Examiner: “Levare il velo della segretezza sui centri anti-violenza”

L’Examiner ha dedicato un approfondito articolo ai segreti dei centri anti-violenza. Misandria, femminismo e divorzi sono quanto ha trovato l’autrice, Trudy Shuett, esperta di violenza domestica con una decennale esperienza sul campo nell’assistere le vere vittime.

Il lungo articolo in inglese (parte uno, due, tre) è qui parzialmente tradotto:

 

COSA SUCCEDE QUANDO CERCHI AIUTO

Se sei una donna sarai presunta vittima, se sei un uomo sarai presunto picchiatore.

Se sei un uomo vittima di violenza domestica, ti verrà detto che non puoi essere ospitato, al massimo ti verrà consigliato un motel.

Se sei una donna con un lavoro stabile, ti verrà detto che non puoi essere ospitata, e ti verrà consigliato un motel.

Le scuse per dare queste riposte sono:

  • “Siamo al completo”;
  • “Non abbiamo ricevuto abbastanza richieste da uomini per offrire a loro servizi”;
  • “Le donne che lavorano possono venire seguite fino al rifugio, i picchiatori possono causare problemi”;
  • “Le donne picchiate sono terrorizzate dagli uomini”;
  • “I bambini con più di 12 anni possono aver già imparato a picchiare dai loro papà; possono fare del male a qualcuno”;

Queste scuse sono basate sulla misandria, ed il principio guida della maggioranza dei centri è che gli uomini sono il problema.   Non vogliono avere uomini vicino ai centri.

Il velo di secretezza si estende a chi finanzia i centri.   Spesso viene loro impedito di visitare i centri, di parlare con le donne ospitate, di sapere come sono trattate, ed anche di sapere se l’edificio è in buone condizioni.

COSA FANNO PER DAVVERO I CENTRI ANTI-VIOLENZA?

Se guardate ai siti web dei centri anti-violenza, è soprattutto visibile l’assistenza nel divorzio.  Questa è la “pallottola magica” del femminismo: divorzia dal bastardo.  Allontanati più che puoi per assicurarti che non veda più i figli.  Non dimenticare di lasciare un indirizzo a cui inviare assegni di mantenimento. […]  Spesso fanno sembrare il divorzio una cosa semplice e desiderabile.   Non dicono che può essere finanziariamente ed emotivamente devastante, specialmente se ci sono dei bambini.   Abbiamo visto casi di falsi abusi, costruiti allo scopo di avvantaggiarsi nei tribunali.   Casi di abusi minori, che avrebbero potuto essere gestiti in altra maniera, sono diventati violenti finendo fuori controllo.

Altri dubbi servizi offerti dai centri anti-violenza sono una raffica di propaganda femminista ed “educazione” per i bambini su come, da maschi malvagi quali sono, possono evitare di diventare uomini violenti.

Non è sorprendente che il governo riconosce che questi programmi “non funzionano”. […]

Quante persone sono state respinte perché erano uomini, o donne con lavoro, o donne con figli maschi maggiori di 12 anni?

DOVE SONO LE STORIE DI SUCCESSO?

Quando è il momento di cercare fondi, tutte le associazioni non-profit, cercano persone che hanno usato i loro servizi trovandoli utili, persuadendole a parlare ai media.

Non abbiamo mai visto una passata residente di un centro anti-violenza promuovere il centro.   Non abbiamo mai visto le statistiche delle donne aiutate con successo.

Qualche anno fa un’amministratice disse che il tasso di successi era del 70%.   Dopo abbiamo capito che con “successi” intendevano il tasso di donne che avevano divorziato.

Le uniche persone che hanno parlato a favore dei centri anti-violenza erano impegate nelle agenzie che traevano benefici finanziari dai fondi, ed un’attrice con un film da promuovere.

È possibile che non ci siano storie di successo?

 

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