Quell’incapacità di sopportare il nazi-femminismo

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Un blog vicino al femminismo moderato ospitato dal Corriere della Sera parla di “tragedie della follia” e di uomini che si suicidano:

«Ma ci sono anche uomini vittime degli abbandoni: sono quelli che, nel rispetto della legge e per la vendetta di mogli incattivite, si riducono in miseria e depressione dopo una separazione. Sono quelli della mensa dei poveri, quelli che muoiono in un garage, quelli privati della gioia di vedere i loro figli. Non mi riferisco a persone disturbate o malvagie, ma a quei ex-mariti-padri normali, che non ammazzano nessuno e che sottostanno a decisioni superficiali di giudici e servizi sociali abilitati a disporre della vita altrui.»

L’autrice accomuna i due problemi, ma manca il rapporto causa/effetto fra i due fenomeni.

Perché il 93% dei suicidi post-separazione sono uomini?   Non per via di una debolezza intrinseca dell’uomo (come vorrebbero insinuare le femministe), ma per via delle ingiustizie femministe.

Nei casi normali il 74% delle separazioni sono chieste da donne, che solo nel 4% dei casi pagano assegni di mantenimento, mentre nell’87% dei casi ottengono della casa coniugale in nome dei figli.  Secondo una prassi giuridica mai votata democraticamente, la donna ha “diritto” al mantenimento del tenore della vita goduto durante il matrimonio.  A spese dell’uomo, che magari anziano o malato o addirittura handicappato, finisce per strada.

Nei casi anormali, spietate avvocate femministe aiutano le donne a divorziare con false accuse di violenza domestica e addirittura di pedofilia, devastando ed alienando i bambini ed arrivando a negare che questo è un abuso sull’infanzia.  Un Pubblico Ministero ha dichiarato che per un uomo «è più facile uccidere la moglie che venire a capo di un divorzio difficile»

Gran parte delle “tragedie della follia” sono reazioni a questo fenomeno, detto NAZIFEMMINISMO.

La regina Maria Antonietta tentò di fuggire da questa porta. Arrestata, il 21 gennaio 1793 finì ghigliottinata in Place della Concorde. Va considerata come violenza o come giustizia?

Il giudice che nel dubbio condanna l’uomo senza prove, magari solo perché una calunniatrice lo accusa, lo fa credendo di proteggere la donna, ma magari ne sta firmando la condanna a morte.  Perché l’uomo che crede nella giustizia e si convince di non di poterla avere in tribunale puo’ finire per farsela da solo.

E così, da due decenni l’unica tipologia di omicidio in aumento è quella delle tragedie familiari, spesso in concomitanza di sentenze percepite come ingiuste riguardante l’affidamento dei figli. Tragedie bollate superficialmente come “tragedie della follia” e usate dalle nazifemministe per attaccare gli uomini, chiedendo leggi ancora più femministe che porteranno inevitabilmente ancora a maggiori tragedie.

Vogliono che una semplice (e non verificata!) accusa basti ad impedire anche il falso affido condiviso e a sbattere l’uomo in prigione prima del processo, nel quale venga quindi applicata il principio dell’inversione dell’onere della prova.

Nei paesi dove le femministe hanno ottenuto questi abomini giuridici le violenze sono aumentate del 50%.

Eliminare il femminismo e le sue ingiustizie e le sue calunnie significa eliminare le tragedie causate da queste odiatrici di uomini, per il bene di tutti: donne, uomini e bambini.