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Guarda con insistenza una donna in treno. Condannato a 10 giorni di arresto

Tuesday, December 18th, 2012

Nota bene: L’immagine dello sguardo è tratta da internet e non ha attinenza con la vicenda. Invitiamo le signore che possano sentirsi turbate a leggere la stessa notizia dal sito del Corriere, da cui abbiamo tratto il testo e che non contiene alcuna immagine potenzialmente lesiva del benessere psicologico del gentil sesso.


LECCO – Dieci giorni di arresto e una multa di quaranta euro. È questa la condanna decisa dal giudice Paolo Salvatore per un trentenne di Mandello del Lario (Lecco). L’accusa? Aver guardato con troppa insistenza una donna che si trovava nello stesso scompartimento del treno. Stando alla denuncia della diretta interessata, una signora 55enne, quegli sguardi sarebbero stati così insistenti e impertinenti da costituire una molestia. L’imputato si è difeso sostenendo di non aver potuto fare a meno di guardarla, per la posizione in cui si trovava e per il posto occupato. Il giudice alla fine ha deciso per una condanna, quasi simbolica, in quanto la pena rientra nell’indulto, ma l’imputato è apparso deciso a insistere per vedere riconosciuta la sua buona fede e la sua difesa ha annunciato appello.

«IMPUGNEREMO LA SENTENZA»– «In questi casi vanno valutate le circostanze dell’accaduto. La ressa della stazione, la quantità di persone sul treno – ha commentato l’avvocato che difende il trentenne condannato-. Il mio assistito non poteva comportarsi diversamente e lungi da lui l’intenzione di molestare la signora. Il mio assistito peraltro ha sempre mantenuto una condotta rispettabilissima ed è assolutamente incensurato. Impugneremo la sentenza e ci batteremo per ottenere giustizia».

«INOPPORTUNO E FASTIDIOSO» – Secondo l’accusa l’ uomo aveva guardato con troppa insistenza la donna che era seduta davanti a lui in uno scompartimento del treno regionale Sondrio-Lecco-Milano. Il giorno prima, aveva raccontato la signora, il trentenne si era seduto vicino a lei, dopo averle fatto spostare il cappotto. Un po’ troppo vicino, secondo la donna. E il giorno dopo, ancora, l’aveva guardata a lungo durante il tragitto. Tra i due non ci sarebbe stato alcuno scambio di parole, né di complimenti né tentativi di corteggiamento. Ma la 55enne aveva comunque ritenuto inopportuno e fastidioso il comportamento dell’uomo, tanto di denunciare la cosa ad un agente della polizia ferroviaria una volta scesa dal treno. Il giorno successivo alcuni agenti avevano anche effettuato accertamenti. Vestiti in borghese avevano seguito il trentenne durante il viaggio verso Milano e non avevano visto nulla di strano. Ma la denuncia per molestie era stata ormai presentata. Il caso è approdato davanti al giudice Paolo Salvatore ed è andato a sentenza. La difesa attenderà che vengano depositate le motivazioni per avere un quadro più completo, ma è decisa a fare appello.

 

Fonte: http://www.corriere.it/cronache/08_aprile_17/sguardo_treno_condanna_634efb44-0caa-11dd-aecb-00144f486ba6.shtml

 

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La donna con l’amante va mantenuta, il marito a cui prudono le corna può essere denunciato

Monday, December 17th, 2012

I giudici hanno sancito che chiunque cerchi di impedire con l’uso della forza che il proprio compagno porti l’amante nella casa coniugale incorre in un reato penale. Anche qualora faccia uso di un atteggiamento violento per l’umiliazione subita o per «contrastare la condotta moralmente riprovevole» del proprio compagno.

Così Angelo, un cittadino romano che aveva cercato di impedire che sua moglie Stefania entrasse in casa con il proprio amante, si è visto confermare la condanna per «violenza privata» dai magistrati della Suprema corte. In un altro caso, i giudici hanno decretato che picchiare l’amante integra il reato di maltrattamenti in famiglia. E può costare la custodia cautelare in carcere. È successo lo scorso marzo a un 41enne di Messina, finito dietro le sbarre per avere alzato le mani su una donna con la quale intratteneva una relazione clandestina.

Ma c’è di più: perché il marito cornuto oltre al danno può subire anche la beffa finale. Con la benedizione del codice civile. La Cassazione ha stabilito che una donna che decida di fuggire con l’amante non perde il diritto di essere mantenuta dal marito.

In particolare, se la donna decide anche temporaneamente di andare a vivere con l’altro, in caso di divorzio al coniuge può essere chiesto di partecipare al soddisfacimento delle sue necessità. Senza dimenticare che è vietato offendere l’amante del proprio compagno – pena risarcimenti salatissimi – e che è assolutamente consentito raccontare bugie per difendere l’amante e il suo onore.

Fonte: http://www.ilgiornale.it/interni/altro_che_sfasciafamiglie_i_giudici_sdoganano_lamante/06-11-2011/articolo-id=555482-page=0-comments=1

Sentenze del genere rischiano di aumentare il numero di omicidi familiari e di tentare le donne al divorzio con grave danno per i figli.

Commenti dei lettori:

  • Ma questi pseudomagistrati chi c…. rappresentano ? in che mondo vivono ?? Faccio un appello alle loro mogli: approfittatene.
  • ma chi sono pochi giudici da emettere queste sentenze per poi essere in milioni di Persone a essere colpite ????
  • Continuate a dar retta a questi soggetti effeminati se non femmine direttamente, IO la giustizia so dove sta di casa e non mi servono questi cialtroni ! Dopo la beffa la faccio IO allo Stato, perchè dopo il gesto mi faccio pure mantenere ! Ingiustizia per ingiustizia meglio quella mia che almeno segue una certa logica maschile ! (il maschilista)
  • E se quei giudici fossero malati di mente? Allora urge la riforma della magistratura. Previa riforma del CSM.
  • E’ assurda questa sentsnza,io dovrei acconsentire di far entrare in casa mia la moglie con il suo amante e strare anche zitto,magari offrendogli anche un liquorino.Ma a che punto siamo arrivati,la magistratura sta entrando anche nelle mura domestiche e dice come ci si deve comportare.Non sto capendo più nulla.A quando ci diranno cosa bisogna indossare?.Premetto uno/a della sua vita la può gestire come vuole,senza recare danno agli altri,perciò se portare in casa l’amante farà sentire male l’altro coniuge e avrà crisi esistenziali come si comporterà la magistratura qualore il tradito farà denuncia per danno esistenziale?
  • La sinistra ha creato un clima di sfascio della famiglia. Unioni di femmine e di maschi deviati fra loro e adesso irregolari sono riconosciuti come legittimi malgrado il disordine sociale che vengono a generare. Ve la immaginate l’amante trans che pretende di entrare a pieno titolo nella casa di questo o di quel Presidente di importanti istituzioni politiche ,politiche giudiziarie o amministrative? La sinistra,prima ancora di prendere in mano il timone dello stato,già produce danni irreparabili alla società e segnatamente all’istituto familiare.
  • non fa altro che confermare la tendenza politica della magistratura in genere..!!!! E’ dalla sinistra che sono sempre state proposte, inoltrate e difese tutte quelle idee destinate a sfasciare la famiglia come normalmente dovrebbe essere.
  • I giudici italiani mi sembrano i corruttori di una civilta’ pulita e onesta. Stanno operando in modo che la famiglia sia distrutta in tutti sensi e la morale non possa essere piu’ applicata. Per quest giudici la religione non esiste . Esiste vincitrice l’immoralita’ e tra non molto questi immorali potranno uccidere ed essere assolti con diabgoloche giustificazioni ! Ma chi ci salvera?!?
  • oh bella !…volete dire che quello stesso “giudiciume”, che spende scandalizzato centinaia di milioni per indagare i sollazzi privati di un ricchissimo scapolo, adesso viene a dirci che se rientrando a casa dopo una dura giornata di lavoro troviamo la “dolce meta`”intenta in esercizi acrobatici sul lettone dobbiamo munirci di coperta ed accomodarci sul divano pronti a preparare la colazione per tutti…complimenti vivissimi !!!.
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La presunzione di innocenza vale anche per gli uomini?

Monday, December 17th, 2012

1) Uomo condannato.  Un uomo è stato condannato per minacce perché avrebbe detto alla ex moglie “ti ammazzo”.   Incredibilmente l’unica “prova” in tal senso contro l’uomo era la parola della accusatrice!  Inutilmente l’uomo si era lamentato del fatto che i Giudici avessero preso per buona la testimonianza della sua ex che si era costituita parte civile contro di lui quando erano in fase di separazione e dunque in “conflitto di interesse”.  La Corte di Cassazione, nel confermare la condanna nella sentenza 46542 , coglie l’occasione per ricordare che le dichiarazioni della persona offesa, che si costituisce parte nel processo, sono escluse soltanto nel rito civile mentre sono ammesse in quello penale.

2) Donna assolta.  Una donna separata è stata assolta dal grave reato di aver impedito ai figli di passare le vacanze con il loro papà violando una sentenza che riconosceva tale diritto (art. 388 c.p.). Sebbene l’ex avesse avuto agevolmente la possibilità di venire a conoscenza ed accertare da sé tale provvedimento, la Corte di Cassazione (6987/11) la ha assolta ritenendo che tale reato  possa ritenersi realizzato solo all’esito del compimento di una formale notificazione (che nel caso di specie non era ancora arrivata).

Questo tipo di distonia giudiziaria viene segnalata in manifestazioni di papà separati

 

Le notizie sono riportate su:

http://www.diritto24.ilsole24ore.com/guidaAlDiritto/penale/sentenzeDelGiorno/2011/12/reato-dire-alla-moglie-ti-ammazzo-se-la-parola-suscita-timore.html

http://consulenzapenale.net/130-reati-in-generale/40-ex-coniuge-ottiene-laffido-del-bimbo-per-le-vacanze-natalizie-viene-impedito-quando-e-reato

 

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Non pagare la prostituta è stupro. Non pagare il dentista va bene.

Sunday, December 16th, 2012

L’evidente assurdità di una legge che dilatando abnormemente il concetto di stupro tutela le prostitute prima che i lavoratori onesti  è frutto delle leggi femministe anti-uomo, ed ha conseguenze paradossali:  se l’uomo avesse pagato la prostituta e solo dopo la avesse rapinata, non sarebbe stata violenza sessuale ma un reato minore.   Eppure la prostituta avrebbe perso più soldi.

Mentre in rete girano immagini che incitano all’odontofobia, serio problema che colpisce molte persone, che fanno le femministe?  Chiedono nuove leggi contro i maschi.

 

 

 

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Disoccupato chiede mantenimento a ex moglie: arrestato

Sunday, December 16th, 2012

Quando un uomo disoccupato chiede soldi alla ex moglie si chiama “estorsione”.

Quando è la donna a chiedere soldi si chiama “mantenimento”.

«E’ stato bloccato dai Carabinieri con in mano la busta contenente 200 euro appena ricevuta dall’ex moglie, ultimo atto di una estorsione di denaro, con minacce più o meno velate, che andava avanti da anni. L’uomo, un colombiano di 42 anni, residente a Verona, disoccupato, dopo l’arresto e l’udienza di convalida, è stato rimesso in libertà con l’obbligo di non avvicinarsi più all’ex moglie.

I Carabinieri di Legnago sono intervenuti dopo che la donna aveva trovato il coraggio di sporgere denuncia, raccontando che l’ex marito dopo averla costretta a pagargli il mutuo dell’auto si era fatto nuovamente sotto per ottenere un “aiuto” mensile di 500 euro, in virtù del fatto che lei aveva un lavoro fisso. Già nel 2005 era stato deferito alle autorità giudiziarie, sempre su denuncia dell’ex consorte, perché avanzava “pretese assistenziali”.

Un provvedimento di divieto ad avvicinarsi alla parte offesa é stato emesso dall’autorità giudiziaria veronese anche nei confronti di un uomo di Legnago che da qualche mese aveva preso di mira con minacce, offese ed aggressioni una concittadina.»

Fonte: http://www.tgverona.it/index.cfm/hurl/contenuto=326655/cronaca/estorce_denaro_a_ex_moglie_arrestato.html

Titolo originale “Estorce denaro a ex moglie, arrestato”

John Brown's Body — Glory Glory Hallelujah

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Ammette falsa accusa di stupro: “non mi aveva restituito il telefonino”

Tuesday, December 11th, 2012

Un uomo è stato incarcerato per mesi, sulla sola parola di una donna che lo accusava di stupro. Con le leggi femministe americane l’uomo innocente rischiava 30 anni di galera.  Ma la donna si è pentita ed ha scritto al giudice “la verità è che non mi ha mai stuprata. … Ho perso la pazienza perché aveva preso il mio cellulare e non me lo restituiva”.

Con una decisione rara, il Giudice la ha accusata di spergiuro.

[Fonte: http://news.cincinnati.com/article/20110409/NEWS010702/104100305/Rape-victim-admits-she-lied?odyssey=tab%7Ctopnews%7Ctext%7CFRONTPAGE]

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16 mesi per aver calunniato un uomo. Più 12 mesi per aver rubato un iPod

Monday, December 10th, 2012

Un uomo è stato arrestato senza nessuna prova, solo perché una prostituta lo ha falsamente accusato di averla stuprata e minacciata con un coltellaccio.   Le riprese televisive a circuito chiuso hanno permesso di appurare che era una calunnia, per cui l’uomo è stato liberato e la donna condannata a 16 mesi in un istituto di recupero per delinquenti giovanili. Più altri 12 mesi per aver rubato un iPod.

Ci sentiamo rassicurati dal sapere che, nonostante il femminismo, la vita di un uomo vale ancora più di un iPod.

 

A PROSTITUTE was sentenced to more than two years in jail after falsely accusing a man of raping her at knifepoint. 

Shinaed Kelly, 20, was only on her second night as a sex worker when she accused the innocent man of attacking her in Liverpool city centre.

Martin Decker, prosecuting, said on September 24 last year, Kelly approached a policeman while she was working in Devon Street to complain of a man “acting weird”.

The officer spoke to a man and moved him on.

Mr Decker said: “Later that evening, she said she was raped by the same male who was harassing her earlier.

“He produced an 8in kitchen knife and held it to her throat.”

Kelly told police the man then raped her.

Police arrested a man and held him for 19 hours but after checking CCTV where the rape was supposed to have happened realised the story didn’t add up.

Six days later Kelly, of Green Lane, Birkenhead, admitted she lied.

Jeff Clarke, defending, said Kelly was immature.

Judge David Aubrey QC said every false allegation of rape made it harder for genuine victims to come forward.

He sentenced Kelly to 16 months in a young offenders institution, plus an extra year for robbing an Ipod from a 15-year-old girl.

Link:
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National Post: l’ideologia femminista trionfa sulla parità

Friday, December 7th, 2012
“L‘uomo ti tradisce? gli fai quel che ogni moglie fa in questo paese: lo ripulisci e lo lasci al verde; gli prendi la casa, l’auto, i bambini… gli fai desiderare di essere morto“.
Queste le parole di una prosecutrice distrettuale nel 2003, mentre spiegava alla giuria del Texas perché l’imputata Clara Harris non avesse avuto alcuna necessità di ricorrere all’assassinio del marito filantropo, quando il diritto di famiglia già offre eccellenti strumenti giuridici di vendetta (lei lo aveva investito, passandogli sopra avanti ed indietro con la nuova Cadillac, di fronte a spettatori inorriditi).
“Fagli desiderare di essere morto”? Per il pubblico ministero era assolutamente cruciale non suscitare animosità rivolgendosi ad una giuria tradizionale di 12 uomini e donne, poiché dava per scontato la loro favorevole complicità ai palesi pregiudizi, esistenti nel sistema giudiziario, nei confronti dei maschi.
Si noti, inoltre, come l’avvocata elenca i “bambini” ultimi tra gli interessi degli uomini, promuovendo il mito popolare che i padri separati si disimpegnano facilmente dai loro figli.
In realtà, la perdita da parte dei padri della tutela dei loro figli procura ai bambini tremenda angoscia. Qui sta il paradosso: sappiamo che l’unico fattore – il più importante – di predizione di criminalità per i ragazzi e di bassa autostima per le ragazze, che portano entrambi ad una serie di fallimenti sociali, è la mancanza di un padre nella loro vita. Tuttavia, non c’è ancora stato un gesto significativo di volontà politica per portare più equilibrio nella custodia dei figli nelle separazioni.
Oggi il diritto di famiglia negli Stati Uniti ed in Canada continua a proporre l’opzione alle donne di “fargli desiderare di essere morto”. Le donne vincono l’affidamento esclusivo nel 90% dei contenziosi. I padri non affidatari sono percepiti come delle macchine da soldi con occasionali privilegi di babysitting. Le madri possono non rispettare le ordinanze giudiziali e ostacolare i regimi di visita godendo di impunità, ma i padri sono immediatamente e in modo sproporzionato criminalizzati se non rispettano un assegno di mantenimento, che molto spesso è oneroso (le madri non devono render conto delle spese). I trafficanti di cocaina condannati – metà dei quali, ironia della sorte, sono cresciuti senza padre – trascorrono da 20 a 30 giorni di carcere; un padre in ritardo con l’assegno trascorre tutti i 30 giorni.
Facendo eco al destino di tutte le rivoluzioni politiche, la riforma del patriarcato cominciò come una campagna per la parità; poi il pendolo oscillò troppo lontano, fino al rigido “politicamente corretto”, che ha portato alla soppressione delle eresie e alla colpevolizzazione generale degli Altri (gli uomini), rei del ritardo nella realizzazione dell’Utopia.
Il sistema del diritto di famiglia è ora sistematicamente colonizzato dalle femministe radicali. Il loro obiettivo è la completa autonomia delle donne (tranne per quanto riguarda il sostegno finanziario), tramite la progressiva eclissi dell’influenza giuridica degli uomini negli ambiti in cui colpiscono gli interessi di “identità” delle donne, compresi i bambini. Perciò la questione dell’affidamento è diventata la prima linea nella guerra fra i sessi.
Senza voler dare un elenco esaustivo, il femminismo radicale è sostenuto da collettivi dei diritti sociali nelle alte cariche della giurisprudenza (il femminismo passa al setaccio gli studi culturali e delle scienze umane in generale); da dipartimenti di studi sulla donna (in realtà centri di reclutamento e di formazione ideologica di femministe); da associazioni di femministe sovvenzionate, politicamente potenti, che estendono la loro strategia su tutta la gamma di cause per le donne; da primi ministri e ministri della giustizia accondiscendenti, e da una massa di giudici ideologicamente aggressivi, i cui archivi giuridici, contenenti sentenze irte di pregiudizi soggettivi sul sesso, screditano la loro vocazione e mettono in discussione la stessa nozione di uguaglianza di fronte alla legge.

Per illustrare, solo alcuni esempi:

il presidente della Corte Suprema del Canada, Beverley McLachlin:

Dobbiamo essere pro-attivi nella riorganizzazione della famiglia canadese

l’ex ministro della giustizia Martin Cauchon:

Gli uomini non hanno diritti, solo responsabilità

lo psicologo femminista Peter Jaffe, un consulente nell’ambito dei Tribunali per la Famiglia:

La custodia condivisa è un tentativo dei maschi di proseguire il dominio sulle
femmine

l’Associazione Nazionale delle Donne e la Legge:

Il giudice può trattare i genitori in maniera non paritaria e negare loro le libertà e i diritti civili fondamentali, a patto che le loro motivazioni siano buone

I loro sforzi non sono stati vani. “Le femministe hanno radicato la loro ideologia nella Corte Suprema del Canada, hanno messo al bando tutte le opinioni contrarie“, afferma l’avvocata e sostenitrice dei diritti civili Eddie Greenspan. Il liberale MP Roger Galloway, che nel 1998 ha presieduto la Relazione della speciale Commissione Speciale per l’Affidamento e le visite dei minori, ha commentato che “la giustizia, se si verifica in una causa di divorzio, è soltanto accidentale”.
Si tratta di un procedura consolidata. Le elite come l’associazione “Condizione della Donna” scrivono la sceneggiatura. i servizi sociali “tuttofare” la leggono, poi chiedono al minore in un colloquio di valutazione (a me letto da una relazione trascritta): Qual è la cosa migliore e la cosa peggiore di non aver più tuo padre che vive con voi [a casa]?” La cosa migliore? perché questa domanda suggestiva?
Fortunatamente i bambini non leggono o non si curano delle sceneggiature femministe; come ‘cosa peggiore’, quella bambina pre-adolescente rispose: “Non ho un padre“.
E la ‘cosa migliore’? “Nulla“.


Titolo originale: Ideology trumps equality

National Post, Barbara Kay, Wednesday, June 21, 2006

Fonti: http://www.canadiancrc.com/Newspaper_Articles/Nat_Post_Ideology_trumps_equality_21JUN06.aspx

http://www.genitorisottratti.it/2010/05/lideologia-trionfa-sulla-parita.html

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Cassazione: l’uomo può essere condannato senza prove oggettive sulla base di un racconto confuso

Tuesday, December 4th, 2012

Il caso affrontato è quello di Francesco B., muratore marchigiano di 33 anni che, al mare, incontra una ragazza ventinovenne con la quale intrattiene una relazione da maggio ad agosto del 2009. Da subito la liason è caratterizzata da modalità spinte condivise dalla donna che accetta anche di essere filmata. La storia prosegue e alterna momenti di comune accordo a altri nei quali, secondo l’accusa, l’uomo prevarica, mentre la ragazza gli chiede, invano, di smettere.

La Cassazione, sentenza 37916, nel confermare la condanna a tre anni e sei mesi di reclusione per l’uomo scrive che la donna ”non riusciva con certezza a rievocare i singoli episodi di violenza subiti”, separandoli dai ”rapporti volontari”.   Ma queste imprecisioni vengono giudicate essere effetto della ”alternanza” delle fasi consenso-dissenso e non hanno minato la credibilità dell’accusa.

Inutilmente l’uomo si è difeso sottolineando che, a suo parere, il racconto della ragazza non era pienamente attendibile: ella, infatti, era riuscita a descrivere puntualmente soltanto due episodi a carico dell’uomo, rimanendo molto vaga nella descrizione di altri fatti. L’imputato, poi, aveva rilevato che la donna si era sottoposta volontariamente a pratiche erotiche particolari e cio’ era provato anche dai filmati che la ritraevano in atteggiamenti sessuali”.

In sostanza, un uomo è stato condannato senza prove oggettive, sulla base della sola parola di una accusatrice, che non ha saputo nemmeno fornire un racconto coerente.  In questo modo qualunque calunniatrice può distruggere qualunque uomo, a meno che questo per tutelarsi non riesca a filmare ogni momento.

Vedi anche:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/01/cassazione-sesso-estremo-si-iniziale-non-giustifica-stupro/369691

 

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Vandalizza il materiale della ditta, reintegrata al lavoro perché era incapace di intendere e di volere

Sunday, November 25th, 2012

Parafrasando quel Pubblico Ministero che ha dichiarato che per un uomo «è più facile uccidere la moglie che venire a capo di un divorzio difficile», viene da pensare che «è più facile uccidere una dipendente criminale che licenziarla».  Così funziona la giustizia alle prese con l’articolo sul licenziamento per giusta causa:

Otto anni di sentenze, perizie, licenziamenti e reintegri. E non è ancora finita. Sono passati più di otto anni da quando in una filiale di provincia di una famosa assicurazione italiana iniziarono ad apparire segni di vandalismo: porte danneggiate, computer rotti e sedie divelte. I responsabili dell’agenzia si rivolgono ai carabinieri che autorizzano l’installazione di telecamere nascoste. Gli atti vandalici si ripetono e le telecamere inquadrano il colpevole: è una dipendente dell’assicurazione (la chiameremo Carla, con un nome di fantasia) che alla sera, quando tutti gli altri erano andati a casa, dava il via ai danneggiamenti.

La compagnia assicurativa licenzia la dipendente per giusta causa. La linea difensiva di Carla si basa su un raptus passeggero a causa del quale la donna sarebbe stata incapace di intendere e di volere. In primo grado la signora perde su tutta la linea: nel merito, il ricorso d’urgenza e il reclamo. Si ricorre in appello. Dopo quattro anni, il giudice d’appello decide di nominare un perito per accertare che il raptus passeggero fosse compatibile con i danneggiamenti effettuati da Carla. Il perito, dopo una faticosa ricostruzione (in fondo si cercava di ricostruire uno scenario vecchio di anni) decide che in effetti quel raptus Carla poteva averlo avuto davvero in un momento in cui era incapace di intendere e di volere. Tanto basta al giudice per ordinare il reintegro della dipendente condannando l’assicurazione al pagamento dei quattro anni di stipendio arretrato pari al periodo durante il quale Carla risultava licenziata.

A questo punto è l’azienda a ricorrere alla Cassazionedove attualmente è ferma la causa in attesa di giudizio. Così, dopo otto anni, Carla non è ancora sicura del suo posto di lavoro e l’azienda sa che, nel caso in cui la Cassazione dovesse accogliere il licenziamento per giusta causa, difficilmente sarà possibile recuperare i soldi pagati per gli stipendi arretrati.
Ma la vicenda non finisce qui. Si arricchisce di ulteriori sviluppi giudiziari. Insieme alla causa civile per il licenziamento, infatti, un caso di atti vandalici e danneggiamento richiede anche una causa penale. E anche in questo caso restano identiche le linee di accusa e difesa delle parti. Nel processo penale però il giudice di primo grado decide che non serve neanche chiedere una perizia psicologica e condanna Carla a un mese.

Attualmente la causa penale è in appello: in questo caso il giudice ha accordato l’intervento di un perito che ha già escluso la possibilità di un’infermità mentale anche temporanea. Insomma dopo otto anni la stessa dipendente risulta innocente e degna del reintegro per la giustizia civile e colpevole quasi alla fine di due gradi per quella penale. Forse, indipendentemente, dal torto o dalla ragione, qualcosa che non funziona in questo meccanismo esiste. «Indubbiamente – concorda Aldo Bottini, avvocato giuslavorista, socio dello studio Toffoletto, De Luca, Tamajo – è evidente che nella valutazione di casi limite come questi bisogna ponderare le inaccettabili lungaggini della macchina della giustizia italiana. Però esiste un’altra osservazione da avanzare in merito all’applicazione dell’articolo 18: in Italia, a differenza che in tanti altri Paesi, l’unica possibilità concessa al giudice, anche nel caso in cui constatasse solo in parte le ragioni del lavoratore, è quella del reintegro. Insomma in Italia o si licenzia o si riassume. E invece, magari, permettendo al giudice la possibilità di modulare il suo intervento si raggiungerebbero accordi più rapidi e più giusti per entrambe le parti».

Un’applicazione dell’articolo 18 con la logica della mediazione. Mantenendo inalterate le tutele e il rispetto dei diritti. Chissà se a Carla sarebbe piaciuto.

Fonte: Corriere della Sera http://www.corriere.it/economia/12_febbraio_03/licenziata-assunta-trovato_21061ab0-4e37-11e1-af4c-6a00aeffb10f.shtml

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