Il Pretore gli ha intimato di lasciare l’abitazione coniugale e le 3 figlie entro 3 settimane e mezzo, e di trovare un lavoro, atttribuendogli un “reddito ipotetico” di 3’800 fr mensili netti coi quali avrebbe dovuto sopravvivere e versare alla madre circa 1’200 fr di alimenti per le tre figlie.
Chi crede che il femminismo voglia la parità e non i soldi, può interrogarsi: perché non è stata attribuita l’abitazione coniugale e l’affido delle figlie al padre? Perché il pretore non ha imposto alla moglie, già retribuita con un buon reddito a tempo parziale e che ha tra l’altro voluto la separazione, di aumentare il suo grado d’impiego al 100% e di pagare al padre gli alimenti per le figlie di 17, 11 e 8 anni?
L’uomo, di 51 anni, le accudiva amorevolmente da 11 anni nelle vesti di “mammo casalingo” e nel contempo commerciava part-time in prodotti alimentari di produzione propria all’estero (con un reddito di alcune centinaia di franchi al mese).
Fonte: http://www.miopapageno.ch/index.php?option=com_content&task=view&id=3006&Itemid=248
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