Category Archives: Primo Piano
Archivio Primo PianoNegare la misandria per poter continuare ad esercitarla. L’importante è che gli uomini non se ne accorgano.
Bimbi abbandonati dai genitori. Padre arrestato, la madre no.
I carabinieri hanno arrestato ad Alcamo, in provincia di Trapani, Ilie Olariu, 29 anni, romeno, per abbandono di minori e maltrattamenti. La moglie, O.P.R., 21 anni, anche lei romena, è stata denunciata per gli stessi reati ma non è stata arrestata, anche se i bambini sono stati affidati ad una comunità per minori e il reato ipotizzato è identico.
La mattina dello scorso 5 agosto una pattuglia dei carabinieri noto’ due bambini molto piccoli, nudi e scalzi, in prossimità del corso Generale de Medici. pills online without prescription I bambini, che hanno 9 mesi e 2 anni e mezzo, piangevano.
Il padre e la madre hanno spiegato che erano usciti mentre i bambini dormivano e di aver domenticato la porta di casa aperta. I bambini sono stati affidati prontamente ai servizi sociali del comune di Alcamo per essere successivamente ospitati in una comunità per minori.
[Fonte: adiantum.it]
False accuse. Cosa sono e come funzionano
Alla faccia del negazionismo nazi-femminista!
Sono molte le storie denunciate ieri al convegno dove Alessio Saso (ospite il consigliere comunale Giuseppe Murolo) ha presentato un disegno di legge regionale a sostegno dei padri separati.
La tecnica è quasi sempre uguale. Denunciare prima della separazione il marito per percosse e minacce, anche se non sono vere. Scrivere qualche sms alle amichette con finte richieste di aiuto. Mettersi d’accordo con loro per le testimonianze in tribunale. Addirittura quelle più determinate arrivano ai casi di autolesionismo per provare le violenze subite in casa. Poi basta un avvocato senza tanti scrupoli e desideroso di riempirsi il portafoglio e il gioco è fatto. I giudici non vanno tanto per il sottile e nella maggioranza dei casi danno ragione alle donne. Salvo poi ricredersi ma dopo anni e lunghe battaglie a colpi di carte bollate. Il marito e padre, quindi, viene sbattuto via da casa, anche se è di sua proprietà, e viene costretto a versare gli alimenti che oggi partono da un minimo di 400 euro al mese anche se lei lavora e guadagna più di lui. Spesso cornuti, quasi sempre mazziati. Sono molte le storie denunciate ieri al convegno dove Alessio Saso (ospite il consigliere comunale Giuseppe Murolo) ha presentato un disegno di legge regionale a sostegno dei padri separati. L’incontro è stato moderato dal caporedattore del Giornale Massimiliano Lussana. In Liguria la maggiore parte sono quarantenni, benestanti, con una dignitosa professione, un figlio e il mutuo della casa da pagare. Il numero delle separazioni sono in aumento, mentre il numero dei divorzi ha subìto una leggera flessione.
«La mia storia – dice Mauro Rossello dell’associazione savonese – è una delle poche andate a lieto fine. Con mia moglie ci siamo separati consensualmente e abbiamo ottenuto l’affidamento congiunto. La nostra bimba ha capito. Tuttavia a Savona i giudici non applicano per niente l’affidamento condiviso. È una situazione che non va bene. Così come per la maggiore parte dei nostri associati. Un caso per tutti. Lui architetto di Finale Ligure. Lei avvocato di 41 anni. Lui torna a casa e trova una ditta di trasloco. La moglie senza dargli spiegazioni gli dice vattene via. Lui non reagisce. Scopre poi una serie di tradimenti. E si vede arrivare, poco prima della richiesta di separazione, una denuncia per percosse. Adesso lui è costretto a pagare gli alimenti e non può vedere il figlio. Assurdo e tutto con il beneplacito dei giudici».
«Ho 42 anni – racconta Paolo, dipendente pubblico, residente a Quarto – mi sono sposato a 30 anni dopo un paio di anni di fidanzamento. Abbiamo avuto un bambino dopo un anno e ci siamo separati dopo 7 anni. Lei aveva una relazione con un collega in ufficio, pure lui sposato, che ho scoperto controllando sms e telefonate a ore tarde e il sabato e la domenica quando non si potevano vedere. Lei mi ha denunciato per percosse. Ha inviato sms alle amiche con finte richieste di aiuto. Si è messa d’accordo con loro per testimoniare il falso in tribunale. I giudici non ci hanno pensato un attimo. Sono stato costretto a lasciare casa mia e a versare 400 euro a lei con un mutuo per la casa di 500 euro nonostante lei guadagnasse più di me, 1300 euro contro i miei 1100. Sopravvivo chiedendo prestiti agli amici e abitando con i miei genitori. Dopo alcuni anni sono riuscito a ottenere di vedere mio figlio e sta venendo a galla la verità sulle bugie della mia ex moglie, ma ho dovuto soffrire e lottare. Tutto con l’assenso dei giudici. Non è giusto. Nessuno delle istituzioni mi ha mai dato una mano. Anzi, esattamente il contrario».
di Fabrizio Graffione
[Fonte: http://www.ilgiornale.it/genova/se_subire_e_sempre_padre_separato/16-02-2008/articolo-id=241777-page=0-comments=1]
Number of View :1278Femministe insultano Il Fatto Quotidiano
….non basta aver ragione. Per cambiare qualcosa bisogna che anche gli altri nella società lo sappiano. Credo infatti che il principio secondo cui bisogna conoscere per deliberare sia il principio fondante di ogni democrazia. E noi, qui in Italia, conosciamo molto poco.
Inviata da me (tale Simona Tabucchi n.d.r.) il 06.07.2010 alle 16’47
Caro Gomez, Lei e la sua categoria siete dei gran paraculi.
Basta con questa giostra di articoli e di presa per i fondelli. Anche se non leggiamo Il Fatto siamo persone intelligenti sa? Anzi più intelligenti della media, proprio perchè non ci facciamo abbindolare, nè da Fini, nè dallla carta stampata, nè da Lei.
Aveo già letto la’rticolo della Vezzoli, mia amica e ora leggo la sua deplorevole risposta.
Fini è un grande giornalista, uno politicamente scorretto, ma deve essere libero senza se e senza ma. E poi forse grazie ai suoi articoli deliranti e misogini (aggettivi decisamente miei) si comincia a muovere qualcosa nel dibattito sulla questione femminile. Insomma, alle donne serve che qualcuno le prenda a calci per parlare di sé e per rendersi conto di quanto siano disprezzate (e temute) da un non piccolo numero di uomini in carriera, che magari hanno paura di essere scalzati.
Ah si? Allora per parlare di razzismo cosa dobbiamo fare? Pubblicare un articolo scritto dal demente di turno che dica che i negri puzzano, o che gli ebrei sono usurai? Ma Lei ci fa o ci é?
E soprattutto si sta per aprire -udite udite- un blog. Ebbene si, grazie agli insulti di Fini, Il Fatto aprirà un bellissimo blog dedicato alla battaglia per la dignità femminile e per il rispetto dei generi. Quindi ringraziamo Massimo Fini, che tra un insulto, un’istigazione allo stupro e una pippa dietro una siepe ci sta aprendo un mondo telematico meraviglioso.
A me viene in mente solo una parola: paraculi.
E’ ben comodo dire che sotto sotto quegli articoli deliranti avete fatto nascere un dibattito.
Di queste cose le donne dibattono da anni e certo non sentivano il bisogno di sentirsi dare (di nuovo) delle streghe isteriche da un maschio per andare avanti.
Quindi: doppiamente BOCCIATI, lei, Fini ed il quotidiano.
Simona Trabucco
Rispota ricevuta sempre il 06.07.20101 alle 17’30
Gentile Simona,
so per certo che le donne – ma non tutte – di queste cose dibattono da anni. Ma lo fanno in associazioni, incontri e quant’altro. Anche perché purtroppo non è più stagione di femminismo di massa e di manifestazioni. Adesso invece a causa dell’articolo di Fini – che molti lettori, anche donne non hanno colto, secondo me sbagliando, come sessista -lo fanno in rete centinaia di migliaia di persone. Non ho la pretesa di avere sempre ragione. Sbaglio e sbaglio spesso soprattutto da quando, come accade da un mese a questa parte, dormo 4 ore per notte, per far decollare questo sito senza padroni (a oggi siamo dopo sole due settimane on line il quinto sito italiano dopo repubblica, corriere, sole e stampa). Lo faccio però sempre e solo con la mia testa.
Accetto tutte le critiche anche gli insulti. Ma lei rifletta su questo punto: non basta aver ragione. Per cambiare qualcosa bisogna che anche gli altri nella società lo sappiano. Credo infatti che il principio secondo cui bisogna conoscere per deliberare sia il principio fondante di ogni democrazia. E noi, qui in Italia, conosciamo molto poco.
Questa insomma è, pure se da fastidio, va presa come un’occasione. Perché, le assicura da uomo, che gli uomini che la pensano come Fini sono tantissimi. Solo che non escono mai allo scoperto. Anche per questo delle donne nel nostro paese se ne parla così poco.
senza paraculaggine
Peter Gomez
(la nota prosegue con la promessa di ulteriori missive……. n.d.r.)
[Da una nota diffusa su internet con privacy pubblica: http://www.facebook.com/notes/simona-trabucco/lo-scambio-che-eufemismo-con-lincompreso-gomez-che-continua-spudoratamente-a-far/403471727723]
[Il Fatto Quotidiano http://www.ilfattoquotidiano.it]
Number of View :2097E’ “diffamazione” di STATO e campagna d’ODIO contro gli Uomini
E’ quanto si apprende leggendo alcuni post di gruppi femministi – estremi nelle loro affernmazioni e nella loro presunta appartenenza ideologica -come, ad esempio, nel post sottostante.
In effetti sembrerebbe trattarsi di una vergognosa campagna diffamatoria RIVOLTA contro il nostro paese in cui i dati relativi ad episodi di violenza maschili (che ornai sappiamo come se usati fuori da ogni criterio di rigore scientifico possano permettere di dire qualsiasi cosa) vengono NUOVAMENTE PIEGATI AL SERVIZIO DELL’IDEOLOGIA.
NOI RITENIAMO IL POST INTITOLATO
“i dati europei che dicono che l’italia è al primo posto per quantità di violenze maschili e domestiche”
messo in rete in 8 lingue da
Femminismo a Sud (Visionabile qui!)
DIFFAMATORIO per
LO STATO ITALIANO
oltre che FACENTE PARTE DI
UNA CAMPAGNA D’ODIO
contro gli Uomini del nostro paese.
In realtà, l’Italia è fra i paesi europei più sicuri
secondo le statistiche internazionali
riconosciute anche oltre Oceano:
http://it.wikipedia.org/wiki/Stupro#Statistiche_internazionali
STATISTICHE INTERNAZIONALI CHE
VEDONO L’ITALIA TRA I PAESI PIU’
SICURI PER LE DONNE
ANCORA UNA VOLTA, E COME SE ANCORA NON NE AVESSIMO ABBASTANZA, ASSISTIAMO AD UNA STRUMENTALIZIONE DI DATI MANIPOLATI AD HOC PER CREARE ALLARME NEL NOSTRO PAESE
SAREBBE ANCHE GIUNTO IL MOMENTO DI NON TERRORIZZARE ULTERIORMENTE LE DONNE CHE HANNO IL SANTO DIRITTO DI USCIRE DI CASA SENZA LA SOGGEZIONE DI ESSERE IN UN BRONX EUROPEO APPENA APERTO L’USCIO DI CASA.
TUTTO QUESTO NON CI APPARTIENE E PRENDIAMO LE DISTANZE DA QUANTO PUBBLICATO ED AFFERMATO RITENENDOLO FALSO E TENDENZIOSO.
ANCHE QUESTO TENTATIVO DI INNESCARE
PSICOSI COLLETTIVE CHE TERRORIZZANO
LE DONNE TUTTE
E’ UNA GRAVE FORMA DI
VIOLENZA SULLE DONNE
NOI NON VOGLIAMO
ESSERNE COMPLICI
Si Amoxil Online prega dare massima diffusione a questo comunicato
I ripensamenti del movimento femminista (ma non in Italia)
Sesso libero, pillola, aborto Il grande freddo
Il sorprendente confronto avviene in un periodo nel quale si ricordano i 50 anni della pillola anticoncezionale, un anniversario che ha rappresentato per molte ex femministe l’occasione di un ripensamento. Un’interessante rivisitazione della rivoluzione sessuale, che alcune protagoniste di allora guardano ormai con disincanto, e talora con sincero pentimento. Comincia a farsi strada l’idea che la pillola abbia creato l’illusione effimera di una libertà sessuale senza conseguenze e di un’affettività senza impegni, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.
Persino un’eroina della rivoluzione sessuale come Shere Hite – autrice del celebre The Hite Report on Female Sexuality (1976), best seller in 29 Paesi – si è pubblicamente ricreduta in una recente intervista al Times: «Ricordo quando cominciai a prendere la pillola – afferma – ricordo di quanto fossi eccitata per il fatto di poter controllare la mia sessualità; ricordo l’incontenibile entusiasmo delle donne attorno a me che si sentivano finalmente libere di poter esprimere la propria sessualità senza lo spettro dell’aborto». E continua: «Anche se c’erano voci femministe fuori dal coro, come quella di Barbara Seaman, che mettevano in guardia circa gli effetti collaterali della pillola, parlando di infarto, ictus, cancro, trombosi, nessuno sembrava ascoltarle. Tanto appariva allettante l’idea del sesso libero». «Oggi – confessa l’ex pasionaria – mi pento profondamente di quei giorni. È stato meraviglioso ma orribile».
Prima di lei anche l’attrice ribelle Jane Fonda, tra le icone del femminismo militante, ha personalmente sperimentato come sia crollato il mito della «liberazione delle donne», arrivando poi alla riscoperta della fede. «Ho incontrato la grandezza dell’universo cristiano abbastanza recentemente – ha dichiarato l’attrice – e sono rimasta colpita da quanta ignoranza ci sia a riguardo, ignoranza che fino a qualche anno fa era patrimonio anche della sottoscritta. Nessuno come Cristo ha saputo celebrare la grandezza delle donne».
Ma non basta. Lorraine Murray, giornalista e autrice di Confessions of an Ex-Feminist, proprio negli anni ’70 incontra a scuola il movimento di liberazione femminile, cui aderisce al grido di «free love», amore libero. Dopo essere caduta in quella che lei ha definito la «prima grande bugia» – ovvero la banalizzazione del sesso vissuto senza alcuna responsabilità – incappa anche nella «seconda grande bugia», diretta conseguenza della prima: la «soluzione alternativa» alla pillola. E così conosce la tragica esperienza dell’aborto, che la segnerà per sempre. Ma proprio attraverso quel «punto di sutura eternamente mal cucito», come direbbe Charles Péguy, passerà per Lorraine la vera liberazione dall’inganno ideologico, e l’incontro con la fede: «Guardando in un’immagine sacra lo sguardo amorevole della Vergine Maria verso il Figlio che teneva tra le braccia – spiega – sono riuscita improvvisamente a scorgere tutta l’ingannevole mistificazione dell’ideologia femminista: strappare un figlio a una madre genera sempre conseguenze devastanti per entrambi».
Dell’esperienza di queste tre donne colpisce l’intelligenza order antibiotics online di una ragione umana che non si lascia intrappolare dal preconcetto, ma che si apre alla realtà fino al coraggio di riconoscere l’errore.
È davvero deprimente, di converso, dover constatare che mentre altrove è vivace e aperto il confronto sulla mitologia della rivoluzione sessuale e dei suoi derivati – pillola, aborto, instabilità dei legami – in Italia tutto ciò resti ancora un inviolabile tabù, un granitico totem ideologico che incombe sul panorama culturale. Le intellettuali nostrane che si ergono come epigoni di un femminismo d’antan talora col loro tetro dogmatismo appaiono come figure patetiche. Un connubio malinconico di amarcord e settarismo, che non concede il minimo spazio concettuale al dubbio o all’autocritica.

Separazioni e divorzi in Italia “scanditi” da leggi di genere
Video-Documentario sul nazifemminismo in Italia
purchase antibiotics online center;”>