Falsi abusi a Pordenone. Un test scagiona il padre, il bimbo affetto da PAS gravissima
Un padre finisce a processo con accuse terribili e infamanti: il sospetto è che abbia abusato sessualmente del figlio. Tutto si fonda sulle dichiarazioni del bambino, che all’epoca aveva 7 anni, e del fratellino di 4, che racconta agli inquirenti di aver subito punizioni durissime. Erano tutte bugie. E per dimostrarlo ci è voluto una sorta di “test della verità”, la cosiddetta validation.
Un elemento di novità introdotto del gup Piera Binotto, uno strumento scientifico che valuta l’attendibilità dei minori che sostengono di essere stati vittime di abusi sessuali. Il test, eseguito da un esperto di medicina forense, sulla base di alcuni criteri che valutano le risposte date dai bambini e i loro racconti, fa emergere dubbi e contraddizioni. Viene elaborato sulla base di un punteggio che nel caso del bambino pordenonese non lasciava spazio a dubbi: si era inventato tutto.
Il padre, che da due anni e mezzo non vede i figli, ieri è stato assolto perchè il fatto non sussiste. In questo suo calvario è stato assistito dall’avvocato Alberto Fenos.
Sullo sfondo di questa drammatica vicenda familiare c’è una separazione conflittuale tra coniugi. La moglie trova un nuovo compagno, si trasferisce con i figli a 300 chilometri di distanza e il padre fa istanza al Tribunale di modifica delle condizioni di divorzio. Da quel momento la situazione precipita. Un giorno la madre chiama Telefono azzurro e riferisce delle molestie sessuali subite dal figlio maggiore. Viene interessata la Questura e nell’aprile 2008 la Procura allontana i bambini dal papà, che non li vede da due anni e mezzo.
Con la formula dell’incidente probatorio viene sentito il figlio di 7 anni, che conferma, pur cambiando versione, le accuse contro il genitore. Verrà anche sottoposto a perizia per stabilire se è capace di testimoniare. Infine, si arriverà al processo. Per il presunto padre-orco si chiede il rinvio a giudizio. La difesa ottiene di celebrare il processo in udienza preliminare, con un rito abbreviato condizionato: vuole raccogliere le testimonianze della maestra, dell’assistente sociale e del proprio consulente tecnico, che ha concluso la sua perizia sostenendo che il piccolo è affetto da una gravissima forma di Pas, la sindrome da alienazione parentale che lo spingerebbe ad accusare il padre. Il giudice inserisce le testimonianze di altri familiari: tutti negano gli abusi e i maltrattamenti nei confronti del bambino di 4 anni. Le contraddizioni sono tante, al punto da spingere il giudice a rivolgersi al dottor Luca Sammicheli dell’Università di Bologna affinchè esegua una validation, il “test della verità” che ieri ha scagionato il padre.
Ora si spera di recuperare gli affetti. Il genitore ha fatto istanza al Tribunale affinchè si possa concordare un percorso di riavvicinamento con i due figli. Sarà una strada lenta e difficile, ma il papà, che aspetta questo momento da due anni e mezzo, è disposto a tutto pur di ritrovare i figli perduti.
[Fonte ilgazzettino.it]