Negazionismo della PAS e negazionismo della pedofilia: stessa fallace logica

Un medico di nome Andrea Mazzeo sostiene che

«non c’è malattia se non c’è sofferenza soggettiva».

In base a tale fallace logica, un cancro non sarebbe malattia e quindi non andrebbe curato finché non si è esteso abbastanza da creare sofferenza soggettiva.

In base a tale fallace logica, un matto che vive una piacevole sensazione di onnipotenza soggettiva non sarebbe malato e non andrebbe curato.

Per capire cosa c’è dietro a tale bizzarra affermazione occorre aggiungere che:

  • Mazzeo è noto per essere l’unico psichiatra in Italia negazionista della Sindrome di Alienazione Genitoriale (PAS) e la sua frase appare in un e-book che ha auto-pubblicato a tal fine.
  • L’alienazione genitoriale è un abuso sull’infanzia che consiste nel plagiare i bambini fino a far loro rifiutare un genitore.
  • Mazzeo viene pagato come consulente di parte per difendere genitori accusati di aver praticato questo abuso.

Mazzeo vuole sostenere — o forse solo insinuare — che se un bambino non dice di manifestare sofferenza per il plagio che sta subendo, allora andrebbe bene così e non bisognerebbe proteggerlo.

Ma questa è la stessa fallace logica dei negazionisti della pedofilia.

Quei soggetti che tentano di sostenere che la pedofila non sarebbe un abuso se un bambino non manifesta sofferenza per le attenzioni sessuali ricevute, allora andrebbe bene così.

La similitudine fra i due tipi di predatori — pedofili e alienatori — è stata evidenziata dal dr. Giordano, ove scrive:

«Il meccanismo perverso che avvicina il genitore “alienante” all’adulto pedofilo e abusante è la seduzione del bambino, portato a desiderare qualcosa di innaturale per potersi sentire “grande” e “accettato” dal genitore alienante. Nel bambino alienato vengono indotti seduttivamente desideri e sentimenti inadeguati all’età, esattamente come avviene nell’abuso “sessuale”, e gli viene prospettata un vissuto di sé stesso innaturale e incongruo rispetto allo sviluppo affettivo.

Viene cioè portato a “colludere” seduttivamente con desideri e desideri di un adulto senza nessun rispetto per la diversa età cronologica: di fatto, il bambino alienato si colloca come una sorta di adulto in miniatura, giudice feroce (perché di parte) del genitore alienato, adducendo motivazioni e soluzioni incongrue per la sua età e che non troverebbero accoglienza in un bambino figlio di genitori non separati (se il figlio di genitori non separati dicesse che non vuole andare in vacanza col proprio padre perché – ad es., citando una classsica spiegazione da PAS – il padre “parla troppo forte”, o “dice parolacce”, nessuno gli darebbe il credito che ha in un contenzioso genitoriale).

La PAS è un vero abuso, perché manipola l’affettività del bambino inducendolo ad accettare e rendersi possibili esperienze emotive e cognitive, e comportamenti, estremamente prematuri rispetto alla sua vera età affettiva, e dunque destabilizzanti rispetto alla evoluzione psicoaffettiva. E’ evidente che la similitudine è con la maggior parte dei casi di pedofilia, nei quali non vi è violenza fisica ma un misto inestricabile tra seduzione e coercizione da parte dell’adulto: la stessa seduzione e la stessa coercizione che portano, nella PAS, il bambino a diventare un “alleato/partner” del genitore alienante.

In sintesi, è come se si consentisse ad un minore di avere rapporti sessuali come se fosse un adulto, dal momento che la molla che spinge il bambino abusato al rapporto pedofilo e, quando non vi è violenza fisica, proprio una collusione e un consenso obbligato e manipolato tra desiderio dell’adulto e desiderio del bambino.

La differenza tra genitore alienante e genitore o adulto pedofilo è minima, perché se è vero che manca (sempre? Lo si può dubitare che manchi sempre) il contatto sessuale, è vero anche che il bambino alienato diventa un partner affettivo del genitore alienante, del quale sposa a tutti gli effetti ruolo e posizione (e per questo non si parla di “brain washing”: perché la adesione al ruolo e alla posizione del genitore alienante avviene con le modalità di un partner e non con quelle di un bambino addestrato a rispondere automaticamente in certi modi).

Per questo chi combatte la PAS accusa di pedofilia chi la sostiene: perché il genitore che combatte la PAS “proietta” su chi la vuol riconoscere e combattere (“proiettare” = attribuire i propri sentimenti e tendenze non coscienti) la propria perversione di sedurre il figlio per farlo sentire grande ma inducendogli desideri e soddisfazioni che sono quelli che soddisfano le voglie dell’adulto.

E questo da adesso va denunciato con forza: negare la PAS e indurre la PAS significa operare alla stregua di un pedofilo e di un adulto abusante: la PAS è una PEDOFILIA AFFETTIVA perché rende il bambino alienato un partner del proprio genitore adulto.»

Dr. Gaetano Giordano

Medico-chirurgo

Specialista in Medicina Legale e delle Assicurazioni

Psicoterapeuta

Presidente del Centro Studi Separazioni e Affido Minori

E quindi, essendo la PAS una forma di pedofilia affettiva, i negazionisti della PAS e quelli della pedofilia tendono ad usare argomenti simili.

Argomenti rifiutati con indignazione da chi ha cuore il benessere dei bambini e capisce che occorre proteggerli anche quando non capiscono di stare subendo del male.