Quattro anni di vita difficile con la moglie, un bambino di 17 mesi e la decisione del giudice che finalmente fa chiarezza sulla inopportunità di alcuni tipici comportamenti che avvengono in corso di separazione. Ad Enna il bambino, questa volta, é stato affidato al padre, anche se in tenera età (scusa tradizionalmente usata nei tribunali per negare la genitorialità paterna). Nonostante i giornali più stereotipizzati parlino di “estremi tentativi di difendere il bambino, la donna rischia di essere arrestata perché contesta la decisione del giudice.
E’ la storia di una ragazza ennese, sposata nel maggio del 2006 ad un autotrasportatore. Dopo la nascita del bambino, la donna si rende conto di non amare più il marito, ma anzichè avviare una separazione civile e improntata al rispetto, la moglie comincia ad accusare l’uomo di improbabili violenze e “si rifugia” con il bambino a casa dei suoi genitori.
Così, a seguito dell’istruttoria, la madre rischia nelle prossime 72 ore l’arresto per sottrazione di minore. L’affidamento esclusivo del bimbo al padre è stato notificato tramite ufficiale giudiziario.
[Fonte: adiantum. In un paese normale, che la magistratura difende un bambino invece di assecondare le false accuse, non sarebbe una notizia].
