Lo stupro è un problema maschile
Brian Banks era una stella del football americano. Ma la sua carriera finì prima di incominciare il giorno che una ragazza lo accusò di stupro. Entrambi avevano 16 anni.
Al processo la ragazza si contraddisse e non portò alcuna prova oggettiva.
Lui rifiutò di dichiararsi colpevole e accettare 18 mesi perché era innocente.
Ma il processo era basato sul femminismo: la ragazza venne giudicata “credibile” e lui venne condannato a cinque anni e mezzo di prigione.
Alla ragazza vanno 1,5 milioni di dollari di risarcimento, pagati dalla scuola che li ospitava.
Passano gli anni.
Il giorno che esce di prigione viene contattato dalla ragazza, che gli offre l’amicizia su Facebook. Lui avverte un investigatore che di nascosto filma l’incontro con la ragazza.
Che non è una femminista, e ammette di aver mentito, si sente in colpa e vorrebbe ritrattare tutto, ma “allo stesso tempo non voglio dover dare indietro tutti quei soldi”.
Il giorno che Brian è stato riconosciuto innocente, ancora indossava il braccialetto elettronico che devono portare i condannati per stupro.
Chissà quanti di loro sono innocenti vittime del nazi-femminismo.
Non è chiaro se la ragazza dovrà dare indietro il milione e mezzo di dollari e se verrà perseguita per calunnia. Le nazi-femministe sostengono che vederla condannata sarebbe un messaggio sbagliato per le donne, che a loro dire sarebbero vittime di violenza maschile che non trovano il coraggio di denunciare.
Il persistere nel femminismo giudiziario poterà inevitabilmente la gente a farsi giustizia da sola, appendendo le femministe colpevoli di aver trasformato il sistema legale in uno strumento anti-uomo in mano alle calunniatrici.
Il filmato con la confessione della ragazza:
La notizia arriva da
http://espn.go.com/los-angeles/ncf/story/_/id/7967794/ex-usc-trojans-recruit-exonerated-rape-conviction
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