Violenza sulle donne: dati veri e dati falsi

Le stime proposte da diverse fonti (scientifiche, istituzionali, giornalistiche, sanitarie, di polizia, organismi di rilevazione statistica, centri antiviolenza) sono fra di loro discordanti. Ciò è dovuto a più fattori: se includere o meno nella definizione di violenza episodi di minore gravità (quali critiche sul modo di vestire!);  gruppi di pressione aventi interesse a dilatare o ridurre il fenomeno.  Ad esempio in Australia il Difensore Civico ha trovato un ente governativo colpevole di “irragionevole e sbagliata azione amministrativa” in merito ad una statistica che falsamente sosteneva che gli uomini fossero più violenti delle donne.

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DATI VERI: CONTEGGIO DELLE DENUNCE

Una quantificazione  del fenomeno della violenza basata sul conteggio delle relative denunce e delle richieste al pronto soccorso non tiene conto delle violenze vere non denunciate né del fenomeno delle false accuse:

 « I maltrattamenti in famiglia stanno diventando un’arma di ritorsione per i contenziosi civili durante le separazioni. Solo in due casi su 10 si tratta di maltrattamenti veri. Il resto sono querele enfatizzate e usate come ricatto nei confronti dei mariti durante la separazione.» (Carmen Pugliese, Pubblico Ministero specializzata in reati sessuali e familiari, dichiarazione autorizzata dal Procuratore Generale all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2009.)

Tale conteggio è stato effettuato nel 2006 nella provincia di Verona dall’Osservatorio Nazionale Violenza Domestica che ha adottato la seguente definizione di violenza domestica:

« Ogni forma di violenza fisica, psicologica o sessuale e riguarda tanto soggetti che hanno, hanno avuto o si propongono di avere una relazione intima di coppia, quanto soggetti che all’interno di un nucleo familiare più o meno allargato hanno relazioni di carattere parentale o affettivo. »

In tale lasso temporale è stato ritenuto vittima di violenza domestica lo 0.26% della popolazione. Le vittime sarebbero per il 64% femmine, per il 34% uomini, di cui il 71% italiani.  Assunzione di alcol, “futili motivi” e problemi connessi alla separazione o alla rottura della coppia sono le motivazioni della condotta violenta maggiormente esplicitate.  Per quanto riguarda le ipotesi di reato formulate in sede penale, lo 0.017% della popolazione ha denunciato maltrattamenti in famiglia, lo 0.0018% della popolazione ha denunciato violenze sessuali.

DATI VERI: OMICIDI

L’unico dato certo è quello relativo agli omicidi: vengono denunciati tutti, e nessuno finge il proprio omicidio.  In Italia si verificano ogni anno circa 160 omicidi di donne (lo 0.0005% della popolazione) e 600 omicidi di uomini.  Tenendo conto che ogni anno muoiono circa 270,000 donne, gli omicidi costituiscono quindi lo 0.06% delle cause di morte femminili, rischio pari a quello di venire investiti da un trattore.  100 di questi 160 omicidi annui appaiono attribuibili a violenza domestica.

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DATI VERI: INDAGINI SULLA VIOLENZA DOMESTICA

Il problema della violenza domestica venne per la prima volta sollevato e studiato da Erin Pizzey, che fondò in Inghilterra il primo centro anti-violenza.  Secondo le sue osservazioni, il 62% delle donne presentatisi come vittime di violenza sono in realtà donne “inclini alla violenza” piuttosto che “vittime involontarie ed innocenti della violenza del partner”.  La prime analisi quantitativa ad ampio campionamento venne effettuata negli Stati Uniti da Straus e Gelles, trovando che episodi di seria violenza domestica sono commessi dal 4.6% delle mogli e dal 3.0% dei mariti. In Canada, le ricerche di Brinkerhoff e Lupri trovano che episodi di seria violenza domestica sono commessi dal 10.4% delle mogli e dal 4.7% dei mariti.  Sono stati effettuati circa 300 altri studi che trovano risultati comparabili (si veda: Fiebert, Martin S. References Examining Assaults by Women on Their Spouses or Male Partners: An Annotated Bibliography. Pubblicato per la prima volta in Sexuality and Culture, 1997, 1, 273-286).

Riassumendo: circa una persona su dieci, donne e uomini in misura circa uguali, sono responsabili buying pills online di violenza domestica.   Tutto ciò cozza con l’ideologia femminista della “violenza di genere”, di cui sarebbero vittima solo donne e bambini.   Ed infatti gli sforzi volti a ridurre il problema della violenza efettuati sulla base dell’ideologia femminista piuttosto che della realtà si sono rivelati fallimentari: i) le leggi volute dalle femministe hanno portato ad un aumento del 50% numero di donne vittime di omicidi familiari; ii) i centri anti-violenza sono stati valutati dalle autorità competenti negli Stati Uniti con il risultato ”NON FUNZIONANO. Risultati non dimostrati” ed in Germania con analoghi risultati che hanno portato alla proposta di sostituirli con centri per uomini e donne gestiti da uomini e donne, capaci di cooperare sulla base dell’etica professionale intervenendo durante le crisi familiari violente.

DATI VERI: ITALIA PAESE PIÙ SICURO PER LE DONNE

Secondo i “Consigli di sopravvivenza: da parte delle donne italiane alle donne straniere” (in realtà da parte di gruppi femministi) “l’italia è al primo posto per quantità di violenze maschili e domestiche”.  Nella realtà, l’Italia è uno dei paesi con minore incidenza di violenze sulle donne: riportiamo il confronto con altri paesi occidentali in merito a stupri ed omicidi:

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DATI VERI: VIOLENZA SUI BAMBINI

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Per quanto riguarda la violenza sui bambini, le ricerche americane mostrano che è principalmente operata dalle madri (31.5% dei casi), da entrambi i genitori (21.3%), dalle madri ed altri (16.3%), dai padri (10.7%).  La figura è tratta dal National Child Abuse and Neglect Data System, ed altre ricerche trovano risultati simili.

I dati veri possono apparire inverosimili a chi è stato bombardato da altri dati, usati per dipingere gli uomini come tutti violenti, e le donne come tutte vittime.  Vediamo quindi i dati usati per costruire tale mito.

I DATI DELLA BANCA MONDIALE

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Per anni autorevoli fonti quali il Consiglio d’Europa, il Dipartimento di Stato USA ed Amnesty International hanno sostenuto che la violenza maschile sarebbe la prima causa di morte fra i 15 ed i 44 anni!  Chiunque abbia un minimo di buon senso capisce che si tratta di una balla colossale.  Ma tanti hanno ripetuto acriticamente questo tormentone.  Fino a quando Greg Anderson, uno studente di diritti umani, chiede per e-mail “potete per favore mandarmi una referenza per questa statistica?”.  La Segretaria del Comitato per l’Eguaglianza gli risponde “devo ammettere che non lo so… non ne conosciamo l’origine”: la raccomandazione 1582 del Consiglio d’Europa e la conseguente erogazione di fondi era basata sul sentito dire!

Amnesty risponde avviando un’indagine, in seguito alla quale la falsità vene ufficialmente smentita da Amnesty

ERRATA. “domestic violence is the major cause of death and disability for women aged 16 to 44 and accounts for more death and ill-health than cancer or traffic accidents”. This statement does not accurately reflect the data it refers to. It is therefore withdrawn from existing Amnesty International …

che ne ha attribuito la maternità a 3 donne (due delle quali femministe) nella Banca Mondiale.  Già si potrebbe chiedere che ci azzecca la Banca Mondiale con la violenza sulle donne.  Nonostante la mancanza di autorevolezza in merito a temi non di sua competenza, i veri dati della Banca Mondiale, riportati qui a lato, appaiono realistici: “omicidio e violenza” sono solo l’1% dei fardelli subiti dalle donne fra i 15 ed i 44 anni, tre volte meno delle “ferite auto-inferte”.  Secondo la stessa analisi, gli uomini sono 6 volte più colpiti delle donne da “omicido e violenza”.  Ed, ovviamente, malattie ed incidenti sono un problema ancora più grave, per tutti.   Il modo in cui le tre donne hanno estratto da questi dati la assurdidà della “violenza maschile prima causa di morte” ricorda le imprese di Charles Ponzi e ci mette in guardia sulla falsificazione operata da gruppi femministi che vogliono dipingere le donne come vittime degli uomini.

I DATI ISTAT

Secondo una vecchia storia, nessuno poteva vedere l’Imperatore della Cina e la domanda era: quanto è lungo il suo naso? Per cui l’ISTAT cinese viaggiò per tutta la Cina facendo la domanda a quanti più cinesi possibile.  Si pensava di fare la media ottenendo una risposta accurata, perchè i cinesi sono tanti.  Ma è inutile chiedere a tante persone quello che nessuno sa, l’unica cosa che si ottenne fu un sondaggio di opinione sul naso cinese.

http://noi-italia.istat.it/typo3temp/pics/079bd106b8.jpgL’ISTAT ha telefonato a qualche decina di migliaia di italiane onde chiedere indirettamente se hanno subito violenza domestica.  Nessun controllo è stato fatto sulla veridicità delle risposte, ed i risultati appaiono assurdi, e l’ISTAT stessa avverte che vanno “analizzati con cautela”.  Ad esempio, le regioni più violente sarebbero l’Emilia Romagna (ove il 38% delle donne sarebbero vittime!) mentre la Calabria sarebbe la meno violenta.  Allo stesso modo nelle città la percentuale di donne vittime (42%) sarebbe maggiore che in campagna.  È evidente che l’indagine ha in realtà misurato non la violenza ma la sua percezione, che è stata influenzata dalla propaganda “siamo tutte vittime”, più forte fra le femministe urbane nelle regioni ‘rosse’ che nelle campagne del meridione.

Ma ciò che più appare inverosimile è il numero di donne picchiate, stuprate, molestate: numero tanto spaventoso quanto grottesco.  L’on. Sgarbi in una trasmissione televisiva ha osservato che “5 milioni di donne violentate: sono balle”, definendo “allarmistici e fasulli… infamia contro l’Italia” tali dati, e verificando che non corrispondono alla realtà delle centinaia di donne presenti nello studio.

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Per giungere a tale risultato l’ISTAT ha dilatato il concetto di violenza domestica, fino a contare come violenza:

Tale metodologia è stata criticata da Fabio Nestola, sulla linea di quanto intellettuali francesi (Marcela Iacub, Hervé Le Bras e Élisabeth Badinter) avevano già segnalato in merito alla analoga inchiesta telefonica francese effettuata dall’ENVFF:

«Lo sconcerto aumenta quando si scopre che queste pressioni psicologiche — che ricevono la più alta percentuale di risposte positive — rientrano nel coefficiente totale della violenza coniugale, assieme agli «insulti e minacce verbali», al «ricatto affettivo» e, sullo stesso piano delle «aggressioni fisiche» e dello «stupro e altre prestazioni sessuali forzate»!» Élisabeth Badinter, “Fausse route”, edizioni Odile Jacob.

http://www.comunicazionedigenere.com/wp-content/uploads/2010/09/propaganda.jpgQueste analisi ISTAT e ENVFF sono state effettuate solo sulla violenza subita dalle donne, ignorando quella subita dagli uomini, forse in ossequio alla dottrina femminista.

L’ISTAT ha recentemente effettuato un ulteriore sondaggio sulla violenza che le donne subirebbero sul luogo di lavoro, concludendo che più di 10 milioni di lavoratrici sarebbero state molestate, quando le lavoratrici in totale sono 9.2 milioni.