È possibile curare il lesbo-femminismo?

Mentre i gay sono percepiti come meno aggressivi degli uomini e non pongono problemi particolari, le lesbiche sono percepite come più aggressive e le lesbiche separatiste — quelle donne talmente accecate dall’odio di genere da rifiutare ogni contatto con gli uomini — sono corresponsabili di molte delle depravazioni del femminismo, quali il voler distruggere la famiglia, l’odiare gli uomini, il voler allontanare ed alienare i bambini dai loro papà.

Nei paesi occidentali ed in questa fase storica l’omosessualità è legalmente tollerata;  negli USA nel 1973 l’omosessualità è stata rimossa dal DSM (il manuale dei disordini mentali).   Addirittura c’è chi chiede leggi speciali a favore degli omosessuali, e chi considera l’opporsi all’omosessualità come forma di ottusità retrograda.  Altrove ed in altre epoche storiche l’omosessualità è stata repressa.  Oggi 91 paesi ritengono l’omosessualità illegale; in sei nazioni è punibile con l’ergastolo; in altre dieci la pena può giungere alla morte.  Tali paesi, principalmente situati nel medio Oriente, Asia ed Africa, non hanno ad oggi problemi di femminismo.

Esiste una innegabile correlazione fra lesbismo e femminismo.  Il Centro Ascolto Femministe Maltrattanti ritiene quindi che curare il lesbismo possa contribuire a curare il femminismo.

Ricerche scientifiche dimostrano che esiste nelle lesbiche un complesso di inferiorità nei confronti del proprio sesso, fattore che appare legato al continuo presentarsi come vittime e colpevolizzare gli uomini accusandoli di ogni abominio.

La percentuale dei suicidi di gay e lesbiche è superiore alla media.

Il lesbismo non è una condizione biologica, come indicato da ricerche su gemelle omozigoti con differenti orientamenti, e vi sono casi di persone che hanno abbandonato il lesbismo.

Nei paesi Sud-Americani, come l’Ecuador, esistono cliniche adibite alla cura di tossicodipendenza, alcolismo ed omosessualità, a volte criticate per le pratiche considerate intensive.   In tutti i casi le cliniche devono affrontare il problema etico di operare su persone che desiderano rimanere nella loro condizione.

Dalla letteratura scientifica si ricava che circa un terzo dei pazienti omosessuali, che si sottopongono a un’idonea terapia riparativa, guarisce; un altro terzo cambia progressivamente, nel senso che questi soggetti possono ancora avere, nel corso della vita, sporadiche fantasie omosessuali, ma l’attrazione per l’altro sesso prevale e il modo di relazionarsi con gli individui dello stesso sesso è corretto.  L’ultimo terzo non cambia perché è costituito da persone forzate a sottoporsi alla terapia o non sufficientemente motivate.

La società deve avere rispetto, compassione e delicatezza verso le lesbiche e fornire ogni sostegno per aiutare le lesbiche che vogliono compiere un cammino di liberazione.

 

[La foto è tratta da internet e non ha attinenza con la vicenda]

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