Sono l’espressione più estrema del femminismo: lesbiche che si isolano dalla società normale di donne e uomini, che rifiutano addirittura contatti con spermatozoi e quindi la gravidanza ed il parto.
COSA FANNO, non si sa. Cercando su internet, poche sono le notizie che emergono.
Su siti lesbici, le attività delle separatiste sono descritte con poca simpatia come «ubriacarsi tra loro in un casale isolato». Non sappiamo quanto ci sia di vero.
La più nota è Valerie Solanas, che scriveva «Il maschio è un aborto che cammina, abortito allo stadio genetico. Essere maschio è essere deficiente, emozionalmente limitato: la mascolinità è una malattia di deficienza e i maschi sono storpi emotivi», fondò SCUM (Società per l’Eliminazione dei Maschi) e tentò di uccidere tre uomini finendo in un ospedale psichiatrico.
In Italia, la presenza dichiarata di lesbiche separatiste viene riportata a Brescia, Roma, ed alla Casa della Donna di Pisa (nella quale un volontario venne rifiutato in quanto maschio).
Usano termini come “violenza di genere”, “femminicidio”, “lesbofobia”, negano che l’alienazione genitoriale o PAS è abuso sui bambini.
Quando nel 2006 venne approvato l’affido condiviso, avvocate femministe organizzarono campagne finalizzate a criminalizzare gli uomini come violenti, in maniera da aiutare le calunniatrici ad ottenere l’affido esclusivo e privare i bambini dei loro papà.
E così il 25 novembre 2007 venne organizzata a Roma una manifestazione contro la violenza sulle sole donne. Nonostante slogan misandrici e violenti quali “un uomo morto non stupra”, “corteo separatista, il maschio serve solo come camionista”, “grazie mamma di avermi fatto lesbica” tante donne aderirono ingenuamente, forse tratte in inganno da assurde statistiche ISTAT sulla violenza maschile e dalla propaganda sulla stampa.
La allora ministra Giovanna Melandri si dissociò subito, con queste parole:
«poche aggressive e cretine… Le donne diffidino di questo tipo di manifestazioni, perché se una manifestazione contro la violenza produce violenza… ci hanno anche aggredito fisicamente»
Le donne normali provarono a protestare la “banda di separatiste sessiste”, contro la “scelta sessista e separatista” delle femministe di escludere gli uomini.
La violenza del femminismo lesbico separatista degenerò in attacchi violenti contro fotografi e giornalisti cacciati per il solo fatto di essere uomini, che causarono la clamorosa interruzione della diretta televisiva su La7.
Musicisti senegalesi, che volevano solo rallegrare la manifestazione, vennero assaltati non in quanto neri ma in quanto uomini.
Addirittura gli omosessuali, usualmente alleati del femminismo, vennero esclusi.
Anche il femminista Gad Lerner commentò: “Rischiamo di diventare il paese delle femministe sempre più furibonde e isolate. Ma chi sarebbero queste femministe che menano?”.
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