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La donna con l’amante va mantenuta, il marito a cui prudono le corna può essere denunciato

Monday, December 17th, 2012

I giudici hanno sancito che chiunque cerchi di impedire con l’uso della forza che il proprio compagno porti l’amante nella casa coniugale incorre in un reato penale. Anche qualora faccia uso di un atteggiamento violento per l’umiliazione subita o per «contrastare la condotta moralmente riprovevole» del proprio compagno.

Così Angelo, un cittadino romano che aveva cercato di impedire che sua moglie Stefania entrasse in casa con il proprio amante, si è visto confermare la condanna per «violenza privata» dai magistrati della Suprema corte. In un altro caso, i giudici hanno decretato che picchiare l’amante integra il reato di maltrattamenti in famiglia. E può costare la custodia cautelare in carcere. È successo lo scorso marzo a un 41enne di Messina, finito dietro le sbarre per avere alzato le mani su una donna con la quale intratteneva una relazione clandestina.

Ma c’è di più: perché il marito cornuto oltre al danno può subire anche la beffa finale. Con la benedizione del codice civile. La Cassazione ha stabilito che una donna che decida di fuggire con l’amante non perde il diritto di essere mantenuta dal marito.

In particolare, se la donna decide anche temporaneamente di andare a vivere con l’altro, in caso di divorzio al coniuge può essere chiesto di partecipare al soddisfacimento delle sue necessità. Senza dimenticare che è vietato offendere l’amante del proprio compagno – pena risarcimenti salatissimi – e che è assolutamente consentito raccontare bugie per difendere l’amante e il suo onore.

Fonte: http://www.ilgiornale.it/interni/altro_che_sfasciafamiglie_i_giudici_sdoganano_lamante/06-11-2011/articolo-id=555482-page=0-comments=1

Sentenze del genere rischiano di aumentare il numero di omicidi familiari e di tentare le donne al divorzio con grave danno per i figli.

Commenti dei lettori:

  • Ma questi pseudomagistrati chi c…. rappresentano ? in che mondo vivono ?? Faccio un appello alle loro mogli: approfittatene.
  • ma chi sono pochi giudici da emettere queste sentenze per poi essere in milioni di Persone a essere colpite ????
  • Continuate a dar retta a questi soggetti effeminati se non femmine direttamente, IO la giustizia so dove sta di casa e non mi servono questi cialtroni ! Dopo la beffa la faccio IO allo Stato, perchè dopo il gesto mi faccio pure mantenere ! Ingiustizia per ingiustizia meglio quella mia che almeno segue una certa logica maschile ! (il maschilista)
  • E se quei giudici fossero malati di mente? Allora urge la riforma della magistratura. Previa riforma del CSM.
  • E’ assurda questa sentsnza,io dovrei acconsentire di far entrare in casa mia la moglie con il suo amante e strare anche zitto,magari offrendogli anche un liquorino.Ma a che punto siamo arrivati,la magistratura sta entrando anche nelle mura domestiche e dice come ci si deve comportare.Non sto capendo più nulla.A quando ci diranno cosa bisogna indossare?.Premetto uno/a della sua vita la può gestire come vuole,senza recare danno agli altri,perciò se portare in casa l’amante farà sentire male l’altro coniuge e avrà crisi esistenziali come si comporterà la magistratura qualore il tradito farà denuncia per danno esistenziale?
  • La sinistra ha creato un clima di sfascio della famiglia. Unioni di femmine e di maschi deviati fra loro e adesso irregolari sono riconosciuti come legittimi malgrado il disordine sociale che vengono a generare. Ve la immaginate l’amante trans che pretende di entrare a pieno titolo nella casa di questo o di quel Presidente di importanti istituzioni politiche ,politiche giudiziarie o amministrative? La sinistra,prima ancora di prendere in mano il timone dello stato,già produce danni irreparabili alla società e segnatamente all’istituto familiare.
  • non fa altro che confermare la tendenza politica della magistratura in genere..!!!! E’ dalla sinistra che sono sempre state proposte, inoltrate e difese tutte quelle idee destinate a sfasciare la famiglia come normalmente dovrebbe essere.
  • I giudici italiani mi sembrano i corruttori di una civilta’ pulita e onesta. Stanno operando in modo che la famiglia sia distrutta in tutti sensi e la morale non possa essere piu’ applicata. Per quest giudici la religione non esiste . Esiste vincitrice l’immoralita’ e tra non molto questi immorali potranno uccidere ed essere assolti con diabgoloche giustificazioni ! Ma chi ci salvera?!?
  • oh bella !…volete dire che quello stesso “giudiciume”, che spende scandalizzato centinaia di milioni per indagare i sollazzi privati di un ricchissimo scapolo, adesso viene a dirci che se rientrando a casa dopo una dura giornata di lavoro troviamo la “dolce meta`”intenta in esercizi acrobatici sul lettone dobbiamo munirci di coperta ed accomodarci sul divano pronti a preparare la colazione per tutti…complimenti vivissimi !!!.
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Mantenimento diretto dei figli: se donna sì, se uomo no. Un esempio di sessismo giudiziario in violazione dell’art. 3 della Costituzione?

Thursday, December 13th, 2012

Coniuge in difficoltà? L’ospitalità dei figli lo esenta dal mantenimento

Il coniuge separato che versa in una condizione di debolezza economica può assolvere ai suoi obblighi di genitore offrendo ospitalità ai figli senza dover pagare l’assegno di mantenimento. Lo sancisce la Cassazione (sentenza 15565/11).

Il caso
La suprema Corte ha bocciato il ricorso di un abruzzese separato dalla moglie nell’aprile 2006, padre di due ragazzi, che chiedeva di ripristinare il mantenimento anche a carico della ex consorte in favore dei figli.
Secondo la Cassazione «il mantenimento cui ciascun genitore è tenuto verso i figli, può ritenersi assolto dal genitore dotato di reddito proprio con cui i figli non convivono, mediante gli adempimenti connessi all’ospitalità da parte dello stesso genitore non convivente in occasione del diritto di visita».
In precedenza, il Tribunale di Lanciano, modificando le condizioni di separazione, aveva disposto l’affidamento dei figli a entrambi i genitori, con collocazione abituale presso la casa del padre e il diritto-dovere della madre di avere con sè i figli secondo determinate modalità.
A carico della madre era stato stabilito un assegno di 400 euro mensili a titolo di concorso nel mantenimento.
Assegno revocato dalla Corte d’appello dell’Aquila, sulla base delle difficoltà economiche in cui versa la donna. Da qui il ricorso in Cassazione volto a ripristinare il concorso al mantenimento a carico della ex. La Suprema Corte ha respinto il ricorso dell’ex coniuge sottolineando che i colleghi di merito «con adeguata motivazione» hanno preso atto del fatto che la donna si trova «in una situazione economica che non le consente, oltre all’assolvimento del mantenimento diretto dei figli quando sono presso di lei, il versamento anche di un contributo ulteriore in favore del padre».

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Che vergogna!

Come si può definire diversamente un tale scempio del Diritto?

Due pesi e due misure, come troppo spesso accade nel nostro Paese

Visto che chi dovrebbe versare un contributo è la madre, caso atipico, la Cassazione si arrampica sugli specchi per giustificare la revoca dell’assegno.

Oltretutto nel caso specifico si trattava di un assegno modesto, 200 euro per ogni figlio.

A ruoli invertiti, si chiede agli ermellini quante volte abbiano preso decisioni analoghe nei confronti di un padre.

Da notare la perla della Suprema Corte: «(…) non le consente (…) il versamento anche di un contributo ulteriore in favore del padre».

Nei confronti di un padre, anche se pesantemente indigente, non sono ammesse deroghe al versamento in quanto la somma erogata è un diritto inalienabile dei figli; diritto inalienabile che curiosamente sparisce quando a versare dovrebbe essere la madre, in tal caso infatti l’assegno diventa “a favore del padre”

In questi giorni si aggrava la posizione del Maresciallo Fabrizio Adornato, padre separato di Genova in sciopero della fame, a Roma per protestare contro l’accanimento giudiziario che lo costringe a vivere sotto la soglia di povertà.

Non ottiene alcuna risposta dal CSM, dalle Procure presso le quali ha sporto innumerevoli denunce, dal Presidente della Repubblica al quale ha rivolto diversi appelli.

E’ disposto a proseguire ad oltranza, fino a morire letteralmente di fame in mezzo alla strada, tanto non ha altra via d’uscita: è la stessa fine alla quale il sistema lo ha condannato togliendogli il diritto ad una vita dignitosa.

È poco lungimirante, Fabrizio Adornato

Per risolvere velocemente la situazione sarebbe stato sufficiente mascherarsi da donna; una parrucca, un po’ di trucco et voilà, l’assegno è revocato come per miracolo.

Ce ne sono tanti come Fabrizio Adornato, decine di migliaia.

Non tutti emergono, non tutti hanno la forza di umiliarsi pubblicamente, la maggior parte sceglie di rimanere nell’ombra cercando di sopravvivere, elemosinando comprensione e un rigurgito di dignità.

È un problema emergente che le associazioni di categoria denunciano da anni. Ultimamente sono arrivate le conferme statistiche anche da parte della Caritas, che assiste con un pasto caldo migliaia di padri separati ed ha sensibilizzato alcune amministrazioni comunali a studiare ammortizzatori sociali per quella che è ormai riconosciuta come categoria di “nuovi poveri”.

Ignorati dalla Giustizia, pronta a schierarsi solo quando l’indigenza si tinge di rosa.

Una proposta: non potrebbe, la Cassazione, esaminare i casi che le vengono sottoposti senza conoscere il genere delle parti?

Dati oscurati, la decisione viene presa in punta di Diritto, a prescindere dalla considerazione che possa penalizzare un padre o una madre.

Poi a sentenza emessa – solo a sentenza emessa – vengono aggiunte le generalità delle parti.

Siamo sicuri che, se fosse stato utilizzato questo metodo, le sentenze di Cassazione degli ultimi 20 anni non sarebbero profondamente diverse?

Alla faccia della Certezza del Diritto.

Che vergogna!

FN

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Mantenimento? No, schiavitù femminista

Saturday, December 8th, 2012

Il Tribunale di Ascoli Piceno decide che anche se l’ex marito ha una busta paga da 1.000€ dovrà pagarne 1.100 alla ex. Ciò indipendentemente dalla documentazione reddituale prodotta

 

Sempre più spesso capita di assistere a vicende curiose, ma quando è invece un Tribunale l’artefice di pronunce alquanto singolari, tali da destare curiosità e perplessità, la voglia di parlarne è talmente tanta che non serve essere giuristi per comprendere le “birichinate” di un giudice.

A decidere è il Tribunale di Ascoli Piceno, che con la sentenza n. 312/2012 definisce giuridicamente una controversia familiare basando le proprie convinzioni su un principio tanto comico quanto azzardato.

La vicenda vede coinvolto un padre separato che, pur avendo presentato una documentazione fiscale attestante un reddito mensile di circa 1.000 euro (come da busta paga), si è visto obbligato ad un assegno di mantenimento di 1.100 euro mensili in favore della ex moglie, la quale peraltro è titolare di un reddito autonomo ammontante a 456 euro mensili. Secondo il Tribunale la donna, data l’età, non può avere prospettive di miglioramento della sua situazione occupazionale, mentre il reddito documentato dal marito non sarebbe credibile in virtù del tenore di vita che la coppia avrebbe avuto in passato.

Pertanto il Giudice stabilisce che se il tenore di vita antecedente alla separazione dei coniugi era “dignitoso” e confermava una condizione economica facoltosa, i modelli unici e qualsivoglia altra documentazione della situazione reddituale, debitamente presentati in giudizio, non sono idonei a dimostrare le reali risorse patrimoniali ed economiche della coppia.

La decisione del Tribunale di Ascoli Piceno non può non lasciare perplessi: perché prendere in esame soltanto la situazione patrimoniale della coppia in costanza di matrimonio, senza tener minimamente conto della presente situazione reddituale, e cosa ancor più grave, senza interessarsi alle condizioni di vita dell’ex marito?

Il Giudice non può infatti limitarsi a considerare soltanto il reddito emergente dalla documentazione fiscale prodotta, ma è obbligato a tenere altresì conto degli altri elementi di ordine economico, o comunqueapprezzabili in termini economici, diversi dal reddito dell’onerato, suscettibili di incidere sulle condizioni delle parti, dovendo, in caso di specifica contestazione della parte, effettuare i dovuti approfondimenti – anche attraverso indagini di polizia tributaria – rivolti a un pieno accertamento delle risorse economiche dell’onerato.

Nel caso de quo l’organo giudicante, senza alcun accertamento ulteriore, obbliga lo sfortunato ex coniuge ad un mantenimento superiore al reddito dimostrato. In sostanza, il Giudice ha fatto finta che la coppia non si fosse mai separata, valutando solamente la situazione reddituale in costanza di matrimonio, ed ha fatto finta di non sapere che i redditi da lavoro autonomo, come quello documentato dalla signora, spesso, ma non sempre, possono nascondere anche fardelli di elusione fiscale che necessitano di una verifica più attenta.

Alla faccia del buon senso!

Non è affatto semplice comprendere quali siano i criteri adottati dai diversi Tribunali italiani per definire la misura dell’assegno di mantenimento in caso di separazione, dal momento che la normativa vigente riconosce all’organo giudicante un ampio spazio di discrezionalità circa la quantificazione dello stesso. In mancanza di criteri legali risulta evidente la necessità che ogni decisione venga assunta caso per caso.

Tuttavia ciò porta a vicende assurde come quella descritta sopra.

La necessità di adottare un criterio base, fondato anche su calcoli aritmetici, per evitare orientamenti discordanti, ha indotto alcuni tribunali a ricorrere a fogli di calcolo.

Un modello per il Calcolo dell’Assegno di Mantenimento (MoCAM) è stato elaborato dal Dipartimento di Statistica dell’Università di Firenze, e viene applicato dal tribunale di Firenze. Si tratta di un sistema di calcolo che si propone un obiettivo dichiarato: «l’ammontare complessivo degli assegni deve essere tale da consentire ai due nuclei familiari che risultano dalla separazione di avere lo stesso tenore di vita, in modo che il danno economico derivante dalla separazione sia equamente ripartito tra i due genitori e ai figli sia garantito un tenore di vita equilibrato durante il tempo di convivenza con l’uno o l’altro dei genitori».

Forse questo potrebbe rappresentare un significativo passo in avanti per i padri separati, sempre più spesso annoverati tra i nuovi poveri, che affollano le mense di beneficenza e che si riducono a vivere in automobile, entrando in una spirale da cui è difficilissimo, se non impossibile, uscire. E in Italia, dati alla mano, sono quasi un milione quelli già precipitati nella miseria.

Italy: sexist judgments kill men's rights

Fonte: Seleenia Ragusa, giurista, su

http://www.leggioggi.it/2012/07/03/mantenimento-no-grazie-voglio-la-tua-vita

Titolo originale: “Mantenimento? no grazie… voglio la tua vita”.

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National Post: l’ideologia femminista trionfa sulla parità

Friday, December 7th, 2012
“L‘uomo ti tradisce? gli fai quel che ogni moglie fa in questo paese: lo ripulisci e lo lasci al verde; gli prendi la casa, l’auto, i bambini… gli fai desiderare di essere morto“.
Queste le parole di una prosecutrice distrettuale nel 2003, mentre spiegava alla giuria del Texas perché l’imputata Clara Harris non avesse avuto alcuna necessità di ricorrere all’assassinio del marito filantropo, quando il diritto di famiglia già offre eccellenti strumenti giuridici di vendetta (lei lo aveva investito, passandogli sopra avanti ed indietro con la nuova Cadillac, di fronte a spettatori inorriditi).
“Fagli desiderare di essere morto”? Per il pubblico ministero era assolutamente cruciale non suscitare animosità rivolgendosi ad una giuria tradizionale di 12 uomini e donne, poiché dava per scontato la loro favorevole complicità ai palesi pregiudizi, esistenti nel sistema giudiziario, nei confronti dei maschi.
Si noti, inoltre, come l’avvocata elenca i “bambini” ultimi tra gli interessi degli uomini, promuovendo il mito popolare che i padri separati si disimpegnano facilmente dai loro figli.
In realtà, la perdita da parte dei padri della tutela dei loro figli procura ai bambini tremenda angoscia. Qui sta il paradosso: sappiamo che l’unico fattore – il più importante – di predizione di criminalità per i ragazzi e di bassa autostima per le ragazze, che portano entrambi ad una serie di fallimenti sociali, è la mancanza di un padre nella loro vita. Tuttavia, non c’è ancora stato un gesto significativo di volontà politica per portare più equilibrio nella custodia dei figli nelle separazioni.
Oggi il diritto di famiglia negli Stati Uniti ed in Canada continua a proporre l’opzione alle donne di “fargli desiderare di essere morto”. Le donne vincono l’affidamento esclusivo nel 90% dei contenziosi. I padri non affidatari sono percepiti come delle macchine da soldi con occasionali privilegi di babysitting. Le madri possono non rispettare le ordinanze giudiziali e ostacolare i regimi di visita godendo di impunità, ma i padri sono immediatamente e in modo sproporzionato criminalizzati se non rispettano un assegno di mantenimento, che molto spesso è oneroso (le madri non devono render conto delle spese). I trafficanti di cocaina condannati – metà dei quali, ironia della sorte, sono cresciuti senza padre – trascorrono da 20 a 30 giorni di carcere; un padre in ritardo con l’assegno trascorre tutti i 30 giorni.
Facendo eco al destino di tutte le rivoluzioni politiche, la riforma del patriarcato cominciò come una campagna per la parità; poi il pendolo oscillò troppo lontano, fino al rigido “politicamente corretto”, che ha portato alla soppressione delle eresie e alla colpevolizzazione generale degli Altri (gli uomini), rei del ritardo nella realizzazione dell’Utopia.
Il sistema del diritto di famiglia è ora sistematicamente colonizzato dalle femministe radicali. Il loro obiettivo è la completa autonomia delle donne (tranne per quanto riguarda il sostegno finanziario), tramite la progressiva eclissi dell’influenza giuridica degli uomini negli ambiti in cui colpiscono gli interessi di “identità” delle donne, compresi i bambini. Perciò la questione dell’affidamento è diventata la prima linea nella guerra fra i sessi.
Senza voler dare un elenco esaustivo, il femminismo radicale è sostenuto da collettivi dei diritti sociali nelle alte cariche della giurisprudenza (il femminismo passa al setaccio gli studi culturali e delle scienze umane in generale); da dipartimenti di studi sulla donna (in realtà centri di reclutamento e di formazione ideologica di femministe); da associazioni di femministe sovvenzionate, politicamente potenti, che estendono la loro strategia su tutta la gamma di cause per le donne; da primi ministri e ministri della giustizia accondiscendenti, e da una massa di giudici ideologicamente aggressivi, i cui archivi giuridici, contenenti sentenze irte di pregiudizi soggettivi sul sesso, screditano la loro vocazione e mettono in discussione la stessa nozione di uguaglianza di fronte alla legge.

Per illustrare, solo alcuni esempi:

il presidente della Corte Suprema del Canada, Beverley McLachlin:

Dobbiamo essere pro-attivi nella riorganizzazione della famiglia canadese

l’ex ministro della giustizia Martin Cauchon:

Gli uomini non hanno diritti, solo responsabilità

lo psicologo femminista Peter Jaffe, un consulente nell’ambito dei Tribunali per la Famiglia:

La custodia condivisa è un tentativo dei maschi di proseguire il dominio sulle
femmine

l’Associazione Nazionale delle Donne e la Legge:

Il giudice può trattare i genitori in maniera non paritaria e negare loro le libertà e i diritti civili fondamentali, a patto che le loro motivazioni siano buone

I loro sforzi non sono stati vani. “Le femministe hanno radicato la loro ideologia nella Corte Suprema del Canada, hanno messo al bando tutte le opinioni contrarie“, afferma l’avvocata e sostenitrice dei diritti civili Eddie Greenspan. Il liberale MP Roger Galloway, che nel 1998 ha presieduto la Relazione della speciale Commissione Speciale per l’Affidamento e le visite dei minori, ha commentato che “la giustizia, se si verifica in una causa di divorzio, è soltanto accidentale”.
Si tratta di un procedura consolidata. Le elite come l’associazione “Condizione della Donna” scrivono la sceneggiatura. i servizi sociali “tuttofare” la leggono, poi chiedono al minore in un colloquio di valutazione (a me letto da una relazione trascritta): Qual è la cosa migliore e la cosa peggiore di non aver più tuo padre che vive con voi [a casa]?” La cosa migliore? perché questa domanda suggestiva?
Fortunatamente i bambini non leggono o non si curano delle sceneggiature femministe; come ‘cosa peggiore’, quella bambina pre-adolescente rispose: “Non ho un padre“.
E la ‘cosa migliore’? “Nulla“.


Titolo originale: Ideology trumps equality

National Post, Barbara Kay, Wednesday, June 21, 2006

Fonti: http://www.canadiancrc.com/Newspaper_Articles/Nat_Post_Ideology_trumps_equality_21JUN06.aspx

http://www.genitorisottratti.it/2010/05/lideologia-trionfa-sulla-parita.html

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Separazione: lei torna da mammà al paesello, lui non riavrà i figli

Thursday, December 6th, 2012

Cassazione: i figli vanno considerati bagagli al seguito della madre; padre rileva solo se paga lautamente.
Lei porta via i figli dal loro «habitat» per portarli al paesello d’origine, un «contesto arcaico e rurale». A lui non basta giocare la carta dello sradicamento della prole per ottenere l’affido dei minori e la revoca dell’assegno di mantenimento. La scelta, osservano i giudici, è compiuta nell’interesse dei figli: l’affidataria cerca nella famiglia d’origine, residente nelle campagne del Sud, quel sostegno anche economico che l’esiguo contributo a carico dell’ex coniuge da solo non è in grado di assicurare. È quanto emerge da unasentenza pubblicata il 19 maggio 2011 dalla prima sezione civile della Cassazione.
Confermato l’affidamento dei figli alla signora, nonostante il trasferimento da un ridente cittadina balneare del Centro come Senigaglia a una ruspante e piccola località pugliese. Sarà pure “arretrato” il contesto sociale meridionale in cui dovranno ambientarsi i figli, ma certo è che nulla si può rimproverare alla signora: ha dimostrato di saper fare il ruolo di madre e decide di tornare al paese d’origine perché là ha i genitori che possono prendersi cura dei bambini, mentre i 200 euro al mese che le passava l’ex marito non bastano di certo.
Doppia batosta per lui: il mantenimento aumenta a 450 euro mensili perché l’onerato ha finito di pagare il mutuo, diventando proprietario dell’ex casa coniugale. Incensurabile la motivazione della decisione di merito, censurata per la (presunta) mancata comparazione fra i contesti sociali di vita dei figli prima e dopo il trasferimento voluto dalla madre.
C’è urgente bisogno di una riforma per avere un vero affido condiviso che protegga il diritto dei bambini ad avere entrambi i loro genitori.

La notizia della sentenza della Corte di Cassazione è data su http://www.cassazione.net/separazione-lei-torna-da-mamma-al-paesello-lui-non-riavra-i-figli-p3380.html ed il testo è tratto da http://www.genitorisottratti.it/2011/05/cass-se-la-madre-vuol-farsi-mantenere.html?spref=fb

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Pensionato ridotto in povertà per mantenere la ex moglie ed i figli adulti

Tuesday, December 4th, 2012

PALERMO — Un pensionato era costretto a vivere da due anni con cento euro mese perchè doveva versare parte della sua pensione, 150 euro a testa, ai due figli di 34 e 49 anni abitanti con la madre dalla quale si era separato.

Da questo mese, V.C.,  80 anni non avrà più l’obbligo di versare soldi ai figli. Lo ha deciso il giudice Sara Marino del tribunale di Termini Imerese. Per anni l’anziano dai 740 euro al mese di pensione di ex bidello defalcava 640 euro: somme derivanti dal recupero dei soldi che precedentemente non aveva versato ai suoi familiari nonostante una precedente sentenza lo obbligasse a farlo. Adesso dovrà solo dare l’assegno di mantenimento alla moglie: circa 200 euro.

Oltre ad erogare questi soldi il pensionato era stato costretto dal tribunale nel 2009 ad abbandonare la sua casa in seguito alla richiesta di separazione avanzata dall’ex moglie “per infedeltà coniugale”, accusa sempre respinta dal coniuge.

“In questi anni – afferma – per sopravvivere ho chiesto aiuto ad una signora che mi ha preso in casa e alla quale davo 500 euro al mese per tenermi con lei. Ma dal 2010 non ho potuto più pagare questo affitto. Ma per fortuna non sono stato sbattutto in mezzo alla strada”. Ora Capuano pensa di chiedere l’assegnazione di una stanza nella casa dove abita l’ex consorte. “Anche se dovessi stare in uno sgabuzzino – dice – per me andrebbe bene”.

Fonte: http://palermo.repubblica.it/cronaca/2012/06/03/news/ai_figli_adulti_niente_pi_soldi_il_giudice_d_ragione_al_padre-36464898/

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Denuncia il marito disoccupato per avere il mantenimento, si scopre che lo aveva tradito

Monday, December 3rd, 2012

VICENZA – Ha scoperto di essere sterile dopo che l’ex moglie lo aveva denunciato per il mancato versamento degli alimenti al figlio. Così un operaio vicentino di 50 anni ha messo alle strette l’ex coniuge, 40enne, scoprendo che il bimbo di cui andava orgoglioso non era suo. La donna gli ha confessato tra le lacrime che lo aveva tradito con suo fratello, e dal quel rapporto era nato il bambino. Venuta alla luce la vicenda – riferisce «Il Giornale di Vicenza» -, l’uomo è stato assolto dal tribunale con la formula che «il fatto non sussiste».

Nell’udienza conclusiva il pm ha sottolineato, tra l’altro, «il vergognoso accanimento» della 40enne nei riguardi dell’ex marito. L’operaio aveva saltato per alcuni mesi il versamento di 250 euro mensili per il ragazzino, dopo essere rimasto disoccupato. Ma lui non poteva essere il padre biologico del minore, come era stato accertato da un esame medico successivo, che aveva accertato la sua condizione di sterilità.

Fonte: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2010/30-marzo-2010/non-versa-alimenti-moglie-denuncia-operaio-scopre-che-figlio-fratello–1602748207565.shtml

 

 

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Pater semper certum est, mater numquam: lo stupro della paternità

Monday, December 3rd, 2012

Una volta si usava dire che la madre è sempre certa, il padre mai.

Oggi è vero l’opposto: le leggi femministe consentono alle madri di sbarazzarsi dei figli, evitando di riconoscerli, o anche abortendoli.   Allo stesso tempo gli uomini sono obbligati a mantenere i figli, ovvero a dare soldi alla madre perché ne faccia quello che vuole.

Si chiama “interesse superiore del minore” e consente qualunque cosa:

Usare i papà come bancomat ed i bambini come carte bancomat è un vero e proprio stupro.

Infatti, lo stupro una volta obbligava la donna a dedicare la vita al figlio di chi la aveva violentata, impedendole di avere una famiglia o magari obbligando una intera famiglia ad accogliere il bambino.  Per questo motivo originale, lo stupro è entrato nell’immaginario collettivo come reato grave.

Oggi che usa darla liberamente, le conseguenze di uno stupro sono quasi solamente psicologiche.

Mentre le femministe impongono condanne pesantissime e cercano di dilatare il concetto di violenza sessuale fino al ridicolo, mentre denunciare falsi stupri pare oramai una moda, la gravità originale del reato di stupro la subiscono invece gli uomini grazie alle leggi femministe: lo stupro della paternità.

 

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Mantenimento di 250€ a vita per 7 giorni di matrimonio. Alé!

Sunday, December 2nd, 2012

Si è sposata, è rimasta con il marito per una sola settimana senza mai occuparsi della gestione familiare né concedendosi mai al neo-coniuge. Poi se n’è andata e ha chiesto gli alimenti. E’ successo a Bologna, dove una fresca sposina non ha retto la vita coniugale e se l’è data a gambe, ottenendo, a dispetto della brevità e del mancato “consumo” del rapporto, un assegno di 250 euro mensili. Ad attribuirglielo in via definitiva (ma anche in misura inferiore a quanto richiesto) la Corte di Cassazione, che ha confermato la bontà di una sentenza della Corte d’appello del capoluogo emiliano, poiché lontano dal marito le signora in questione non riusciva a mantenere lo stesso tenore di vita goduto durante le (fulminee) nozze.

La notizia è tratta da http://donna.libero.it/lifestyle/mantenere-ex-divorzio-mantienimento-soldi-moglie-marito-ne1665.phtml

 

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Mantenimento: lui ha una busta paga da 1.000 euro ma dovrà pagarne 1.100 alla ex

Sunday, December 2nd, 2012

E’ sempre più difficile comprendere quali siano i criteri adottati dai diversi Tribunali italiani per determinare la misura del mantenimento in caso di separazione. In mancanza di tabelle di legge risulta evidente che la decisione non potrà che essere presa caso per caso. Accade sempre più spesso però di avere a che fare con situazioni limite come quella che ha coinvolto un padre separato che, pur avendo depositato la documentazione fiscale attestante un suo reddito mensile di circa 1.000 euro (questa la sua busta paga), si è visto condannare al pagamento di un assegno di mantenimento di 1.100 Euro mensili in favore della ex moglie (oltretutto titolare di reddito autonomo) e della figlia minorenne. La decisione è del Tribunale di Ascoli Piceno (sentenza n. 312/12) che nella parte motiva del provvedimento ha preso in considerazione la situazione patrimoniale della coppia in costanza di matrimonio. Nella fattispecie la ex moglie ha documentato un reddito mensile di 456 euro mentre il marito ha documentato un reddito mensile di 1.000 euro. Secondo il Tribunale però la donna data l’età non può avere prospettive di miglioramento della sua situazione occupazionale, mentre il reddito documentato dal marito non sarebbe credibile dato il tenore di vita che la coppia avrebbe avuto in passato. In sostanza secondo quanto si legge in sentenza, è necessario che il marito garantisca un assegno alla ex moglie che le consenta di far fronte alle proprie difficoltà economiche per garantirle uno stato di vita paragonabile alle condizioni ante separazione quando il menage coniugale le assicurava una situazione di vita serena e di buon livello medio. Insomma il Tribunale ha presunto che se la coppia ha avuto in passato un tenore di vita più elevato, rispetto a quanto documentato da entrambi, verosimilmente è il marito ad avere un reddito maggiore rispetto a quanto indicato in busta paga. I modelli unici prodotti dal marito, secondo il Tribunale, non sarebbero idonei a dimostrare le reali risorse patrimoniali ed economiche della coppia e pertanto, tenendo conto della qualità di vita pregressa si devono ipotizzare capacità patrimoniali maggiori. Di qui la decisione di fissare il mantenimento nella complessiva somma di 1100 Euro.

Fonte: http://www.studiocataldi.it/news_giuridiche_asp/news_giuridica_11965.asp#.T8ibKHF2Fy0.facebook

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