abuso sessuale” [2].   È naturale osservare che un sistema che per proteggere 8 bambini ne devasta 92 arricchendo avvocati e sedicenti esperti abusologi fa più danni della pedofilia.

Mentre 32mila bambini italiani sono oggi detenuti in case famiglia, mentre 25mila bambini ogni anno perdono i contatti con il loro papà, mentre la depravazione umana si spinge fino a cercare di negare che l’Alienazione Genitoriale è un abuso sull’infanzia, grande successo ha avuto la manifestazione organizzata dal Movimento Femminile per la Parità Genitoriale per dire basta a tutto ciò, grande popolarità sta riscuotendo l’impegno della deputata Rita Bernardini per il femminismo buono e quindi per una riforma verso un vero affido condiviso.

BIbliografia

[1] Acta Pediatrica 97 (2008) pag. 152-158, Sarkadi et al., Uppsala e Melbourne.

[2]  Psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza 77 (2010), pag. 127-137, G.B. Camerini, D. Berto, L. Rossi, M. Zanoli.

 

 

La separazione nel paese del familismo amorale

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Il sociologo Edward C. Banfield nel libro “Le basi morali di una società arretratata” investigò le ragioni dell’arretratezza economica e sociale di alcune regioni dell’Italia, identificandole nel “familismo amorale”, ovvero una cultura che estremizza i legami familiari a danno dell’interesse collettivo, spingendo gli individui a

“massimizzare unicamente i vantaggi materiali di breve termine della propria famiglia nucleare, supponendo che tutti gli altri si comportino allo stesso modo”.

Il termine amorale non è relativo ai comportamenti interni alla famiglia, ma all’assenza di senso civico e di collaborazione sociale all’esterno della famiglia.  L’autore deriva le conseguenze sociali del familismo amorale:

  • solo i pubblici ufficiali si occuperanno degli affari pubblici, perché pagati per farlo, i cittadini non se ne occuperanno e se lo facessero verrebbero mal visti;  i pubblici ufficiali saranno poco controllati, perché farlo è affare di altri pubblici ufficiali soltanto, e tenderanno a farsi corrompere;
  • i professionisti mostreranno una carenza di vocazione o senso della missione; entrambi useranno le proprie posizioni e le loro particolari competenze come strumenti da usare contro il prossimo per perseguire il proprio vantaggio personale;
  • la legge sarà trasgredita ogni qual volta sembrerà possibile evitarne le conseguenze;
  • gli iscritti ai partiti tenderanno a rivendersi a partiti più favoriti, determinando l’instabilità della forze politiche.

Successivamente a tale studio, condotto nel 1958, si è diffusa in Italia la pratica della separazione, degenerata in una situazione che non ha eguali al mondo:

  • la legge sull’affido condiviso viene disapplicata; i padri sono ridotti a babbomat ed i bambini a strumenti per ottenere mantenimenti;
  • quasi ogni separazione giudiziale è accompagnata da accuse penali riconosciute false nell’80% dei casi.  L’80% delle persone accusate di pedofilia ormai sono poveri padri separati, e qui le false accuse salgono al 96%.

Tale fenomeno può essere inquadrato nella quadro del “familismo amorale”: quando una donna si separa la sua famiglia d’origine — qualora sia di tipo “amorale” — vede la separazione come una guerra fra famiglie, da vincere con mezzi illegali.

Scatta allora il ricorso alla “calunnia di genere”, ovvero la ex-moglie tenta di dipingersi come vittima dell’uomo, accusandolo di violenza, e tutta la “famiglia amorale” tenta con la propria calunniosa testimonianza di distruggerlo mediante false accuse, sfruttando l’armamentario giudiziario del “femminismo amorale”:

  • l’inversione dell’onere della prova, per cui l’uomo può venire condannato senza alcuna prova oggettiva sulla base della sola parola di chi accusa;
  • sostanziale impunità per i reati di calunnia, falsa testimonianza, sottrazione di minore, utilizzo di minore come strumento di calunnia;
  • tentativo di negare che l’alienazione genitoriale è un abuso sull’infanzia.

In realtà, tale pratica è oggi il più grave abuso pedo-criminale compiuto contro l’infanzia in Italia, e sono le stesse donne a dire basta a tale sistema:

Il branco e la violenza contro i deboli

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I vigliacchi che si sentono forti in un branco cercano di attaccare il più debole, quello a terra, che cerca di rialzarsi.

È ciò che sta accadendo a Dominique Strauss-Kahn, novello Dreyfuss.  La sua attività è stata devastata da una falsa accusa di stupro.

Ma non bastava.

Dovunque vada trova il branco di femministe che gli gridano contro, perché non possono tollerare che un uomo sia stato riconosciuto innocente.

Torna a casa, e trova femministe urlanti.

Viene intervistato dalla stampa, e trova femministe urlanti.

Fenomeno descritto nell’articolo “Il falò delle racchie” del giornalista Pietrangelo Buttafuoco:

“radunate in pubblica piazza per inveire contro Strauss-Khan ci hanno ipnotizzato in ragione di un fatto comune a tutte le sopracitate ritratte: erano, appunto, racchie”.

Ribadito nell’articolo “Il processo Dsk fa flop ma le vetero femministe: l’uomo sempre colpevole” da Vittorio Sgarbi:

“c’è da avere paura, e da evitarle sul piano umano”.

Permettere a femministe accecate dall’odio contro gli uomini di gestire centri anti-violenza è un terribile errore, con conseguenze devastanti per i bambini che le femministe si arrogano il diritto di “proteggere”, sottraendoli per mesi ed anni all’affetto dei loro papà.