La stampa comunista lo dipinge come un personaggio negativo.
La realtà è ben diversa.
Nel 1970 la sinistra al potere con Salvador Allende, eletto con il 36% dei voti, aveva fatto cadere il Cile in una profonda crisi economica attuando nazionalizzazioni di imprese ed altre riforme di stampo sovietico, mentre la vita politica era funestata da gruppi politici armati rivoluzionari.
I commercianti cominciarono ad accaparrare generi alimentari e di prima necessità; i camionisti organizzarono uno sciopero contro il governo Allende provocando l’interruzione dei rifornimenti, le donne scesero nelle strade battendo pentole vuote.
E così, mentre il Cile si avviava al disastro con l’inflazione al 500%, il 22 agosto 1973 il Congresso cileno votò una risoluzione in cui si elencavano le violazioni delle legalità compiute dal governo Allende e si invitava l’esercito a rimuovere il presidente.
Con un golpe militare, il generale Augusto Pinochet, si autonominò presidente.
Attuò una politica economica liberista che provocò una grande crescita economica, il cosiddetto miracolo del Cile. Il Cile, che nel 1975 era un paese povero con un reddito medio pari ad 1/3 di quello in Argentina, diventò il paese più ricco dell’America latina. La povertà iniziò a diminuire, ed anche la disoccupazione cominciò a calare, arrivando al 7,8% nel 1990, quando Pinochet lasciò la presidenza.
E questa rimane la sua impresa più nobile: dopo aver normalizzato la situazione politica, Pinochet guidò il ritorno alla democrazia. Nel 1980 varò e fece votare una Costituzione. Poi, nel 1988 (mentre nel mondo il mostro comunista veniva travolto da rivoluzioni e tornava la libertà), Pinochet sottopose la sua presidenza al giudizio degli elettori. Avendo ricevuto solo il 44% di voti favorevoli, convocò elezioni libere, tenute l’anno successivo e si ritirò pacificamente l’11 marzo del 1990.
Fatto che dimostra quanto false siano le accuse, mosse dalla stampa di sinistra, che ha tentato di dipingere Pinochet come dittatore fascista e sanguinario. Certamente ci furono esecrabili violenze da entrambe le parti, tanto che nel settembre del 1986 venne organizzato senza successo un attentato contro Pinochet. Il suo regime è accusato di aver ucciso 3000 oppositori, ma i regimi comunisti hanno in media ucciso il 10% della popolazione: in Cile sarebbero state più di un milione di persone.
Pinochet è morto per scompenso cardiaco il 10 dicembre 2006, all’età di 91 anni. La Presidente della Repubblica, la socialista Michelle Bachelet, ha negato al generale i funerali di Stato, ma non ha potuto evitare le esequie militari. Sessantamila persone hanno reso omaggio alla salma.
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oh ma che sta a dì?
Ma hai mai sentito parlare dei desaparecidos?
E che minchia centra con la questione di genere?
rimango esterefatta.
sono entrata nel sito, ho letto ottimi articoli sull’affidamento condiviso ( se interessa sono donna, psicologa, CTU di tribunali e ex-giudice onorario) mi interrogo sui temi che vengono proposti in questo spazio e personalmente al vero affidamento condiviso ho sempre creduto (basterebbe leggere alcune delle mie CTU).
ripeto ho trovato cose molto interessanti, un’attenzione selettiva ai pericoli del femminismo esasperato ( facendo esattamente come le femministe che vedono negli uomini il nemico), ma questa cosa su Pinochet supera ogni limite e spruzza veleno su ciò che di buono poteva esserci.
peccato.
persa una buona occasione di fare cultura invece che spazzatura.
Eppure puoi verificare che quanto scritto è vero!
L’articolo nasce perché Pinochet è stato dipinto come un mostro, ed a distanza di anni,
placati i conflitti e la propaganda, è tempo che si possa dire la verità.
Non ti passa per la testa che del Cile di Pinochet se ne parli come di un periodo fiorente proprio perché la sua dittatura era ben gradita agli USA?