Famiglie con un genitore soltanto. Anche se nessuna Donna ha mai desiderato questo.

Nel segno del padre. Di un padre che non c’è più.

C’è una stella lassù in cielo, sembra una bambina e brilla nella notte come una luce bionda.

Ha gli occhi verdi, sgranati a guardare il mondo: Matrix la guarda, e poi mi dice che quella stella ci sorride mentre parliamo di lei.

Sono due ore che Matrix mi sta parlando di questa stella, e sono due ore che a stento io riesco a trattenermi.
E intanto Matrix la cerca sempre, con lo sguardo, come fosse davvero viva, oltre che palpitante.
La luce della notte è una luce quasi insolita, per me, vista passeggiando intorno casa mia, mentre l’aria di Roma – un lievissimo venticello clemente che ancora non porta odori umidi e tristi di autunno – ci lascia indulgere nella nostra passeggiata serale.

E’ sabato sera, e nel pomeriggio non ho lavorato, ovviamente.
La mattina ho fatto due o tre visite, fra cui Pollo Solimano, e poi la bellissima e depressa M.V.
Poi aveva telefonato Matrix, e avevamo combinato di vederci nella sera.
Matrix ha un suo nome e cognome, ovviamente: deve comunque il suo soprannome al fatto che ci conoscemmo all’uscita del film omonimo.

Lui era con la sua nuova compagna, io con uno dei miei figli: ci mettemmo per caso a parlare del film, e poi di figli.
Lui aveva letto qualcuno dei miei articoli sull’argomento (sono su riviste specialistiche), e quando si rese conto che io ero l’autore di quegli scritti, mi parlò della sua tragedia. Matrix non vede sua figlia da tanto tempo: e per questo lui, quando parla con qualcuno della figlia, ed è notte, cerca sempre una stella, e dice che quella è sua figlia.

La figlia è ovviamente figlia ora di una guerra senza luce e senza pietà, ammesso che le guerre possano albergare in sé luci e pietà, ed è il frutto di un matrimonio iniziato e terminato nel giro di pochi anni circa.Da quando Matrix si è lasciato con la moglie, è iniziata nel giro di pochi mesi, una guerra ignobile e terribile, che alla fine ha portato allo stravolgimento di qualsiasi rapporto tra lui e l’ex moglie, e alla sottrazione della piccola V., che da anni vive in una località che Matrix non conosce e a cui viene impedito di vedere il padre pur se una regolare sentenza gliene dà ampia possibilità.

Guarda il cielo di Roma, Matrix, adesso, e dice che sua figlia è una stella che prima o poi lui rivedrà vicino a sé, e intanto racconta di come in questi anni lui abbia passato tutte le sfumature della disperazione umana, di cui ti sa raccontare ogni angolo e ogni respiro.
Racconta particolari che non posso nemmeno citare, e sopra tutto, Matrix racconta la folle crudeltà di un sistema che attraverso la “giustizia” riesce a creare solo dolore e ingiustizia.

La voce con cui Matrix racconta tutto questo è una voce che sembra solo sfiorare le cose umane, una voce che ormai sembra lontana e carezzevole: ha perso una figlia e ha trovato una stella, dice lui, e parla come se lui ormai vivesse su quella stella: una stella bionda come era sua figlia, e dagli occhi verdi.
Quando ti strappano una figlia e ti impediscono di vederla hai due sole strade, dice.

O impazzisci e fai una strage, o trasfiguri tutto in un mondo dove tutto questo crei un senso alla perdita che vivi.

Il fatto che una figlia strappata sia anche una figlia viva, e che sia stata strappata dalla cattiveria della gente, una cattiveria aiutata da un sistema folle come quello che nei nostri paesi dovrebbe garantire per prima cosa “giustizia” ai bambini, e invece la prima cosa che regala loro è il conflitto e le relative tragedie, il fatto – dicevo – che sia la cattiveria umana a toglierti una figlia, per un verso regala innegabilmente la speranza di rivederla, mentre per l’altro verso racconta alla propria rabbia l’irriducibilità di sé stessa, la terribile sfida di doversi fare una ragione di un odio terribile che non si può non provare ma che, per sopravvivere e per sperare di non distruggere ancora di più la figlia, non si può che cancellare.

Matrix è il limpido, luminoso esempio di come una coscienza umana possa creare una dimensione capace di trasfigurare in speranze e creazioni i propri limiti, le proprie distruttività, i propri errori e orrori: in quella stella bionda e dagli occhi sgranati e verdi ci sono dunque per tutti noi i segni di quelle creazioni che abbiamo dimenticato, e che portiamo chiusi in fondo al nostro cuore.

Matrix non è il solo padre in queste condizioni: e non è nemmeno il solo genitore. Ce ne sono tanti, che a causa di una logica folle, che coinvolge un intero sistema che dovrebbe tutelare gli affetti e invece li distrugge, hanno perso ogni contatto con i propri figli.

Casi nei quali si mostra tutta la paradossalità della nostra cultura – una cultura che vive nella logica di identificare nelle separazioni e nel conflitto la soluzione ai conflitti e alle separazioni.

La nostra – in altri termini – è una cultura che considera normale (ma normale per chi? E dove? viene da chiedersi) il fare la guerra contro la guerra, o combattere la violenza con altre violenze: una logica della contrapposizione che implica solo la contrapposizione e la scissione come soluzioni alle contrapposizioni e alle scissioni, e non punta mai ad accrescere e integrare ciò che appare separato e in conflitto (laddove tutto però, come dice Humberto Maturana, è una distinzione posta da un osservatore ad un altro osservatore, che può essere egli stesso http://www.matriztica.org e http://www.oikos.org/matit.htm ).

Ci sono figli che, in seguito alle lotte fra i genitori, vengono portati per sempre in altri stati: al 2004, il Ministero della Giustizia aveva in carico oltre milleeduecento casi del genere: bambini letteralmente rapiti ad un loro genitore, un genitore che oggi forse loro stessi non conoscono e non ricordano più, e che vivono all’estero, in terre assolutamente lontane.

Moltissimi i bambini italiani cui viene reso impossibile per anni incontrare uno dei due genitori.

Alcuni, come la piccola Valentina Cori, sono persino segnalati dalla Polizia di Stato nel suo sito tra i bambini sottratti (cliccando su questo link sarete diretti proprio alla pagina del sito della P.S. dedicata a Valentina CORI , il cui papà Enrico, altro mio carissimo amico ha creato un sito (www.valentinacori.it ) per poter parlare alla figlia scomparsa, sperando che qualcuno la veda. Valentina, assume la Polizia di Stato, si troverebbe in Sicilia, verosimilmente sottratta dalla madre. Di tutti questi poveri bambini, vittime di guerre folli, si occupano alcune associazioni di genitori come www.figlinegati.it e “ Figli sottratti” (dove si leggono storie realmente tragiche di bambini sottratti all’estero) o, anche, “Papà Separati”, che sono, insieme ad un altro paio, fra le più credibili e quotate.

Ma il vasto panorama delle associazioni di genitori separati – le sigle sono tante, e vorrei dire: troppe- indica che anche qua la separazione rimane la chiave paradossale con cui, cercando di affrontare un problema, lo si esaspera:
-Gli stessi padri separati spesso sono ragazzini che riescono solo a separarsi fra loro perché ognuno vuole comandare e se non ci riesce si separa…- dice Matrix, mentre guarda quella stella e sembra inghiottire, con questa frase, un altro dispiacere.

– Dove pensi che sia Flavia, ora?- gli chiedo.
Non mi risponde subito, Matrix, perché prima guarda in cielo, e poi la strada.

Ma stasera noi siamo la strada, la notte, il vento, e lui non riesce a sottrarsi dunque al proprio sguardo:
-Forse è in Italia, forse l’hanno portata … ma tu non scriverlo, questo, nel post…-

Matrix, cosa manca a tutto questo, per permettere tutto questo?
-Siamo una cultura che vive di leggi e sentenze, ma nessuni di noi vuole rispettarne davvero una, se non è quella che gli conviene. I giudici fanno i processi per stabilire a chi va affidata mia figlia, ma se poi la madre la rapisce e la porta via, nessuno si muove per ridarmela, tantomeno per condannarla.

Matrix ha ragione: impedire ad un figlio di vedere l’altro genitore è un comportamento che con estrema rarità comporta delle condanne.

Il reato, se viene ravvisato, non integra mai quello che in realtà accade, vale a dire una lesione profondissima dell’equilibrio di un bambino che sarà sempre un adulto amputato: se qualcuno si muove, e questo “se” il più delle volte rimane tale, il capo di incriminazione è un’elusione dell’ordine del giudice.

E con questo il Codice Penale, e la magistratura intera, chiudono i loro conti e conticini, ignorando cioè che quel bambino subisce un abuso emozionale che lascerà feroci segni nel suo cuore.

Al contrario, il mancato pagamento dell’assegno di mantenimento, implica una violazione degli obblighi di assistenza familiare: per il nostro codice e la nostra magistratura, dunque, si accudisce un bambino solo dando i soldi.
Poi, si può pure sparire, o fargli sparire un genitore, e non si commette reato.

Sono tragedie disumane, queste, e ogni volta che un bambino è costretto a perdere un genitore muore un mondo.

Ma noi viviamo in una cultura che non solo è indifferente a questo, ma che addirittura ne trae profitto: il contenzioso per l’affido dei figli genera decine di milioni di euro l’anno, e nessuno vuole rinunciarci: né le lobby professionali, né coloro che traggono altri profitti, più o meno indiretti, da tutto questo.

Ci sono intere categorie che traggono potere e denaro dal permanere di questo clima di continua conflittualità nella nostra società.

Non parlo solo degli avvocati: ma anche di chi si occupa di assistenza sociale, chi si occupa di perizie, chi ha case famiglie dove ospitare i bambini vittime del disagio genitoriale.

Sono in tanti a guadagnare dalle tragedie che triturano il cuore dei bambini.

-Non ci si può lamentare che siamo un paese in cui tra mafia e lobby politiche, si tenta sempre di sottomettere la giustizia e le leggi ai nostri interessi personali: lo impariamo da bambini- dice Matrix. E prosegue:
– I figli dei genitori separati sanno benissimo che se la mamma (o il papà, molto più raramente) se ne strafottono delle sentenze del giudice, non succede niente. Sono le mamme, in questi casi, che comandano, non i giudici. O i papà, quando ci si mettono loro a strappare le sentenze: meglio, a “vanificarle”.

La “vanificazione della sentenza” è infatti il termine, letteralmente inventato, con cui un giudice del Tribunale di Roma, la dr.ssa *******o, giustificò pienamente il comportamento di una madre che per anni aveva sempre evaso l’obbligo di salvaguardare i rapporti fra le figlie e il padre, e impedito loro di incontrarlo regolarmente.

La sentenza d’Appello risultò “vanificata di fatto”, e quel giudice dunque chiuse così ogni ipotesi e speranza che una sentenza debba davvero essere osservata, perché ritenne naturale, e non colpevole, che si potesse evaderla per anni, insegnando a tre bambine che il padre, che nulla aveva fatto, era persona da detestare.
In questi casi, dunque, la Polizia è impotente, il giudice se ne lava le mani, o, peggio, avvalla negli anni l’inosservanza delle sentenze, che addirittura legittima definendole “vanificate di fatto”, e i figli crescono naturalmente, e inappellabilmente, con la certezze che le sentenze non contano, e si possono “vanificare”, se non ci piacciono. Mia figlia questo lo sa molto bene, e lo sanno i figli di tutti noi separati. Come fa la magistratura a lamentarsi della capacità mafiosa di tutta una cultura, di tutto un popolo, di tutta una maggioranza politica, e cioè la capacità di fregarsene di leggi e sentenze, e, se non piacciono i giudici, di strappar loro i processi, se lascia che i nostri figli crescano proprio in questa cultura dell’evasione del Diritto?-

Cosa manca, Matrix, alla nostra società?
Manca il Padre, Gaetano, mi risponde. Lo sai, lo sai meglio di me. Manca un Padre interno, manca la capacità di crescere e di non essere figli in accontentabili e privi di regole.
Siamo una società di eterni figli, in accontentabili, viziati, incapaci di trovare un Senso e un Logos nell’esistenza, di definirci attraverso limiti e non soltanto bisogni.

Ha ragione Matrix: dalla nostra società è scomparso il Padre: ma non solo il ruolo, la figura familiare, il genitore di sesso maschile.

E’ scomparso pure quello, se vogliamo, ma soprattutto è scomparso dalla nostra coscienza, dalla nostra psiche più profonda. E non va identificato solo con la mera figura familiare, o, peggio ancora, con il figlio di mamma violento, prepotente, viziato, che quando si sposa pretende di restare il bambino inaccontentabile reso tale da una "mamma" sempre a disposizione, e che pretende di trovare nella compagna solo una persona che, con le buone o le cattive, lo accontenti e non gli imponga confronti.

I nostri figli vengono fagocitati sempre più dai desideri, dai nostri o dai propri poco importa, e non riescono a trovare più limiti che diano loro stima di sé stessi e senso al proprio esistere nella diversità e nella responsabilità delle proprie scelte.

Gli stessi figli vengono ridotti a optional del passatempo, e buttati in un cassonetto se considerati un peso, un ostacolo, o anche i testimoni di una vita non goduta: la madre figlicida è sempre considerata incapace di intendere e volere, al contrario del padre figlicida che viene sempre considerato colpevole perchè capace di intendere e volere, proprio perché il figlio è considerato sempre più una cosa destinata solo ad allietare e gratificare un’esistenza.
-Attento a scriverle, queste cose- mi avverte Matrix. Sai benissimo che sono impopolari.

Si, è vero, Matrix, ma tu sei il mio amico di tanti anni, e abbiamo combattuto insieme un bel po’ di battaglie, e lo sai che io scrivo sempre quello che sento, e che sento vero… e questa sera l’incontro con te mi ha suscitato proprio queste riflessioni, e io, che sono abituato a scrivere nei miei post esattamente quello che più sento come mio, oggi parlerò proprio di questo: abbiamo perso la capacità di ascoltare il Padre che è dentro di noi.

Il Padre è una figura fondamentale, presente, come lo è quella della Madre, archetipicamente nella psiche di tutti, una figura che ci guida nel mondo mediante regole senza le quali siamo perse, che ci dà la capacità di elaborare il dolore, che ci dà stima e forza in noi stessi, e ci regala la voglia, e la possibilità, di guardare in alto, e oltre, alla ricerca di nuovi domini e nuove dimensioni da affrontare.

La nostra cultura ha perso il Padre, e non può più crescere: siamo destinati a restare una società di eterni bambini, sempre indecisi fra una merendina e un videogioco, incapaci di andare oltre e affrontare l’esistenza dalla porta dell’esistenza e non dal video del reality show o dell’ultimo videofonino acquistato.
-Hai letto i libri di Risè, tu?- mi chiede Matrix.

Sono libri bellissimi e impressionanti, e riportano statistiche scientifiche terribili: “Il Padre, l’assente inaccettabile” riporta chiaramente come in testa ai suicidi, agli homeless, ai depressi, ai carcerati per gravi pene, ai tossicodipendenti, così come ai bambini violentati, ci sono loro, sempre loro: i fatherlessen, i bambini cresciuti senza il padre.

Perdere il Padre interno, ma anche quello esterno, vuole dire perdere il diritto alla vita, al confronto con l’esistenza, alla possibilità di vivere la propria autonomia come autonomia e non come desideri che qualcun altro ci deve soddisfare, lasciandoci alla nostra impotenza.

Lentamente io e Matrix torniamo verso casa mia.
Ci accolgono Paolik e Luca Suhe, i miei due figli più piccoli. Mancano i due più grandi: prima o poi verranno. Al momento sono indaffarati con la madre.
Chiedo a Matrix se vuole bere qualcosa, un bicchiere della staffa prima di andarsene.
Lui guarda la sua compagna, la bellissima Lara, russa, e lei gli dice che non se la sente di restare.
Matrix sorride e mi fa capire che deve andare: Lara ha un violento attacco di nausea, e vuole tornare a casa.

E già: Matrix e Lara aspettano un bambino.

Ed è questa la vita, la vita che continua: perché, da qualche parte del mondo, in una strada o in un angolo oscuro dell’Inconscio dove solo una ferita porta luce, c’è ancora un Padre che vuole tornare ad essere Padre.

Gaetano Giordano

[Fonte comunicazionedigenere.net]

Dal caso Adornato a Vittorio Vezzetti. Ecco come i media oscurano il tema dei separati

Non andare a fondo, vietato scoperchiare il pentolone. Sembrano queste le indicazioni provenienti dalle redazioni dei giornali e dei media in generale sulla tematica dei separati.

Chi ha cercato di veicolare presso il quotidiano della propria città quella che sembrava, in tutta evidenza, una “notizia” (es., uomo, disperato per non poter vedere i propri figli, si suicida gettandosi da un cavalcavia dell’autostrada, oppure calendarizzato dopo due anni il DDL 957 sulle modifiche al condiviso…) ha capito l’andazzo delle cose quando quella “non – notizia” (la chiamano così) è stata puntualmente ignorata.

Sappiamo per certo“, afferma Fabio Nestola della FENBI, “che diverse redazioni ricevono istruzioni dall’alto per oscurare l’argomento. Vedi il caso Adornato, in particolare, ma in generale l’argomento dei padri separati viene volutamente oscurato.

Sono indiscrezioni precise, provenienti da diverse fonti giornalistiche che ovviamente desiderano rimanere anonime. Prosegue Nestola “La notizia va pubblicata:

– se si tratta di separazioni-VIP (Ramazzotti, Al Bano, Ventura, etc)

– se ci scappa il morto (cronaca nera, stragi familiari)

– se ci sono iniziative istituzionali (inaugurazione della casa del papà, progetti di legge, sentenze di cassazione etc.)

– se discrimina una madre (l’ultimo caso della giornalista con i figli collocati presso l’ex marito).

Se invece discrimina un padre è una non-notizia, non degna di attenzione. E’ normale che anche i media abbiano ricevuto istruzioni di non pubblicare, altrimenti i giornali sarebbero pieni solo di questo argomento. Tanto per fare un esempio“, continua il Presidente della FENBI, “in questi giorni sono attivi contemporaneamente tre scioperi della fame ad opera di altrattanti padri separati: Roma, Reggio Emilia e Bari. Visto come la stampa si è “scatenata” ? Nemmeno una riga sulle tre iniziative in contemporanea…. Tre gesti così determinati, in zone diverse, sono sintomo di un disagio sociale diffuso e di un sistema che non funziona, mentre il singolo caso può essere letto come quello del disperato un po’ sfigato. Ogni tanto ci scappa lo speciale in tv, a volte Matrix, a volte Sposini, a volte Barbara D’Urso, a volte Vespa o altre trasmissioni … Se non ci fosse Tiberio Timperi ad innalzare il livello, le trasmissioni sarebbero piene di VIP che dicono banalità. I veri esperti (le associazioni di categoria), invece, di solito vengono chiamate per fornire casi pietosi su cui poi esprimono il parere “esperti” del calibro di Gerry Scotti, Lori Del Santo, Morgan, Corona etc…

Il diktat è dei poteri forti: il giudice ospite e l’assistente sociale ospite hanno gioco facile nel contrastare il populismo

Immagine dal film Quarto Potere di Orson Welles

di Lori Del Santo & Co., mentre sarebbero in difficoltà contro gente preparata e soprattutto documentata, in grado di fare a pezzi pubblicamente il Sistema. Quindi scappano, se sanno che c’è gente preparata si sottraggono al confronto. E le trasmissioni preferiscono avere il giudice Cavallo piuttosto che il presidente di Adiantum, per ovvi motivi di audience. Quindi meglio il giudice con la strada in discesa, a magnificare se stesso pontificando in assenza di contraddittorio serio, anche se il prezzo da pagare è uno schiaffo alla verità“. “La competenza delle associazioni di categoria“, chiosa infine Nestola, “viene riconosciuta ed apprezzata nelle sedi istituzionali, solo in tv rappresenta una presenza scomoda. Prova ne sia che alle Audizioni Parlamentari noi delle associazioni siamo convocati regolarmente, da 12 anni, mentre nessuna Commissione ha mai sentito l’esigenza di convocare cantanti, attori e soubrette“.

Da Varese fa eco Vittorio Vezzetti, autore del libro “Nel nome dei figli”, che ha già venduto 4.000 copie grazie al lavoro instancabile dello scrittore e al supporto dato dal mondo associativo. “Leggo in questi giorni che le agenzia di stampa non danno notizie e non riportano i comunicati stampa sulla vicenda del maresciallo Adornato. I mass media mi pare si adeguino. Io da anni mi son trovato di fronte giornali ed emittenti che preferivano tacere, pur consapevoli dello sfacelo della nostra giustizia familiare, piuttosto che intaccare anche solo marginalmente interessi ben consolidati.

E questo di fronte a casi clamorosi ed inoppugnabili. La stessa cosa mi è successa col mio libro: alcune fra le case editrici più note in Italia lo hanno definito (in conversazioni private col sottoscritto) come un testo straordinario, ma non pubblicabile perchè descrittivo di un sistema sì malato ma anche molto ben strutturato, nel quale vivono e prosperano bene anche loro. Nessuno stupore, quindi, se il mio lavoro che contiene centinaia di storie vere, “troppo vere”, sia uscito in autoproduzione. Nessuno stupore se le vicende come quella del maresciallo Adornato restino circoscritte a una piccola congrega di simpatizzanti quasi clandestini“.

 

[Fonte adiantum.it]

Figli divisi: storie di manipolazione emotiva dei genitori nei confronti dei figli

Quando un genitore riesce con la manipolazione a istigare un figlio contro l’altro genitore si parla di sindrome di alienazione genitoriale. Nella sua forma più acuta, i figli sostengono di disprezzare o temere l’altro genitore e rifiutano di avere qualsiasi rapporto con lui/lei.

Soltanto di recente le conseguenze della sindrome sui minori che ne sono vittime sono diventate oggetto di studio.

Amy Baker, in questo volume, descrive gli effetti a lungo termine della sindrome fra i quali si annoverano depressione, divorzio, abuso di sostanze, scarsa fiducia in se stessi e negli altri e alienazione dai propri figli.

Basato su una serie di interviste confidenziali con persone che ritenevano di essere state vittime della sindrome, il libro affronta il problema dalla prospettiva dell’adulto, raccontando le esperienze di coloro che durante l’infanzia sono stati istigati, con le manipolazioni di un genitore, contro l’altro genitore.

 

INFO E DISPONIBILITA’ LIBRO

Iniziò così… Era il 7 di aprile, correva l’anno 1996….

Una data che è un simbolo quella del 7 aprile. In quel lontano giorno di primavera, Andrea Sonatore, un maestro elementare di Aosta al quale veniva impedito di vedere la figlia dopo la separazione dalla moglie, si da fuoco davanti al tribunale di Aosta. Il Corriere della Sera riporta la notizia come nell’immagine.

 

 

http://lindipendente.splinder.com/post/14123155

Se pensi che mettere al mondo dei FIGLI sia DOLOROSO, prova a vivere SENZA di loro dopo la separazione.

L’alienazione genitoriale è pregiudizievole per il sereno sviluppo dei minori ma è anche – E NON POSSIAMO DIMENTICARLO – una delle forme piu’ atroci di sofferenza che il sistema “divorzio” ha INFLITTO ai papa’ per il solo fatto di essere uomini.

Una delle cause di suicidio in Italia è quella legata al non affidamento dei figli nelle cause di separazione e divorzio. Il genitore non affidatario, se la separazione è conflittuale, è spesso soggetto a quello che in psicologia è chiamato mobbing familiare.

L’allontanamento dai figli può portare a una forte depressione che ha causato solo nel nostro Paese oltre 260 suicidi fra il 2000 e il 2005 [1][2][3][4] di cui quattro erano genitori di sesso femminile e gli altri di sesso maschile, dato che la percentuale di affidamenti ai padri è tuttora intorno al 5% (era il 3,8% nel 2003 nelle separazioni e i 5,7% nei divorzi)[5] nonostante la nuova legge sull’affidamento condiviso.

Nell’Unione Europea, nello stesso periodo, i suicidi per il dolore conseguente alla separazione dai figli ha portato a poco più di 2.000 suicidi[6]. A volte questa forma di suicidio prende la forma di suicidio dimostrativo , come nel caso di due casi in Italia e uno in Svizzera, nei quali i padri separati si sono dati fuoco.

Proprio in relazione a questo tipo di suicidio dimostrativo, il 7 aprile 2007 si è tenuto a Roma il primo World Memorial Day (Giornata Mondiale della Memoria), al quale hanno aderito associazioni di tutto il mondo, per ricordare tutti i padri separati che si sono suicidati per il dolore di essere stati privati dei figli.

La data simbolica del 7 aprile è stata scelta in memoria di Andrea Sonatore, il giovane insegnante di Aosta che si suicidò dandosi fuoco di fronte al Tribunale di Aosta nel 1996 per protestare contro il giudice che gli aveva negato il diritto di vedere sua figlia.

1)  Eurispes (Ottobre 2002). 3° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
2)  Eurispes (Novembre 2003). 4° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
3)  Eurispes (Novembre 2004). 5° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
4)  Eurispes (Novembre 2005). 6° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
5) ISTAT (Luglio 2005). Affidamento dei figli minori nelle separazioni e nei divorzi – Anno 2003.
6) EU (2006)

LA LISTA DI ALCUNI SUICIDI RICONDUCIBILI A GENITORIALITA’ NEGATA
Si tratta di singoli genitori, dato che sono quelli più significativi della profonda sofferenza e isolamento anche sociale causati dall’affido esclusivo. A questi vanno aggiunti i moltissimi casi di stragi seguite dal suicidio dell’omicida, stragi che vedono spesso i figli vittime innocenti di padri e madri che non riescono più a sopportare l’emarginazione e l’indifferenza che la nostra società e la Giustizia italiana hanno nei confronti della genitorialità negata.

Genitore Data Fatto Località
Padre domenica 7 aprile 1996 Psicologo si da fuoco per riavere la figlia Aosta
Padre lunedì 20 maggio 1996 Ex agente suicida: diviso dalla moglie Ascoli Piceno
Padre mercoledì 16 ottobre 1996 Separato: giù dal quarto piano Roma
Padre lunedì 26 maggio 1997 Si getta dalla finestra Milano
Padre mercoledì 28 maggio 1997 S’impicca davanti alla finestra dell’ex moglie Roma
Padre venerdì 6 giugno 1997 Ferisce la moglie e poi s’ammazza Udine
Padre domenica 15 marzo 1998 Si lega mani e piedi, poi si impicca Roma
Padre giovedì 14 maggio 1998 Suicida dalle suore Roma
Padre venerdì 15 maggio 1998 Separato dalla moglie, si impicca ad un albero Roma
Padre venerdì 23 ottobre 1998 Padre si uccide perché non può vedere i figli Savona
Padre sabato 31 ottobre 1998 Suicida perché la moglie non gli fa vedere i figli Cagliari
Madre mercoledì 28 aprile 1999 Giovane mamma si da fuoco per riavere i figli Trapani
Padre giovedì 22 luglio 1999 Non riesce a vedere i figli, farmacista si spara Grosseto
Padre giovedì 2 settembre 1999 Separato dalla moglie si dà fuoco Roma
Padre martedì 1 febbraio 2000 Non può vedere la figlia, carabiniere si uccide Savona
Padre martedì 14 marzo 2000 Litiga con la moglie e si uccide Roma
Padre mercoledì 12 luglio 2000 Gli tolgono i due figli: si uccide Milano
Padre martedì 25 luglio 2000 Imprenditore suicida S .Felice (RM)
Padre martedì 15 agosto 2000 Si dà fuoco dopo l’ennesima lite con la moglie Roma
Padre martedì 5 dicembre 2000 Finanziere si spara in caserma Roma
Padre mercoledì 13 dicembre 2000 Suicidio dal ballatoio Roma
Padre sabato 16 dicembre 2000 Si toglie la vita cardiologo del S. Camillo Roma
Padre domenica 12 agosto 2001 Monteverde: si uccide coi gas di scarico Roma
Padre martedì 8 gennaio 2002 Suicidio Roma
Padre lunedì 4 febbraio 2002 Impiccato nei giardini pubblici Jesi (AN)
Padre mercoledì 27 marzo 2002 Giovane cassiere si ammazza Guidonia (RM)
Padre mercoledì 3 aprile 2002 Abbandonato dalla moglie si butta dal balcone Roma
Padre giovedì 9 maggio 2002 Ragazzo suicida Chieti
Madre martedì 10 settembre 2002 Si impicca: le avevano tolto i figli Chieti
Padre sabato 19 ottobre 2002 Salto nel vuoto dopo la separazione Palermo
Padre martedì 12 novembre 2002 Annuncia il suicidio: impiccato in cella Milano
Padre giovedì 26 dicembre 2002 Impiccato in cantina Genova
Padre venerdì 21 febbraio 2003 Suicida nell’auto Avezzano (AQ)
Padre domenica 6 luglio 2003 Divorziato e senza lavoro si uccide Oristano
Padre venerdì 11 luglio 2003 Si uccide davanti al figlio Verona
Padre sabato 13 settembre 2003 Si uccide col fucile da caccia Ascoli Piceno
Padre martedì 16 settembre 2003 Impiccato in garage Novara
Padre domenica 28 settembre 2003 Ferratella:impiccato all’altalena Roma