Categotry Archives: Riflessioni

Assegno di mantenimento: una forma di potere assoluto sui figli e sull’ex partner – di Gaetano Giordano

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In nome del mantenimento indiretto si generano anni di udienze, perché ne va fissata la cifra.

Il mantenimento indiretto è l’espressione di un potere assoluto: sia sul figlio, sia sull’ex partner.

Con il mantenimento indiretto viene cancellata la specificità della scelta del singolo contributo: il decidere cosa si spende e per quale motivo.

E’ per via del mantenimento indiretto che il genitore erogatore di denaro non ha più senso ai fini delle decisioni da prendere: lui versa una massa anonima di denaro, indifferenziata e indifferenziante, non decide più nulla circa il relativo utilizzo e -proprio perché l’ha versata- non conta più nulla circa le regole e le priorità relative alla crescita dei figli e alla “cura” della individualità sottostante.

Il bambino vuol fare il calcio? Il genitore collocatario decide se farà il calcio oppure il tennis, e può non rispettare più in alcun modo i bisogni evolutivi del minore e l’apporto paterno per coltivarloIl genitore che versa l’assegno diventa un erogatore di indistinto denaro, a cui solo l’altro darà senso.

Le singole scelte vengono fatte dalla madre, che così diventa il genitore che decide, che interpreta i bisogni del figlio, e dà loro spazio o rifiuto.

Il figlio muore, come entità psicologica, nell’assegno indiretto, perché non esiste come individualità, ma solo come recettore di decisione di una Madre Onnipotente e Fusionale.

L’altro aspetto del problema, è speculare a questo e riguarda l’aspetto giudiziario della “separazione”.

In nome del mantenimento indiretto si generano infatti anni di udienze, perché ne va fissata la cifra.

Non ci sono confronti, non ci sono priorità, non ci sono bambini da far crescere -a seconda delle loro relative inclinazioni – con l’intervento di entrambi i genitori che decidono quale loro inclinazione accogliere: ci sono solo i genitori collocatari che pensano ad un tutto indistinto e senza opposizioni.

Il mantenimento indiretto piace tanto ai giudici perché omologo al loro sogno: la legge è uguale per tutti e loro decidono in che termini va applicata.

Li mette al centro del processo decisionale e ne garantisce la permanenza: quante sono le cause generate dal mantenimento indiretto?

Tra quelle delle separazioni, quelle per la ridefinizione della cifra, quelle per l’esazione del mantenimento, quelle in sede penale, l’indotto giudiziario del mantenimento indiretto è enorme.

L’assegno di mantenimento indiretto va abolito perché esprime – e al tempo stesso crea in modo autoreferenziale – il peggio della conflittualità da separazione

Gaetano Giordano *

*Medico-chirurgo
Specialista in Medicina Legale e delle Assicurazioni
Psicoterapeuta
Presidente del Centro Studi Separazioni e Affido Minori

 

[Fonte http://www.violenzadigenere.com]

 

MANTENIMENTO DIRETTO

In caso di separazione, il mantenimento diretto del figlio non comporterebbe ingerenze nella quotidianità dell’altro coniuge.

Semplicemente un genitore si occuperebbe, ad esempio, di acquistare materiale scolastico ed abbigliamento, l’altro copre altre voci di spesa.

Tutto quì

In tal modo, i genitori dovrebbero essere entrambi necessariamente presenti, si eliminerebbero gli intenti speculativi, il danaro verrebbe realmente speso per il mantenimento del minore e verrebbe meno l’obbligo di corrispondere l’assegno, obbligo che “funziona” male nella realtà quotidiana e rappresenta la vera fonte di tanto contenzioso.

Se poi uno dei genitori non dovesse adempiere ai propri obblighi, scatterebbe in funzione sanzionatoria l’obbligo di corrispondere l’assegno.

Avv. Domenico Marotta.

Panorama denuncia la pratica delle false accuse

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Un’altra falsa accusa di pedofilia

Il caso di un professore di Pisa, accusato dall’ex coniuge di abusi nei confronti della figlia di 7 anni

Questa è la brutta storia di una falsa accusa di pedofilia. Una storia che per ora ha travolto un professore universitario di Pisa, ma che rischia di rovinare irrimediabilmente la vita anche a una bambina che oggi ha poco più di 7 anni.

La vicenda inizia nel 2007 con una separazione burrascosa. Il professore e sua moglie si dividono; la donna si trasferisce con la figlia a 80 chilometri dalla città toscana, e subito accusa il marito di maltrattamenti. Due anni dopo, il giudice civile in sede di separazione stabilisce l’infondatezza di quella prima denuncia e dispone l’affido condiviso della bambina.

Tutto finito? Nemmeno per sogno. Anzi. A quel punto la madre alza il livello del conflitto e rivolge all’ex coniuge nuove accuse, questa volta denunciando all’autorità giudiziaria una serie di presunti abusi sessuali sulla figlia, avvenuti ancora nel periodo matrimoniale. «Le accuse anche in questo caso erano del tutto false» racconta oggi il professore a Panorama.it «ma comunque sono servite a impedirmi di vedere mia figlia per tre lunghissimi anni. E accuse altrettanto terribili sono piovute su chiunque (consulente tecnico del tribunale, psicologi, assistenti sociali…) osasse contraddire la verità professata dalla mia ex moglie. Pre fortuna sono tutte cadute».

Nella vicenda, secondo il professore pisano, ha avuto un ruolo cruciale una consulente tecnica di parte, la  ginecologa milanese Cristina Maggioni. «Costei» dice l’uomo «circa tre anni fa ha svolto una visita su mia figlia e ha prodotto una relazione che certificava gli abusi sessuali». La dottoressa Maggioni era già salita alla ribalta delle cronache tra il dicembre 2000 e il gennaio 2001, perché arruolata come consulente dalla procura milanese in un processo aperto contro Marino Viola, un taxista ingiustamente accusato di pedofilia nei confronti della figlia.

Il caso, a suo tempo raccontato proprio da Panorama, aveva suscitato molto clamore perché in quel gennaio 2011 Viola, che era stato arrestato nel settembre 1996, era stato assolto con formula piena da tutte le accuse. Era accaduto che il pubblico ministero titolare di quell’inchiesta, l’attuale procuratore aggiunto di Milano Pietro Forno, venisse sostituito in udienza da un altro sostituto procuratore, Tiziana Siciliano. A sorpresa il nuovo pm, studiate le carte ricevute dal collega, aveva chiesto e ottenuto l’assoluzione del taxista. La pm Siciliano aveva infatti verificato che la consulente Maggioni aveva certificato una violenza sessuale in realtà mai avvenuta.

Erano state durissime le parole usate dalla pm Siciliano nell’arringa con cui il 21 dicembre 2000 aveva chiesto l’assoluzione per l’imputato Viola: “Qui” aveva detto Tiziana Siciliano “siamo di fronte a una specie di discesa negli inferi (…). Viene da chiederci se certi consulenti siano solo incompetenti o anche in malafede (…). Il sistema con cui sono state raccolte le dichiarazioni è inutilizzabile; l’intervista della bambina non è mai registrata. Sono perizie, queste, fatte da gente che dovrebbe cambiare mestiere…”. Aveva poi aggiunto che “questi esperti non hanno alcuna professionalità. Non hanno nessun motivo di godere della fiducia dell’autorità giudiziaria, non hanno capito niente”.

Era seguita una dura polemica. Alcune interrogazioni parlamentari avevano chiesto addirittura che «gli uffici giudiziari italiani si astengano, in modo assoluto, dal conferire nuovi incarichi a Maggioni» e suggerito la formazione di una commissione d’inchiesta sul caso. Si era anche molto criticata la competenza di quelli che erano stati catalogati come “abusologi professionisti”: erano stati così definiti i “tecnici” (psicologi e ginecologi) che abitualmente prestavano i loro servizi professionali soprattutto all’accusa, troppo spesso in collegamento con le strutture destinate ad accogliere (a pagamento) i bambini sottratti alle famiglie. La pm Siciliano aveva denunciato che in nove anni gli stessi altri periti avevano condotto ben 358 perizie giurate per conto della procura milanese.

Sono trascorsi oltre 11 anni da quello scandalo milanese, e nulla pare essere cambiato. Per fortuna, anche in questo caso, la giustizia ha fatto il suo corso correttamente: la perizia di parte scritta dalla ginecologa Maggioni è stata totalmente smentita da una consulenza ordinata dal tribunale. Ed è stato stabilito che la bambina in realtà, non aveva mai subito alcun abuso. Per fortuna, anche a Pisa, è stato un pubblico ministero a scoprire che la notizia di reato era infondata. Esattamente come 11 anni fa era accaduto a Milano.

Ma il problema vero del professore pisano, purtroppo, quello non è stato affatto risolto: perché dopo l’assoluzione l’uomo ha chiesto la sospensione della potestà genitoriale per la madre, ma dopo un anno e mezzo, il Tribunale dei minori non ha ancora deciso. La figlia continua così a vivere con la mamma, e lontano dal padre che pure è stato riconosciuto nelle sentenze come unico genitore adeguato, anche se la bambina è stata formalmente affidata ai servizi sociali.

Un’ultima considerazione: nel saggio Presunto colpevole (editore Chiarelettere), il criminologo Luca Steffenoni ha calcolato che “in Italia l’86% delle separazioni coniugali finisce con una denuncia penale per qualche delitto, e la tiopologia più frequente è quella degli abusi sessuali”. Il 96% delle denunce, poi, si dimostrano false. Questo imporrebbe un’estrema cautela da parte dell’autorità giudiziaria, anche e soprattutto nella scelta dei consulenti tecnici. Per evitare nuovi errori (e orrori) giudiziari.

 

http://italia.panorama.it/in-giustizia/Un-altra-falsa-accusa-di-pedofilia

Le gemelline Schepp e il gesto di un padre – di Luca Steffenoni

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Nella sua lucida follia Matthias Shepp ha spiegato tutto e sarebbe un grave errore non ascoltare l’urlo di disperazione che proviene dal suicida

La cronaca nera divora in fretta i suoi martiri. Non si fa in tempo ad interrogarsi ed indignarsi su un caso che già un nuovo evento richiama l’attenzione del pubblico. Sbiadiscono sui giornali le foto delle gemelline italo-svizzere che tanto hanno commosso i lettori, mentre si cerca di dare ancora un volto al misterioso omicida di Yara e si ascolta distrattamente l’ennesima verità di casa Misseri.

Un grand guignol nel quale si fa fatica a riflettere sul significato di avvenimenti che portano impressa una data di scadenza assai ravvicinata. Pur rischiando di apparire anacronistico vorrei riproporre un caso troppo presto archiviato nella categoria della follia e del raptus inspiegabile: la scomparsa di Livia e Alessia.

C’è una probabilità di trovarle in vita, magari affidate alla famosa donna bionda della quale qualche testimone ha parlato? Per quanto possa essere triste, mi sentirei di limitare fortemente le speranze.
Il percorso mentale del padre Matthias Schepp, porta ad escludere un tardivo ripensamento rispetto al piano ampiamente documentato nelle lettere spedite alla moglie. Gli inquirenti le stanno ancora cercando e c’è una possibilità di trovarne almeno i corpi? Al momento le ricerche sono sospese in attesa di avere qualche dato proveniente dall’analisi tecnica sulla memoria contenuta nel navigatore di Shepp, inviato alla ditta costruttrice per un auspicabile ripristino dei dati. Sarà comunque difficilissimo ripercorrere ogni tappa, su un territorio ampio e selvaggio come la Corsica.

Mettendo per un attimo da parte l’orrore è necessario tentare almeno di capire il perchè di certe tragedie nelle quali risulta sempre più evidente come l’aspetto repressivo (se non altro perchè è difficile prendersela con un defunto) da solo non basti ad arginare le violenze intrafamiliari.
Di scarsa utilità è anche il tentativo di utilizzare queste sciagure a beneficio della lotta di genere che un po’ tardivamente si sta inscenando nella società italiana. In un drammatico panorama nel quale le violenze sono in realtà bipartisan, vale la pena ricordare che pochi mesi prima una madre, Vanessa Lo Porto, aveva annegato i due figlioletti Andrea e Rosario nel mare di Gela e che l’infanticidio materno è scomparso solo dalle pagine dei giornali, ma non dalle cronache giudiziarie. Purtroppo la realtà è molto più complessa di ciò che gli slogan semplicistici e spesso utilitaristici vorrebbero far apparire.

Nella sua lucida follia Matthias Shepp ha spiegato tutto e sarebbe un grave errore non ascoltare l’urlo di disperazione che proviene dal suicida.
Nelle sue lettere parla chiaramente di uno stato di grave depressione, causato dall’allontanamento dalle figlie.
«Volevo solo stare con le mie bambine, ma tu mi hai messo davanti un muro di avvocati» rinfaccia alla moglie. Lungi da me giustificare qualsiasi aspetto di questa follia, solo lanciare l’ennesimo grido d’allarme, che peraltro resterà inascoltato.

Vista dal mio osservatorio professionale la crisi della coppia è una polveriera nella quale sempre più spesso sono la Legge e lo Stato a fare da detonatori. Sempre più il sistema di assistenza sociale e di tutela giuridica, anziché aiutare i coniugi a trovare una forma di rispetto reciproco, entra a gamba tesa facendo danni immensi soprattutto a coloro che vorrebbe tutelare, ovvero i minori.

Solo per aver contribuito a sollevare la questione delle accuse strumentali mosse reciprocamente dai coniugi, ricevo centinaia di mail da parte di persone distrutte che cercano la mia solidarietà. La mia pagina di Facebook è diventata una Santa Barbara di disperazione nella quale chi mi scrive pone l’odio per l’ex partner in secondo piano rispetto alla rabbia verso un sistema giustizia che ha perso il suo obiettivo primario. E sono molti, uomini e donne, che mi hanno confessato di capire il tragico gesto di Matthias.

L’humus sul quale attecchiscono questi episodi violenti è fatto di elementi molto concreti. E’ costituito dalla negazione della bigenitorialità, sempre sbandierata e mai tutelata. Si nutre di quella cifra indegna di un paese civile, di 35.000 bambini sottratti alle famiglie da assistenti sociali e tribunali dei minori, spessissimo per circostanze risibili, che alimentano un vero e proprio business sulla pelle dei bambini, anziché mirare all’aiuto concreto e al controllo all’interno della famiglia disagiata. Si alimenta grazie alla non applicazione dell’affido condiviso tra i coniugi, che pure è un diritto sancito dalla legge.

Si macera nella finta guerra alla pedofilia nella quale l’80% dei processi riguarda accuse strumentali utilizzate nei conflitti familiari, anziché vere indagini e prove concrete volte ad eliminare questa terribile piaga. Se non comprendiamo tutto ciò e non mettiamo mano ad una vera riforma volta a smantellare il lobbysmo di avvocati conflittualisti più che matrimonialisti, di associazioni private dai bilanci fumosi, di psicologi volti ad alimentare il disagio più che a curarlo, di case d’accoglienza senza alcun controllo pubblico, di giudici dei minori arroccati nella difesa dei propri privilegi, di pseudo-professionalità inventate sul momento che ruotano come avvoltoi sulla famiglia in crisi, temo che dovremo piangere ancora molti lutti.

[Fonte cadoinpiedi.it]

Luca Steffenoni è criminologo autore, tra l’altro, del libro-denuncia “Presunto colpevole” Chiarelettere

 

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Esclusiva Tgcom: la lettera di Matthias: Schepp: “perdere le bambine è troppo”

Una lettera inedita scritta il 31 gennaio da Matthias Schepp alla moglie Irina. Del testo ne è venuto in possesso Remo Croci, giornalista di News Mediaset, e Tgcom ne anticipa il contenuto integrale in esclusiva. La missiva è stata scritta in francese. Matthias sfoga rabbia e delusione per il mancato affidamento congiunto di Alessia e Livia, incolpando la moglie stessa di non aver voluto incontrarlo per discutere.

ECCO IL TESTO DELLA LETTERA INEDITA

Senza l’affidamento congiunto non ce la faccio!!

Sono già completamente pazzo, malato, allo stremo, distrutto! Aiuto!! Non ne posso più, non ce la faccio più! Invece di un dialogo ragionevole, ho ricevuto come risposta questi avvocati di merda. Tutti volevano aiutarmi, soltanto tu no! Mia moglie! Non hai avuto tempo neanche una volta per parlare, e… venire a Neuchatel era uno sforzo troppo grande per te, ed è stato per questo che sono andato fuori di testa! Ora non voglio più nessun aiuto, è troppo tardi. Ti ho sempre amata!!!!!!

Tutto ciò che volevo era una famiglia! Perdere te è stata già abbastanza dura, ma poi anche le bambine era troppo.

Presumibilmente sono malato, ma non so di che cosa…. Ciao per sempre! Non ne posso più! Mi dispiace enormemente, ma non c’è più nulla da fare.

Matthias

http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/503052/schepp-perdere-le-bambine-e-troppo.shtml 12-2-2011