Le famiglie patologiche trasmettono i propri problemi alle generazioni successive in un “ciclo della violenza”:
Prima fase: Innamoramento, tentativo di formare una nuova famiglia, ostacolato dalla sfiducia verso il prossimo e quindi verso il coniuge; incomprensioni. Escalation di manipolazioni.
Seconda fase: Ritorno a casa di mamma, sottrazione dei figli e loro alienazione mediante la calunnia di genere, fino a causare la Sindrome di Alienazione Genitoriale.
Terza fase: I bambini non protetti mediante allontanamento dal genitore alienante diventano adulti problematici, con difficoltà a formare unioni stabili e tendenza ad esercitare contro i propri figli ciò che loro stessi hanno subito da piccoli.
È possibile interrompere il ciclo della violenza:
- Durante la prima fase: con leggi che garantiscano un vero affido condiviso, che rendano difficile sottrarre i bambini e con sentenze che scoraggino l’idea che “sono una mamma, quindi posso fare quello che voglio tanto nessun giudice oserà affidare i figli al padre”.
- Durante la seconda fase: se il bambino ha ormai subito una alienazione genitoriale di grado grave (o di grado medio in peggioramento) è essenziale l’immediata inversione dell’affido: allontanamento dal genitore alienante ed affidamento al genitore alienato. Non proteggere un bambino in questa fase, o fingere di proteggerlo disponendo ormai inutili terapie, significa lasciare che venga rovinato.
- Durante la terza fase: alcuni bambini alienati quando iniziano ad interagire con il mondo normale si rendono graduale conto di cosa hanno subito. Tale processo può essere aiutato da campagne di informazione volte a creare consapevolezza sul problema dell’alienazione e delle false accuse. Spesso il danno biologico subito è ormai così grave che l’adulto alienato necessiterà di anni di terapia.
Fonte: http://www.violenzadigenere.it/gender_news/2011/08/20/ciclo-della-violenza