Diritto & Rovescio

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Ammette falsa accusa di stupro: “non mi aveva restituito il telefonino”

Tuesday, December 11th, 2012

Un uomo è stato incarcerato per mesi, sulla sola parola di una donna che lo accusava di stupro. Con le leggi femministe americane l’uomo innocente rischiava 30 anni di galera.  Ma la donna si è pentita ed ha scritto al giudice “la verità è che non mi ha mai stuprata. … Ho perso la pazienza perché aveva preso il mio cellulare e non me lo restituiva”.

Con una decisione rara, il Giudice la ha accusata di spergiuro.

[Fonte: http://news.cincinnati.com/article/20110409/NEWS010702/104100305/Rape-victim-admits-she-lied?odyssey=tab%7Ctopnews%7Ctext%7CFRONTPAGE]

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16 mesi per aver calunniato un uomo. Più 12 mesi per aver rubato un iPod

Monday, December 10th, 2012

Un uomo è stato arrestato senza nessuna prova, solo perché una prostituta lo ha falsamente accusato di averla stuprata e minacciata con un coltellaccio.   Le riprese televisive a circuito chiuso hanno permesso di appurare che era una calunnia, per cui l’uomo è stato liberato e la donna condannata a 16 mesi in un istituto di recupero per delinquenti giovanili. Più altri 12 mesi per aver rubato un iPod.

Ci sentiamo rassicurati dal sapere che, nonostante il femminismo, la vita di un uomo vale ancora più di un iPod.

 

A PROSTITUTE was sentenced to more than two years in jail after falsely accusing a man of raping her at knifepoint. 

Shinaed Kelly, 20, was only on her second night as a sex worker when she accused the innocent man of attacking her in Liverpool city centre.

Martin Decker, prosecuting, said on September 24 last year, Kelly approached a policeman while she was working in Devon Street to complain of a man “acting weird”.

The officer spoke to a man and moved him on.

Mr Decker said: “Later that evening, she said she was raped by the same male who was harassing her earlier.

“He produced an 8in kitchen knife and held it to her throat.”

Kelly told police the man then raped her.

Police arrested a man and held him for 19 hours but after checking CCTV where the rape was supposed to have happened realised the story didn’t add up.

Six days later Kelly, of Green Lane, Birkenhead, admitted she lied.

Jeff Clarke, defending, said Kelly was immature.

Judge David Aubrey QC said every false allegation of rape made it harder for genuine victims to come forward.

He sentenced Kelly to 16 months in a young offenders institution, plus an extra year for robbing an Ipod from a 15-year-old girl.

Link:
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National Post: l’ideologia femminista trionfa sulla parità

Friday, December 7th, 2012
“L‘uomo ti tradisce? gli fai quel che ogni moglie fa in questo paese: lo ripulisci e lo lasci al verde; gli prendi la casa, l’auto, i bambini… gli fai desiderare di essere morto“.
Queste le parole di una prosecutrice distrettuale nel 2003, mentre spiegava alla giuria del Texas perché l’imputata Clara Harris non avesse avuto alcuna necessità di ricorrere all’assassinio del marito filantropo, quando il diritto di famiglia già offre eccellenti strumenti giuridici di vendetta (lei lo aveva investito, passandogli sopra avanti ed indietro con la nuova Cadillac, di fronte a spettatori inorriditi).
“Fagli desiderare di essere morto”? Per il pubblico ministero era assolutamente cruciale non suscitare animosità rivolgendosi ad una giuria tradizionale di 12 uomini e donne, poiché dava per scontato la loro favorevole complicità ai palesi pregiudizi, esistenti nel sistema giudiziario, nei confronti dei maschi.
Si noti, inoltre, come l’avvocata elenca i “bambini” ultimi tra gli interessi degli uomini, promuovendo il mito popolare che i padri separati si disimpegnano facilmente dai loro figli.
In realtà, la perdita da parte dei padri della tutela dei loro figli procura ai bambini tremenda angoscia. Qui sta il paradosso: sappiamo che l’unico fattore – il più importante – di predizione di criminalità per i ragazzi e di bassa autostima per le ragazze, che portano entrambi ad una serie di fallimenti sociali, è la mancanza di un padre nella loro vita. Tuttavia, non c’è ancora stato un gesto significativo di volontà politica per portare più equilibrio nella custodia dei figli nelle separazioni.
Oggi il diritto di famiglia negli Stati Uniti ed in Canada continua a proporre l’opzione alle donne di “fargli desiderare di essere morto”. Le donne vincono l’affidamento esclusivo nel 90% dei contenziosi. I padri non affidatari sono percepiti come delle macchine da soldi con occasionali privilegi di babysitting. Le madri possono non rispettare le ordinanze giudiziali e ostacolare i regimi di visita godendo di impunità, ma i padri sono immediatamente e in modo sproporzionato criminalizzati se non rispettano un assegno di mantenimento, che molto spesso è oneroso (le madri non devono render conto delle spese). I trafficanti di cocaina condannati – metà dei quali, ironia della sorte, sono cresciuti senza padre – trascorrono da 20 a 30 giorni di carcere; un padre in ritardo con l’assegno trascorre tutti i 30 giorni.
Facendo eco al destino di tutte le rivoluzioni politiche, la riforma del patriarcato cominciò come una campagna per la parità; poi il pendolo oscillò troppo lontano, fino al rigido “politicamente corretto”, che ha portato alla soppressione delle eresie e alla colpevolizzazione generale degli Altri (gli uomini), rei del ritardo nella realizzazione dell’Utopia.
Il sistema del diritto di famiglia è ora sistematicamente colonizzato dalle femministe radicali. Il loro obiettivo è la completa autonomia delle donne (tranne per quanto riguarda il sostegno finanziario), tramite la progressiva eclissi dell’influenza giuridica degli uomini negli ambiti in cui colpiscono gli interessi di “identità” delle donne, compresi i bambini. Perciò la questione dell’affidamento è diventata la prima linea nella guerra fra i sessi.
Senza voler dare un elenco esaustivo, il femminismo radicale è sostenuto da collettivi dei diritti sociali nelle alte cariche della giurisprudenza (il femminismo passa al setaccio gli studi culturali e delle scienze umane in generale); da dipartimenti di studi sulla donna (in realtà centri di reclutamento e di formazione ideologica di femministe); da associazioni di femministe sovvenzionate, politicamente potenti, che estendono la loro strategia su tutta la gamma di cause per le donne; da primi ministri e ministri della giustizia accondiscendenti, e da una massa di giudici ideologicamente aggressivi, i cui archivi giuridici, contenenti sentenze irte di pregiudizi soggettivi sul sesso, screditano la loro vocazione e mettono in discussione la stessa nozione di uguaglianza di fronte alla legge.

Per illustrare, solo alcuni esempi:

il presidente della Corte Suprema del Canada, Beverley McLachlin:

Dobbiamo essere pro-attivi nella riorganizzazione della famiglia canadese

l’ex ministro della giustizia Martin Cauchon:

Gli uomini non hanno diritti, solo responsabilità

lo psicologo femminista Peter Jaffe, un consulente nell’ambito dei Tribunali per la Famiglia:

La custodia condivisa è un tentativo dei maschi di proseguire il dominio sulle
femmine

l’Associazione Nazionale delle Donne e la Legge:

Il giudice può trattare i genitori in maniera non paritaria e negare loro le libertà e i diritti civili fondamentali, a patto che le loro motivazioni siano buone

I loro sforzi non sono stati vani. “Le femministe hanno radicato la loro ideologia nella Corte Suprema del Canada, hanno messo al bando tutte le opinioni contrarie“, afferma l’avvocata e sostenitrice dei diritti civili Eddie Greenspan. Il liberale MP Roger Galloway, che nel 1998 ha presieduto la Relazione della speciale Commissione Speciale per l’Affidamento e le visite dei minori, ha commentato che “la giustizia, se si verifica in una causa di divorzio, è soltanto accidentale”.
Si tratta di un procedura consolidata. Le elite come l’associazione “Condizione della Donna” scrivono la sceneggiatura. i servizi sociali “tuttofare” la leggono, poi chiedono al minore in un colloquio di valutazione (a me letto da una relazione trascritta): Qual è la cosa migliore e la cosa peggiore di non aver più tuo padre che vive con voi [a casa]?” La cosa migliore? perché questa domanda suggestiva?
Fortunatamente i bambini non leggono o non si curano delle sceneggiature femministe; come ‘cosa peggiore’, quella bambina pre-adolescente rispose: “Non ho un padre“.
E la ‘cosa migliore’? “Nulla“.


Titolo originale: Ideology trumps equality

National Post, Barbara Kay, Wednesday, June 21, 2006

Fonti: http://www.canadiancrc.com/Newspaper_Articles/Nat_Post_Ideology_trumps_equality_21JUN06.aspx

http://www.genitorisottratti.it/2010/05/lideologia-trionfa-sulla-parita.html

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Vittima di calunnia femminista denuncia comune: 30 milioni di dollari di risarcimento

Tuesday, December 4th, 2012

William McCaffery ha passato 4 anni in galera falsamente accusato di stupro. La signorina B.P.G. ha ammesso che aveva inventato il falso stupro per coprire una rissa con alcune sue amiche, ed è stata condannata a 3 anni di galera per calunnia.

McCaffery chiede 20 milioni di dollari di risarcimento al comune, più atri 10 milioni di dollari per quella che definisce “condotta … così oltraggiosa da eccedere i limiti della decenza e della civiltà”: i poliziotti avevano istruito la signorina a non menzionare la rissa (che avrebbe spiegato le ferite da lei riportate); è stato detenuto anche dopo che il DNA aveva riconosciuto la sua innocenza; anche dopo che la signorina aveva confessato ad un prete il suo crimine.

Fonte: http://gothamist.com/2011/03/10/rape_liar_victim_suing_the_city_for.php

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Padre casalingo da 11 anni, sbattuto ugualmente fuori di casa. Alé!

Saturday, December 1st, 2012

Il Pretore gli ha intimato di  lasciare l’abitazione coniugale e le 3 figlie entro 3 settimane e mezzo, e di trovare un lavoro, atttribuendogli un “reddito ipotetico” di 3’800 fr mensili netti coi quali avrebbe dovuto sopravvivere e versare alla madre circa 1’200 fr di alimenti per le tre figlie.

Chi crede che il femminismo voglia la parità e non i soldi, può interrogarsi: perché non è stata attribuita l’abitazione coniugale e l’affido delle figlie al padre? Perché il pretore non ha imposto alla moglie, già retribuita con un buon reddito a tempo parziale e che ha tra l’altro voluto la separazione, di aumentare il suo grado d’impiego al 100% e di pagare al padre gli alimenti per le figlie di 17, 11 e 8 anni?

L’uomo, di 51 anni, le accudiva amorevolmente da 11 anni nelle vesti di “mammo casalingo” e nel contempo commerciava part-time in prodotti alimentari di produzione propria all’estero (con un reddito di alcune centinaia di franchi al mese).

Fonte: http://www.miopapageno.ch/index.php?option=com_content&task=view&id=3006&Itemid=248

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Dona sperma a coppia di lesbiche, dopo 13 anni lo denunciano per avere il mantenimento

Thursday, November 29th, 2012

Il colmo per un omosessuale? Farselo ficcare nel **** da due lesbiche.  Ancora una volta un uomo che ingenuamente si fidava di lesbiche credendo che il femminismo rivendicasse l’eguaglianza ha avuto un brusco risveglio:

 

LONDRA – Per 13 anni ha vissuto la sua vita come se loro non esistessero. Mark Langridgenon si sentiva affatto genitore delle bambine che aveva contribuito a far nascere, ma solo un donatore di sperma. Aveva aiutato una coppia di donne lesbiche ad avere una gravidanza e ora, dopo tanto tempo, è un uomo perseguitato dalle destinatarie del suo “atto di gentilezza” e dalla giustizia. Lo Stato, infatti, gli chiede gli assegni di mantenimento per le figlie, nate rispettivamente nel 1998 e nel 2000, fino a quando non raggiungeranno l’età adulta. Il 47enne, proveniente dall’Essex e omosessuale, fa sapere di conoscere le bambine a malapena e di non avere i soldi per adempiere a questi obblighi.
Langridge incontrò le donne in una discoteca gay a Southend nel 1997 e divennero buoni amici. Quando una delle donne ha rivelato di volere disperatamente un figlio, Langridge ha accettato di aiutarla, a patto che non ci fossero vincoli. “Io non ho chiesto nulla, nemmeno di essere riconosciuto legalmente come padre”, ha detto. Dopo la nascita della prima bambina, nel 1998, a Langridge è stato chiesto di donare di nuovo il proprio sperma, che ha portato alla nascita della seconda figlia, nel 2000. Mark è rimasto in contatto con la madre e ha visto le piccole in occasione di eventi sociali. Dal 2004, però, i rapporti con la famiglia si sono interrotti. Ora la mamma biologica delle bambine è rimasta sola e a corto di soldi.

http://www.leggo.it/news/mondo/dono_il_seme_13_anni_fa_giudice_lo_obbliga_a_mantenere_le_figlie_che_non_conosce/notizie/200343.shtml

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Germania, divide casa con motosega

Saturday, November 24th, 2012

 

In vista della separazione dalla moglie un 43enne tedesco ha tagliato precisamente a metà con una motosega la casa delle vacanze e poi se l’ portata via con un carrello elevatore. Un caso simile accaduto negli Stati Uniti dove un altro uomo separato ha eretto un muro divisorio nell’appartamento coniugale.

L’insolita ‘divisione dei beni’ avvenuta nella cittadina di Sonnerberg, nell’ex Germania Est. Un portavoce della polizia, descrivendo il caso ha commentato: “L’uomo ha detto di aver preso solo quello che gli spettava. Ma non credo che sua moglie abbia apprezzato”.

Il prefabbricato largo otto metri e lungo sei, che i due, Andreas e Ramona, avevano arredato amorevolmente negli anni felici in uno dei tipici appezzamenti a giardino che sorgono intorno alle citt tedesche, stato cos tagliato esattamente in due parti, come ha potuto constatare una pattuglia della polizia mandata a controllare.

“Io in realtà avevo accettato che il casolare ad un piano andasse ad Andreas” ha raccontato l’incredula Ramona alla polizia. Il marito carpentiere per ha preferito una salomonica divisione. La sua parte l’ha caricata su un camion e se l’ portata via. Il divorzio non stato ancora concluso.

 

Fonte: http://www.traffyk.com/2007/03/09/germania-divide-casa-con-motosega/

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Femminismo moderno: divorzio miliardario per la casalinga

Monday, April 16th, 2012

Alla donna 37 miliardi subito e 260 milioni di alimenti all’anno “Nessuno puo’ decidere per noi quanto denaro ci basta” Ha vissuto 32 anni all’ombra del marito, Gary Wendt, un alto dirigente della General Electric. Poi, quando lui le ha chiesto il divorzio, ha scoperto una straordinaria grinta di combattente. E invece di accettare una lauta sistemazione di dieci milioni di dollari (sedici miliardi di lire), ha fatto causa per avere meta’ di tutto, beni mobili e immobili, pensione, assicurazione supplementare, stock options, fringe benefits e perfino guadagni futuri “visto che il seme lo abbiamo gettato insieme”. Adesso i giudici del Connecticut le hanno dato ragione in linea di massima, anche se il patrimonio accertato e’ di gran lunga inferiore ai 160 miliardi calcolati dalla signora Wendt, che si e’ dovuta accontentare di 20 milioni di dollari subito, 37 miliardi di lire, piu’ 152 mila dollari – circa 259 milioni di lire – all’anno di alimenti, e di una percentuale delle stock option da pagare in futuro. E la sentenza, le cui motivazioni non sono ancora state pubblicate per esteso, potrebbe rivoluzionare la giurisprudenza americana. Adesso, a 54 anni, Lorna Jorgensen Wendt, che ha creato la fondazione “Equality in marriage”, per rivendicare la parita’ economica del matrimonio, e’ per tutti la paladina del “femminismo delle mogli”. “Marito e moglie sono partner al 50 per cento”, dice. “Negli Stati Uniti generalmente i tribunali si attengono, nei matrimoni di lunga durata, a quella che viene definita equitable distribution” (distribuzione equa), spiega l’ex signora Wendt. “Se il patrimonio non supera i cinque milioni di dollari, si divide tutto a meta’. Se invece il capitale e’ piu’ grande, i giudici seguono il criterio dell’enough is enough”, ovvero alla moglie si da’ quanto le basta. “Io ho messo in discussione questo criterio, ho preteso la equal distribution (divisione in meta’ uguali).

Basta paternalismo nei confronti delle mogli: nessuno ha diritto di decidere per me quanto mi basta“. Lorna Wendt parte dal principio che se suo marito ha fatto carriera, e’ perche’ lei lo ha sollevato dai problemi pratici della vita quotidiana, lo ha aiutato a mantenere i giusti rapporti sociali, e creandogli una famiglia felice, gli ha dato l’equilibrio psicologico necessario a dedicarsi al lavoro. “Ho combattuto questa battaglia non solo per me, ma per una questione di principio che aiutera’ tutte le mogli”, sostiene. “Le casalinghe sono abituate a sentirsi donne di serie B, a subire torti perche’ non hanno stima di se’. Dagli anni ’70 le uniche donne socialmente riconosciute sono quelle in carriera. Io ritengo che il nostro lavoro sia molto piu’ prezioso e delicato”. E mentre il femminismo tradizionale sembra essersi logorato negli ultimi anni, il revanchismo delle mogli pare stia prendendo piede in tutto l’Occidente. In Italia da anni si parla di stipendio, pensione, assicurazione sociale per le casalinghe; recentemente un passo avanti nell’ottica del riconoscimento, anche sociale, del ruolo della donna che sta in casa e’ venuto da una rivoluzionaria sentenza della Corte costituzionale che ha sancito il diritto, per una donna vittima di un incidente stradale, al pieno risarcimento assicurativo per invalidita’ a svolgere la sua attivita’, anche se aveva la colf, e quindi i lavori domestici non li faceva lei. Ma, ha sostenuto la Corte, quello che conta e’ la direzione e il coordinamento della vita familiare. La casalinga, insomma, equiparata a manager. “E’ proprio quello che sostengo io”, esclama Lorna Wendt. “Il contributo di gestione domestica della donna vale quanto il contributo economico dell’uomo”. E alle mogli che auspicano la parita’ da’ i seguenti consigli: riconoscere intimamente e ribadire in ogni occasione il proprio ruolo nella carriera del marito; tenersi informate fin nei minimi dettagli della sua condizione economica (molti mariti non ne parlano in casa, e le donne non sanno come accertare il reale valore del patrimonio); infine, al momento del divorzio combattere con lucida strategia. “Anche perche’, cosi’ facendo, ci si sente eroine e non vittime. E questo fa un gran bene alla salute psicologica”. Una ricetta che, almeno per Lorna, ha funzionato molto bene.

‘ESPERTO / CESARE RIMINI “Ecco cosa devono fare le donne italiane” MILANO – “La normativa italiana e’ diversa da quella americana”, spiega l’avvocato Cesare Rimini. “Da noi la spartizione del patrimonio al momento della separazione e’ condizionata dalla scelta, compiuta al momento del matrimonio, tra la comunione o la separazione dei beni”. Se la coppia ha optato per la comunione, tutto cio’ che e’ stato acquistato insieme, e i soldi risparmiati provenienti dall’attivita’ lavorativa, vengono divisi a meta’, mentre i beni dei quali ogni coniuge disponeva prima di sposarsi, o che gli sono arrivati in eredita’, rimangono di pertinenza individuale. Quando invece la coppia e’ in regime di separazione dei beni, ognuno si tiene quello che ha intestato o che puo’ dimostrare di aver acquistato o che e’ il frutto del suo lavoro; il marito e’ solo tenuto a versare un assegno di mantenimento. Dunque i consigli di Lorna Wendt non valgono per le donne italiane? “Valgono eccome, e li condivido in pieno”, sostiene Rimini. “Soprattutto e’ importante che la donna conosca bene la situazione patrimoniale del marito: gli uomini spesso cercano di apparire nullatenenti al momento della separazione. Conservare le ricevute degli alberghi di lusso, dei viaggi aerei, dei pagamenti con le carte di credito, conoscere il numero dei conti correnti, i titoli azionari posseduti, gli investimenti, puo’ servire a provare l’effettivo tenore di vita e ottenere percio’ un altro assegno di mantenimento”.

 

Fonte: Corriere della Sera

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Vittime di pedofilia devono mantenere chi li ha abusati

Monday, August 1st, 2011

Come è possibile una cosa così ripugnante? Provate ad indovinare.  Suggerimento: 1) le vittime sono tre bambini; 2) le pedofile sono tre donne; 3) il femminismo ha inquinato la giustizia.

In California, una pedofila di 34 anni è rimasta incinta di un ragazzo di 15 anni.    In Kansas, è accaduto ad un bambino di 13 anni.  In Florida ad uno di 15 anni.  Secondo le leggi locali si tratta di pedofilia.

Fosse accaduto a tre bambine, i pedofili maschi sarebbero in galera, senza stare neanche a discutere se il rapporto fosse consensuale.

Essendo accaduto a tre minorenni maschi, sono stati condannati loro a pagare il mantenimento alle pedofile femmine.

Fonte: http://communityvoices.sites.post-gazette.com/index.php/opinion/the-radical-middle/29629-oh-boys

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L’Inquisizione femminista contro un poliziotto

Thursday, June 30th, 2011

Un poliziotto è stato accusato di uno stupro che sarebbe avvenuto nel 1974.  La sua sorte è stata decisa in un processo femminista, in cui non ha potuto difendersi se non dicendo “è tutto falso”.  Impossibile portare prove o alibi a distanza di 37 anni.

Una sedicente vittima sostiene di aver visto una foto del poliziotto su di un giornale, di aver riconosciuto il ragazzo che la avrebbe stuprata 37 anni prima, e di aver deciso di denunciarlo.

In base alla follia femminista dell’inversione dell’onere della prova, il giudice ha dovuto decidere se distruggergli la vita sulla base del nulla.

All’annuncio della sentenza, di colpevolezza, la moglie e la figlia del povero poliziotto sono scoppiate in lacrime, urlando “Papà, papà, papà, mio dio”.

La moltiplicazione delle false accuse causata da queste leggi illiberali sta ormai trasformando la giustizia in una Inquisizione al servizio delle femministe che vogliono vendicarsi degli uomini o impadronirsi ed abusare dei figli.

Per risvegliarci da questo sonno della ragione e debellare il femminismo, occorrono processi di Norimberga in cui le nazi-femministe verranno giudicate per questi crimini contro l’umanità sulla base degli stessi standard: se un uomo le accusa, la sua parola varrà come prova di colpevolezza.  Per dopo ritornare alla vera Giustizia, quella basata sulle prove e sulla presunzione di innocenza.

 

Fonte: http://news.stv.tv/scotland/east-central/260469-policeman-on-trial-accused-of-rape/

http://www.scotsman.com/news/Cop-guilty-of-raping-sisters.6794842.jp

 

 

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