Per tanti secoli l’emancipazione fu prerogativa di pochi privilegiati e privilegiate, come la regina Maria Antonietta. Dal 1789 in poi gli uomini conquistarono il diritto di voto attraverso sanguinose rivoluzioni, e lo estesero pacificamente a tutti e quindi anche alle donne, con la gradualità necessaria per evitare di cadere in populismi.
Ma la povertà, le malattie e l’ignoranza erano ancora problema comune: la dura necessità della sopravvivenza imponeva agli uomini ed ai bambini più grandi il duro e pericoloso lavoro nei campi, nelle miniere, nelle fabbriche e negli eserciti; alle donne gli allora faticosi lavori domestici, ma se non altro al riparo da animali feroci.
Nella seconda metà del XX secolo le ricadute tecnologiche delle scoperte scientifiche frutto del genio di grandi uomini e del lavoro comune grazie al libero mercato hanno reso i lavori meno usuranti per tutti: trattori, aspirapolvere, lavatrici, automobili, computer, pannolini, pillole, cibi pre-cotti…
E ancora una volta spontaneamente si è arrivati ad una diversa organizzazione dei lavori: le cure domestiche che prima richiedevano 10 ore oggi possono essere svolte in 2, le donne sono attratte dai nuovi lavori sicuri e non usuranti; entrambi i genitori hanno più tempo per accudire i figli.
Tutto bene?
La marcia verso il progresso è stata funestata da ideologie dell’odio: odio razziale (nazismo), odio di classe (comunismo) e odio di genere (femminismo). I primi due sono già nella spazzatura della storia, rimane il femminismo: odiatrici di uomini che vogliono distruggere le famiglie e quindi tentano di manipolare le donne riscrivendo la storia in termini di “oppressione patriarcale”: cioè far loro credere che le loro nonne erano oppresse, che esiste una roba chiamata “violenza di genere” e altre stupidaggini simili! Che purtroppo si traducono in famiglie sfasciate, calunnie, abusi sull’infanzia.