Due donne sotto attacco di “maschilisti” che vorrebbero censurarle.
Come nella migliore tradizione del femminismo, è tutto falso. Nessuna delle due esiste nella vita reale. Sono progetti di comunicazione.
Malafemmina vorrebbe essere una donna e lesbica indipendente, ma non apprezza il libero mercato ed il suo sogno sembra essere un posto di lavoro a tempo indeterminato nel para-statale.
Vajassa invece è perfettamente adattata. In gioventù capì che esiste un florido mercato di donne che fra lavorare e farsi mantenere preferiscono la seconda, e si è arricchita lavorando come avvocata d’assalto specializzata nel campo delle false accuse di violenza domestica. È associata a centri femministi che le procurano le clienti, si pubblicizza fornendo consigli il-legali su internet e sui maggiori quotidiani, è iscritta al Partito che le fornisce cariche pubbliche, organizza convegni finalizzati a negare la PAS, cioè che rapire un bambino con false accuse e plagiarlo è un abuso.
Ad ogni udienza il giudice le dice “Faldocci, lei è una merdaccia” ma nessuno osa fermarla e proteggere i bambini, perché il suo nazi-femminismo è quello che ha avuto successo. Oggi teme che le associazioni dei papà separati intacchino il suo business, o — come dice lei — che i barboni tocchino il suo SUV.
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