Die Welt: “Perchè i centri anti-violenza sono focolai di misandria”

«Non appena l’operato dei centri anti-violenza è stato per la prima volta analizzato in Germania, il Comitato per gli Affari Familiari del Budenstag ha deciso di valutare se questi centri debbano continuare ad essere finanziati dal governo.

Vista l’ideologia politica di questi centri e le sue implicazioni, questa proposta deve essere studiata seriamente. I servizi offerti da questi centri hanno dato risultati? Sono operati in maniera professionale, o sono degenerati verso un’ideologia che vede gli uomini come unici violenti? Hanno sviluppato una comprensione professionale dei conflitti familiari tale da includere tutti i membri di una famiglia violenta?

Come al solito, i fondi vengono erogati sulla base della conveniente statistica secondo cui “una donna su 4 è vittima di violenza domestica”. Poiché non esistono dati analoghi sulla violenza contro gli uomini, tale numero non legittima adeguatamente centri per sole donne. Finora, ci si è focalizzati sulle donne come vittime, rinnovando i fondi per tali centri. La loro efficacia non è stata monitorata. […]

Tali centri furono aperti più di 20 anni fa, con lo scopo di focalizzare l’attenzione pubblica sull’esperienza della violenza da un punto di vista femminile. Questo autore all’epoca tentò di sostenerli politicamente […] non potendo immaginare che i centri anti-violenza avrebbero contribuito a polarizzare la società in uomini violenti opposte a donne pacifiche, quindi causando anni di stagnazione nel rapporto fra i generi.

POLITICHE FAMILIARI SBAGLIATE

Oggi conosciamo le dinamiche familiari che portano alla violenza. Sono stati effettuati più di 200 studi negli Stati Uniti ed in Canada, ma il campo delle politiche familiari ha opposto resistenza al punto principale dei loro risultati: che le donne sono violente ed aggressive quanto gli uomini. Questo si applica anche al loro comportamento con i bambini. Particolarmente durante un divorzio conflittuale. I centri familiari dovrebbero attivarsi per limitare la violenza in modo che i bambini non ne siano coinvolti.

Uno studio a largo raggio condotto dall’autore in Brema ha mostrato che la violenza è presente nel 30% dei divorzi, con 1800 uomini che hanno riportato abusi fisici e psicologici dalle loro compagne. Un’incidenza tre volte maggiori che in condizioni ordinarie. In tali divorzi violenti, la violenza è stata nel 60% dei casi iniziata dalle ex-compagne. Tali risultati rivelano la violenza femminile. Secondo i centri anti-violenza, solo gli uomini sono violenti. Invece di attenuare i conflitti legati ai divorzi, tali centri li acuiscono, sostenendo che l’unico pericolo per i bambini siano i padri. Tentano di usare tale pregiudizio per spezzare il diritto dei bambini ad avere entrambi i loro genitori.

Il 60% di violenza femminile in casi di divorzio causa grande sofferenza ai padri che la subiscono. Le ricerche ed i numeri non supportano l’ideologia dell’uomo come nemico adottata nei centri femministi. Considerano come successo non il risolvere i conflitti, ma alimentare l’ostilità contro gli uomini. […]

Un centro di consulto familiare può invece aiutare i coniugi a comunicare, ed a scegliere se riconciliarsi o separarsi con rispetto. Aiutando i bambini a non perdere le esperienze positive del passato.

I centri femministi sono incapaci di fornire questo tipo di intervento professionale per via della loro ideologia: vedono ogni uomo come il nemico di ogni donna. Credono apoditticamente che le donne non siano violente. Secondo la loro ideologia, è superfluo che una donna parli al compagno. Per i loro fini, le donne vengono manipolate a considerarsi vittime e gli uomini vengono denigrati come genere. […]

I centri femministi rappresentano un mondo dove manca la gioia della vita, e gli sforzi di risolvere i conflitti vengono rimpiazzati da disfattismo e rinuncia. La misandria appare come l’unica via di fuga. Questa atmosfera oppressiva è sicuramente responsabile dei tanti abbandoni e dissensi fra il personale. Le donne negli Stati Uniti si tengono sempre più alla larga da tali centri, nonostante la gravità dei loro conflitti. Non vogliono vivere in un mondo che disprezza gli uomini. Hanno già i loro problemi.

Chi sostiene tali centri non dà peso all’obiezione che compromettono l’etica dell’assistenza sociale, in quanto la professionalità non è il loro scopo. Al contrario, si auto-definiscono di parte, che significa vedere le donne come vittime del potere maschile e della maggioranza indifferente. L’etica professionale è stata deliberatamente rimpiazzata dall’ideologia politica. Questo dà loro un senso narcisistico di superiorità morale sul resto del mondo. […] Credono che la loro retorica anti-patriarcale avrà maggior impatto del lavoro di terapeuti ed assistenti sociali preparati professionalmente. In maggioranza, non gli importa di non aiutare genuinamente le persone che chiedono aiuto […].

L’IDEOLOGIA FEMMINISTA: UN CAMPO DI COLTURA DI MISANDRIA

Ci sono centri che hanno superato l’ideologia femminista, ma lo stesso nome di “centri anti-violenza per donne” implica la disastrosa ideologia del femminismo radicale, dove le relazioni fra uomini e donne sono cristallizzate nel loro status di violento e vittima. Le donne sono sempre innocenti e gli uomini sempre colpevoli. Tali centri perpetuano la distruzione della comunicazione fra i membri della coppia come progetto politico.

Le conclusioni sono ovvie.

I centri basati sull’ideologia femminista non sono più necessari. Le famiglie con problemi di violenza hanno invece urgente bisogno di una rete di centri di ascolto che possano fornire aiuto non politicizzato e non sessista a tutte le persone.

Perché la violenza domestica fa parte della natura. Se una donna picchia suo marito, o un uomo picchia la sua moglie, è probabile che stiano anche abusando dei figli. Ed i bambini picchiati hanno maggior probabilità di diventare adulti violenti, perpetuando la violenza nelle generazioni successive. […]

CENTRI DI SUPPORTO CONTRO LA VIOLENZA FAMILIARE

Nel futuro abbiamo bisogno di sostituire i centri anti-violenza femministi con centri di supporto per famiglie con conflitti violenti. Sarebbero gestiti da uomini e donne ben preparati che cooperano sulla base dell’etica professionale, intervenendo durante le crisi familiari violente. […] Il supporto e la terapia devono semplicemente essere liberi da ideologie politiche, come deve essere nelle società democratiche.

Allo stesso tempo, dobbiamo discutere il problema nelle università: la correttezza politica oggi impedisce di pensare alle donne in termini di aggressione e violenza, e questo deve essere confrontato con i risultati della ricerca internazionale.»

L’autore dell’articolo è il sociologo Gehrard Amendt, professore all’Università di Brema ove dirige l’Istituto di ricerca sui rapporti fra i generi e le generazioni (Instituts für Geschlechter- und Generationenforschung).

Abbiamo abbozzato una traduzione del suo saggio apparso su Die Welt con titolo originale Why Women’s Shelters Are Hotbeds of Misandry).

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