I centri anti-violenza salvano
le donne? La valutazione negativa del governo USA
Erin Pizzey, fondatrice del
primo centro-antiviolenza, pur denunciando il problema che le femministe
iniziavano ad strumentalizzare tali centri come arma contro gli uomini,
riteneva che i centri femministi fossero meglio di niente, e pertanto accettò
l’invito delle femministe USA che — volendo aprire loro centri e credendo che Erin fosse femminista — la invitarono per un ciclo di
conferenze. Queste le
memorie di Erin Pizzey:
Entrate
nella sede del magazine femminista notammo che non c’erano uomini. Tutto
era bianco, e su un muro c’era lo slogan “una donna ha bisogno di un uomo come
un pesce di una bicicletta”. [...] Le donne indossavano tute e e sembravano idraulici o muratori. Mi sentivo
estraniata nel camminare in un palazzo senza uomini. [...]
Il meeting
era una farsa e fronteggiammo femministe ostili con il volto di pietra. [...]
Reagivano positivamente quando dicevo che i bambini avevano bisogno di
rifugi, ma quando chiarivo che anche gli uomini potevano essere vittime di
violenza domestica sentivo una immediata fredda reazione, e sapevo di averle
perse. [...] Tutti volevano sentirsi dire che le donne ed i bambini venivano
nel nostro rifugio perché tutti gli uomini erano dei bruti. Non importava
quante volte dicessi loro che un uomo ci aveva dato i palazzi, ed un uomo si
occupava dei fondi per aiutarci a rimanere aperti. L’auditorio era cieco
alla ragione. [...] La maggior parte delle femministe che incontrai non
credevano che i bambini avessero bisogno dei loro papà. Vivevano la loro
vita senza uomini. [...]
Uno degli
ultimi giorni, venne dato il microfono ad una giovane ragazza, si lanciò a
confidare un drammatico racconto della brutalità del suo partner. Ero
stupita. Guardai rapita le facce di chi ascoltava. Volevo interrompere e
segnalare che una donna davvero vittima di violenza di solito si vergognava di
quello che aveva subito. L’ultima cosa che avrebbe voluto era stare
davanti a tanti sconosciuti e raccontare la storia al mondo. Invece le
donne violente non avevano il senso della vergogna quando cercavano la luce dei
riflettori.
Appena
finì, andai da lei e le dissi “meriteresti un Oscar per la performance”.
Rise e mi disse “ho detto loro quello che volevano sentirsi dire”.
Recentemente negli USA sono state
eseguite valutazioni governative della efficacia dei vari programmi di
spesa pubblica. Alla fine viene assegnato un giudizio riassuntivo:
Efficace /
Adeguato / Moderatamente efficace / Risultati non dimostrati
Nell’ambito
di questa campagna, fra i “programmi
legati alla salute ed al benessere” è stato valutato il “programma
di servizi per la prevenzione della violenza domestica”, ovvero i centri
anti-violenza. Il giudizio è stato fallimentare:
NOT
PERFORMING. Results not
demonstrated.
Traduciamo
dal sito della Casa Bianca, la valutazione
dettagliata in merito ai risultati conseguiti:
Sezione 4.
Risultati
1. Ha il programma dimostrato progresso
adeguato nel raggiungere i suoi obbiettivi a lungo termine? Valutazione:
NO. Voto: 0.
2. Ha il programma (inclusi i partner)
raggiunto i suoi obiettivi annuali di efficacia? Valutazione: NO.
Voto: 0.
3. Il programma mostra un miglioramento
nell’efficacia nel raggiungere gli obbiettivi annuali? Valutazione: NO.
Voto: 0.
4. La performance di questo programma
può venire confrontata in maniera favorevole ad altri programmi con obiettivi
simili? Valutazione: IN PICCOLA PARTE. Voto: 12%.
5. Valutazioni indipendenti di qualità
ed aderenza allo scopo indicano che il programma è efficace e sta ottenendo
risultati? Valutazione: NO. Voto: 0.
Una simile valutazione governativa dei centri
anti-violenza è stata effettuata in Germania con risultati altrettanto
disastrosi. Sulle colonne di Die Welt il sociologo prof.
Amendt ha analizzato le cause di questo
fallimento, identificandolo nell’ideologia femminista:
I centri
anti-violenza sono incapaci di fornire questo tipo di intervento professionale
per via della loro ideologia: vedono ogni uomo come il nemico di ogni donna.
Invece di
attenuare i conflitti legati ai divorzi, tali centri li acuiscono, sostenendo
che l’unico pericolo per i bambini siano i padri. Tentano di usare tale pregiudizio
per spezzare il diritto dei bambini ad avere entrambi i loro genitori.
[...] Considerano come successo non il risolvere i conflitti, ma
alimentare l’ostilità contro gli uomini. [...] Secondo la loro ideologia,
è superfluo che una donna parli al compagno. Per i loro fini, le donne vengono
manipolate a considerarsi vittime e gli uomini vengono denigrati come genere
[...] L’etica professionale è stata deliberatamente rimpiazzata
dall’ideologia politica.
Come dice il
professore, le conclusioni sono ovvie: chiudere i centri femministi e
sostituirli con centri di supporto alle famiglie con problemi di violenza.
Le odiatrici
di uomini che arrivano a cercare di negare che la conseguente alienazione
genitoriale è un abuso sull’infanzia vanno tenute lontano dai bambini.