La vera intervista ai gestori della pagina facebook “No alla violenza sulle donne”

Fare la modella ed apparire sulla copertina di Marie Claire è sempre stato il sogno di Lorella Tollastro:)  Sogno diventato realtà grazie a Debora Attanasio che ha intervistato i gestori di quella pagina facebook “No alla violenza sulle donne” che ha avuto tantissimi iscritti: quasi mezzo milione!

Attanasio racconta di essersi iscritta fingendosi donna picchiata. E non le hanno creduto.

La cosa non le è piaciuta, ma a posteriori è giusto così.  In un momento in cui l’80% delle accuse sono false, la tutela e la comprensione umana deve andare solo alle VERE vittime.

Riproduciamo sotto il contenuto reale dell’intervista, mettendo in grassetto le uniche parole riportate dalla Attanasio, in maniera che il lettore possa valutare se si tratta di sintesi giornalistica o di manipolazione finalizzata a screditare.

Attanasio: Da quello che si legge nelle informazioni, l’obiettivo principale del gruppo è contrastare l’alienazione genitoriale, il maschilismo, il femminismo e via dicendo. Come mai, invece, si chiama proprio No alla violenza sulle donne, e non No alla violenza sui minori, o No alla violenza sugli uomini?

Gruppi femministi usano la violenza sulle donne per spargere odio contro gli uomini e distruggere le famiglie; noi partiamo da questo titolo per ricordare che anche uomini e bambini sono persone. Che c’è di male a parlare anche dei loro diritti?

Attanasio: Fra gli iscritti avete molte donne. Non c’è il rischio che molta gente abbia cliccato “mi piace”, fuorviata dal titolo, senza controllare di cosa si tratta?

Abbiamo 20 volte più iscritti di tutte gli omonimi gruppi femministi messi assieme; quindi il successo non è dovuto al titolo, ma ai contenuti. Semplicemente, abbiamo avuto il coraggio di dire apertamente quello che tutti pensavano.

 

[Attanasio riporta invece: «risponde che dipende dal coraggio di aver detto le cose come stanno.  Provo allora a interprellare una ventina dei suoi iscritti, e 17 mi rispondono di aver cliccato mi piace ingannati dal titolo».  Cara Attanasio, secondo te la gente è così idiota da credere che lo stesso titolo attira mezzo milione di persone su questo gruppo, mentre sui gruppi concorrenti ne attira solo 3mila?  La cosa non ha senso logico.  La gente non è stupida!]

Attanasio: Potete raccontarmi le esperienze di alienazione genitoriale o di attacco femminile di cui siete stati vittime personalmente?

La motivazione per creare il primo gruppo in Italia su temi di genere nasce dal voler salvare bambini da un sistema che usa la giustizia per abusare dei bambini: associazioni che fingendo di proteggere donne e bambini sostengono calunnie per privare i bambini dei loro papà ed alienarli. Ma non abbiamo mai parlato dei casi personali. Specifichiamo solo che la falsità di tutte le accuse costruite ed usate contro tutti i papà che collaborano con noi è stata pienamente riconosciuta.

Attanasio: Come mai etichettate come “femminista” qualsiasi donna che cerca di contestare quello che pubblicate? Qual è il vostro modello di donna “non femminista”?

Non abbiamo nessun modello e ci interessiamo del femminismo solo per il male che sta facendo ai bambini.

È in corso una violenta campagna per impedire che diventi legge l’affido condiviso e la protezione dei bambini dall’abuso dell’alienazione genitoriale. Questa campagna apparentemente ha diverse voci, ma indagando un poco si scopre che dietro c’è sempre il femminismo estremo, che si serve di organizzazioni dal nome neutro, partiti di sinistra, addirittura di associazioni apparentemente maschili. Il punto non è dare etichette di “femminista”, ma mostrare chi c’è dietro a questo gioco.

D’altronde, è la stessa fondatrice dei centri anti-violenza a dire che le femministe se ne sono impadroniti “per plagiare le donne e far loro credere che i mariti fossero nemici da sradicare”. [fonte http://www.centriantiviolenza.com/info]

 

[Purtroppo, lo stesso giorno che appariva l’intervista questo sito veniva distrutto da hacker, fatto a cui si è posto rimedio e che costituisce reato penale].

Attanasio: Sulla vostra pagina parlate molto di leggi filo-femministe. Negli ultimi 20 anni abbiamo avuto governi tutt’altro che filo-femministi, se non addirittura maschilisti (secondo l’ex ministro Castelli le donne non hanno la struttura cerebrale adatta a fare politica, l’ex premier Berlusconi è sotto processo per sfruttamento della prostituzione minorile, la stessa Santanché ha dichiarato che per lui una donna “deve stare solo orizzontale”, e via dicendo). Come vi spiegate che, nonostante ciò, le leggi emesse dal Parlamento abbiano avuto cura di appoggiare il femminismo?

La realtà è che un bunga bunga costa meno di un mantenimento alla Lario.
E così l’ultimo governo Berlusconi per placare le femministe ha approvato quote rosa e la carcerazione preventiva degli uomini accusati — legge poi abrogata perché incostituzionale. Ma la femminista Santanché ancora oggi insiste nel chiedere di “sospendere le garanzie per quanti si sono resi protagonisti di violenza sulle donne fino a sentenza definitiva”.
In documenti parlamentari viene celebrata “l’inversione dell’onere della prova, grazie alla quale non è più la vittima a dover «dimostrare» di essere stata stuprata, ma l’aggressore a dover dimostrare di essere innocente”, mentre magistrati donna dicono che l’80% delle accuse sono false.

Attanasio: La condizione della donna in Italia è ancora ben lontana dalla parità: stipendi più bassi, difficoltà a raggiungere i vertici, richieste di compromessi sessuali (non so quanti lavori ho lasciato nella vita per le molestie del capo), disoccupazione femminile record, non abbiamo mai avuto un premier donna, e via dicendo. Bambini ne nascono pochissimi da decenni, io stessa non ho figli (come tutte le mie amiche) e ormai non ne avrò più, quindi la tutela dell’alienazione genitoriale non è fra le mie priorità.

[E questo ci appare come un pensiero sgradevole ed egoistico: gli abusi sull’infanzia sono un tema che chiunque dovrebbe sentire].

Come vi spiegate, quindi, che un’eventuale complotto e una legiferazione filo-femminista punterebbero solo sull’accaparramento dei figli, e non su tutti gli altri temi femminili che riguardano fasce sociali dai numeri molto più elevati?

L’occupazione femminile è alta in paesi come la Svezia, che hanno puntato su asili nido a costi minori dei salari e sul vero affido condiviso: i genitori mantengono direttamente i figli per metà del tempo.   Il femminismo italiano, di basso livello come la classe politica italiana,  ha invece puntato sull’usare i figli come “copertura” per appropriarsi di case e mantenimenti e sul piagnisteo “chiagni e fotti” per fingersi vittime.

Ad esempio, i dati del Fondo Monetario Internazionale e della Commissione Europea, mostrano che l’Italia è il paese europeo con la minore differenza salariale fra uomo e donna: 4.4%. Il vero problema è la mancanza di meritocrazia e gli stipendi bassi, con la disoccupazione in aumento anche per le donne nonostante sostegni di stato all’occupazione femminile, e leggi che favoriscono le donne nei concorsi pubblici.

 

[Attanasio riporta solo: «mi spiega che lo scompenso tra di retribuzioni tra uomo e donna non è del 37% come “mentono” i dati ufficiali ma solo del 4%»; nella realtà il dato vero è il 4.4%, mentre il 37% è la simulazione di una economista che assume che solo le donne migliori lavorino, ed estrapola concludendo che se lavorassero anche le donne meno capaci che preferiscono stare a casa, allora il divario salirebbe al 37%.  Il dato del 37% è quindi solo una discutibile costruzione teorica].

Attanasio: I giudici, che sono per la maggior parte uomini, affidano quasi sempre i bambini alle madri anche se avrebbero la facoltà di darli al padre. Perché?

Mentre le giudici donna sono solitamente più attente al benessere dei bambini, tanti giudici uomini impongono alla società il disastroso modello — accettato sia dal maschilismo del femminismo — della donna che usa i figli per farsi mantenere invece di lavorare, e che può anche abusare dei figli tanto nessuno le farà mai niente.

Siccome l’affido condiviso sarebbe già legge, la associazione a tutela dell’infanzia ADIANTUM ha promosso un ricorso collettivo presso la Corte di Giustizia Europea.

Attanasio: Dove ha sede il Comitato Parità Genitoriale? Quanti membri ha? Chi è il suo presidente?

Siccome non le viene risposto, Attanasio scrive «i comitati ufficiosi con almeno dieci membri non possono riuinirsi, o incappano nel reato di adunata sediziosa»!!

La prossima volta che giocate a calcio, dite al portiere di stare a casa: altrimenti una femminista potrebbe denunciarvi per adunata sediziosa, legge risalente all’Italia pre-fascista che prevede fino a 6 mesi di carcere!

“In quella scuola bambini sgozzati e riti satanici”. Ma ad accusare i prof è rimasta una sola famiglia

Come costruire un «mostro». Non è poi così difficile. Basta il racconto fantasioso di un adolescente, un paio di particolari «agghiaccianti», una dotta e spesso costosa consulenza ad hoc dell’esperto di turno e il gioco è (quasi) fatto. In altre occasioni, il bilancio della falsa «caccia al pedofilo» è stato tragico: i finiti in galera e anche catene di suicidi. Potrebbe essere accaduto qualcosa del genere – ma l’inchiesta non è ancora conclusa – nella scuola media «Edmondo De Amicis» di Luserna San Giovanni, descritta da cinque famiglie di ex studenti come il teatro di presunte violenze da parte di uno, o alcuni, professori, ai danni dei minori. Poi c’è il ruolo di un ente privato, L’HanselGretel di Moncalieri, presieduto dal dottor Claudio Foti, che ha fatto da supporto e guida nel labirinto delle indagini giudiziarie, affidate dalla procura di Pinerolo alla sezione minori della mobile.

Primo elemento: la storia «di un bambino sacrificato e sgozzato» su una pietra tombale del cimitero di Barge. Però, quando ai testimoni vengono chiesti qualche particolare in più, le «vittime» non ricordano niente. Non sanno il nome del bambino sgozzato e poco di più sugli autori del sacrificio umano. Secondo: in un primo tempo, i ragazzini si erano dilungati a rivelare i particolari di messe nere, avvenute nei dintorni del Santuario di Monte Bruno, a Garzigliana. C’è un’altra vistosa crepa. Raccontano che uno di loro «aveva registrato con una telecamera le immagini di sesso avvenute nel cimitero e le avrebbe poi riversate in un sito web». Le indagini della polizia postale di Torino non hanno però dato alcun esito. Non potevano mancare i professori-orchi che tentano approcci di natura sessuale sugli allievi, proprio nella luminosa biblioteca della scuola o che addirittura se li portano a casa per completare l’opera. Gli investigatori della Mobile hanno affrontato e approfondito ogni aspetto: ci sono stati sopralluoghi e interrogatori, ma di indizi veri, nessuna traccia. Quando gli inquirenti hanno provato a vederci un po’ più chiaro, dei cinque minori che compaiono negli atti giudiziari, almeno quattro hanno fatto dietro front. Solo un nucleo famigliare è rimasto a difendere con ostinazione l’horror-racconto del figlio. Tutelati dallo studio legale Coffari, di Firenze, dicono seccati di «non avere nulla da dire, ci siamo affidati alle istituzioni, aspettiamo i risultati».

C’è un precedente: nell’aprile scorso, la stessa famiglia di Luserna aveva fatto arrestare Gianfranco Cantù, 52 anni, ex professore di ginnastica della «De Amicis». Il 21 dicembre 2005, durante l’ora di ginnastica, l’insegnante senza farsi accorgere dagli altri ragazzi e dal collega con il quale condivide l’ora di lezione, avrebbe adescato il ragazzino con la scusa di mostrargli una rivista ografica. Lì ci sarebbe stato il presunto episodio di violenza. Il professore negò disperatamente, ma fu tenuto in cella per tre mesi e poi liberato. Adesso attende il processo.

I genitori si rivolsero, anche in questo caso, all’onnipresente centro HanselGretel, che tra l’altro si avvale di finanziamenti pubblici, compresa la Regione Piemonte. La sede è in corso Roma 8 a Moncalieri, al terzo piano di un condominio. Gli inquirenti, allora, non avevano avuto dubbi sulla veridicità della denuncia dello studente, nel frattempo trasferito in una scuola di Pinerolo. Oggi, cominciano a filtrare le prime perplessità. Anche perchè la seconda ondata di denunce, quelle delle messe nere e del sesso praticato nei cimiteri, segue solo di poco la prima. Il preside della «De Amicis», Marco Armand Hugon, di fronte agli scenari descritti con dovizia di particolari dai suoi ex alunni, cade letteralmente dalle nuvole: «Episodi in biblioteca? Ma non scherziamo. L’anno scorso era accaduto quel fatto grave e cercammo di valutarlo con la massima obiettività possibile. Ma adesso rischiamo di finire nel grottesco. Nessuno è mai venuto a raccontarmi nulla. Questa è una scuola normalissima, dove l’atmosfera è serena, molto serena. Qualcuno, alla fine, dovrà rispondere di queste false accuse». Ma anche il pm Vito Destito sta seguendo con la massima attenzione ogni passo dell’indagine. Le persone che hanno fatto nomi e cognomi dei «mostri», dovranno dimostrare di avere raccontato la verità; in caso contrario rischiano pesanti conseguenze. Alcuni si difendono: «Non siamo stati noi a decidere di firmare le denunce. Ci siamo ritrovati coinvolti. Stanno strumentalizzando la vicenda, non riusciamo a capire il perchè».

[Fonte: articolo a firma ANTONIO GIAIMO e MASSIMO NUMA];