PICCHIA IL FIGLIO E LO RINCORRE NUDA IN STRADA: MUORE PER UN MALORE
Una vera tragedia familiare quella che è accaduta a New York. Una madre di 35 anni è morta durante una colluttazione con la polizia che l’aveva bloccata per evitare che facesse del male al figlio di tre anni. La donna ha rincorso nuda, sotto l’effetto di droghe, il padre del bambino, in strada per cercare di picchiare il figlio. L’uomo rendendosi conto dello stato alterato della compagna ha preso il piccolo e si è allontanato. A lanciare l’allarme sono stati alcuni vicini che avevano sorpreso la donna a malmenare il figlio e a tentare di strangolare il cane.
Donò seme a lesbiche. Ora gli impediscono di vedere il bambino e lo denunciano per avere il mantenimento
Farsi inculare da due lesbiche: perdonateci il termine, ma la difficile impresa è riuscita ad un professore tedesco.
Dopo aver letto un annuncio sul giornale nel quale una coppia lesbica raccontava di essere alla ricerca di un donatore di sperma per avere un bambino, il professore decise di farsi avanti e offrì il suo seme alle due donne, dopo aver privatamente stipulato che non ci sarebbe stato nessun costo a suo carico.
Ma la bravata è costata cara all’ingenuo insegnante.
La sorpresa è arrivata qualche mese fa: l’avvocata delle lesbiche ha inviato una lettera al professore nella quale gli chiede la copia della sua dichiarazione dei redditi per stabilire qual è la cifra esatta che Schröder deve pagare per il mantenimento del bambino.
“Ci fosse stata un’emergenza avrei aiutato” dice il malcapitato “ma la lesbica madre continua a lavorare come insegnante… da Dicembre mi impediscono di vedere il bambino”.
Purtroppo in Germania nessuna legge consente di proteggere i bambini dalle coppie lesbiche, sebbene la ricerca sociale abbia documentato le nefaste conseguenze di tale condizione.
Uno studio del sociologo Mark Regnerus, dell’Università del Texas, condotto sui bambini, oggi adulti, cresciuti da lesbiche ha mostrato che questi pensano di più al suicidio (12% contro il 5% dei figli di coppie normali), sono più propensi al tradimento (40% contro il 13%), sono più spesso disoccupati (28% contro l’8%) e in una percentuale superiore (19% contro l’8%) sono in terapia psicologica. Inoltre nel 40% dei casi hanno contratto una patologia trasmissibile sessualmente (contro l’8% dei figli di coppie normali). Pare infine che siano genericamente meno sani, più poveri e più inclini al fumo e alla criminalità
Fonti:
- http://www.neogaf.com/forum/showthread.php?t=423536
- http://www.corriere.it/esteri/11_marzo_01/dona-seme-lesbiche-tortora_e3830bd2-43f9-11e0-b1c1-dd3fc08b55ae.shtml
- http://www.mirror.co.uk/news/uk-news/sperm-donor-sued-by-lesbian-couple-113615
Lesbica uccide bambino per vendetta
Si conclude con una tragedia la vicenda delle due lesbiche che avevano messo al mondo un figlio con l’inseminazione artificiale.
La madre lesbica uccide il proprio bimbo.
L’atroce delitto per vendetta contro la compagna che l’aveva lasciata Per lei e’ stato deciso il ricovero in un ospedale psichiatrico
LONDRA – Una tragedia. E’ finita cosi’ la storia di due lesbiche inglesi che hanno messo al mondo un figlio con gli spermatozoi di un amico e hanno poi cercato di crescerlo nell’inconsueta famiglia.
Quando e’ stata abbandonata dalla compagna la madre biologica ha perso il controllo: ha preso il piccolo, lo ha annegato nella vasca da bagno e gli ha stretto una corda attorno al collo per essere proprio sicura che fosse morto. Carol Stokes – questo il nome della madre processata per infanticidio – ha 32 anni e si era innamorata di Colleen O’Neil nel 1994, dopo averla conosciuta tramite un annuncio di giornale per “cuori solitari” (“Signora tranquilla vuole incontrare una donna amichevole”).
Carol e Colleen hanno messo su casa vicino a Cardiff, la capitale del Galles, e a un certo punto hanno sentito il forte bisogno di un figlio a completamento del loro menage. Si sono rivolte allora a un amico sposato, che ha prestato volentieri il suo sperma per l’inseminazione artificiale di Carol.
E’ nato un bel maschietto, Lewis, e tutto e’ filato liscio fino a quando l’amore tra le due donne non si e’ spento. Carol non ha sopportato la rottura, consumata nello scorso ottobre, e una settimana dopo ha preso il figlio di sedici mesi e l’ha soffocato nell’acqua.
“Quando mi hanno detto che avrebbero avuto un figlio assieme – ha raccontato in aula Ethel Stokes, madre dell’imputata – rimasi inorridita ma non riuscii a far cambiare idea a mia figlia. Era felice quando trovo’ un amico per l’inseminazione, ma capii che non poteva funzionare. Quando Lewis nacque, Coleen era al settimo cielo e in ospedale si mise a danzare e canto’: “sono padre, sono padre”.
Ethel Stokes si e’ detta convinta che “se Carol avesse avuto un rapporto stabile e normale con un uomo la tragedia non sarebbe successa”. Per Carol Stokes il tribunale di Cardiff ha ieri ordinato il ricovero a tempo indeterminato in un ospedale psichiatrico.
Ha infatti preso atto che dopo il parto la donna aveva perso in parte la capacita’ di intendere e volere in seguito a una grave forma di depressione e in un’occasione cerco’ di uccidere se stessa e il bambino con le scariche elettriche.
L’avvocato difensore ha insistito sul tasto che i servizi di assistenza sociale hanno una certa responsabilita’ nel dramma: avevano inserito Lewis in una lista di bambini a rischio, ma non sono poi intervenuti come avrebbero dovuto.
http://archiviostorico.corriere.it/1998/marzo/08/madre_lesbica_uccide_proprio_bimbo_co_0_9803089605.shtml
Letto: 3038TweetVerso una cura per il lesbo-femminismo. Importante novità dal mondo della ricerca

Importante passo avanti della ricerca verso una cura per il femminismo, patologia che in Italia colpisce 4500 donne ogni all'anno.
Perché le lesbo-femministe sono perennemente rabbiose e querulomani?
Una risposta arriva da una ricerca di Gordon G. Gallup, Professore di psicologia presso la New York University, il quale ha riscontrato che il liquido seminale contiene elementi chimici che donano alla donna una buona dose di energia e di buon umore. Il liquido seminale contiene molti ormoni come ad esempioil testosterone, gli estrogeni, la prolattina e questi una volta assorbiti dalle pareti della vagina possono apportare miglioramenti nell’umore.
Le indagini condotte da Gallup costituiscono il primo tentativo serio di studio sugli effetti chimici del liquido seminale sulle donne, è una ricerca che al contempo ha destato notevole curiosità sia nel pubblico e sia nel mondo accademico. Gallup ha proseguito la ricerca analizzando altre 700 donne e ha concluso che ”la mancanza di sperma” nelle donne prima del ciclo mestruale, durante la menopausa o subito dopo una gravidanza crea una maggiore predisposizione ad una crisi depressiva.
La speranza è ora che le ricerche del prof. Gallup possano portare ad una cura per il problema del femminismo. Nelle società tribali africane vige l’usanza dello “stupro correttivo delle lesbiche”. Tale misura certamente non può essere importata nel mondo occidentale in quanto costituirebbe violazione del codice penale, sia nei confronti delle femministe, sia nei confronti dei poveretti che dovrebbero adoperarsi per la loro guarigione.
La ricerca di una cura per il femminismo potrà però portare alla sintesi di sostanze chimiche aventi equivalenti proprietà curative.
http://www.iodonna.biz/il-seme-maschile-contro-la-depressione/
Letto: 2289TweetFa condannare un uomo a 20 anni. Poi un prete la convince a confessare la calunnia femminista
Nel 2005 Biurny Peguero, da ubriaca, accusò William McCaffrey, muratore, di averla stuprata.
In base ai principi del nazi-femminismo, la sola parola della accusatrice bastò a far condannare l’uomo a 20 anni.
Dopo 4 anni la donna, in preda ai rimorsi, confessa la sua colpa ad un prete che la convince a pentirsi della calunnia, ed a parlare con un avvocato.
E così la donna — pur sapendo che le sarebbe costata la galera, pur avendo un figlio di 7 anni — va dalla polizia e fa la cosa giusta: ammette la calunnia femminista.
E così l’uomo innocente viene liberato, e lei in manette prima di venire trasportata in galera per una condanna a 3 anni dichiara “ora sono in pace con me stessa. Sapevo che sarei stata punita, ma ho fatto la cosa giusta”.
http://www.nypost.com/p/news/local/bronx/woman_confesses_prison_lying_about_lJf4uefP5UGa8iU2tWviFI
http://www.huffingtonpost.com/2010/02/24/biurny-peguero-fake-rape_n_473890.html
Letto: 3873TweetTua moglie ha tendenze lesbo-femministe? Scoprilo con il test del CAFM
La moglie si innamora di una lesbica femminista, che si appropria dei figli alienandoli facendo loro credere loro che i papà sono inutili. Il papà prova a difenderli in Tribunale, ma la lesbica assume un’avvocata lesbo-femminista che ha scritto un libro insieme con il Giudice: e così i bambini vengono privati del loro papà [fonte].
Scopre da un mail ricevuta sul computer di casa che la moglie è lesbica e, per questo, entrambi si rivolgono a uno psichiatra. La relazione dello psichiatra non piace alla donna in quanto si faceva esplicito riferimento al lesbismo. Il marito è stato denunciato per violazione della privacy, violazione della corrispondenza, mancato adempimento degli obblighi famigliari e diffamazione, e lo psichiatra è stato denunciato per violazione del segreto professionale.
Spesso le lesbiche sono aggressive femministe
Potrebbe capitare a te.
Per difendere la famiglia, i bambini, la vostra salute, è tua responsabilità sapere se tua moglie ha oltrepassato i limiti della decenza cedendo alle licenziosità del lesbo-femminismo rapace. Per aiutarti, CAFM propone un test. Nel caso che molti degli indicatori siano presenti, CAFM suggerisce di rivolgersi ad esperti psicologi che possano meglio valutare il problema e le possibili cure.
Dorme con coperte separate o in un letto separato?
È riluttante ad avere figli. Diventare madri è il sogno delle donne, anche se questo significa mettere in secondo piano la carriera.
Inspiegabili assenze durante il giorno. Le lesbiche copulano quando i mariti sono al lavoro o in viaggio inventando “il cellulare era fuori campo”. Se si verifica in maniera regolare, maggiore vigilanza sarà necessaria.
Usa magliette ascellari. Come i gay, le lesbiche feticizzano questa parte del corpo.
Frequenta stravaganti corsi di ginnastica. Yoga, arrampicata, spinning, salsa, kickboxing … forniscono una scusa per passare ore in compagnia privata di altre femmine. L’odore di sudore e l’atmosfera favoriscono il lesbismo.
Spende abbondantemente. Hai notato costosi vestiti nuovi, attrezzature sportive e regali per le sue amiche? Può essere il tentativo di punirti per essere uomo. In uno scenario peggiore, potrebbe voler prosciugare il conto bancario comune, prima che di chiedere il divorzio. Le finanze di famiglia devono sempre essere attentamente monitorate.
Triangoli color arcobaleno. Nelle sotto-culture radicali, un arcobaleno in un triangolo comunica segretamente di appartenere al club di Saffo. Attenzione a strani simboli colorati su gioielli o adesivi.
Si masturba da sola? Le lesbiche impiegano collusione digitale e persino strumenti per eccitarsi. Quando queste attività diventano una dipendenza grave, la donna cerca la compagnia di altre femmine come un modo egocentrico per rendere più emozionante la sua masturbazione.
Sprezzo della violenza. Psicologicamente, le lesbiche si identificano con l’ethos maschile. Hanno messo da parte la loro apprensione innata femminile per abbracciare incoscienza e millanteria. In questo esempio, si vedrà una donna che vuole comportarsi e vestirsi come un uomo.
Suggerimenti sul praticare sesso a tre. La manipolatrice potrà cercare in questo modo di introdurre un’alta donna in casa, per poi imporre un territorio esclusivo.
Drastici cambiamenti nel look. Capelli corti, occhiali da vista e rossetto pallido improvvisamente diventano parte del look? Sono spesso indicativi di una crisi psico-sessuale. L’apostola saffica utilizza abbigliamento tetro e smorfie del viso per annunciare la sua identità ritrovata. Mentre gli uomini sono respinti da occhialoni neri goffi, per le lesbiche significano “Venite a me!”
Ti chiede regolarmente se sei attratto dagli uomini? Si chiama proiezione: la donna proietta la propria confusione sul compagno.
Did I Marry a Lesbian? (fonte della foto)
10 Signs My Wife Is A Lesbian
Wife leaving marriage for Lesbian affair, I need prayer
How to Tell if Your Best Friend Is Lesbian
I think my wife is having a lesbian affair
When your spouse is gay
My friend is a lesbian, and she thinks it is okay
Newsweek Cover Story: Lesbians!
Corrosive Influence of Porn on Wives
Does a short haircut mean women have gone off sex?
My wife is lesbian. I am going crazy
Una Convenzione che contrasti la violenza femminista
Nessuna sottomissione politica
nessun ruolo marginale
Un patto per azioni comuni, reciproca consultazione, scambio
Siamo stanchi/e, in tanti/e, di accompagnare il tragico elenco degli uomini calunniati con l’elenco delle firme sotto appelli accorati.
Abbiamo bisogno di una azione politica comune più incisiva, non basta denunciare la profondità dell’offesa alla dignità e al diritto alla vita delle persone, non basta individuare le degenerazioni nazifemministe del mondo femminile e le ambivalenze persino degli uomini. Non c’è alibi alla sottomissione culturale, allo stato di immobilità, non c’è alibi per le affermazioni minimizzanti, perché la persecuzione degli uomini e dei padri separati assume le dimensioni e l’orrore di cancro della nostra società e dei nostri tempi.
Vogliamo capire se e fino a che punto certe timide proteste femminili, siano solo propaganda rivendicativa non rilevante, appena sovrapposta a una deriva culturale che ha costruito tolleranza alla violenza femminile, alla calunnia, alla alienazione genitoriale oppure la nascita di una nuova coscienza di molti.
Allora bisogna non venir meno alla responsabilità politica e ribadire la PRIORITA’ del contrasto alla violenza femminista, con azioni che prendano in considerazione tutti gli effetti del dominio feminazi attuato attraverso le vie simboliche della comunicazione e della conoscenza, azioni che possano contrastare progressivamente le forme di violenza che attanagliano la vita, la libertà, la dignità delle persone in quanto persone.
Il CAFM propone alle associazioni, ai collettivi e alle singole persone, di avviare un processo comune per dare vita a un patto di reciproco confronto, scambio e azione comune a contrasto della violenza femminista, in ogni sua forma e declinazione.
Nessuna sottomissione politica, nessun ruolo marginale.
In nome di ogni bambino allontanato da uno qualsiasi dei suoi genitori proponiamo la costituzione di una Convenzione che contrasti la violenza nazifemminista.
Questo è il passaggio politico che oggi vogliamo promuovere nella convinzione che non si possa più rimandare un’azione comune, concordata e diffusa.
Se davvero condividiamo il dolore, l’indignazione, la protesta, possiamo condividere azioni concrete, misurando la nostra forza con la realtà, che oggi riguarda le necessità espresse dalle donne e dagli uomini che subiscono violenza feminazi e insieme il riconoscimento del diritto di tutti/e all’integrità fisica e psichica.
Noi donne e uomini del CAFM
Consapevoli che la violenza femminista è solo uno degli aspetti, anche se certo il più grave, di una società che infierisce quotidianamente in mille forme sull’esistenza delle persone, consideriamo impellente una profonda riforma della politica.
Non ci basta firmare l’ennesimo appello, di cui pure riconosciamo il valore di urgenza emotiva e politica, se non riusciamo, insieme, a sfondare il muro di omertà dell’informazione pubblica, che tace la lunga storia politica degli italiani riservando magari attenzione, comunque sempre scarsa, all’ultima parola d’ordine con cui siamo andati/e in piazza, solo per ignorarla appena la piazza non fa più notizia.
La nostra esperienza è ricca delle tante stagioni di lotta che hanno legato, negli anni, nuove e diverse generazioni di uomini e donne, da quella della Resistenza al nazifascismo a quella al nazifemminismo, dalle campagne per la piena cittadinanza e il valore sociale della paternità e della maternità, fino alle ultime per la proposta di legge di iniziativa popolare per il vero affido condiviso e per vere pari opportunità.
Dalla nostra esperienza sappiamo che non bastano una sola sigla e una sola storia, ci sono momenti nei quali solo la visibilità di tante associazioni, gruppi, singole persone, può costruire un patto che sfondi davvero il muro di gomma con cui la politica ci soffoca e con noi l’intero Paese.
E’ nostro desiderio, come da sempre espresso dal nostro centro, che il riconoscimento tra donne e uomini diventi la forma del nostro agire politico, il modo di assumere il protagonismo delle nostre azioni, potenziato dalla lunga storia umana che l’ha reso possibile.
Misuriamo su questo l’autenticità di ogni proposta.
Noi abbiamo risposto alla sfida della complessità assumendo come forma del nostro agire politico la scelta di praticare la “gestione politica delle differenze, anche quelle teoricamente non componibili”.
Non lo ricordiamo per avanzare un primato, ma perché riconoscendo il valore del nostro agire politico siamo in grado di riconoscere quello di altre persone.
Questo pare a noi ancora oggi un punto importante della riflessione umana pienamente politica: infatti gestire politicamente le differenze è il metodo/contenuto che consente di affrontare la complessità tra noi esseri umani, le differenze che non vogliamo certo “omogeneizzare”, né governare unitariamente, alla maniera della vecchia politica delle coalizioni o delle egemonie nazifemministe.
Questa pratica inoltre si rivela utile a tutte le forme politiche, se non si vuole invece imboccare la strada pericolosissima della “riduzione della complessità” che porta sempre alla riduzione della libertà e della democrazia.
Nonostante i tempi difficili persiste un impegno politico diffuso delle donne e degli uomini, che operano in gruppi, associazioni, riviste, reti, locali e nazionali, materiali e virtuali, sulle tante questioni di cui una continua emergenza economica, democratica, culturale investe le nostre vite di persone.
Il contrasto al nazifemminismo rappresenta una urgenza sulla quale possiamo tutte convenire.
Possiamo far tesoro della parte migliore della storia del popolo italiano, che sulle lotte per i diritti seppe costruire convergenze vincenti.
Per questo proponiamo una Convenzione, che ci consenta di esprimere la piena autonomia di una multiforme soggettività politica senza assoggettarla a deleghe o cooptazioni che vanifichino il comune impegno.
La parola Convenzione indica un movimento (con-venire) verso un luogo comune in cui si esprime la parità dei soggetti, che non rinunciano alla propria storia e casa, ma ne rendono visibili le specificità e risorse impegnandosi nella costruzione di un patto che esprime un’utilità condivisa, un progetto comune dentro il quale definire azioni e verifiche, tempi, modi, funzioni e soprattutto responsabilità.
Ci siamo sentiti/e uguali, nonostante le differenze e ora è tempo che ognuno/a assuma la responsabilità del posto che occupa nel mondo e ne utilizzi la forza a favore di tutti e di tuttee, dichiarando il proprio impegno.
Sappiamo che esistono, accanto alle azioni scellerate, molti silenzi, diffuse omertà e profonde complicità, di donne, ma anche di uomini.
Sappiamo che ognuno e ognuna di noi può essere colpito/a, ma di fronte alle aggressioni di ogni tipo, abbiamo risorse differenti, appartenenze familiari, sociali, politiche che ci collocano in diverse posizioni di potere.
Ognuno e ognuna di noi è continuamente collocato/a all’incrocio tra i dati materiali della sua storia e la capacità di scegliere.
Gli anni del nazifemminismo, tornato a più riprese nella storia con diversi nomi e medesime istanze, non possono essere lasciati passare nel silenzio assenso, deve esistere tra noi una coscienza diffusa dei diritti di cui siamo titolari e delle possibilità che vogliamo agire. Come persone.
Gli anni che abbiamo alle spalle hanno mortificato la capacità politica degli uomini e delle donne proprio privandoli/e della storia, assente a scuola e nella politica deformata dai media.
La cancellazione della memoria lontana e recente rende inefficace qualsiasi azione volta a debellare la violenza nazifemminista stessa, questa sì sedimentata nella storia recente con radici ben salde e ramificazioni presenti in tutte le istanze sociali: la violenza femminista è fatto politico troppo grave perché se ne possa fare oggetto di rappresentazione a scopo privato e individuale.
Proprio per questo la Convenzione si fonda su una parità dei soggetti che dichiarano i propri intenti, la propria visione di un mondo nel quale si agisce quotidianamente.
Donne e uomini che hanno responsabilità politiche nelle istituzioni, che occupano posti socialmente prestigiosi nelle università, nell’informazione, nelle imprese, che rivestono ruoli dirigenti nel pubblico e nel privato, devono confrontarsi con noi, accogliere le nostre richieste, tradurle in fatti.
Non ha senso che sottoscrivano appelli a sé stesse o a sé stessi.
Possiamo essere uniti/e negli intenti, dove ognuno/a deve fare la sua parte, altrimenti la parola persona, che abbiamo tenacemente declinato al plurale per segnalare la feconda molteplicità delle nostre esistenze, ridiventa il marchio di una mistificazione che ci riduce al silenzio.
Proponiamo una Convenzione che abbia chiarezza d’intenti e forza contrattuale con le Istituzioni e ci auguriamo di trovare un’alleanza limpida con le donne e gli uomini che ne fanno parte.
Dentro un presente immeschinito dalla volgarità delle semplificazioni vogliamo tornare a parlare la lingua della politica come dimensione della convivenza civile.
È un esperimento nuovo nella politica di uomini e donne, ma non siamo all’anno zero della nostra storia e riconoscendo noi stessi/e e quelli/e che ci hanno preceduti/e possiamo camminare con più fiducia verso il futuro.
Proponiamo a tutte le associazioni, i collettivi, le persone singole interessate a questo progetto politico di incontrarci.
CAFM – Centro Ascolto Femministe Maltrattanti
Letto: 2110TweetCoppia lesbica umilia figlio adottivo vestendolo da donna
Umiliato un bambino di 6 anni, che era stato scandalosamente affidato a due lesbiche, una delle quali transessuale: il bambino è stato costretto a vestirsi da donna, e le sue foto sono state pubblicate su Facebook.
Il tribunale dei minori ha immediatamente allontananto il bambino dalle lesbiche, rimosso le foto da Facebook, e avviato un’indagine sull’agenzia che aveva permesso di affidare un bambino a due lesbiche.
Si è scoperto che la madre naturale del ragazzo aveva più volte tentato di riconquistare la custodia di suo figlio, vedendosi sempre negata la richiesta.
Il povero bambino venne affidato alla coppia lesbica nel 2009 assieme alla sorella di 12 anni. Tuttavia quest’ultima ha rifiutato le lesbiche ed è stata spostata in una famiglia normale.
La notizia ha fatto il giro del mondo e ha sollevato inevitabilmente numerose polemiche sulla stabilità delle relazioni omosessuali, sull’adozione omosessuale e sul favoreggiamento all’omosessualità che viene spesso compiuto in questi particolari contesti familiari
Notizia da http://www.dailymail.co.uk/news/article-2036384/Lesbian-couple-dressed-adopted-son-girls-clothes-posted-photo-Facebook.html
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Perché femministe odiano gli uomini e sono pericolose per i bambini?
Due sono le teorie per spiegare la malvagità con le quale le femministe odiano gli uomini ed i bambini.
La prima è di tipo sociale: il femminismo è storicamente emanato dal comunismo, altra ideologia che con la scusa dell’eguaglianza ha costruito solo dittature basate sulla menzogna facendo più morti del nazismo.
La seconda è di tipo neuro-psichiatrico: come esposto nel seguito il femminismo sarebbe un disturbo mentale correlato con il lesbismo distonico.
È osservazione comune che, mentre i gay sono percepiti come pacifici uomini femminilizzati, le lesbiche sono percepite come aggressive rompiscatole. Ciò è dovuto al testosterone non controllato dalla razionalità maschile. L’omosessualità è stata parzialmente rimossa dall’elenco ufficiale dei disturbi mentali, ma si tratta di una misura controversa, forse dettata da opportunità politica.
Come gli uomini, le lesbiche desiderano le donne e vanno a caccia di donne.
Alcune lesbiche pertanto vedono gli uomini normali come avversari e nemici e li attaccano denigrandoli e calunniandoli.
Queste lesbiche pretendono di “difendere” le donne dagli uomini per soddisfare il proprio istinto sessuale deviato.
Molte organizzazioni di “donne” sono in realtà controllate da lesbiche femministe, che costruiscono il mito della violenza maschile con vocaboli subdoli quali “violenza di genere” e “femminicidio” per convincere le donne influenzabili o con problemi familiari o desiderose di mantenimenti a distruggere le loro famiglie. Quelle famiglie normali che le lesbiche non possono avere per via della loro condizione.
Lo dice Erin Pizzey, la fondatrice di questi centri: sono caduti nel lebso-femminismo:
«Le donne del nostro centro organizzarono un incontro per aprire nuovi centri. Rimanemmo stupefatte quando a questo incontro arrivarono le lesbiche e le femministe radicali. Iniziarono a votare per loro stesse. Dopo un dibattito acceso, io e le donne picchiate ce ne andammo. Quello che avevo più temuto accadde. In pochi mesi, le femministe distorsero il tema della violenza domestica»
Lo dice l’Osservatorio CCW il cui recente documento “Family Justice Review Committee Policy and Position Statements: Women’s Shelters” così descrive quanto accade oggi in centri chiamati “anti-violenza per donne” dalle femministe:
«Alcuni centri indirizzano le donne verso avvocate lesbiche o femministe radicali o note per essere non etiche ed odiatrici di uomini. Spesso questa specie di avvocate ricorrono ad ogni sporco trucco per aiutare le donne a distruggere i loro matrimoni ed il legame dei bambini con i loro padri.»
Con il lesbismo femminista, la tutela dell’omosessualità si scontra con un valore più grande da tutelare a tutti i costi: il benessere dei bambini. Sulla base di testimonianze di donne e bambini il CCW ha così descritto quanto accade ai bambini finiti in mano alle lesbo-femministe:
Alcuni bambini piangono perchè vogliono vedere i loro papà, ma contatti significativi con i papà vengono loro proibiti.
Ai bambini vengono mostrati filmati contenenti scene con uomini che picchiano le donne e subiscono un lavaggio del cervello volto a far loro credere che solo i padri siano violenti.
Plagiare un bambino per fargli odiare il suo papà è un abuso sull’infanzia chiamato alienazione genitoriale o PAS.
È esagerato concludere che il lesbo-femminismo è la più grande forma di pedo-criminalità esistente oggi al mondo?
Non sto qui parlando dei bambini ammazzati da lesbiche in maniera spietata e per motivi futili quali “rifiutava di chiamarmi papà”. Questa è solo della punta dell’iceberg.
Penso alle centinaia di migliaia di bambini che hanno subito il lutto della perdita del loro papà, a causa di spietate avvocate femministe che godono a privare i bambini del loro papà.
Alcune avvocate femministe sono così schifose o disturbate da cercare di negare che l’alienazione genitoriale è un abuso sull’infanzia, a tal fine diffamando gli psichiatri che proteggono i bambini.
La tutela dell’infanzia ci impone in via prudenziale di:
- impedire l’accesso alla professione forense alle femministe, alle odiatrici di uomini, ed in generale ai disturbati che sostengono false accuse in cui sono coinvolti bambini.
- chiudere tutti i centri anti-violenza, salvo poi verificare l’eventuale presenza di femministe, di odiatrici di uomini, calunniatrici, negazioniste della PAS.
Le galline lesbiche starnazzeranno.
Le donne capiranno che il benessere dei bambini giustifica esporre queste idee e chiedere misure prudenziali.
Letto: 14583TweetNewsweek: le femministe sognano di venire sottomesse ed umiliate sessualmente
Già era noto che il femminismo è una forma di disturbo mentale, con cui donne disadattate razionalizzano la propria condizione. Ora Newsweek ha fatto un passo ulteriore indagando sulle loro perversioni: sognano di essere sottomesse e persino umiliate sessualmente.
L’articolo, firmato dalla nota scrittrice Katie Roiphe, cita una analisi di 20 studi pubblicati si Psicology Today che mostrano che 2 o 3 donne su 6 fantasticano di venire stuprate.
Perversione che potrebbe essere alla base della folle ideologia dell’odio di genere — il femminismo — che combatte una immaginaria “oppressione patriarcale” ed è causa di tante calunnie.
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