Categotry Archives: Archive

Figli cresciuti senza padre: statistiche choc!

by

Number of View: 87301

IGM (interessengemeinschaft geschiedener und getrennt lebender Männer – www.igm.ch) è un’organizzazione della Svizzera tedesca, che da anni si batte per i diritti di padri separati e divorziati. Recentemente una sua circolare spedita via e-mail spiegava i motivi per cui gli uomini non hanno interesse di sposarsi. Questo slogan è stato concepito in Ticino da un noto avvocato divorzista di Bellinzona quando in una intervista su Ticinosette disse: “XI comandamento: non commettere matrimonio“.

Papageno ha fatto sua questa riflessione senza esitazioni, dando avvio alla campagna informativa “Matrimonio? No grazie!”. Bisogna arrendersi all’evidenza.

Dopo la separazione, niente figli (o quasi) e niente casa, avvocati, servizi sociali, pretori e tutorie al collo, minimo vitale di fr. 1200.(messo di recente in forse dalla CF Sommaruga), discriminazione fiscale, obbligo di mantenere lo standard di vita alla ex e ai figli come ai tempi della luna di miele e, in casi particolarmente sfavorevoli, mantenere la ex fino all’età della pensione.

In una seconda e-mail IGM ha distribuito un rosario di cifre statistiche impressionante sul tema dei figli cresciuti senza padre: 63% dei suicidi di giovani sono cresciuti senza padre, 71% delle minorenni incinte sono cresciute senza padre, 90% dei senzatetto minorenni sono cresciuti senza padre, 70% dei minorenni che finiscono in istituti pubblici sono cresciuti senza padre, 85% dei minorenni che finiscono in carcere sono cresciuti senza padre, 71% dei giovani che abbandonano la scuola sono cresciuti senza padre, 75% dei giovani drogati sono cresciuti senza padre.

La lista continua: 80% dei divorzi è provocato dalle donne, 97% delle denunce mendaci nei confronti dell’ex-marito per atti di violenza e abusi sessuali su se stesse e/o sui propri figli sono inscenate dalle donne che rimangono impunite in quanto, secondo una recente sentenza del tribunale federale, la madre “aveva il sospetto di…” per cui aveva “l’obbligo di denunciare il padre …”.

Per chi non volesse accontentarsi delle statistiche, IGM mette a disposizione il libro di Flavio Sardo Alptraum Scheidung. Un sottotitolo potrebbe essere “Storia di un appassionato padre svizzero che chiede il rispetto della carta dei diritti umani”: una storia di misandria (odio ai maschi). Per affrontare queste 500 pagine bisogna aver i nervi ben saldi. Dopo aver affrontato questa lettura, non commettere matrimonio non è solo uno slogan politico, ma un avvertimento prezioso per non cadere nel quasi inevitabile precipizio: 60% dei matrimoni finiscono con un fallimento. Ma il divorzista bellinzonese citato non ha paura di rimanere senza lavoro e con un sorriso afferma: “Ci saranno sempre giovani innamorati che si sposeranno”.

Se da una parte i padri si troveranno sul lastrico, per i figli delle generazioni future sono guai. Papageno continua a raccogliere e pubblicare regolarmente testimonianze in questa rubrica del Mattino, ma intanto si può consigliare la lettura di due lavori pionieristici: di Claudio Risé – Il padre, l’assente inaccettabile – e di Luigi Zoia – Il gesto di Ettore.

Papageno si muove anche sul piano pragmatico. In questi anni di intenso lavoro abbiamo identificato un enigma in cerca di soluzione: l’assenza quasi totale di padri che si espongono e conducono una lotta comune per i diritti propri e quelli dei figli. Dall’altra sponda, le istituzioni che si adoperano per negare la crisi della famiglia, affermando che “tutto va bene”. Il 95% dei divorzi sono consenzienti – ribadisce da anni Roberto Sandrinelli, capostaff del dipartimento della sanità e della socialità: un risultato incoraggiante.

Sul fronte giuridico, anche la Svizzera si è accorta che non si può continuare a calpestare i diritti fondamentali dell’uomo: sull’agenda dei parlamentari vi è la questione dell’autorità parentale congiunta. Dal nostro punto di vista è solo un timido passo verso quello che noi proponiamo ai politici del nostro paese: l’affido condiviso (presenza paritaria dei figli con i due genitori) unita ad un’equa ripartizione delle responsabilità finanziarie.

 

http://www.tio.ch/aa_pagine_comuni/articolo_interna.asp?idarticolo=639479&idsezione=16&idsito=129&idtipo=410

Panorama denuncia la pratica delle false accuse

by

Number of View: 2871

Un’altra falsa accusa di pedofilia

Il caso di un professore di Pisa, accusato dall’ex coniuge di abusi nei confronti della figlia di 7 anni

Questa è la brutta storia di una falsa accusa di pedofilia. Una storia che per ora ha travolto un professore universitario di Pisa, ma che rischia di rovinare irrimediabilmente la vita anche a una bambina che oggi ha poco più di 7 anni.

La vicenda inizia nel 2007 con una separazione burrascosa. Il professore e sua moglie si dividono; la donna si trasferisce con la figlia a 80 chilometri dalla città toscana, e subito accusa il marito di maltrattamenti. Due anni dopo, il giudice civile in sede di separazione stabilisce l’infondatezza di quella prima denuncia e dispone l’affido condiviso della bambina.

Tutto finito? Nemmeno per sogno. Anzi. A quel punto la madre alza il livello del conflitto e rivolge all’ex coniuge nuove accuse, questa volta denunciando all’autorità giudiziaria una serie di presunti abusi sessuali sulla figlia, avvenuti ancora nel periodo matrimoniale. «Le accuse anche in questo caso erano del tutto false» racconta oggi il professore a Panorama.it «ma comunque sono servite a impedirmi di vedere mia figlia per tre lunghissimi anni. E accuse altrettanto terribili sono piovute su chiunque (consulente tecnico del tribunale, psicologi, assistenti sociali…) osasse contraddire la verità professata dalla mia ex moglie. Pre fortuna sono tutte cadute».

Nella vicenda, secondo il professore pisano, ha avuto un ruolo cruciale una consulente tecnica di parte, la  ginecologa milanese Cristina Maggioni. «Costei» dice l’uomo «circa tre anni fa ha svolto una visita su mia figlia e ha prodotto una relazione che certificava gli abusi sessuali». La dottoressa Maggioni era già salita alla ribalta delle cronache tra il dicembre 2000 e il gennaio 2001, perché arruolata come consulente dalla procura milanese in un processo aperto contro Marino Viola, un taxista ingiustamente accusato di pedofilia nei confronti della figlia.

Il caso, a suo tempo raccontato proprio da Panorama, aveva suscitato molto clamore perché in quel gennaio 2011 Viola, che era stato arrestato nel settembre 1996, era stato assolto con formula piena da tutte le accuse. Era accaduto che il pubblico ministero titolare di quell’inchiesta, l’attuale procuratore aggiunto di Milano Pietro Forno, venisse sostituito in udienza da un altro sostituto procuratore, Tiziana Siciliano. A sorpresa il nuovo pm, studiate le carte ricevute dal collega, aveva chiesto e ottenuto l’assoluzione del taxista. La pm Siciliano aveva infatti verificato che la consulente Maggioni aveva certificato una violenza sessuale in realtà mai avvenuta.

Erano state durissime le parole usate dalla pm Siciliano nell’arringa con cui il 21 dicembre 2000 aveva chiesto l’assoluzione per l’imputato Viola: “Qui” aveva detto Tiziana Siciliano “siamo di fronte a una specie di discesa negli inferi (…). Viene da chiederci se certi consulenti siano solo incompetenti o anche in malafede (…). Il sistema con cui sono state raccolte le dichiarazioni è inutilizzabile; l’intervista della bambina non è mai registrata. Sono perizie, queste, fatte da gente che dovrebbe cambiare mestiere…”. Aveva poi aggiunto che “questi esperti non hanno alcuna professionalità. Non hanno nessun motivo di godere della fiducia dell’autorità giudiziaria, non hanno capito niente”.

Era seguita una dura polemica. Alcune interrogazioni parlamentari avevano chiesto addirittura che «gli uffici giudiziari italiani si astengano, in modo assoluto, dal conferire nuovi incarichi a Maggioni» e suggerito la formazione di una commissione d’inchiesta sul caso. Si era anche molto criticata la competenza di quelli che erano stati catalogati come “abusologi professionisti”: erano stati così definiti i “tecnici” (psicologi e ginecologi) che abitualmente prestavano i loro servizi professionali soprattutto all’accusa, troppo spesso in collegamento con le strutture destinate ad accogliere (a pagamento) i bambini sottratti alle famiglie. La pm Siciliano aveva denunciato che in nove anni gli stessi altri periti avevano condotto ben 358 perizie giurate per conto della procura milanese.

Sono trascorsi oltre 11 anni da quello scandalo milanese, e nulla pare essere cambiato. Per fortuna, anche in questo caso, la giustizia ha fatto il suo corso correttamente: la perizia di parte scritta dalla ginecologa Maggioni è stata totalmente smentita da una consulenza ordinata dal tribunale. Ed è stato stabilito che la bambina in realtà, non aveva mai subito alcun abuso. Per fortuna, anche a Pisa, è stato un pubblico ministero a scoprire che la notizia di reato era infondata. Esattamente come 11 anni fa era accaduto a Milano.

Ma il problema vero del professore pisano, purtroppo, quello non è stato affatto risolto: perché dopo l’assoluzione l’uomo ha chiesto la sospensione della potestà genitoriale per la madre, ma dopo un anno e mezzo, il Tribunale dei minori non ha ancora deciso. La figlia continua così a vivere con la mamma, e lontano dal padre che pure è stato riconosciuto nelle sentenze come unico genitore adeguato, anche se la bambina è stata formalmente affidata ai servizi sociali.

Un’ultima considerazione: nel saggio Presunto colpevole (editore Chiarelettere), il criminologo Luca Steffenoni ha calcolato che “in Italia l’86% delle separazioni coniugali finisce con una denuncia penale per qualche delitto, e la tiopologia più frequente è quella degli abusi sessuali”. Il 96% delle denunce, poi, si dimostrano false. Questo imporrebbe un’estrema cautela da parte dell’autorità giudiziaria, anche e soprattutto nella scelta dei consulenti tecnici. Per evitare nuovi errori (e orrori) giudiziari.

 

http://italia.panorama.it/in-giustizia/Un-altra-falsa-accusa-di-pedofilia

Se per gli avvocati non basta il codice deontologico – di Guido De Blasio

by

Number of View: 2974

Evidenze empiriche rigorose, nonché le denunce dei cittadini sugli accadimenti relativi alle cause di separazione e affidamento, suggeriscono che tra gli avvocati siano diffusi i comportamenti in violazione del codice deontologico. Come ciò possa avvenire nonostante l’esistenza di un articolato sistema sanzionatorio e quanto siano diffuse queste pratiche resta oscuro, gettando un’ombra sulle finalità della regolamentazione del mercato dei servizi legali. A fare luce, può contribuire l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, con un’indagine conoscitiva.

Alcuni lavori di ricerca recenti hanno fatto luce sulla relazione tra inefficienze del sistema giudiziario e i comportamenti di coloro che svolgono la professione di avvocato. (1) Hanno dimostrato come il numero di avvocati presenti sul territorio abbia un impatto causale, ampio e statisticamente significativo, sul numero di procedimenti giudiziari dell’area. I legali, cioè, sarebbero in grado di indurre una domanda per i propri servizi in eccesso rispetto all’interesse del cliente. La circostanza comporta rilevanti effetti negativi, oltre che per coloro che hanno necessità di usufruire di servizi legali, anche sul funzionamento degli uffici giudiziari, che devono smaltire carichi di lavoro più elevati.

SEPARAZIONI E AFFIDAMENTO: IL REGNO DELLE MANCANZE DISCIPLINARI

Un’implicazione di grande interesse di questi lavori è che non necessariamente un più elevato numero di avvocati si associa a un beneficio per i consumatori. Anzi, succede esattamente il contrario: più avvocati implicano una maggiore domanda indotta. L’urgenza è pertanto quella di disinnescare il meccanismo, sanzionando i comportamenti deontologicamente inappropriati.
Un’altra implicazione importante è che il sistema di regolamentazione attualmente in vigore non pare funzionare adeguatamente. I risultati sull’effetto di induzione, infatti, si ottengono per un settore fortemente regolamentato, in cui – attraverso l’attività disciplinare nei confronti di professionisti che violano il codice deontologico – già dovrebbero esserci dei presidi a tutela della correttezza dei comportamenti. (2)
Per la loro natura di procedimenti legati ad accadimenti difficilmente documentabili, come ad esempio quelli relativi a episodi intercorsi nella sfera privata di una coppia, o tra genitori e figli, nelle cause di separazione è frequente la violazione del codice deontologico. In particolare, degli articoli 14 e 20 che vietano la produzione di prove false e la denigrazione delle controparti. È quello che si evince dalle continue denunce delle parti coinvolte (si veda ad esempio dirittoeminori). Si tratta di violazioni particolarmente odiose, che rendono più difficoltosa l’azione dei magistrati, e che in molti casi, oltre ad aumentare le parcelle e a intasare le caserme e le aule di tribunale, finiscono per incrementare l’astio tra gli ex-coniugi, con effetti deleteri per i minori coinvolti. Con buon pace di una legge lungimirante del 2006.

SANZIONATORI E SANZIONABILI TROPPO VICINI

Il sistema sanzionatorio attuale si caratterizza per una decisa contiguità tra sanzionatori e sanzionabili. Il sistema si regge sul meccanismo dell’autoregolamentazione a livello territoriale. Per ogni circondario di tribunale c’è un ordine territoriale, i cui iscritti eleggono i consiglieri. Questi ultimi devono giudicare le eventuali violazioni del codice deontologico di coloro che li hanno eletti. C’è insomma una evidente prossimità — e probabilmente anche una consuetudine di frequentazioni — tra sanzionatori e potenziali sanzionati. Sebbene la prossimità tra controllori e controllati non necessariamente debba condurre a un esito insoddisfacente del meccanismo sanzionatorio, il bel libro di Jacopo Orsini e Michele Pellizzari documenta, con riferimento alle possibilità di accesso alla professione, i limiti della contiguità. (3) In particolare, l’evidenza pre e post-legge 167/2003 sui meccanismi di correzione dei compiti per l’ammissione all’albo avvalora l’idea che l’autoregolamentazione su base territoriale possa facilitare il nepotismo.

CHI PUÒ ACCENDERE UN FARO?

La riforma dell’avvocatura verso standard di correttezza e di trasparenza propri di un paese civile si è tradizionalmente rivelata un’impresa molto difficile da realizzare. Gli ultimi provvedimenti al riguardo fanno poca differenza. Il problema principale è l’assoluta mancanza di trasparenza, terreno fertile per le attività deontologicamente scorrette, come quelle di indurre una domanda in eccesso rispetto ai bisogni del cliente o la produzione di prove false. Quanti sono gli avvocati denunciati per violazioni deontologiche? Per quanti di questi vengono decise sanzioni? E di che tipo? In quanti casi di separazione vengono utilizzate false denunce come un escamotage per appropriarsi di maggiori trasferimenti monetari? In quanti casi l’attività deontologicamente scorretta degli avvocati contribuisce a esiti giudiziari anche in contrasto col disposto legislativo? E in quanti alle sofferenze psicologiche dei minori coinvolti? Semplicemente, non è dato sapere.
È illusorio attendersi che una mossa verso una maggiore trasparenza possa avvenire spontaneamente, attraverso una migliore autoregolamentazione. (4) C’è forse anche poco da sperare dalla politica, se non altro, per le resistenze a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni, e, francamente, le ammirevoli iniziative della società civile sembrano scontrarsi con interessi troppo sedimentati per essere smossi con le armi della sensibilizzazione e del ragionamento. Forse però una possibilità c’è.
L’autorità che quel faro lo può accendere è l’Antitrust. La regolamentazione del settore dei servizi legali ha infatti lo scopo di garantire la protezione dei consumatori laddove le asimmetrie informative tra professionisti e clienti indeboliscono la capacità per questi ultimi di valutare la qualità del servizio prestato. Insomma, le restrizioni al mercato si possono giustificare solo se i costi per la collettività che ne derivano sono controbilanciati dai vantaggi dovuti al fatto che così si  impedisce di svolgere l’attività professionale agli operatori che compiono pratiche non conformi a standard minimi di correttezza. È quindi ovvio che laddove le procedure disciplinari non dovessero risultare efficaci, nessun vantaggio si materializzerebbe per i consumatori. Senza informazioni sulla qualità del sistema sanzionatorio non si può valutare la congruità della regolamentazione.
L’indagine conoscitiva potrebbe innanzitutto acquisire le informazioni (e i dati statistici) che permettano di chiarire la portata del fenomeno. (5) Successivamente, si tratterebbe di fare luce sulle caratteristiche delle mancate sanzioni, per capire i rimedi più appropriati. Se le difficoltà derivassero dalla compresenza su uno stesso territorio di controllori e controllati, è probabile che una minore contiguità territoriale possa funzionare (ad esempio, permettendo su base casuale all’ordine di una certa provincia di giudicare le violazioni degli avvocati di un’altra). Se invece l’inefficacia del meccanismo sanzionatorio dipendesse dalla comunanza di attività svolta, allora organismi disciplinari composti da altri operatori del settore e da rappresentanti degli utenti dei servizi collegati, potrebbero rappresentare una risposta migliore. (6)
È importante che l’indagine venga avviata con tempestività, anche per permettere che le iniziative di riforma, che pare siano già previste, siano basate su un’attenta diagnosi delle cause del malfunzionamento del meccanismo sanzionatorio e non si risolvano in un ennesimo mutamento di facciata. (7)

*Le idee e le opinioni espresse sono da attribuire unicamente all’autore e non impegnano la responsabilità dell’Istituto di appartenenza.

(1) Si veda: A. Carmignani e S. Giacomelli (2010), “Too many lawyers? Litigation in Italian civil courts”, Banca d’Italia, Tema di discussione 745, e P. Buonanno e M. Galizzi (2010), “Advocatus et non Latro? Testing the Supplied-Induced-Demand Hypothesis for Italian Courts of Justice”, Nota di lavoro, Feem 52.
(2) Un altro presidio è l’esame di abilitazione.
(3) Ad esempio, sanzionatori locali potrebbero avere a disposizione informazioni più dettagliate sui comportamenti dei professionisti locali.
(4) Anche se, a onor del vero, non mancano i legali, anche nel comparto del diritto di famiglia, che si oppongono a pratiche deontologicamente scorrette e surrettizie.
(5) Anche con riferimento a eventuali differenziali territoriali, che potrebbero essere messi in relazione agli indicatori di qualità del sistema giudiziario.
(6) Non si tratta di ipotesi di scuola. Si veda ad esempio: http://www.lavoce.info/articoli/pagina1001401-351.html.
(7) Ad esempio, l’art. 3, comma 5, lett. f), del Dl 138 / 2011 dispone che gli ordinamenti professionali (tranne quelli relativi alla sanità) dovranno essere riformati (entro 12 mesi) al fine di prevedere l’istituzione di organi a livello territoriale, diversi da quelli aventi funzioni amministrative, ai quali verranno specificamente affidate l’istruzione e la decisione delle questioni disciplinari nonché di un organo nazionale di disciplina (la norma prevede pure che la carica di consigliere dell’Ordine territoriale o di consigliere nazionale è incompatibile con quella di membro dei consigli di disciplina nazionali e territoriali).

 

fonte

Padri separati “La politica ci porti fuori dal medioevo”

by

Number of View: 52742

Trentatré anni dopo Kramer contro Kramer, i papá italiani lottano ancora per lo stesso obiettivo di Dustin Hoffman: poter vedere il figlio un giorno a settimana se va bene.Tiberio Timperi ha appena pubblicato un libro (Nei tuoi occhi di bambino, Longanesi) che racconta la storia appassionante di un padre separato, alle prese con una madre che combatte la sua guerra con l’ex marito per negargli il diritto ad essere genitore.

Spiega: “É un romanzo. É una storia di fantasia, ma allo stesso tempo é una piccola collezione di fatti diversi, ma tutti rigorosamente veri. Non é la mia storia, sebbene anche io sia un padre separato che ha dovuto combattere per il suo diritto alla paternità. Ma è la storia di tanti padri italiani, perché questo, purtroppo, ormai é diventato un problema civile.Un problema drammatico su cui la politica deve intervenire al più presto, per farci uscire dal Medioevo”.

Se non lo si conosce puó stupire sentirlo parlare di questo problema. Perché cita dati, casi, aneddoti, paradossi giuridici, bachi legislativi con piglio fluviale e dovizia di dettagli impressionante. Molti lo conoscono solo come volto della televisione, presentatore di programmi spensierati o familiari. Invece, in questi anni, Tiberio si é impegnato a fondo, prima privatamente sul problema della genitorialitá, poi anche giornalisticamente, conducendo un programma su Radiorai. Adesso quasi ruggisce.Cambierà qualcosa?

“Lo spero. Dei padri separati se ne é accorto il cinema, e per me il film di Verdone è un regalo; se ne sono accorte le fiction, e ringrazio Beppe Fiorello. L’unico soggetto che non interviene è la politica.”

Il tuo libro é pieno di passione, ma anche di rabbia, o sbaglio?

“No, rabbia no. Di sicuro racconto un dolore, comune a tanti padri, che una volta separati, vengono trasformati in nemici e allontanati forzatamente dai loro figli.”

Sei diventato, tuo malgrado, un testimonial…

“Ho sofferto molto, anche sul piano personale. Ora uso la mia popolarità e per costruire, o almeno provarci, un destino diverso per gli altri.”

Lo definisci un problema sociale…

“Lo è: ci sono 4 milioni di padri separati in Italia. Uno su due ha problemi”

Eppure c’è una legge sull’affido condiviso.

“Se dico che è largamente inapplicata, ci credi? Ho raccolto centinaia di storie, di testimonianze… Ma tu lo sai che La legge non parla di ‘ genitore prevalente’, ma questa categoria é stata creata di fatto?”

Da chi?

“Dalle sentenze: nove volte su dieci il minorenne è ‘ collocato’, invenzione linguistica, presso la madre. Ho addirittura trovato un modulo del Tribunale di Brescia con prestampata la dicitura ‘ genitore collocatario’.”

Cosa comporta questo?

“Vedi, la legge, del tutti inapplicata, parla di diritto ‘ a un rapporto equilibrato e continuativo con il figlio’. Sai che succede nella realtà, di solito? Che al padre spettano un mercoledì e i fine settimana alterni. Sai di che media parliamo?”

Dimmelo…

“Nelle famiglie separate italiane, i figli spettano mediamente per 23 giorni alla madre, e solo per 8 ai padri. Come vedi lo spirito della legge e la condivisione teorizzata dai legislatori è stata distrutta nei fatti.”

Perché?

“Perché la macchina della giustizia non funziona, per esempio. E perché i pregiudizi influenzano molti giudici.”

Citami un caso

“Il mio: a Roma sono stato giudicato quasi esclusivamente da giudici donna.”

E conta?

“Posso dirti questo: ti senti colpevole quasi ontologicamente, solo perché sei uomo. É uno stereotipo sociale… Fateci caso: la madre è considerata buona comunque. Il padre, al contrario, deve dimostrare di essere un buon genitore. Come il Leonardo del mio romanzo.”

Racconti episodi incredibili. Come quello del padre segnalato agli assistenti sociali perché ha portato un omogeneizzato al figlio… E viene preso di mira perché gli si imputa di non conoscere le allergie del figlio. Sembra fantascienza.

“Potrei citarti il caso di un padre messo all’indice per aver fatto il bidè al figlio.”

Possibile?

“Segnalazione all’assistente sociale. Interrogatorio del bambino. Domanda: tuo papa ti tocca? Sanzione: obbligo di incontri protetti.”

Sono casi limite?

“Sì, ma non rari. Ci sono padri allibiti per la cattiveria a cui possono arrivare le madri.”

Fammi un altro esempio di cose che non vanno.

“La follia dell’assegno di mantenimento, collegato a due parametri ingannatori.”

Quali?

“Quello di mantenere il tenore di vita della famiglia appena divisa, e quello di essere commisurato al reddito del padre.”

Cosa produce, questo?

“Due orrori. Il primo: il tenore di vita si abbatte con la separazione. Quindi un padre medio diventa povero per garantire condizioni di benessere a moglie e figlio.”

E se é ricco?

“Conosco figli a cui sono stati garantiti mantenimenti da 2. 500 euro. E che possono rinunciare a qualsiasi stipendio non mantenga quel livello di reddito. Una follia.”

Che soluzioni ci sono?

“Divorzio breve, subito. O meglio: divorzio e basta, senza separazione. Sai quanto ci costa, questa macchina di dolore? In soldi? Anche: 440 milioni per i processi. Un miliardo di spese legali per gli psicologi, cinque per gli avvocati.”

Basta? Che altro si deve fare?

“Uscire al tunnel dell’orrore dei mantenimenti. Ristabilire la parità fra madri e padri. Istituire sanzioni per chi non rispetta i patti.”

Cioè?

“Come una patente a punti per uscire dai provvedimemti di urgenza non rispettati quando un genitore tiene il bambino per se e lo nega all’altro.”

Luca Telese

 

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/02/padri-separati-la-politica-ci-porti-fuori-dal-medioevo/194996/

 

La guerra di Licia Palmentieri contro l’addetta stampa del convegno contro la PAS

by

Number of View: 116345

Da alcuni giorni il mondo femminista sta dando piu’ spettacolo del solito su FaceBook. Tra fake, trolls, utenti reali e bacheche virtuali, volano accuse e insulti degni dei più nostalgici emuli del newyorkese Bronx. Un Bronx tutto al femminile questa volta.

Sono due le dame che agitano le pagine e le notti insonni del network di Mark Zuckerberg. Da una parte Licia Palmentieri, esponenete del femminismo napoletano e moderatrice di una pagina su FaceBook denominata “No alla violenza sulle donne“, dall’altra Loredana Morandi, autrice del blog Giustizia Quotidiana e anch’ella presente su fb con un propria pagina avente lo stesso nome del blog: Giustizia Quotidiana, appunto.

Sia la Palmentieri che la Morandi, in passato si sono distinte per pesanti attacchi diffamatori contro persone e realta’ dell’altro mondo, quello non femminista.

Spesso si sono scagliate all’unisono contro la seguitissima pagina “NO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE” gestita da persone in aperto contrasto sia con i metodi sia con la cultura legata al femminismo più estremo. Gli attacchi, palesemente diffamatori, sono ovviamente stati oggetto di numerose querele delle quali siamo a conoscenza e che sono tuttora al vaglio della Magistratura.

Evidentemente il tempo di quell’alleanza femminile è però giunto al termine. Si è trattato di una collaborazione importante, tuttavia. C’è una lettera di incarico a firma Andrea Coffari che colloca la Morandi nello staff del Movimento per l’Infanzia e che porta la data del 14 aprile 2011; una collaborazione che ha visto la sig.ra Loredana Morandi essere ufficialmente nominata addetto stampa del convegno fiorentino contro la Pas promosso dal Movimento per l’Infanzia e dal suo Presidente, l’avv. Andrea Coffari.

Adesso la Licia Palmentieri sostiene pubblicamente che la Loredana Morandi, nonostante il recente incarico affidatole nell’ambito dell’importantissimo Convegno toscano, sia una persona malata di mente, gia’ da tempo soggetta a importanti cure psichiatriche.

Noi assistiamo increduli all’evolversi di questa vicenda nella quale, piu’ o meno direttamente, siamo stati e siamo tuttora maldestramente citati. Quello che ancor più colpisce è che la Morandi, oltre ad essere adesso indicata come una persona “psicologicamente fragile”, riceva insulti pesanti dall’altra. Non è forse questa una forma di violenza psicologica?

A questo punto ci chiediamo dove stia la verita’.

Possibile che l’ufficio stampa di un convegno medico sia stato affidato a quella che la femminista definisce adesso come “persona malata di mente e già in cura presso il CIM” ?

Da parte sua, la (ex)Addetta Stampa del convegno contro il riconoscimento della PAS, lanciando gravi accuse anche contro l’organizzazione dalla quale aveva ricevuto l’incarico, attraverso la sua pagina FB https://www.facebook.com/GiustiziaQuotidiana

Un macello, insomma, che toglie credibilita’ anche a quel convegno.

Se la signora Morandi fosse effettivamente nelle condizioni indicate dalla Palmentieri, come è stato possibile che le sia stato dato quell’incarico anche e proprio nell’ambito di un convegno che aveva tra gli organizzatori anche un medico psichiatra di sua conoscenza, ovvero il pugliese Andrea Mazzeo?

Ad majora.

 

Segue documentazione grafica

 

 

http://www.bollettinodiguerra.com/war_archives/palmentieri-morandi/