Il lesbo-femminismo misandrico di Artemisia e Gladiatrice viene rifiutato

A ognuno viene data la chiave che apre le porte del paradiso. La stessa chiave apre le porte dell’inferno. Erin Pizzey sollevò il problema della violenza domestica, aprì il primo centro anti-violenza e seppe rifiutare il lesbo-femminismo misandrico. Dai capitoli 1-4 delle memorie di Erin:

«Lasciai Jack con i bambini quando uscii per partecipare al mio primo meeting di Liberazione della Donna. […] “Artemisia” mi disse, porgendomi una fredda mano. I suoi occhi scrutarono la mia faccia, e capii che disapprovava quello che vedeva. Era troppo tardi per levarmi il trucco. […] I giochi dei bambini erano accatastati ovunque ed i lavori domestici erano chiaramente alieni per lei. Pagine di giornali erano rozzamente appese sui muri. Vidi foto di donne con i fucili in spalla, donne asiatiche con il pugno alzato, e in mazzo c’era una foto di Mao.

Sei donne erano presenti e una sola si sentiva fuori posto come me. Artemisia disse che dovevamo formare una cellula locale e chiamarci “compagne” e darle 3.50 sterline per unirci. Obiettai: “sono venuta qua per unirmi ad un movimento di donne, non al Partito Comunista”.

“Stai unendoti ad un movimento di donne. Se non creiamo un nostro movimento continueremo ad essere oppresse dagli uomini. Perché sei qua? […] Sei qua perché tuo marito ti opprime”.

“Jack non mi opprime. È a casa con i bambini. Paga il mutuo così che io posso stare a casa. Come puoi dire che mi opprime?”.

La donna magra nell’angolo annuiva, e le sorrisi. Mi sentii sollevata che era d’accordo con me.

“Ti ha fatto il lavaggio del cervello” scattò Artemisia “Ecco perché sei qui. Dovete fare un gruppo per far nascere la consapevolezza, e verrò ad aiutarvi quando farete il primo incontro”.

Offrii la mia casa. […] Mi informò che avrebbe portato sei donne ed un’altra “sorella”. […]

Arrivarono assieme e fui felice di vedere la mia amica Alison — quella che mi aveva sorriso. Artemisia ci disse di sederci in semicerchio. La sorella con lei aveva lunghi capelli biondi, occhiali tondi, ed un naso da coniglio che arricciava con disapprovazione. Mi sembrava che mettesse in croce ogni cosa connessa con la stanza, la casa e la mia vita. […]

Ci informò che si chiamava Gladiatrice. Disse che le avevano dato un nome borghese quando era nata e aveva deciso di avere il diritto di cambiarselo. Ci fece una lezione su come non dovevamo usare i patronimici dei nostri oppressori — i cognomi dei nostri mariti. Provai a dire che mi piaceva il cognome di Jack ed ero felice di essere sposata. Non piacque alle sorelle. Iniziarono una menata che in seguito avrei udito molte volte. Dichiararono che la famiglia era un posto insicuro per le donne ed i bambini. Nel nuovo ordine, quando le donne avranno distrutto il patriarcato, gli uomini non comanderanno ed il mondo e le famiglie conterranno solo donne e bambini — gli uomini potranno essere buttati via. Un silenzio inorridito scese sul nostro piccolo gruppo. […]

Vidi gli occhi di Alison allargarsi quando Gladiatrice spiegò che le donne liberate non dovevano avere relazioni sessuali con gli uomini: “vorreste dormire con il nemico?”.

“Mio marito non è mio nemico” replicò Alison.

“E inoltre, ad alcune di noi piacciono gli uomini” aggiunsi.

“Hai mai fatto sesso con una donna, Erin?” chiese Gladiatrice inarcando le sopracciglia.

“È sulla mia lista di cose da fare” risposi scherzando. […]»

Nel successivo incontro le donne normali preferirono riunirsi senza le femministe, e, con l’aiuto del marito della Pizzey, disegnarono il simbolo del loro gruppo: due donne rivoluzionarie attorno ad un cartello, che puntava in due direzioni. La freccia a destra diceva “da questa parte per la rivoluzione” e quella a sinistra “Da questa parte per la distruzione”.»

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