Categotry Archives: Rassegna stampa

Panorama denuncia la pratica delle false accuse

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Un’altra falsa accusa di pedofilia

Il caso di un professore di Pisa, accusato dall’ex coniuge di abusi nei confronti della figlia di 7 anni

Questa è la brutta storia di una falsa accusa di pedofilia. Una storia che per ora ha travolto un professore universitario di Pisa, ma che rischia di rovinare irrimediabilmente la vita anche a una bambina che oggi ha poco più di 7 anni.

La vicenda inizia nel 2007 con una separazione burrascosa. Il professore e sua moglie si dividono; la donna si trasferisce con la figlia a 80 chilometri dalla città toscana, e subito accusa il marito di maltrattamenti. Due anni dopo, il giudice civile in sede di separazione stabilisce l’infondatezza di quella prima denuncia e dispone l’affido condiviso della bambina.

Tutto finito? Nemmeno per sogno. Anzi. A quel punto la madre alza il livello del conflitto e rivolge all’ex coniuge nuove accuse, questa volta denunciando all’autorità giudiziaria una serie di presunti abusi sessuali sulla figlia, avvenuti ancora nel periodo matrimoniale. «Le accuse anche in questo caso erano del tutto false» racconta oggi il professore a Panorama.it «ma comunque sono servite a impedirmi di vedere mia figlia per tre lunghissimi anni. E accuse altrettanto terribili sono piovute su chiunque (consulente tecnico del tribunale, psicologi, assistenti sociali…) osasse contraddire la verità professata dalla mia ex moglie. Pre fortuna sono tutte cadute».

Nella vicenda, secondo il professore pisano, ha avuto un ruolo cruciale una consulente tecnica di parte, la  ginecologa milanese Cristina Maggioni. «Costei» dice l’uomo «circa tre anni fa ha svolto una visita su mia figlia e ha prodotto una relazione che certificava gli abusi sessuali». La dottoressa Maggioni era già salita alla ribalta delle cronache tra il dicembre 2000 e il gennaio 2001, perché arruolata come consulente dalla procura milanese in un processo aperto contro Marino Viola, un taxista ingiustamente accusato di pedofilia nei confronti della figlia.

Il caso, a suo tempo raccontato proprio da Panorama, aveva suscitato molto clamore perché in quel gennaio 2011 Viola, che era stato arrestato nel settembre 1996, era stato assolto con formula piena da tutte le accuse. Era accaduto che il pubblico ministero titolare di quell’inchiesta, l’attuale procuratore aggiunto di Milano Pietro Forno, venisse sostituito in udienza da un altro sostituto procuratore, Tiziana Siciliano. A sorpresa il nuovo pm, studiate le carte ricevute dal collega, aveva chiesto e ottenuto l’assoluzione del taxista. La pm Siciliano aveva infatti verificato che la consulente Maggioni aveva certificato una violenza sessuale in realtà mai avvenuta.

Erano state durissime le parole usate dalla pm Siciliano nell’arringa con cui il 21 dicembre 2000 aveva chiesto l’assoluzione per l’imputato Viola: “Qui” aveva detto Tiziana Siciliano “siamo di fronte a una specie di discesa negli inferi (…). Viene da chiederci se certi consulenti siano solo incompetenti o anche in malafede (…). Il sistema con cui sono state raccolte le dichiarazioni è inutilizzabile; l’intervista della bambina non è mai registrata. Sono perizie, queste, fatte da gente che dovrebbe cambiare mestiere…”. Aveva poi aggiunto che “questi esperti non hanno alcuna professionalità. Non hanno nessun motivo di godere della fiducia dell’autorità giudiziaria, non hanno capito niente”.

Era seguita una dura polemica. Alcune interrogazioni parlamentari avevano chiesto addirittura che «gli uffici giudiziari italiani si astengano, in modo assoluto, dal conferire nuovi incarichi a Maggioni» e suggerito la formazione di una commissione d’inchiesta sul caso. Si era anche molto criticata la competenza di quelli che erano stati catalogati come “abusologi professionisti”: erano stati così definiti i “tecnici” (psicologi e ginecologi) che abitualmente prestavano i loro servizi professionali soprattutto all’accusa, troppo spesso in collegamento con le strutture destinate ad accogliere (a pagamento) i bambini sottratti alle famiglie. La pm Siciliano aveva denunciato che in nove anni gli stessi altri periti avevano condotto ben 358 perizie giurate per conto della procura milanese.

Sono trascorsi oltre 11 anni da quello scandalo milanese, e nulla pare essere cambiato. Per fortuna, anche in questo caso, la giustizia ha fatto il suo corso correttamente: la perizia di parte scritta dalla ginecologa Maggioni è stata totalmente smentita da una consulenza ordinata dal tribunale. Ed è stato stabilito che la bambina in realtà, non aveva mai subito alcun abuso. Per fortuna, anche a Pisa, è stato un pubblico ministero a scoprire che la notizia di reato era infondata. Esattamente come 11 anni fa era accaduto a Milano.

Ma il problema vero del professore pisano, purtroppo, quello non è stato affatto risolto: perché dopo l’assoluzione l’uomo ha chiesto la sospensione della potestà genitoriale per la madre, ma dopo un anno e mezzo, il Tribunale dei minori non ha ancora deciso. La figlia continua così a vivere con la mamma, e lontano dal padre che pure è stato riconosciuto nelle sentenze come unico genitore adeguato, anche se la bambina è stata formalmente affidata ai servizi sociali.

Un’ultima considerazione: nel saggio Presunto colpevole (editore Chiarelettere), il criminologo Luca Steffenoni ha calcolato che “in Italia l’86% delle separazioni coniugali finisce con una denuncia penale per qualche delitto, e la tiopologia più frequente è quella degli abusi sessuali”. Il 96% delle denunce, poi, si dimostrano false. Questo imporrebbe un’estrema cautela da parte dell’autorità giudiziaria, anche e soprattutto nella scelta dei consulenti tecnici. Per evitare nuovi errori (e orrori) giudiziari.

 

http://italia.panorama.it/in-giustizia/Un-altra-falsa-accusa-di-pedofilia

Rignano, il fantasma dello stupro

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La sola passione della mia vita è stata la paura. Lo confessò a se stesso Hobbes in un’Europa non ancora governata dall’ordine protettivo dello Stato moderno.

Quattro secoli più tardi, tutti noi, cittadini di quest’Europa decadente ma ancora prospera e protetta, siamo diventati hobbesiani da salotto. Tanti tra noi, troppi di noi, se scrutassero in fondo alla propria coscienza, dovrebbero ammettere di avere la paura come sola passione, come ultimo orizzonte.

Così si spiega la tragica, assurda vicenda della cosiddetta «scuola degli orrori» di Rignano Flaminio conclusasi dopo anni di allarmi con la piena assoluzione di tutti gli accusati di pedofilia perché il fatto non sussiste. Non per mancanza di prove, non per vizio procedurale ma proprio perché il fatto era abnorme e inesistente. Tiriamo, dunque, un sospiro di sollievo? Non si può. Ci sono vittorie che sanno di sconfitta, ci sono assoluzioni che sanno di condanna. E questa è una di quelle: il male, sebbene non sussistesse all’origine, alla fine si è comunque compiuto. La vita pubblica dei sospettati è distrutta, la vita famigliare degli accusatori funestata, la vita intima dei bambini segnata.

Questo è l’aspetto terribile di queste vicende di contagio immaginario: l’accusa si rivela talora totalmente infondata, la malvagità si scopre fantasmatica, eppure la sofferenza alla fine è reale. Si scatena, cioè, un «panico morale» che finisce col generare proprio quel male che si voleva combattere. Capita che i genitori, dopo essersi scambiati informazioni assunte come vere, terrorizzati da immagini di stupro, inneschino nei figli fantasie allineate con le loro aspettative piuttosto che non con la realtà degli accadimenti. In questo modo, in totale buona fede, la piaga della suggestione diventava autosuggestione. Il cerchio onirico si chiude. L’effetto, rinculando, produce la propria causa.

Purtroppo nemmeno i sintomi di disagio acuto, chiaramente manifestati da molti bambini in una comunità sconvolta da una caccia alle streghe, provano nulla. A un certo punto, in questo genere di vicende, i bambini cominciano a soffrire. Ma le loro sofferenze non significano niente di preciso. L’indubitabile sofferenza psichica dei bambini sospettati di aver subito molestie può esser causata, infatti, dallo stress dovuto al calvario d’interrogatori, visite mediche e ansie familiari in cui vengono trascinati. A traumatizzarli può essere stato non lo stupro ma il fantasma dello stupro. Per quanto possa apparire incredibile, troppe volte si è osservato che gli effetti dell’orrore e del terrore sono identici, che il terrore non sempre segue l’orrore. E’ anche in grado di precederlo. Ed è così che scopriamo di vivere alla periferia della nostra stessa sofferenza, mentre il suo centro rimane ostinatamente vuoto.

Questo genere di consapevolezza porta con sé un caveat : non deve far dimenticare che gli abusi sull’infanzia esistono e sono diffusi. Il fatto che si siano potuti così lungamente occultare – e perfino tollerare – in seno a istituzioni quali la Chiesa cattolica è l’altra faccia dell’inclinazione a immaginarli dove non ci sono. Una generale difficoltà a discernere tra il bene e il male, tra il reale e il fittizio, tra il Paese mediatico e quello carnale, tra l’algebra finanziaria e l’economia produttiva, tra la borsa e la vita.

Anno dopo anno, l’infanzia arretra in un’Europa sempre più infantilizzata. I nostri figli – quei pochi che ancora generiamo – divengono sempre più l’oggetto delle nostre paure e sempre meno quello delle nostre speranze. Giù per questa china, i nostri figli bambini ci verranno in sogno come incubi di un’umanità di succubi.

E allora, guardiamoli in faccia, una buona volta, questi nostri fantasmi. Rignano Flaminio è l’emblema di un Paese spaventato che troppo a lungo ha scambiato al mercato nero della Storia una illusoria irresponsabilità pubblica in cambio di una paranoia privata.

ANTONIO SCURATI

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GenioDonna: “il calvario dei padri e la Sindrome di Medea”

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Vogliamo parlare — perché questo ci compete come testata giornalistica centrata sulle pari opportunità — del velo che questa fiction (Sarò sempre tuo padre, con Beppe Fiorello) ha contributo a squarciare rispetto ad un problema sociale che investe oltre due milioni di famiglie italiane: quello delle cattive separazioni, da cui discendono più o meno spaventose guerre di genere che stanno precarizzando l’esistenza di troppe persone, di troppi bambini.

Su uno dei prossimi numeri parleremo degli abusi veri e di quelli falsi, di 950mila bambini orfani di un genitore vivo (che vedono una sola volta a settimana) e di altri 120mila tolti ad entrambi e spediti in comunità; di trafile giudiziarie che impoveriscono le persone non solo materialmente e sono totalmente asincrone rispetto ai tempi di crescita dei minori coinvolti; ci interrogheremo sul senso delle case per papà separati, che diversi Comuni stanno aprendo e che, paradossalmente, certificano una nuova fascia di disagio sociale creata dalle istituzioni medesime.

Dietro le “separazioni violente” c’è un problema di diritto e di diritti, di cultura delle pari opportunità.

Quello che esplode dopo che la coppia scoppia è un disagio che viene da lontano. I padri dovrebbero occuparsi dei figli fin da quando sono ancora nella pancia delle mamme e condividere con queste ultime tutte le esperienze genitoriali successive. Perché ciò accada devono fare un salto convinto in avanti gli stessi padri, le madri e il mondo del lavoro, che dovrebbe adeguare tempi e pretese. Non a caso tra le proposte di legge sottoscritte da Geniodonna c’è anche quella per rendere obbligatori i congedi parentali per gli uomini.

Ma, per ora, all’orizzonte non si vedono soluzioni certe e soddisfacenti. E quando non si percepisce la luce oltre il tunnel non può che salire la tensione, persino tra persone che si amano o si sono amate.

E che poi magari si ritrovano in tribunale, vittime (o peggio complici) di due estremi opposti che finiscono per toccarsi: il veteromaschilismo di giudici che non si sono mai occupati dei loro figli e non capiscono perché un papà dovrebbe essere ancora interessato ai suoi dopo che ha rotto con la moglie, e il cosìdetto nazifemminismo (così chiamato nei vari blog e gruppi nati di recente su internet, ma un grecista lo definirebbe “sindrome di Medea”), quello che non disdegna nemmeno le false accuse di abusi, su se stesse e sui minori, per distruggere l’ex marito.

Chissà quando arriverà il giorno in cui anche noi poveri italiani ci meriteremo un ministro come Segolene Royal, che nel 2002 varò la legge sulla residenza alternata, che non lascia dubbi su che cosa debbano fare i separati: i bravi genitori, dediti ad occuparsi in egual misura dei figli.

Pietro Berra

 

Fonte: Geniodonna n. 27/28, pag. 21. Gennaio/febbraio 2012.

Su internet: http://www.geniodonna.it e http://www.facebook.com/genio.donna