Cambia il codice della famiglia. I figli dei separati si divideranno fra papà e mamma in eguale misura Segolene Royal, il ministro promotore: «La continuità affettiva è un diritto di tutti»
Cancellata ogni diversità fra i genitori.
I bambini avranno la doppia residenza.
Basta con le visite un fine settimana su due Francia, via libera alla paternità «congiunta».
Cambia il codice della famiglia.
I figli dei separati si divideranno fra papà e mamma in eguale misura
Tempi più sereni, e anche più impegnativi, per i papà separati.
E tempi di sicuro meno traumatici per i figli di genitori divisi.
Almeno nella Francia dei diritti e delle garanzie sociali, che ha scritto un altro capitolo innovativo nel codice di famiglia.
Una legge, approvata all’ unanimità all’ Assemblea nazionale, cancella, rispetto ai figli, la diversità fra coppie separate, sposate e di fatto, introduce la paternità congiunta in caso di separazione, garantisce al bambino la continuità degli affetti e delle relazioni con nonni, zie e parenti.
Una rivoluzione insomma, che privilegia bisogni affettivi dei minori rispetto a conflitti degli adulti e tende ad adattare le norme all’ evoluzione della società civile, così com’ è oggi, e non in ossequio ad un ideale astratto di famiglia.
In Francia, ogni anno, 300 mila bambini nascono fuori dal matrimonio (il 40 per cento, contro il 6 per cento di trent’ anni fa), e a 280 mila matrimoni corrispondono, annualmente, 120 mila divorzi. Una famiglia su cinque è ricomposta o monoparentale.
Realtà dolorosa, ma comune. Nel 90 per cento dei casi, i figli vengono affidati alla madre, la quale sovente o lamenta la latitanza del padre o gli chiude le porte. E difficile, se non impossibile, non amarsi più e continuare a volersi bene, o almeno anteporre l’ interesse dei bambini.
Ancora più arduo cancellare per legge egoismi e rancori.
Ma la Francia ci prova.
Basta, allora, dicono i legislatori, con le responsabilità limitate, con la «scomparsa» del padre, con la doppia e gravosa funzione educativa delle madri separate.
Ma basta anche con i figli usati per battaglie legali fra coniugi, con le piccole e grandi rivalse di ex mogli vendicative, con figli di separati che diventano una «proprietà» delle madri.
Il padre ha il dovere, ma anche il diritto, di vedere con assiduità i propri figli e di mantenere una relazione educativa ed affettiva, indipendentemente dal domicilio del minore.
Attualmente, si calcola che soltanto il dieci per cento dei bambini che vivono con la madre vedano regolarmente il padre una volta la settimana.
Con la nuova legge, viene rivisto anche il principio della residenza del minore stabilita a priori: potrà essere prevista una residenza alternata e dovrà essere trovato un accordo nel rispetto di esigenze dei figli, «perché la divisione del tempo fra genitori sia meno diseguale».
«Dobbiamo superare la formula standard che riserva ai padri il classico weekend su due», ha detto Segolene Royal, ministro della Famiglia e dell’ infanzia.
«La parità – ha aggiunto – è un obiettivo nella politica, nella società civile e nella famiglia.
La legge armonizza scelte personali e solidarietà sociale.
Oltre a essere un diritto del padre, la continuità affettiva di entrambi i genitori è anche un diritto della madre nell’ esercizio della responsabilità verso il minore». In concreto, la nuova normativa si fa carico di una «mediazione» fra i genitori perché trovino un accordo prima di finire davanti al giudice. Cancella alcuni articoli del codice che diversificano l’ esercizio della patria potestà a seconda che i genitori siano uniti, separati, divorziati o conviventi. Introduce, per le situazioni economicamente più difficili, forme di sostegno sociale. Abolita dal femminismo, la «patria potestà» ritorna.
Non più come prerogativa del padre, ma come dovere di entrambi i genitori. Anche quando non si amano più.
NOVE SU DIECI ALLA MAMMA
Nel 1995 il 92,8 per cento dei casi di separazione vedeva i figli affidati alla madre; nelle sentenze di divorzio la cifra calava leggermente: i ragazzi restavano con la mamma nel 90,3 per cento dei casi. Nel ‘ 98, ultimo anno «censito» sull’ argomento le cose non erano cambiate: nove volte su dieci i figli sono rimasti ancora alla madre sia nella prima fase della separazione sia di divorzio.
GENITORE ANTIPATICO
Alcune sentenze in materia hanno fatto storia. Come quella del gennaio 1998 della Cassazione che riconobbe agli adolescenti separati il diritto a non vedere il genitore non affidatario se provano per lui antipatia.
OBBLIGO ALLA PUNTUALITA’
Una sentenza del maggio ‘ 99 ha obbligato i genitori separati a presentarsi puntuali agli orari di visita stabiliti. Altrimenti l’ altro genitore è libero di organizzare come meglio crede la giornata.
PENALI PER LE VISITE MANCATE
Una delle ultime sentenze della Cassazione in materia, datata marzo 2000, ha stabilito una penale per chi non esercita il diritto di visita dei figli minori. Il genitore in questione è così chiamato a rimborsare, in denaro, all’ altro, gli spazi di libertà che gli sottrae non tenendo i bambini quando è il suo turno.
IL COMMENTO
Ma le formule giuridiche da sole non bastano La proposta francese, pur nella sua più ampia prospettiva, fa tornare alla mente il progetto unificato che venne approvato in Italia – praticamente all’ unanimità – dalla Commissione giustizia della Camera in sede referente. Progetto che poi è rimasto impantanato ed è caduto nel nulla con la fine della legislatura.
Anche il progetto italiano aboliva il concetto di affidamento dei figli minorenni alla madre o al padre, e il concetto di affidamento congiunto. Si voleva insomma attuare, anche da noi, attraverso l’ abolizione di formule ormai considerate logore, una sostanziale parità tra i genitori, evitare che il genitore affidatario si sentisse il «padrone dei figli» e il genitore non affidatario si sentisse un questuante di rapporti e di familiarità. Un questuante sul piano affettivo ma un ufficiale pagatore sul piano economico. Questo discorso evidentemente è la voce dei padri che nella grandissima maggioranza e nella tradizione non sono i genitori affidatari, essendo le madri preferite e privilegiate.
Una voce che si manifesta in rabbia o in mortificazione solitaria, o che assume un modulo corale attraverso le associazioni dei padri separati.
Il progetto italiano che non usava il termine affidamento prevedeva naturalmente, però, che il giudice dicesse dove il figlio minore in concreto deve vivere.
La proposta francese, che avrà certo più sollecita fortuna, non solo afferma principi di uguaglianza, ma anche il diritto del minore di avere la sua famiglia, e questo sia che i genitori siano stati sposati, sia che siano stati solo dei conviventi. In questo concetto di famiglia entrano anche i nonni, figure che possono avere un ruolo determinante e positivo, ma che in concreto spesso vengono fatalmente emarginati dai genitori in contrasto.
È chiaro dunque che il progetto francese merita attenzione e apprezzamento, ma c’ è un avvertimento, senza confini, che l’ esperienza suggerisce. Non saranno mai le sole formule giuridiche, talora enfatiche e ottimistiche, a risolvere i problemi. I genitori in lite per i figli danno il peggio di sé, con la supponenza di voler difendere la prole in verità vogliono spesso offendere il coniuge, il compagno o la compagna. Le formule giuridiche possono costituire un valido aiuto, ma il costume deve cambiare.
La mediazione familiare affidata a psicologi esperti può fare moltissimo, proprio perché non dà regole imperative e schematiche, ma tende a responsabilizzare i genitori che la forza e la ragione la devono cercare e trovare in loro stessi.
Fonte: corriere della sera