GenioDonna e il suo appello alle pari opportunità vere. Che non piace al femminismo nero.

GenioDonna, testata giornalistica centrata sulle pari opportunità, rompe il velo in un articolo che tratta di un problema sociale che investe oltre due milioni di famiglie italiane: quello delle cattive separazioni. Scrive il giornalista:


E quando non si percepisce la luce oltre il tunnel non può che salire la tensione, persino tra persone che si amano o si sono amate.

E che poi magari si ritrovano in tribunale, vittime (o peggio complici) di due estremi opposti che finiscono per toccarsi: il veteromaschilismo di giudici che non si sono mai occupati dei loro figli e non capiscono perché un papà dovrebbe essere ancora interessato ai suoi dopo che ha rotto con la moglie, e il cosìdetto nazifemminismo (così chiamato nei vari blog e gruppi nati di recente su internet, ma un grecista lo definirebbe “sindrome di Medea”), quello che non disdegna nemmeno le false accuse di abusi, su se stesse e sui minori, per distruggere l’ex marito.

(Fonte: Geniodonna n. 27/28, pag. 21. Gennaio/febbraio 2012. Link, grassetto e immagine aggiunti da noi).

A qualcuno dà fastidio il vocabolo “nazifemminismo”, termine di indubbia efficacia, ormai comunemente usato per denotare chi costruisce o sostiene false accuse finalizzate ad impadronirsi di bambini anche a costo di alienarli, poi tentando di negare che questo è un abuso sull’infanzia, anche diffamando il prof. Gardner che già nel 1985 portò questo abuso all’attenzione dell’opinione pubblica. Il giornalista elabora:

Mentre scrivevo quell’articolo pensavo innanzi tutto a una bambina di cui non conosco neanche il nome, coperto dal segreto professionale dell’allora responsabile del Servizio tutela minori di Como, che me ne parlò sei anni fa: una bambina che frequentava la scuola d’infanzia, mi disse, e che secondo la madre aveva subito un abuso dal papà. “Noi abbiamo fatto tutte le verifiche e possiamo escluderlo con certezza – mi confidò la dottoressa – ma l’avvocatessa della mamma ha fatto ricorso e il giudice ci chiede di riesaminare la bambina. Sa tutto questo quanti anni di psicoterapia costerà a quella bambina quando diventerà ragazza?”. E siccome non mi capacitavo di simili denunce strumentali tra persone che i figli dovrebbero averli fatti per amore, pensò la presidente dell’associazione Mamme separate a spiegarmi che casi del genere non sono infrequenti perché all’odio della parte in causa si sovrappone la strategia di avvocati che in questo modo riescono a fare ottenere subito casa e mantenimento alle loro assistite, dal momento che il presunto orco viene allontanato dal giudice con un provvedimento cautelare.

Articolo completo [fonte]:

http://www.centriantiviolenza.eu/cafm/gender_violence/nazifemminismo-e-false-accuse-ne-parla-geniodonna/
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Una risposta a GenioDonna e il suo appello alle pari opportunità vere. Che non piace al femminismo nero.

  1. Romina scrive:

    Il giornalista cortesemente ha anche risposto a chi lo attacca con incredibile violenza verbale.
    xxxx
    su una cosa sono d’accordo con lei: l’articolo era breve, si arriva presto alla fine e alla tesi che chi lo ha scritto vuole sostenere. Però lei la fine e la tesi non le cita. Alla fine è scritto: “Chissà quando arriverà il giorno in cui anche noi poveri italiani ci meriteremo un ministro come Ségolène Royal, che nel 2002 varò la legge sulla residenza alternata, che non lascia dubbi su che cosa debbano fare i separati: i bravi genitori, dediti ad occuparsi in egual misura dei figli”. Non credo di dover stare a rimarcare chi sia Ségolène Royal: non certo un uomo, non certo un papà, di sicuro un ministro della Famiglia e dell’Infanzia che ha lasciato il segno, non soltanto per la legge sulla residenza alternata, ma anche per le campagne contro la violenza sulle donne e contro la pedofilia.
    Premesso che passo poco tempo su Internet, e che sono iscritto a un solo gruppo di Fb che tratta problematiche familiari (Fas, ovvero Famiglia sempre, né papà separati né mamme separate, perché credo che questa divisione faccia per l’appunto parte del problema culturale che in Italia continua a scatenare guerre sulla pelle dei bambini trenta e più anni dopo “Kramer contro Kramer” e penso anche che le guerre giuste non esistano) le segnalo anch’io due link che penso possano fornire utili spunti per un dibattito, e per delle scelte politiche, partendo da basi scientifiche:

    1) a questo trova la relazione che ha presentato lo scorso 8 novembre in Senato il Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi, in cui viene sancita la “totale inidoneità di un modello che preveda che un solo genitore (quello collocatario o prevalente) sia il permanente punto di riferimento dei figli, provvedendo a ogni loro necessità e assumendo ogni decisione e compito di cura, mentre l’altro si limita ad erogarli il denaro avendo con i figli solo contatti sporadici”. Affermazione tratta dall’analisi di tre studi internazionali sui figli di separati, studi statistici ed epidemiologici che sono stati condotti e pubblicati sulle principali riviste e che hanno ispirato legislatori come quello francese, ma che in Italia, sottolinea lo stesso Ordine degli psicologi, rimangono lettera morta anche dopo l’entrata in vigore della legge sull’affido condiviso. Ci sarà un perché? Esiste o no un problema culturale nel nostro paese che investe la genitorialità e le pari opportunità?

    http://www.senato.it/documenti/repository/commissioni/comm02/documenti_acquisiti/957%20Ordine%20degli%20psicologi.pdf

    2) qui invece trova un estratto del libro “E se l’orco fosse lei? Strumenti per l’analisi, la valutazione e la prevenzione dell’abuso al femminile”, edito da Franco Angeli e di cui è coautrice Loredana Petrone, psicoterapeuta e docente dell’università “La Sapienza” di Roma. Alle pagine 26 e 27 trova descritta la Sindrome della madre malevola che, cito dal testo, “è rintracciabile quando la madre, senza alcuna giustificazione razionale, è determinata a punire il marito da cui si sta separando” e si manifesta in tre modi: “la manipolazione dei figli utilizzati come arma”; “la vessazione attraverso accuse gravi e infondate, per lo più di presunte violenze, spesso di carattere sessuale”; “la consapevole volontà di violare le leggi pur di raggiungere lo scopo”. Gli stessi autori sottolineano che “questo non vuol dire che non possa esistere una sindrome anche per il “padre malevolo”, ma questo fenomeno si innesca nella consuetudine giuridica di dell’affidamento della prole alla madre e nel “potere di gestione”, a volte arbitrario, che ne può derivare”. Sono passati sette anni dalla pubblicazione del suddetto libro, ma le consuetudini giuridiche faticano a cambiare…

    3) http://books.google.it/books?id=cuxFqT0O62oC&pg=PA27&lpg=PA27&dq=e+se+l%27orco+fosse+lei+sindrome+della+madre+malevola&source=bl&ots=Vpct7qrr9h&sig=lpg-1Nn1wbyUg8K-i1PnMle4PIs&hl=it&sa=X&ei=S9waT_GbN-ik4gTpo-2tDA&sqi=2&ved=0CCAQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false

    Ma mentre scrivevo quell’articolo, cara Simona, pensavo innanzi tutto a una bambina di cui non conosco neanche il nome, coperto dal segreto professionale dell’allora responsabile del Servizio tutela minori di Como, che me ne parlò sei anni fa: una bambina che frequentava la scuola d’infanzia, mi disse, e che secondo la madre aveva subito un abuso dal papà. “Noi abbiamo fatto tutte le verifiche e possiamo escluderlo con certezza – mi confidò la dottoressa – ma l’avvocatessa della mamma ha fatto ricorso e il giudice ci chiede di riesaminare la bambina. Sa tutto questo quanti anni di psicoterapia costerà a quella bambina quando diventerà ragazza?”. E siccome non mi capacitavo di simili denunce strumentali tra persone che i figli dovrebbero averli fatti per amore, pensò la presidente dell’associazione Mamme separate a spiegarmi che casi del genere non sono infrequenti perché all’odio della parte in causa si sovrappone la strategia di avvocati che in questo modo riescono a fare ottenere subito casa e mantenimento alle loro assistite, dal momento che il presunto orco viene allontanato dal giudice con un provvedimento cautelare.

    Non mi dilungo oltre, ma sono disponibile ad approfondire il confronto, a raccontarle altri casi di cui ho contezza personale (“il personale è politico” dicevano i movimenti femministi di cui ho grande stima e dovremmo ricordarcene più che mai oggi, in un tempo in cui milioni di noi sono tornati a subire ingiustizie e lesioni dei diritti, in ambito lavorativo piuttosto che familiare), casi di altri bambini e bambine che a volte, per colpa di queste guerre assurde, hanno finito per perdere entrambi i genitori, mandati dal giudice in comunità e case famiglia, bambini che anno bisogno di una presa di coscienza e di un’assunzione di responsabilità da parte di noi uomini e donne, da parte della società e della politica.

    Spero accetterà i miei saluti cordiali, comprendendo che non c’è ironia nel termine, che pure potrebbe sembrare inadeguato di fronte alla sua aggressività, ma c’è, invece, sincera disponibilità al confronto.

    Pietro Berra

    qui http://www.facebook.com/notes/genio-donna/risposta-del-giornalista-pietro-berra/10150609203592037

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